Nel capo d'anno.
del 06 dicembre 2006
”L’elenco generale della Società di San Francesco di Sales ” per il 1875 registra i nomi di 64 professi perpetui, 107 professi triennali, 84 ascritti ossia novizi e 32 aspiranti = totale 287, di cui 50 sacerdoti. Questo personale vi compare ripartito in otto Case: Oratorio e Collegio Valsalice di Torino; Collegi di Borgo S. Martino, Lanzo, Varazze e Alassio; Ospizio di S. Pier d'Arena; Casa di Maria Ausiliatrice e Scuole municipali a Mornese. Fra gli aspiranti richiama la nostra attenzione il Servo di Dio Don Luigi Guanella. Il numero dei novizi ha raggiunto una cifra molto notevole: rigogliosa fioritura di un albero, la cui vitalità si annunzia d'anno in anno sempre più lieta di promesse.
Giacchè abbiamo menzionato Don Guanella e il suo nome ci tornerà alla penna altre volte durante un triennio, conviene che ne facciamo ai nostri lettori la debita presentazione. Egli dovette per tre anni moltiplicare le istanze al Vescovo di Como, se volle ottenere licenza di entrare nella Pia Società; finalmente potè inviare al Beato Don Bosco la sua formale domanda. Don Bosco gli rispose:
 
Carissimo D. Luigi,
 
Il suo posto è pronto. Ella può venire quando vuole. Giunto a Torino, stabiliremo intorno al luogo ed alla casa che più Le converrà. Io Le scrivo in questo senso in seguito alle sue parole; “ Se non vado e non sono accolto nel suo Istituto, sono deciso di andare in un altro ”.
Procuri soltanto di non lasciare affari imbrogliati, che possano richiamarlo in patria.
Addio, caro D. Luigi, buon viaggio e Dio ci benedica tutti e mi creda in G. C.
 
Nizza Marittima, 12 - 12 - 1874.
Aff.mo amico
Sac. GIO. BOSCO.
 
P.S. Giovedì sarà a Torino
 
Egli arrivò mentre i superiori uscivano da un'adunanza, in cui era stata decisa l'accettazione delle Missioni d'America. Don Bosco, trovatosi di fronte a lui sull'uscio della camera, gli disse:
 - Andiamo in America?
 - Vorrei pur io, rispose Don Guanella, piantare in diocesi una famiglia di figlie [voleva dire di suore] ed un'altra magari di figli, come si è già d'accordo con qualche mio confratello.
 - Qui abbiamo tutto, riprese Don Bosco. Abbiamo preti, abbiamo anche le suore, ed ella sarà dei nostri per sempre.
“ Io tacqui, scrive Don Guanella in una sua memoria; e per lo spazio di tre anni, finchè rimasi nella Pia Società, fu un contrasto in me. Ma il desiderio d'un impianto proprio la vinse sul mio cuore.
“ Trovandomi con Don Bosco, mi pareva [di sentirmi] imparadisato. Col Divino Aiuto e mercè le preghiere di Don Bosco io mi corressi di difetti, che forse in caso contrario avrei portato alla tomba. Specialmente mi pare di aver guadagnato nello spirito di mortificazione, attenendomi alla regola meglio che per me si poteva ”.
Questa volta l'“ Elenco ” reca una novità: lo accompagnano cenni biografici dei Confratelli defunti nell'anno antecedente,
 
 
Essi erano i sacerdoti Francesco Provera, Giuseppe Cagliero, Domenico Pestarino e il chierico Luigi Ghione. Don Bosco vi premise una sua lettera, che, mentre presentava le quattro necrologie, dicesse ai figli nel capo d'anno la parola del padre.
 
Ai Confratelli Salesiani,
 
L'anno 1874, Figliuoli Amatissimi, fu per noi memorabile assai. Sua Santità il Regnante Pio IX dopo averci compartiti grandi favori in data 3 aprile degnavasi di approvare definitivamente l'umile nostra Congregazione. Mentre per altro questo glorioso avvenimento ci colmava tutti di vera gioia venne tosto gravemente amareggiato da una serie di avvenimenti. Di fatto al 13 dello stesso mese Dio chiamava a sè il Sac. Provera, di poi D. Pestarino, indi il chierico Ghione e Don Cagliero Giuseppe, e ciò nello spazio di soli quattro mesi.
In questi nostri cari Confratelli noi abbiamo perduto quattro operai evangelici, tutti professi perpetui, tutti affezionatissimi alla Congregazione salesiana, osservatori fedeli delle nostre costituzioni, veramente zelanti nel lavorare per la maggior gloria di Dio.
Non è pertanto a stupire se queste perdite furono amaramente sentite nella nostra società. Ma Dio, che è bontà infinita e che conosce le cose che possono tornare a nostro maggior bene li giudicò già degni di sè. Di loro si può dire che vissero poco, ma operarono molto, come se fossero vissuti tempi lunghi assai: Brevi vivens tempore, expIevit tempora multa. E noi abbiamo fondati motivi di credere che questi confratelli, cessando di lavorare con noi in terra, siano divenuti nostri protettori presso Dio in cielo.
Si reputa pertanto cosa opportuna darvi un cenno sulla vita di ciascuno, affinchè la loro memoria sia conservata tra noi. Quello che facciamo per essi, coll'aiuto del Signore speriamo che si farà pei confratelli già chiamati alla vita eterna nei tempi passati e per quelli che a Dio piacesse chiamare nell'avvenire.
Ciò noi faremo per tre ragioni particolari:
1° Perchè così sogliono fare gli altri ordini religiosi e le altre congregazioni ecclesiastiche.
2° Affinchè coloro che vissero tra noi, e praticarono esemplarmente le medesime regole, ci siano di eccitamento a farei loro seguaci nel promuovere il bene e fuggire il male.
3° Affinchè conservandosi i loro nomi e le principali loro azioni, ci ricordiamo più facilmente di innalzare a Dio preghiere pel riposo eterno delle anime loro, se mai non fossero ancora state accolte in seno della misericordia divina.
Noi certamente non dobbiamo servire il Signore perchè la memoria delle nostre azioni sia conservata presso agli uomini, ma affinchè i nostri nomi, come dice il Salvatore, siano scritti nel libro della vita. Ciò nondimeno questo ci deve avvisare che come le nostre cattive opere possono tornare di scandalo altrui anche dopo la morte, così le buone azioni potranno servire di edificazione. Mentre pertanto leggeremo la breve raccolta di notizie di questi nostri confratelli non cessiamo di innalzare a Dio particolari preghiere per essi e per tutti i Confratelli che dal principio della Congregazione furono chiamati all'altra vita.
Nel corso poi di quest'anno (1875) dobbiamo dimostrare la nostra incancellabile gratitudine innalzando incessanti suppliche alla Divina Maestà pei bisogni di Santa Chiesa, e specialmente per la conservazione dei giorni preziosi del Sommo Pontefice, nostro insigne Benefattore, da cui noi fummo tante volte ricolmi di segnalati benefici spirituali e temporali. Egli si degnò di dare la definitiva approvazione alla nostre Costituzioni, affinchè noi fossimo esatti nell'osservarle; ci concedette molti favori; procuriamo di mostrarcene degni col servircene a maggior gloria dì Dio e a bene delle anime tutti, o miei cari figliuoli, e pregate per me che vi sarò sempre
In G. C. aff.mo
Sac. GIO. BOSCO.
 
Un'altra paterna parola da Don Bosco indirizzata sul principio del nuovo anno ai suoi figli di Lanzo, è giunta fino a noi, grazie alla passione conservatrice di Don Lemoyne, direttore di quel collegio. Risponde egli ad auguri di occasione; ma lo fa con una lunga lettera, dove palpitano insieme bontà di padre e zelo di sacerdote, mirante al vero bene dei cari alunni.
 
Ai miei carissimi figliuoli, Direttore, maestri, assistenti, prefetto, catechista, allievi ed altri del collegio di Lanzo.
 
La grazia di N. S. G. C. sia sempre con noi. Amen.
Finora, miei amatissimi figliuoli, non ho potuto soddisfare ad un vivo desiderio del mio cuore che era di farvi una visita. Una serie non interrotta di complicate occupazioni, qualche leggero disturbo della sanità mi hanno tal cosa impedito.
Tuttavia vi voglio dire cosa che voi stenterete a credere pi√π volte al giorno io penso a voi, ed ogni mattino nella S. Messa vi raccomando tutti in modo particolare al Signore. Dal canto vostro date anche non dubbi segni che voi vi ricordate di me. Oh con qual piacere ho letto il vostro indirizzo di buon augurio; con quale piacere ho letto il nome e cognome di ciascun allievo, di ciascuna classe, dal primo all'ultimo del Collegio. Mi sembrava di trovarmi in mezzo di voi, e nel mio cuore ho pi√π volte ripetuto: Evviva ai miei figli di Lanzo!
Comincio adunque per ringraziarvi tutti, e di tutto cuore, dei Cristiani e figliali auguri che mi fate e prego Dio che li centuplichi sopra di voi e sopra tutti i vostri parenti ed amici. Sì! Dio vi conservi tutti a lunghi anni di vita felice. Volendo poi venire a qualche augurio particolare io vi desidero dal cielo sanità, studio, moralità.
Sanità. È questo un prezioso dono del cielo. Abbiatene cura. Guardatevi dalle intemperanze, dal sudar troppo, dal troppo stancarvi, dal repentino passaggio dal caldo al freddo. Queste sono le ordinarie sorgenti delle malattie.
Studio. Siete in collegio per farvi un corredo di cognizioni con cui potervi a suo tempo guadagnare il pane della vita. Qualunque sia la vostra condizione, la vocazione, lo stato vostro futuro, dovete fare in modo, che se vi mancassero tutte le vostre sostanze domestiche e paterne, voi possiate altrimenti essere in grado di guadagnarvi onesto alimento. Non si dica mai di noi che viviamo dei sudori altrui.
Moralità. Il legame che unisce insieme la sanità e lo studio, il fondamento sopra cui sono essi basati è la moralità. Credetelo, miei cari figli, io vi dico una grande verità: se voi conservate buona condotta morale, voi progredirete nello studio, nella sanità; voi sarete amati dai vostri Superiori, dai vostri compagni, dai parenti, dagli amici, dai patriotti, e, se volete che vel dica, sarete amati e rispettati dagli stessi cattivi. Tutti andranno a gara di avervi seco, lodarvi, beneficarvi. Ma datemi alcuni di quelli esseri che non hanno moralità. Oh che brutta cosa! Saranno pigri e non avranno altro nome se non di somaro: parleranno male e saranno chiamati scandalosi da fuggirsi. Se sono conosciuti in collegio, vengono abborriti da tutti, e si canta il Te Deum nel fortunato giorno che se ne vanno a casa loro. E a casa loro? Disprezzo generale. La famiglia, la patria li detestano, niuno dà loro appoggio, ognuno ne rifugge la società. E per l'anima? Se vivono, sono infelici; in caso di morte, non avendo seminato che male, non potranno raccogliere che frutti funesti.
Coraggio adunque, o miei cari figli: datevi cura a cercare, studiare, conservare e promuovere i tre grandi tesori: sanità, studio e moralità.
Una cosa ancora. Io ascolto la voce che proviene di lontano e grida: O figliuoli, o allievi di Lanzo, veniteci a salvare! Sono le voci di tante anime che aspettano una mano benefica che vada a torli dall'orlo della perdizione e li metta per la via della salvezza. Io vi dico questo perchè parecchi di voi siete chiamati alla carriera sacra, al guadagno delle anime. Fatevi animo; ve ne sono molti che vi attendono. Ricordatevi delle parole di S. Agostino: Animam salvasti, animam tuam praedestinasti.
Finalmente, o figli, vi raccomando il vostro Direttore. So che esso non è troppo bene in sanità; pregate per lui, consolatelo colla vostra buona condotta, vogliategli bene, usategli confidenza illimitata. Queste cose saranno di grande conforto a lui, di grande vantaggio a voi stessi.
Mentre vi assicuro che ogni giorno vi raccomando nella Santa Messa, raccomando pure me alle buone vostre preghiere, affinchè non mi accada la disgrazia di predicare per salvare gli altri e poi abbia da perdere la povera anima mia. Ne cum aliis praedicaverim ego reprobus efficiar.
Dio vi benedica tutti e credetemi in G. C.
Torino, vigilia dell'Epifania 1875.
Aff.mo amico
Sac. GIO. BOSCO.
 
NB. Il Signor Direttore è pregato di spiegare quelle cose che per caso non potessero essere bene intese.
 
Paterne sono anche due letterine personali, che si possono raggruppare qui, scritte in quel tomo a due soci e salvatesi avventuratamente dalla dispersione generale di chi sa quante altre del medesimo tenore. Egli rispondeva come e quando poteva, ma era suo costume di rispondere. Solo per leggere tutta la corrispondenza, ed egli la leggeva tutta, in simili occasioni, ce ne voleva del tempo! Si pensi che nel capo d'anno del '75 la posta gli ammonticchiò sul tavolo 204 lettere.
La prima dunque di dette lettere, indirizzata a Don Giuseppe Ronchail, prefetto nel collegio di Alassio, ispira una confidenza che viene dal cuore e va al cuore.
Carissimo mio D. Ronchail,
Sono contento che dopo emessi i voti perpetui, tu goda maggior pace nel cuore. È segno che Dio ti benedice e che in quello che fai si compiono i divini voleri. Dunque si Deus pro nobis, quis contra nos? Dirai al ch. Vallega che ho ricevuto la sua lettera, lo ringrazio, farò quanto domanda, e gli parlerò poi a voce.
Ringrazio il Direttore delle cose scritte, dei regali mandati; ne feci molti e ripartiti regali, che per noi sono di grande vantaggio. Fagli coraggio, ma ambidue studiate di avervi cura della sanità; se vi sono difficoltà scrivetemelo, io studierò modo di appianarle.
Si ricevano pure i fr. 400 dai p. Cappuccini nel senso che mi scrivi.
Se puoi, va a salutare il Prof. Agnesi e sua sig. sorella, dimanda notizie e di poi fammele sapere.
Dio ti benedica e prega e prega pel tuo sempre in G. C.
Torino, 15 - 75.
Aff. amico
Sac. GIO. BOSCO.
 
Nella seconda letterina, il buon Padre porge al chierico Erminio Borio, maestro nel collegio di Borgo S. Martino, alcuni salutari consigli, conditi di soavità e grazia.
Borio mio carissimo,
La tua lettera mi piacque assai. Con essa mi fai vedere che il tuo cuore è sempre aperto a D. Bosco. Continua così e sarai sempre gaudium meum, corona mea.
Tu vuoi qualche consiglio; eccotene:
1° Quando fai correzioni particolari, non mai correggere in presenza altrui.
2° Nel dare avvisi o consigli procura sempre che l'avvisato parta da te soddisfatto e tuo amico.
3° Ringrazia sempre chi ti dà avvisi, e ricevi le correzioni da buona parte.
4° Luceat lux tua coram hominibus, ut videant opera tua bona et glorificent Patrem nostrum, qui in coelis est.
Amami nel Signore: prega Dio per me e Dio ti benedica e ti faccia santo.
Torino, 28 - 75.
Aff.mo in G. C.
Sac. GIO. BOSCO.
 
Con quest'altra lettera ringrazia la signora Annetta Fava, benefattrice torinese, della strenna inviatagli nel capo d'anno.
 
 
Pregiatissima Signora.
 
E’ un po' tardi, ma debbo fare il mio dovere e porgere alla sua bontà vivi ringraziamenti. Ho ricevuto la sua bella relazione e la cristiana sua lettera con entro f. 500 che vennero tosto impiegati a favore di questi miei giovanetti, i quali trovansi tuttora nella maggior parte vestiti da estate. Perciò maggior motivo di ringraziarla e di invocare ognora le benedizioni del cielo sopra di Lei e sopra del rispettabile consorte suo.
Le parole testuali del prof. Avv. Menghini nel comunicarmi la benedizione del S. Padre furono: “ Nell'udienza che potei avere in data 12 ottobre (1874) ho chiesta la particolare benedizione per la inferma di cui mi aveva dato incarico. Il S. Padre rispose: - Di buon grado mandò l'apostolica benedizione alla Sig. Anna Fava torinese, inferma, e vi prego di comunicarla da parte mia: pregherò anche per Lei - ”.
Del resto non mancheremo di continuare le nostre comuni e particolari preghiere, affinchè Dio conceda a Lei e all'ottimo di Lei marito sanità stabile e lunghi anni di vita felice, mentre colla più profonda gratitudine ho l'onore di potermi professare
Della S. V. B.
Torino, 9 - 75.
Obbl.mo servitore
Sac. GIO. BOSCO.
 
Il Beato Don Bosco, che sentiva profondamente la gratitudine verso tutti quanti gli avessero fatto del bene, non dimenticava nessuno nelle ricorrenze del Natale e del capo d'anno; egli, come sappiamo da testimoni oculari, scriveva infinite lettere d'augurio secondo la qualità delle persone. A tali lettere rispondono con premurosa sollecitudine sui primi di gennaio del '75 i cardinali Patrizi e Antonelli e monsignor Vitelleschi.
Il Cardinal Patrizi, Vicario di Sua Santità a Roma, ricambiati con vera cordialità gli auguri ed espresso il suo compiacimento per il progredire della Società Salesiana con generale soddisfazione dei Vescovi, soggiunge: “ Che poi qualcuno tra questi non riguardi con occhio benigno la Società, e faccia opposizioni all'esercizio di qualcuno nel santo ministero, ciò non deve far meraviglia, anzi può dirsi che sia segno che l'opera sia gradita al Signore, che permette sorgano le difficoltà, per fai risaltare nel superarle esser Egli che dispone il tutto per il maggior bene della Società. Si rallegri Ella dunque nella tribolazione e prenda da questa maggior coraggio ”.
In termini non meno cortesi lo ringrazia il cardinale Antonelli, Segretario di Stato, dicendosi “ commosso di tante premure a suo riguardo ”.
Ancor più esplicito del cardinal Patrizi si mostra monsignor Vitelleschi, Arcivescovo di Seleucia e Segretario della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari, nel portar giudizio sulle opposizioni mosse al Servo di Dio dall'Ordinario diocesano. Al quale proposito il Prelato scrive: “ Rilevo dalle sue lettere quanto quella [la Congregazione Salesiana] sia combattuta costà ove è la Casa Madre; ma ove si opera il bene Dio permette nei suoi consigli imperscrutabili che sia segno di contraddizione; sa Ella insegnarmi che non deve uno sgomentarsene; sappia intanto con riserva che la Congregazione ha preparato una lettera a questo medesimo Arcivescovo responsiva ai quesiti che aveva egli fatto relativi alla Congregazione Salesiana, di cui ne sarà data a Lei confidenziale copia per sua norma. Nella di lui venuta a Roma che Ella mi annunzia, io ed altri gli parleremo perchè desista da una opposizione, che ha qualche cosa di sistematico ”. Sulla faccenda dei quesiti si tornerà più innanzi.
A sì autorevoli testimonianze di stima non poteva mancare quella del Cardinal Berardi, legato a Don Bosco da calda affezione. In una lettera del 9 gennaio, della quale ci dovremo poi nuovamente occupare, egli esordiva così: “ Grato alle cordiali felicitazioni da Lei direttemi all'occasione delle attuali solenni ricorrenze, Le ne rendo le più vive azioni di grazie, ed in ricambio l'assicuro che prego pur io il Signore, affinchè ricolmi Lei e la benemerita sua Congregazione della più eletta copia di benedizioni. Adempiuto a questo mio stretto dovere, Le significo essermi rincresciuto immensamente l'aver appreso, che il consaputo Prelato non cessa ancora dal tormentarla ”.
Nè il Cardinale si limitò a semplici parole, ma agì anche nel modo e con gli effetti, che vedremo fra non molto.
Il Beato Don Bosco non si sgomentava per le difficoltà, che gli si profilavano dinanzi fin dal principio del nuovo anno, ma con tutta pace continuava nel suo cammino, confidando pienamente in Dio e appigliandosi a quei partiti, che gli erano dalla sua grande prudenza consigliati.
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