Capitolo 11

Pazienza cogli avversari - L'Arcivescovo nell'Oratorio Mons. Galletti e Mons. Gastaldi studiano il modo di approvare la Pia Società - Favori spirituali concessi dal Vescovo di Casale a Don Bosco, ai Superiori del Collegio di Mirabello: concessioni ai chierici per gli studii e per gli esami Lettera di Don Bosco al Cavaliere: gli manderà una domanda formale da presentarsi al Santo Padre per indulgenze: aspetta notizie di una oblazione promessa per un altare: la consacrazione della chiesa si farà in giugno: invita Mons. Vitelleschi a venire in Torino per tale festa: la presenza del Cavaliere è necessaria all'Oratorio: dà notizie degli ordinandi al sacerdozio - Postilla di Don Francesia che annunzia la morte del giovane Croci - Non è ancora il secondo del sogno Don Bosco al Cavaliere: manda parole di conforto e di ringraziamento a varie persone: appena ottenute le indulgenze spedisca il Rescritto: si preparano feste meravigliose per la consecrazione della chiesa - Ringraziamenti ad una contessa di Milano per le offerte - Don Bosco abolisce le vacanze pasquali degli alunni e riduce a un solo mese le vacanze autunnali - Don Francesia al Cavaliere: ha scritto al Conte Vimercati per la visita a lui fatta dal Santo Padre: elegante indirizzo che presenta l'Oratorio al Card. Gonella: infermità di una benefattrice; il Marchese di Villarios la visita all'Oratorio; la Pasqua degli artigiani ed effetti mirabili di una Predica di Don Bosco: il Cattolico provveduto per le pratiche di pietà - Risposta del Conte Vimercati a Don Francesia: ebbe grande consolazione dalla visita del Papa: sente la morte vicina: spera nelle preghiere di Don Bosco - Don Bosco al Cavaliere: lo ringrazia degli augurii pasquali: procuri che le indulgenze siano concesse in perpetuo coi Rescritti firmati dal Santo Padre: celebra messe per due esimie benefattrici: commissioni per Firenze: il caro dei viveri lo mette in desolazione: spese enormi per la chiesa, ma la Madonna continua a far grazie - Una guarigione meravigliosa: una lite vinta - Persuasione nei fedeli che la Madonna nulla neghi alle preghiere di Don Bosco.

Capitolo 11

da Memorie Biografiche

del 07 dicembre 2006

 A Roma non si ignoravano da Padre Oreglia le opposizioni che qualche Vescovo faceva alla Pia Società e perciò il 2 aprile scriveva anche a D. Francesia: “ Pazienza cogli avversari che sono certamente putantes obsequium se praestare Deo, e ci fanno del bene sempre, quando sono mossi (come sempre sono o permessi) dall'alto. Dunque allegria e coraggio; e specialmente oremus ad invicem ”.

Era questa la regola che guidava Don Bosco in mezzo alle tribolazioni, la causa costante della sua tranquillità; e il Dio delle consolazioni era largo di queste con lui.

Mons. Riccardi, invitato sovente, veniva a compiere funzioni religiose nell'Oratorio. La domenica di Passione 29 marzo amministrava il Sacramento della Confermazione nella piccola chiesa di S. Francesco di Sales. I cresimandi erano quasi tutti giovani esterni che frequentavano i catechismi della quaresima, e il loro contegno e la moltitudine dei loro compagni fecero contento l'Arcivescovo. Dopo la funzione Don Bosco, col berretto in mano, lo accompagnò a prendere un caffè, e quindi fino alla carrozza, senza mai coprirsi benchè l'aria fosse fredda.

Il 20 marzo Mons. Galletti, Vescovo d'Alba, scriveva a Don Rua raccomandandogli, a nome della povera madre, l'allievo Tomaso Cagliano, pio e studioso giovanetto, perchè lo tenesse gratuitamente, sino al fine de' suoi studi. E concludeva:

 

“ Lo prego di presentare al venerando Don Bosco un mio cordialissimo ossequio, baciandogli una volta la mano in nome mio ed assicurandolo che siamo per accordarci con Monsignor di Saluzzo, intorno al modo di dare una piena approvazione uniforme alla benemerita loro Società ”.

Il Vescovo di Casale dava a Don Bosco novella prova della sua benevolenza, concedendo varie facoltà a Don Bosco e ai Superiori del piccolo Seminario di Mirabello, e autorizzando i chierici studenti di teologia e di filosofia a compiere i corsi nell'interno dell'istituto e a subirvi gli esami.

 

Nos PETRUS MARIA FERRÈ, Dei et Sedis Apostolicae gratia Ecclesiae Casalensis Episcopus et Comes.

 

Rev.mo D.no Ioanni Bosco Fundatori ac Generali Superiori Societatis S. Francisci Salesii, cuius institutum in oppido huius Dioecesis Casalensis nomine Mirabello erectum veluti Seminarium Dioecesanum Decreto Nostro diei 7 mensis ultimo elapsi declaravimus, favere summopere volentes, praesentibus litteris ad Beneplacitum Nostrum auctoritate Nostra ordinaria:

1. Facultatem eidem facimus absolvendi ab omnibus peccatis et censuris in hac Dioecesi reservatis, non exceptis iis quae si non exprimantur non censentur sub generali facultate comprehendi.

2. Concedimus ut ipse vel per se vel per Moderatores Seminarii Loci Mirabello queat Confessarios extra Dioecesanos ab eorum Ordinariis adprobatos vocare, ut personis in dicto Seminario degentibus et ab externo quoque ibi advenientibus Sacramentum Poenitentiae administrent.

3. Consentimus ut Clerici repetiti Seminarii, Philosophiae atque Theologiae operam dantes, quotannis ibi sub eorum institutoribus experimenta ac pericula subeant, neque teneantur ordini se accomodare Tractationum, qui in maiori Dioecesis Seminario observatur.

Casali, in Palatio Episcopali, die 4 mensis aprilis 1868.

 

PETRUS MARIA, Episc.

 

Can. BRIATTA Cancell. Episc.

 

 

Altra consolazione che provava Don Bosco, era l'avvicinarsi del tempo nel quale sarebbe consecrata la chiesa di Maria Ausiliatrice. Scriveva al Cavaliere Oreglia:

 

 

Carissimo sig. Cavaliere,

 

Ho ricevuto la lettera che ha inviato colla data di ottobre o di dicembre 1867, unitamente alle sue scritte prima e dopo gli esercizi spirituali. E va tutto bene quanto mi scrive. In quanto alle indulgenze riceverà una domanda formale pel Santo Padre. La presidente Galeffi mi ha scritto che è disposta di fare, sembra, oltre all'altare ancora qualche altra cosa. È deciso che darà, oppure ha già dato qualche cosa dei due mila scudi che aveva fatto sperare? Ella brama una mia lettera e prima di scriverle avrei bisogno di essere chiarito di queste cose.

La Contessa Calderari mi ha scritto e mi ha fatto piacere: le dirà che non mancherò di raccomandare ogni giorno nella santa Messa Lei e tutta la sua famiglia, ma essa abbia molta fede e speri molto nella bontà del Signore.

Ella poi veda se può fissare un tempo pel suo ritorno. L'Arcivescovo avrebbe fissata la consacrazione della chiesa per la prima quindicina di giugno. La festa durerebbe 9 giorni: un Vescovo farebbe ogni giorno una predica, un altro la funzione religiosa. Si immagini quante cose a farsi! Avrei perciò vero bisogno di lei. Passata questa epoca, se occorre, ella può ritornare a Roma.

L'anno scorso Mons. Vitelleschi mi diede qualche speranza di venirci a fare una visita in quella occasione. Favorisca di andarlo a pregare da parte di tutti noi a venirci a fare la consacrazione e, se fosse troppo lunga tale funzione, farei soltanto una predica con un pontificale. Lo preghi e lo inviti anche da parte dell'Arcivescovo di Torino.

Noti per altro che vi è urgenza assoluta del suo ritorno e perciò mi basta, come ha scritto, che per Pasqua sia a Torino o per la strada di venirci.

Siccome noi dobbiamo pensare a pagare Osdà, così ella mi dica in tutta confidenza quanto lasciò già sfuggire scherzando, se cioè ha denari depositati in qualche sito sopra cui calcolare, oppure se dobbiamo studiar modo di provvedere.

Saluti tutti quelli che sani od ammalati si raccomandarono alle deboli nostre preghiere; li assicuri tutti che noi li raccomandiamo ogni giorno al Signore.

Nelle case godiamo buona salute. Abbiamo il ch. Dalmazzo, Albera, Costamagna, Fagnano, Merlone che si preparano per la Messa.

Dio la benedica, Cavaliere, e benedica le sue fatiche e le sue intenzioni.

Preghi pel suo in G. C.

 

Torino, 25 marzo 1868,

Aff.mo amico

Sac. G. Bosco.

 

PS. - Favorisca di fare un passo al Banco Nicoletti; dimandi al sig. Nicoletti, ottimo amico, sul modo di far pervenire un bel dipinto regalato alla chiesa nuova.

 

 

La lettera di Don Bosco aveva quest'aggiunta:

Don Bosco lascia una pagina vuota col permesso di riempirla... Il giovane Croci della Svizzera, così buono ed allegro, è morto l'altra sera a sua casa. Aveva fatto malattia in Torino; riavutosi appena, suo padre lo volle per forza condur via... forse il viaggio... forse però era da Dio chiamato... Le notizie politiche su R. ingrossano e su tal proposito scriverò al P. G. Che fuga!

 

Sac. G. B. FRANCESIA.

 

Neppure il giovanetto Croci era il secondo del sogno, come affermò Don Bosco, il quale era sempre in faccenda per sbrigare mille commissioni e preparare le feste della consacrazione della nuova Chiesa. Tornava a scrivere al Cavaliere:

 

Carissimo sig. Cavaliere,

 

Prendo atto del suo ritorno pel 1° maggio. Dica alla signora Contessa Calderari che mi rincresce molto che Dio le mandi tribolazioni, ora nella sanità, ora nelle sostanze: ma ogni cosa è per la maggior gloria di Dio ed io non mancherò di fare speciali preghiere per lei e per tutta la sua famiglia. Non manchi di andare a riverire da parte mia il droghiere Cinti Carlo, di cui mandò la lettera. Lo riverisca e lo ringrazi tanto.

Qui unita vedrà la memoria da presentarsi al S. Padre pel giorno di sua udienza.

In quanto alla vendita della sua cascina faccia secondo la convenienza; non siamo in necessità e perciò tale vendita deve solamente farsi, quando Ella il giudichi opportuno pel prezzo.

Appena abbia ottenute le indulgenze, prenda copia del rescritto e poi mandi tosto l'originale per posta per farlo stampare nel libretto appositamente preparato. Ella non può farsi un'idea della festa che faremo, a Dio piacendo, in quell'occasione della consacrazione. Vedrà. Dia l'unito biglietto alla Marchesa Villarios e l'altro alla presidente Galeffi.

Oggi ho veduto il conte della Margherita colla contessa e di poi incontrai mad. Audisio, che tutti mormorano per la dilazione del suo ritorno; io li assicurai tutti pel i' maggio prossimo. I mentovati signori la salutano con tutti quelli della casa. Io non mancherò di pregare per tutte le persone e per gli affari che mi raccomanda.

D. Savino Buchi mi scrive che ha dato scudi 20 al Conte Vimercati, altri alcune piccole somme. Furono a lei consegnate o forse dimenticate? Dio lo benedica, sig. Cavaliere, e con lei tutti i nostri benefattori. Preghi per me che le sono

 

Torino, 3 aprile 1868.

 

Sac.. Bosco GIOVANNI.

 

Il giorno dopo mandava i suoi ringraziamenti, con promessa di preghiere per un infermo, alla contessa Caccia Dominioni di Milano che aveagli spedite offerte per la chiesa.

 

Benemerita signora Contessa,

 

A suo tempo ho ricevuto il danaro in L. 115 con qualche aggiunta che mi mandò per la chiesa, e credo ne avrà avuto quietanza. Di ogni cosa la ringrazio nel Signore.

Ho pure ricevuto la lettera che mi annunzia la malattia del Rev. P. Tersi. Ho subito disposto che si facessero, e si fanno tuttora, speciali preghiere nella nostra comunità. Spero che Dio avrà ascoltato la nostra ed altra assai più fervorosa preghiera e che il P. Tersi, se non lo è ancora totalmente, sarà quanto prima guarito.

La ringrazio in modo particolare della raccolta fatta, e che va aumentando a favore della chiesa. Faccia coraggio; i lavori progrediscono alacremente e quanto prima avrà l'orario del giorno della consacrazione e dell'ottavario solenne per quella bella solennità.

Dio benedica Lei e tutta la sua famiglia e in questi santi giorni La colmi di sue grazie. Preghi per me che Le sono con gratitudine,

 

Torino, 4 aprile 1868,

 

Obbl.mo Servitore

Sac. Gio. Bosco.

 

In questo mese un'importante innovazione aveva luogo negli istituti della Pia Società.

Fino a quest'anno nelle feste di Pasqua si concedevano agli alunni circa 8 giorni di vacanza nei quali potevano ritornare alle case loro, e le lunghe vacanze autunnali erano interrotte da un mese di scuola pel quale i giovani erano invitati a ritornare nell'Oratorio o nei proprii collegi.

Don Bosco, avendo osservati i non leggeri disturbi che provenivano da questo sistema, quindici giorni prima delle feste pasquali mandò avviso che fin da quest'anno eran abolite le vacanze di Pasqua e perciò che la Settimana Santa si sarebbe passata in collegio. Così i giovani in quegli otto giorni restarono tutti a suo carico, anche quelli che pagavano pensione; ma egli non badava a spese, trattandosi del loro bene morale. E gli alunni, benchè avessero desiderato ardentemente quelle vacanze, si rassegnarono con facilità al volere del Superiore; tanto era vivo il sentimento dell'obbedienza. Anzi quelle Feste Pasquali trascorsero con grande allegrezza, perchè senza scapito dei Divini Uffici, vi furono speciali divertimenti, mensa più fornita del solito, ed una lunga passeggiata a suon di banda, che però non si rinnovò negli anni seguenti.

Visto il buon esito di quella disposizione, circa un mese dopo diramava la seguente circolare per mezzo dei singoli direttori:

Dietro replicate istanze di molti rispettabili padri di famiglia e dopo molti inviti d'uomini esperimentati nell'educare la giovent√π, ho creduto bene prendere la seguente deliberazione. Le vacanze in tutto l'anno saranno ridotte ad un solo mese; dai 15 di settembre ai 15 di ottobre. Questa determinazione fu presa per i seguenti motivi:

1° I collegi più stimati d'Italia e nei quali fioriscono maggiormente gli studii non concedono che un solo mese di vacanza agli alunni;

2° L'esperienza di più anni che i giovani, passando tre mesi lontani dalla scuola, perdono una gran parte del profitto fatto nel corso dell'anno scolastico;

3° Il guadagno di tempo in quelli che già maturi di età avessero or bisogno di percorrere più rapidamente il corso degli studi.

Spero che la S. V. vedrà di buon grado questa modificazione fatta unicamente in vista del profitto maggiore che ne potranno ricavare i giovani, ai quali portiamo tutta la nostra benevolenza nel Signore, a cui onore e gloria abbiamo dedicato e dedichiamo le nostre povere fatiche.

Durante i mesi più caldi si procurerà che si prolunghi la ricreazione e si facciano più frequenti le passeggiate per mantenere ai giovanetti quella sanità necessaria del corpo perchè possano attendere con tutto l'impegno possibile ai loro studii. E questo anche per conforto dei parenti.

 

Um.mo Servitore

Il Direttore.

 

 

Delle vacanze pasquali abolite e di altre novità, nonchè di un triduo predicato da Don Bosco ai suoi giovani in preparazione all'adempimento del precetto pasquale, Don Francesia ragguagliava il Cavaliere Oreglia.

 

8 aprile 1868.

 

Carissimo sig. Cavaliere,

 

Ho scritto al sig. Conte Vimercati per la nuova visita avuta dal Santo Padre .....

Abbiamo stampato e legato alquanto elegantemente un indirizzo per il Card. Gonella. Il lavoro è veramente ben fatto e, dopo essere esposto qui a Torino nella chiesa di S. Filippo, partirà per Roma lunedì p. v. Esso sarà presentato a quanto dicesi dal Teol. Margotti e dal Baron Bianco e da qualchedun altro Torinese di costà, Sappia che la spesa è tutta della Casa nostra. Don Bosco volle far vedere la sua riconoscenza per casa Gonella e non risparmiò spesa nessuna. La sola roba vedrà che passa le lire cinquanta e la fattura di qualche giorno. Della stampa non dico nulla, chè io credo passerà ancora la legatura.

A Don Bosco ed a me tornò amarissima la notizia della ricaduta della povera Contessa Calderari. Egli parlò di certe promesse non adempiute e a queste attribuì la causa della malattia. E come ora farglielo sapere? La Contessa non manca di buona volontà: ma se se ne fosse dimenticata?

Fu qui già due volte il Marchese Villarios con una lunga sequela di Dame di casa Riccardi. Visitò la casa, la chiesa, con tutta diligenza e meraviglia. La prima volta trovò Don Bosco, la seconda me solo che però m'impegnai di fargli tutti gli onori dovuti. Lo dica alla Marchesa sorella, che temeva non venisse. Questo la persuaderà che i suoi affanni furono dal Signore rivolti in contento. Stette qui quel giorno un'ora e mezzo, osservando ogni cosa colla massima curiosità. Promise che domenica di Pasqua sarebbe tornato a vedere il nostro teatro. Ad ogni modo è venuto a vedere l'Oratorio; ciò che tanto premeva alla Marchesa; che venga più o non venga poco monta.

Ho scritto pochi giorni sono alla Presidente Suor Galeffi ringraziandola della carità che opera continuamente verso l'Oratorio.

Alle vacanze di Pasqua i giovani non andarono a casa; le passarono con noi. Ieri, 7, gli artigiani fecero Pasqua e con frutto. Il frutto però si deve ripetere, dopo la grazia di Dio, alle devote e commoventissime prediche di Don Bosco. Lunedì a sera doveva farla sul giudizio particolare e dopo aver potentemente scosso gli animi con vive pitture di quel fatale istante, egli stesso fu così commosso che dovette interrompere la predica. Quel momento fu solenne. Piangeva Don Bosco e tutti piangevano i giovani, cosicchè quella sera, vigilia della Pasqua, fu veramente serata di lavanda generale. I più grossi pezzi artigiani vollero Don Bosco per confessore, che dopo predica dovette confessare fino alle 11 e alla mattina dalle sei fino alle nove, sempre soli artigiani. Oh cotesto fervore potesse continuare!

Non possiamo ancora avere le litografie dei quadro, per cui dobbiamo sospendere il libro delle preghiere che finalmente fu battezzato col nome di Cattolico Provveduto.

Sac. FRANCESIA.

 

Lo stesso aveva mandato congratulazioni al Conte Vimercati per una visita fattagli dal S. Padre nel suo palazzo presso S. Pietro in Vincoli, e il nobile signore gli rispondeva:

 

Roma, 11 aprile 1868.

 

Molto Reverendo e mio carissimo in G. C.,

 

Replico due versi alla preziosa sua che ho gradito tanto. Certo che la visita del Santo Padre fu per me di una somma consolazione. Dio sia benedetto e ringraziato! Pare che presto mi voglia chiamare in Vaticano. Qui da me si fermò più di tre quarti d'ora. Ammise al bacio del piede tutta la famiglia religiosa e la mia gente di casa. Del resto la mia salute non vantaggia punto; anzi continuando a soffrire dei disturbi nervosi resto sempre più abbattuto di forze fisiche ed anche di spirito. Dio sia benedetto! Veggo chiaro che la morte non può che essere vicina. Sia fatta la santissima volontà di Dio! Dunque la di lei carità e quella dell'ossequiatissimo Don Bosco e delli giovinetti tutti, sempre meglio s'infiammi a prò della povera ima mia. Spero assai nelle preghiere di Don Bosco.

Mi scriva e mi conforti chè ne ho gran bisogno.

Tutto suo in G. C.

Dev.mo aff.mo Servitore vero

GIO. VIMERCATI.

 

PS. - Tutta la mia gente di casa le bacia la mano e le si raccomanda.

 

 

Anche Don Bosco continuava la sua corrispondenza con Roma. Urgevano gli ultimi preparativi per la gran festa, ed era desiderata la presenza del Cavaliere nell'Oratorio; e il Venerabile tornava a ricordarglielo assai delicatamente, in mezzo a nuove commissioni da fare in Roma ed altre per Firenze.

 

 

Carissimo sig. Cavaliere,

 

I suoi augurii tornarono a tutti gratissimi e li ricambiamo con tutto l'affettò del cuore. In questi giorni non abbiamo mancato di fare anche una preghiera speciale per lei, affinchè Dio le conservi la sanità ed una ferrea volontà di farsi santo.

Cominciamo dalle indulgenze. Se è possibile che siano segnate dal Santo Padre si faccia quanto si può, perchè egli le conceda in perpetuo, mentre gli uffizi per ordinario le concedono ad tempus. Quelle indulgenze sono tutte del grado che suole firmare il Santo Padre. Ora si avrebbe un motivo, chè gli uffizi sono chiusi.

Da più giorni celebro la santa Messa per la Duchessa di Sora e per la signora Contessa Calderari: spero che Dio ascolterà le nostre preghiere e finora Maria Ausiliatrice non ci mandò mai via colle mani vuote. Le saluti ambedue e le esorti ad avere fede.

Legga le due lettere ivi unite, di poi le sigilli e le faccia pervenire a destinazione.

Venendo da Roma veda se può stare almeno un paio di giorni a Firenze per passare dall'Arcivescovo, dalla Digny, dalla Marchesa Nerli, dalla Uguccioni, dal P. Bianchi, ecc., che lo attendono. Io vado di qui disponendo le cose: forse le faranno qualche oblazione. Per sua norma la Digny ha già raccolti ed inviati oltre due mila franchi per una cappella a S. Anna. La Marchesa Nerli Michelangnolo, e ne vuole il segreto, mandò fr. sei mila per un altare. Gli Uguccioni hanno più volte inviato somme di fr. 100. Ciò per sua norma. La Marchesa Gerini da molto tempo dà più niente: dice che non può: ha già fatto.

Ho molti affari che vogliono la sua presenza: spero che Dio la rimanderà in buona salute e potremo lavorare.

Il caro del pane ci mette nella desolazione. Fra Lanzo, Mirabello, Torino, ogni mese montano a fr. 12.000 di solo pane.

Abbiamo spese enormi per la chiesa; ma qui la Madonna continua a concedere colla massima abbondanza grazie agli oblatori e così possiamo continuare.

Mons. Vitelleschi ha fatta qualche risposta? Farà umili saluti alla Marchesa Villarios e a tutta la famiglia Vitelleschi: dica loro che al giorno di Pasqua i nostri giovanetti faranno la loro comunione con preghiere particolari, per ottenere a questi nostri insigni benefattori sanità e perseveranza nel bene.

Preghi anche per la povera anima mia e mi creda nel Signore

 

Torino, 10 aprile 1868,

 

Aff.mo amico

Sac. Gio. Bosco

 

 

Di quei giorni Don Rua consegnava alla cronaca vari fatti, che mostravano come la Madonna cooperasse al compimento della sua chiesa.

“ Intorno alle feste di Pasqua trovavasi il cav. Bertagna, da Castelnuovo d'Asti, ridotto agli estremi. Già da buon pezzo andava declinando, da parecchie settimane giaceva immobile in letto ed era dichiarato spedito dai medici che ne avevano cura. Inutili vedendo i mezzi umani si volse ai soprannaturali. Mandò elemosina di alcune messe da celebrarsi ad onore di Maria Ausiliatrice e si raccomandò alle preghiere di Don Bosco e de' suoi figli, promettendo qualche offerta se otteneva guarigione. Cominciò tosto a migliorare così sensibilmente che tutti ne rimasero maravigliati. Riconoscente mandò stoffe preziosissime per farne ornamento alla nuova chiesa. Ora continua a star meglio di giorno in giorno; e vedremo se abbiasi a temere dei pronostici dei medici, i quali non potendosi persuadere che ancora potesse guarire, dicono che tale miglioramento è solo una piccola rappezzatura, ma che se non è una settimana sarà l'altra, se non è un mese sarà l'altro, ma che deve in breve soccombere.

” Circa lo stesso tempo vidi comparire nell'Oratorio una grossa scatola contenente parecchi bellissimi fiori per la chiesa; m'informai della provenienza e seppi che erano regalati da una persona la quale da parecchi anni aveva una lite, né mai poteva venire ad un risultato, malgrado le gravi spese a cui doveva soccombere. Raccomandatasi a Maria Ausiliatrice e alle preghiere di Don Bosco, tenne in pochi giorni il desiderato intento e fece la sua offerta, per la favorevole conclusione della lite.

” 30 aprile. - Io ricevetti lettera da persona di nobilissima dignità e famiglia con cui mi prega a raccomandare a Don Bosco di fare qualche speciale orazione a fine di ottenere la guarigione di una sua bambina inferma, intorno a cui i medici non sanno che farsi. La persona che scrive è tanto fiduciosa nelle preghiere di Don Bosco, da dire espressamente che essa ritiene per certo e per esperienza che qualunque cosa Don Bosco domandi alla Vergine Maria, la ottiene senz'altro ”.

 

 

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