Quante volte in questi giorni abbiamo sentito dire in giro o in televisione “Ma cosa ti aspetti dal nuovo anno?”. (...) C'è un'attualità fatta di persone, situazioni, problemi, sofferenze, risorse, debolezze e ricchezze che non ha più bisogno di attendere qualcosa per il nuovo anno perché l'incarnazione di Cristo è già avvenuta e il Natale ci ricorda questo, cioè che tutto ciò che è davvero importante per l'uomo ci è già stato portato 2000 anni or sono!
del 05 gennaio 2010
Quante volte in questi giorni abbiamo sentito dire in giro o in televisione “Ma cosa ti aspetti dal nuovo anno?” oppure sotto Natale “Cosa ti porterà Babbo Natale?” o “Cosa ti ha portato la Befana?” in occasione dell’Epifania? Quante volte ci sono stati offerti a buon mercato oroscopi e previsioni per un 2010 sereno o almeno senza sorprese negative?
 
 
Ormai non siamo più tanto ingenui da credere al vecchio signore rubicondo col pancione, né alla brutta signora con la scopa, né a sedicenti studiosi delle stelle o forse sì; forse lo siamo perché davvero ci manca qualcosa, qualcosa per andare oltre, per puntare in alto, per guardare la realtà con occhi limpidi e il futuro con uno sguardo di speranza. Nessuno è esente perché anche cristiani “doc” ci fermiamo a volte a chiedere ad un bimbo “Che cosa ti ha portato Gesù Bambino?”. Sì, in fondo la domanda è più corretta e “cattolica” delle precedenti, ma la dice lunga su come ingenuamente consideriamo il tempo di Natale pur vivendolo da praticanti. Possiamo ridurre il Gesù Bambino alla stregua di Babbo Natale o della Befana?
 
Possiamo pensare che sia “uno” che porti i regali che troviamo sotto gli alberi? C’è un’attualità fatta di persone, situazioni, problemi, sofferenze, risorse, debolezze e ricchezze che non ha più bisogno di attendere qualcosa per il nuovo anno perché l’incarnazione di Cristo è già avvenuta e il Natale ci ricorda questo, cioè che tutto ciò che è davvero importante per l’uomo ci è già stato portato 2000 anni or sono! Possiamo crederci o no, ma questo è un fatto storico che ha cambiato la storia e l’ha resa storia della salvezza per tutti grazie all’azione dello Spirito Santo nella Chiesa e ai tanti uomini e donne che hanno persino dato la vita (e la danno ancora oggi!) nel nome di Gesù.
 
Non è questo un discorsetto edificante post-natalizio, poiché non si riempie lo stomaco di chi non ha nulla da mangiare con le belle parole, né si curano le malattie dicendo che Gesù si è fatto uomo, tanto più che non si riporta neanche la pace in famiglia o nel mondo se non ci si mette in gioco in prima persona e si va dal Natale verso la vita, dalla festa verso l’ordinario, dal passato al presente, dall’aver ricevuto un grande dono al donarsi.
 
Da cristiani non portiamo un bel niente se non annunziamo il rivoluzionario messaggio del Dio che si è fatto uomo ed è morto e risorto per tutti, se il messaggio concreto del Natale non si trasforma in annunzio pasquale, se il legno della mangiatoia non diviene il legno della croce, se il canto degli angeli non dice “Gesù è risorto”, se i pastori e i Magi non diventano apostoli! Ieri come oggi ci viene detto di amare Dio e amare l’uomo, e di farlo incondizionatamente. 
Marco Pappalardo
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