Il musical è frutto di un lavoro durato mesi. A Desenzano del Garda il 7 e l'8 febbraio, dopo il grande debutto veronese...
“C’è da non crederci” che san Giovanni Bosco, a duecento anni dalla nascita, sia ancora capace di attrarre giovani a Dio e di educarli al vero e al bello. Eppure è così, come sempre accade quando la straordinaria ma limitata meraviglia umana si apre all’Infinito.
A Desenzano del Garda, dove dal 1896 al 1902 i primi discepoli di don Bosco rilanciarono l’oratorio, un gruppo formato da una cinquantina di giovani delle superiori, da qualche bambino e da una manciata di adulti, ha deciso di lasciarsi nuovamente provocare dalla santa allegrezza di colui che papa Giovanni Paolo II ha ufficialmente proclamato «Padre e Maestro della gioventù». Sotto la guida attenta e qualificata di Diego Belli e Micaela Rossi, la compagnia teatrale Oratorio Paolo VIdi Desenzano del Garda ha infatti deciso di riportare in Italia la commedia musicale di Ivo Valoppi del 1988 dal titolo, appunto, “C’è da non crederci”.
La commedia altro non è che la storia di san Giovanni Bosco, il padre fondatore dei Salesiani, che nel 1841 giunge a Torino per salvare i giovani poverissimi che vivono tra la strada e la prigione. Dopo un inizio difficile, ostacolato dagli industriali che sfruttavano questi ragazzi, l’avventura decolla e nasce l’oratorio, e con esso un nuovo modo di concepire l’educazione.
Il nucleo che lo spettacolo intende trasmettere è legato alla conversione a Cristo, una forza straordinaria capace di sciogliere anche i cuori più induriti. Come si evince da un passaggio della commedia pronunciato da Lader, cui don Bosco chiede di andare in missione in Argentina: «Ma dov’è finito il Lader, il padrone del mercato, il diavolo di Torino! Quello che… con un gesto della mano… dov’è finito? Cosa ne ho fatto di me? Con tanta gente che c’era, proprio me? Oggi, don Bosco, proprio me. Mi avvicina e mi fa: “Ti conosco!”. Io, di risposta, uno sguardo duro. Non potevo tradirmi. “Ti conosco. Tu partirai al mio posto, per il sud… Argentina sud!”. Argentina sud a me? “Argentina sud a me non mi ci ha mai mandato nessuno e non mi ci manderà di certo lei!”, avrei voluto rispondergli. Ma quello è… io, il Lader, andare con i suoi mocciosi? Quello è completamente fuori di testa…».
Una conversione dalla quale discende la salvezza delle anime, che è stata la prima preoccupazione di san Giovanni Bosco, tanto che sul letto di morte ha affermato: «Aspetto tutti i miei giovani in Paradiso!».
“C’è da non crederci” è frutto di un lavoro durato mesi. Un periodo che ha richiesto ai ragazzi della compagnia teatrale tanti sacrifici, ma che li ha anche aiutati a maturare sul piano umano e spirituale, dando vita a nuove amicizie e rinsaldando in loro l’entusiasmo della Fede. Don Gabriele, che fin dall’inizio ha seguito e supportato quest’avventura iniziata da una battuta durante una cena, ha sintetizzato bene il valore ultimo della commedia: «Ora don Bosco rientra non solo in scena ma ritorna con noi nella vita. Amante di un vangelo semplice e concreto, ci insegna a stare nella realtà con il suo sguardo e la sua dedizione».
Lo spettacolo andrà in scena venerdì 30 gennaio alle ore 20.30 a Verona, presso la struttura dei Salesiani dell’Istituto San Zeno (via don Giovanni Minzoni 50), per poi approdare a Desenzano del Garda il 7 e l’8 febbraio, il 18 aprile a Lonato (BS) e proseguire il tour in altre zone nei mesi a seguire.
Siamo certi che “C’è da non crederci” sarà un successo. O, meglio, è già stato un successo: è sufficiente guardare i volti dei ragazzi mentre provano le battute o ascoltare le loro testimonianze su Youtube.
«Confidate ogni cosa su Gesù Eucaristico e Maria Ausiliatrice, e vedrete cosa sono i miracoli» (San Giovanni Bosco).
Giulia Tanel
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