Pascal ha una storia molto dura alle spalle. Ha combattuto per sei interminabili anni. I guerriglieri Mai-Mai hanno razziato il suo villaggio e lo hanno portato via quando di anni ne aveva poco più di dieci. Prima si è dovuto battere al loro fianco, poi lo hanno catturato i ribelli di Nkunda ed è diventato una delle guardie del corpo del comandante.
del 20 aprile 2009
Pascal ha una storia molto dura alle spalle. Ha combattuto per sei interminabili anni. I guerriglieri Mai-Mai hanno razziato il suo villaggio e lo hanno portato via quando di anni ne aveva poco più di dieci. Prima si è dovuto battere al loro fianco, poi lo hanno catturato i ribelli di Nkunda ed è diventato una delle guardie del corpo del comandante. Pascal è arrivato al centro Don Bosco poco tempo fa. Per la prima volta dopo tanto tempo, qui può chiacchierare serenamente, senza dover per forza ricordare le armi o la guerra.
  Qui ha trovato forse quella serenità perduta nei giorni in cui imbracciava il fucile. Alan Doss, rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon nella Repubblica Democratica del Congo, ha lanciato un appello ai gruppi armati dell’Africa centrale, per la smobilitazione dei bambini-soldato reclutati e impiegati nei vari conflitti. L’Unicef riferisce della liberazione di una novantina di bambini soldato da parte del gruppo armato Mai-Mai che si trova nella regione del Kivu del Nord. Il loro rilascio è un fatto molto incoraggiante. Tra questi bambini, sessantanove sono stati rilasciati alla fine di gennaio, e i restanti venti in febbraio. Tutti hanno tra i sette e i diciassette anni, e cinque di loro sono bambine. Alcuni gruppi armati nel Kivu hanno dichiarato di accettare il rilascio di tutti i bambini soldato presenti nelle loro truppe.
  L’auspicio è che questa dichiarazione possa essere tradotta in un accordo scritto nell’arco di breve tempo. Le varie organizzazioni che si occupano del problema stimano che nei prossimi tre mesi potrebbero essere rilasciati dalle milizie armate millecinquecento bambini soldato. Intanto a Pascal è stato proposto anche un percorso di studi, ma forse oggi i tristi ricordi di guerra occupano ancora troppo i suoi pensieri. Ci vorrà un po’ di tempo, ci spiega ancora padre Mario Perez: «Un giovane che ha combattuto in guerra è molto difficile che possa tornare a uno stato di lucidità di mente, ma noi facciamo il possibile. Entrano nel nostro centro come dei lupi, ma poi diventano degli agnelli nel giro di qualche giorno, come diceva don Bosco. E in questa conversione del cuore, la proposta di fede gioca un ruolo fondamentale. In Africa mancano molte cose, ma Dio c’è, ed è per tutti».
 
Alessandro Rocca
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