Buffon va a Medjugorje. «Ha sentito la chiamata»

Ieri mattina Gigi Buffon è partito per la Bosnia-Erzegovina in pellegrinaggio a Medjugorje, con volo privato da Roma. Un pullmino l'ha portato a 25 chilometri di distanza, al santuario della Madonna apparsa a sei veggenti. Il portiere della Juve e della Nazionale ha viaggiato da solo. Alle radici del viaggio spirituale di Buffon c'è la fede e c'è l'amicizia con Paolo Brosio...

Buffon va a Medjugorje. «Ha sentito la chiamata»

da Attualità

del 04 luglio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

          In pellegrinaggio a Medjugorje. Ieri mattina Gigi Buffon è partito per la Bosnia-Erzegovina, con volo privato da Roma. È atterrato a Mostar alle 12.50. In aeroporto è stato riconosciuto e «assediato» da cacciatori di foto e di autografi. Un pullmino l’ha portato a 25 chilometri di distanza, al santuario della Madonna apparsa a sei veggenti. Il portiere della Juve e della Nazionale ha viaggiato da solo — sua moglie Alena e i figli sono rimasti a Torino — e ha pernottato all’hotel Villa Grace. Oggi dovrebbe ripartire per l’Italia.

          L’amico Brosio. Alle radici del viaggio spirituale di Buffon c’è la fede e c’è l’amicizia con Paolo Brosio, giornalista di Retequattro, che da anni va a Medjugorje e che sull’argomento ha scritto tre libri. «Gigi — racconta Brosio — ha visitato la struttura nata da un mio progetto, le case per orfani e per anziani abbandonati. Le abbiamo costruite a Citluk, il comune di cui Medjugorje è frazione. Sono due palazzine, gestite da suore. La madre superiora si chiama suor Cornelija Kordic. Ogni pomeriggio orfani e anziani si incontrano e diventano nonni e nipoti. Gigi ha partecipato a questo momento e si è commosso. Sì, ci siamo sentiti al telefono. Siamo amici, a Forte dei Marmi abitiamo a 200 metri l’uno dall’altro. Ieri mi ha detto: “Paolo, voglio stare tranquillo. In solitudine, lontano dai riflettori”. Posso testimoniare che la sua fede è profonda e sincera. Gigi ha bisogno di pregare, di riflettere. Si è recato a Medjugorje perché ha sentito la chiamata nel suo cuore».

          Tre allenatori e un presidente. A Medjugorje è stato per due volte Roberto Mancini, allenatore del Manchester City. «Ma il primo tecnico a venire con me al Santuario della Madonna — dice Brosio — è stato Sinisa Mihajlovic, che oggi è c.t. della Serbia per un “disegno superiore”. Nel mio prossimo libro, in uscita a settembre, racconterò come il trionfo del City di Mancini in Premier League vada ricondotto a qualcosa di soprannaturale. Ci sono forze che voi neppure immaginate». Mancini, Mihajlovic e anche Prandelli. Il c.t. azzurro non ha ancora visitato Medjugorje, ma Brosio fa capire che prima o poi la cosa accadrà: «Tempo fa passai con Cesare una intera giornata di preghiera. I suoi pellegrinaggi in Polonia, dopo le partite, sono stati autentici atti di fede». Non è tutto: «Il presidente dell’Atalanta, Antonio Percassi, ha finanziato a Medjugorje il progetto dei frati francescani per aiutare gli studenti bravi, ma poveri. Borse di studio con scuola di tennis diretta da Riccardo Piatti. Da lì è uscito Marin Cilic, tennista professionista, nato a Medjugorje. Buffon si è entusiasmato per questo aspetto sportivo».

          La polemica. Prima del viaggio religioso, Buffon aveva scritto su facebook un ironico e polemico post sulla presunta lite con Balotelli. Ecco i passi salienti: «Come qualcuno avrà letto quest’oggi sui giornali, ci sarebbe stata una colluttazione violenta con Mario (che tra l’altro era all’antidoping), nella quale figurerebbero morti, feriti e qualche disperso. Ora mi chiederete il perché sono a rischio per l’inizio del campionato. È molto semplice. Perché la mano con la quale avrei sferrato uno schiaffo o un pugno (?) al mio compagno di squadra mi duole da morire e non vorrei essermi procurato delle fratture alle ossa. Vabbè, chiuso con lo scherzo. L’importante è sapere che la colpa è nostra. Sì, ho detto nostra e parlo da cittadino di un Paese che dovrebbe essere lontano anni-luce da queste miserie, da questi giochini squallidi, che avrebbe bisogno di qualche messaggio positivo, costruttivo, invece che affogare sempre nella solita meschineria da quattro soldi, nella nostra grossolanità e superficialità spicciola. Sempre messaggi negativi, sempre pensieri distruttivi. Non voglio e non devo accettare questo scempio, lo devo fare per me, lo devo fare per la mia famiglia, lo devo fare per i miei figli, lo devo fare per la mia dignità».

          Precisazione. La Gazzetta, nell’edizione di ieri, non ha scritto di colluttazione né di rissa, ma di «duro confronto verbale». La strigliata di un leader dello spogliatoio a un giovane leone. Una cosa che nel calcio è prassi.

Daniel Moretti

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