Il potere dell’incoraggiamento, la più meravigliosa forma di passaggio dell’esperienza dagli adulti ai ragazzi, dagli insegnanti agli allievi, da genitori a figli, tra persone che si vogliono bene e che si sostengono...
del 27 novembre 2017
Il potere dell’incoraggiamento, la più meravigliosa forma di passaggio dell’esperienza dagli adulti ai ragazzi, dagli insegnanti agli allievi, da genitori a figli, tra persone che si vogliono bene e che si sostengono...
You with the sad eyes, don’t be discouraged!
Spesso accade a molti di noi di sentirci scoraggiati, affranti dopo aver sofferto e sopportato dolori e sconfitte ed essere stati svalutati da chi non credeva in noi. Altrettante volte succede che tutto questo sopportare ci faccia accumulare una tristissima tensione nella parte più nascosta di noi stessi, come se venissimo continuamente lacerati in una ferita più volte dilaniata da colpi che assumono sempre maggiore intensità. Spesso la cura migliore per questo patimento è la parola, che a molti pare scontata ma è dotata di un valore inestimabile. La parola di qualcuno che crede in noi, qualcuno che sia passato sul cammino che noi ora stiamo percorrendo e sappia esattamente che cosa si provi, qualcuno che con tre sole parole può salvarti dalla più profonda disperazione. Questo è il potere dell’incoraggiamento, la più meravigliosa forma di passaggio dell’esperienza dagli adulti ai ragazzi, dagli insegnanti agli allievi, da genitori a figli, tra persone che si vogliono bene e che si sostengono.
Oh I realize… It’s hard to take courage in a world full of people, you can lose sight of it all and the darkness inside you can make you feel so small.
Questa canzone rappresenta le parole che ognuno vorrebbe sentirsi dire nei momenti di difficoltà. Il suo testo inizia infatti con un’invocazione diretta all’ascoltatore, quasi la voce temesse di non essere abbastanza efficace. La stessa strategia utilizzata nella poesia di Primo Levi che fa da introduzione a Se questo è un uomo, intitolata Per non dimenticare, dove notiamo un continuo richiamo nei confronti dei lettori. Quel «Voi che vivete sicuri/ Nelle vostre tiepide case» sottolinea il dovere di ascoltare e riflettere. Ovviamente il contesto è totalmente diverso, ma la necessità di trasmettere un messaggio al destinatario ha la stessa intensità. Lo stesso avviene nell’inizio della Ode to a Grecian Urn di John Keats, dove non viene richiamato direttamente il lettore, ma dialogando con l’oggetto della poesia si evoca una sorta di curiosità coinvolgente a cui un lettore attento difficilmente può resistere. Così è anche per molte altre pietre miliari della letteratura mondiale, dall’epica arcaica sino alla letteratura contemporanea.
La voce, quasi distrutta ma pienamente consapevole, continua la sua esortazione e implora l’ascoltatore di non scoraggiarsi, per poi assicurargli di aver compreso il problema che lo affligge. Ecco che abbiamo già tre elementi: il vocativo che richiama l’attenzione, la diretta esortazione, la piena comprensione. Il brano delinea così la figura di un ascoltatore modello, un uditore che sa perché ha vissuto, e perciò comprende meglio di chiunque altro ciò che sta succedendo: una persona a cui chi ascolta la canzone sente di potersi affidare.
But I see your true colors shining through, I see your true colors and that’s why I love you, so don’t be afraid to let them show, your true colors, true colors are beautiful like a rainbow.
Sarà un caso che in greco antico il perfetto del verbo ·ΩÅρŒ¨ω (vedere), cioè ο·º∂δα, non si traduca con ho visto ma con so, perché se ho visto allora di conseguenza so? Giungiamo poi al ritornello, caratterizzato da un inizio adornato da una meravigliosa congiunzione avversativa: nonostante tutto questo sì, io vedo i tuoi veri colori, quelli che vuoi nascondere dietro gli occhi offuscati dal pianto represso, i veri colori della tua voce che spesso per paura non esce, i veri colori che solo pochi sanno cogliere in te.
La voce racconta che non ricorda quando sia stata l’ultima volta in cui abbia visto quel volto assumere un’espressione sorridente, e noi ci preoccupiamo mentre la voce di Cindy Lauper soffre con queste parole assieme a noi. Ed è per questi colori che ti voglio bene, questi colori che non mostri mai ma che saprebbero donarti una bellezza inconfondibile e serena.
Show me a smile then, don’t be unhappy, can’t remember when I last saw you laughing. If this world makes you crazy and you’ve taken all you can bear, you call me up because you know I’ll be there and I’ll see your true colors
Come dice Piovani, non sempre le parole contano ma conta prima di tutto la musica; certo è però che, se uniamo le due cose, ne risulta un mix di incredibile efficacia. L’innegabile segreto dei compositori è anche questo: scrivere a se stessi come se ci si stesse rivolgendo a ciascuna persona al mondo, con la stessa empatia, con la stessa emozione, quasi ci potessimo rivedere anche in chi non conosciamo. True colours sa così rappresentare la meravigliosa certezza che, anche se ci potrebbe sembrare, al mondo non siamo mai soli.
Anna Tonazzi
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