Lotteria 1862 - Note e Documenti.Si lavora per la lotteria - Scherzevole commento di D. Bosco ad una parola di un chierico in sua lode - Rimprovero a chi rammentava un suo fatto prodigioso - Umiltà abituale - Estimo degli oggetti raccolti per la lotteria - D. Bosco domanda al Prefetto di Torino che autorizzi la lotteria: decreto d'approvazione - Inaugurazione della lotteria - D. Bosco ottiene Per quest'anno dal Ministero un biglietto gratuito Per viaggiar in ferrovia - D. Bosco a Vercelli - Discorsi di D. Bosco sul treno ritornando a Torino e rispetto che gli dimostrano i viaggiatori - Apparecchi ultimi Per la lotteria: promotori e promotrici - Il Ministro delle finanze sospende la lotteria - Circolare di D. Bosco ai benefattori per annunziare l'ordine del Ministro - Morte di Mons. Fransoni.
del 01 dicembre 2006
Nell'oratorio, scrive D. Bonetti, ferveva l'opera nel ricevere doni e disporli in ordine nelle sale del secondo piano, a levante della scala centrale (ove ora è l'infermeria). D. Bosco era tutto in pensieri, e il giorno 3 marzo in sul mattino, trovandosi con alcuni chierici e laici, domandò sorridendo ad uno: - Fra tutte quelle cose che hai vedute durante la tua vita, quale è quella che più ti abbia piaciuto?
” Quegli rispose: - È il signor D. Bosco. - Allora D. Bosco prese a raccontare il fatto seguente­.
” Nell'ultima lotteria che abbiamo aperta venne a visitare gli oggetti un contadino con sua moglie ed alcuni suoi figli. Io lo conduceva per quelle grandi sale dell'esposizione. Mentre altri visitatori talora si fermavano a guardare qualche oggetto ammirandone la bellezza e la preziosità, quel buon paesano non dava mai segno di ammirazione; niente lo colpiva. Io diceva tra me: - Possibile che fra tanti oggetti alcuno non ve ne sia che possa piacergli? - Andammo ancora un poco, finchè venimmo ad un posto, ove trovavasi fra i doni un bello e grosso salame: - Ah! questi sì che è proprio bello, esclamò allora il paesano, restando attonito per la meraviglia.
” Noi ci mettemmo tutti a ridere a tale racconto: ed alcuni dissero sotto voce: - Vuole forse paragonar se stesso ad un salame? ”.
Queste parole sonavano come uno scherzo, ma rispecchiavano fedelmente l'umile concetto che D. Bosco aveva di sè e che nessun elogio potea solleticare il suo cuore.
Infatti “ uno di questi giorni D. Rua, sedendo a pranzo, narrava a coloro che gli erano vicini, come i Romani, quando egli trovavasi in quella città con D. Bosco, gli raccontassero il miracolo fatto a Torino dallo stesso D. Bosco, alcuni anni prima, mostrandosi così benissimo informati di ciò che era accaduto. D. Bosco, sebbene sedesse un poco discosto, nondimeno, prestava attenzione a tutto questo racconto e noi osservavamo come venisse molto rosso in volto. A un tratto voltosi al narratore lo interrompe e gli dice con voce sostenuta: - Taci: non ho mai detto che fossi io, e nessuno deve saperlo! ”
D. Bongiovanni Domenico osservò: “ D. Bosco era proprio indifferente alle lodi ed ai biasimi. Parlando a noi suoi antichi allievi nell'occasione della sua festa annuale, mentre tutti noi riconoscevamo le grandi opere da lui fatte, egli in bei modi attribuiva a noi il bene operato ed in specie a' suoi coadiutori. Io stesso nell'occasione della prima messa di mio fratello Giuseppe, il 21 Dicembre 1862, elogiando D. Bosco, attorniato dai giovani dell'Oratorio e dicendogli: - E il Papa parlando di te ha già usato la parola santo, non vidi in lui alcun mutamento di viso, nè segno di compiacenza. Gli osservatori bene attenti mai sorpresero in lui, in somiglianti circostanze, il menomo indizio di amor proprio lusingato ”.
I premii intanto raccolti ormai erano 383 e il pi√π cospicuo era un quadro dipinto ad olio, che rappresentava la tentazione di S. Antonio, valutato lire 6000, opera del cav. Federico Peschiera, professore dell'Accademia Ligustica di Genova. Gli estimatori ufficiali fecero l'elenco di tutti gli oggetti in quaderni di carte bollate da 50 centesimi caduna e quindi consegnarono la loro dichiarazione.
Lo stesso giorno, 14 marzo, D. Bosco mandava la domanda al Prefetto della Provincia per l'autorizzazione della lotteria e vi univa il modulo dei biglietti, i nomi dei membri della Commissione, il Programma, il piano di regolamento, l'elenco degli oggetti e l'estimo di Volpato e di Buzzetti.
Una settimana dopo dalla Prefettura si comunicava a D. Bosco il chiesto decreto.
 
IL PREFETTO DELLA PROVINCIA DI TORINO.
N. 35. Div. 5. N. 3229. P. G.
 
Visto il ricorso presentato dal Sig. Sacerdote Bosco Giovanni con cui chiede l'autorizzazione di aprire una lotteria di oggetti stati donati dalla generosità cittadina, destinandone il prodotto a favore degli Oratorii di S. Francesco di Sales in Valdocco, di S. Luigi a Portanuova e dell'Angelo Custode in Vanchiglia;
Visto l'annesso programma e piano della Lotteria;
Visto l'elenco degli oggetti donati in numero di Trecento ottanta tre, il cui valore ascenderebbe a L. Trentaquattro mila novecento trenta nove, centesimi sessanta, giusta la perizia dei signori Professore Giovanni Volpato e Buzzetti Giuseppe in data 14 corrente mese;
Visto il Regolamento approvato con R.° Decreto in data 4 marzo 1855, N.° 6o6;
 
DECRETA
 
Articolo 1° È autorizzata l'apertura della lotteria suddetta in conformità del proposto piano e coll'emissione di Sessanta nove mila ottocento ottanta biglietti al prezzo di centesimi cinquanta caduno; i quali dovranno prima di essere distaccati e distribuiti, essere numerati e debitamente sottoposti al marchio esistente presso l'ufficio del R.° Lotto nel ministero di Finanze e firmati da un membro della Commissione della Lotteria.
Articolo 2°. Il prodotto dei biglietti sarà di mano in mano versato nella cassa della Commissione per essere poi destinato all'uso indicato nel memoriale programma e piano relativo.
Articolo 3°. Nell'annunzio al Pubblico della presente Lotteria si dovrà far conoscere il tenore del presente decreto.
Articolo 4° Il giorno per l'estrazione di detta lotteria è fissato pel giorno 1° di Luglio e nella casa annessa all'Oratorio di S. Francesco di Sales in Valdocco, alla presenza dei membri della Commissione e del Sindaco della città di Torino, il quale è incaricato di vegliare all'esatta osservanza delle avanti tenorizzate condizioni, e di quelle che in avvenire credesse questo Ufficio opportune di prescrivere, la cui innosservanza renderà nulla e di niun effetto la lotteria.
Articolo 5°. Non si potrà aumentare il numero dei biglietti, nè differire l'estrazione della lotteria senza la previa superiore approvazione.
Torino, 21 Marzo 1862.
 
Per il Prefetto
RADICATI.
 
Intanto la sala coi doni, che andavano ogni giorno crescendo, era all'ordine. Perciò la domenica 23 marzo celebrandosi nell'Oratorio la cara festa di S. Giuseppe, così D. Bonetti, si fece l'inaugurazione della lotteria. Il Consigliere Municipale Galvagno venne a rappresentare il Sindaco. Moltissimi signori erano stati invitati, ma nessuno o quasi nessuno comparve nell'Oratorio, poichè in quel giorno cadeva in gran copia la neve. Ebbe luogo un po' di accademia, si cantò il melodramma di D. Cagliero: Il Poeta ed il filosofo e si declamarono alcuni componimenti d'occasione. Tuttavia non potè darsi una giornata più uggiosa di quella ”.
D. Bosco aveva deciso di recarsi dopo questa inaugurazione in varie città del Piemonte, per promuovere più efficacemente di persona gli interessi della lotteria. Ma siccome questi viaggi avrebbero richiesta una forte spesa, egli tempo prima presentava domanda al Ricasoli, Ministro dell'Interno, per ottenere la rinnovazione del biglietto circolare gratuito in seconda classe, statogli concesso solamente per l'anno 1861. Egli aveva sperato che, il suo ricorso sarebbe stato accolto favorevolmente, tanto più che aveva dato ricovero a qualche giovane a lui raccomandato dallo stesso Ministro. Alla sua lettera era stata fatta la seguente risposta:
 
 MINISTERO DELL'INTERNO                                                                                Torino, addì 20 Febbraio 1862.
Div. 2° Sez. I°. N. 4633 - 1298
 
Il sottoscritto, mentre porge le dovute grazie per le favorevoli intenzioni espresse rispetto al ricovero dell'orfanello Giovanni Fissore, Le partecipa di aver in oggi disposto che lo stesso orfanello si presenti presso cotesto stabilimento per le opportune verificazioni, di cui il pregiato di Lei foglio 8 corrente mese.
Siccome poi nell'ultima parte della sua lettera Ella si raccomanda per ottenere un viglietto di favore della ferrovia, il Sottoscritto, nello scopo di secondare, per quanto gli è possibile, l'esternato desiderio, La prega a voler segnalare la ferrovia, cui allude e citare la data ed il numero della superiore disposizione, in virtù della quale nello scorso anno conseguiva simile favore.
Il Direttore Generale
SALINO.
 
D. Bosco aveva scritte le chieste spiegazioni a questo Ministero, il quale trasmessele a quello dei Lavori Pubblici, finiva col dichiarare a Don Bosco non potersi aderire alla sua domanda.
D. Bosco allora pensò, di ottenere per altra via simile favore, tanto più che come Presidente dei Ministri, a Ricasoli, che aveva date le sue dimissioni il 3 marzo, era successo Urbano Rattazzi, anche titolare del Ministero dell'Interno. Infatti ottenne quel che desiderava dal Comm. Bona Bartolomeo, senatore del Regno e Direttore generale delle strade ferrate.
Uno dei primi suoi viaggi fu a Vercelli per trattenersi di affari coll'Arcivescovo, col Canonico Arciprete della Metropolitana Pietro Degaudenzi, e col Parroco di S. Maria Maggiore D. Giovanni Momo. Nel ritorno ebbe, come sempre, un incontro da notarsi, e a noi venne raccontato da quello stesso che gli fu compagno di viaggio, il parroco di Rossignano Monsignor Bonelli.
“ Salii a Vercelli diretto a Casale col mio predicatore della quaresima, che era Genovese. 1 posti erano quasi tutti occupati dai viaggiatori, quando entrò un altro prete, giovane all'apparenza. Il controllore venne a verificare i biglietti ed io notai come il giovane prete gli presentasse un foglio bianco che indicava essere un biglietto di favore. Ciò mi mise in sospetto e mentre fissavo quel prete, quegli senz'altro mi interrogò: - Scusi, chi è lei?
” - Perdoni, risposi, prima che io le dica chi sono, favorisca lei di dirmi il suo nome.
” - Io sono un povero prete che poco le importerà conoscere.
” - Forse di Torino.
” - Non sono di Torino, ma di un paese non molto distante, di Castelnuovo d'Asti.
” - Oh! io ne conosco alcuni di Castelnuovo. Fra gli altri D. Bertagna è stato mio compagno di scuola. E lei conoscerà forse D. Bosco!
” - Sì, lo conosco abbastanza.
” - Sento che sta per aprire un collegio a Mirabello.
” - Sono informato della cosa.
   ” - E crede lei che riuscirà bene in questo impegno?
” - Oh là! Vedremo che cosa saprà fare! È un'impresa, a dir il vero, un po' ardita questa nella quale si mette quel buon uomo. Le cose andranno come potranno.
” - Io invece, replicai, credo che tutto andrà bene, perchè D. Bosco riuscì sempre in qualunque impresa.
” - Io ne dubito    là     vedremo che cosa saprà fare.” - Però a Torino so che le scuole procedono a maraviglia e che ha valenti professori. È certo che li manderà anche a Mirabello. Lei, che mi sembra bene informato delle cose di Don Bosco, saprà dirmi se tutti questi professori sono, patentati.
” - Alcuni hanno titoli equipollenti, ma tutti di grande ingegno, scienza e studio. Ha perfino un giovane sui diciotto anni che fa scuola di prima rettorica.
Il Predicatore, che fino a questo punto era stato ad ascoltare in silenzio, allora esclamò con alquanta ironia: - Oh questo poi! Un professore di diciotto anni e di rettorica! Senta, signore, prima di piantar carote bisogna almeno misurarle. È  troppo grossa questa.
” - Veda, replicò quel prete, vada a Torino, chiami questo giovane, gli dia pure l'esame di latino, di greco, di storia, di letteratura e vedrà se non dico il vero. (Questo insegnante era il Ch. Francesco Cerruti).
” - Che un giovane a diciotto anni possa essere uno scolaro di rettorica mediocre ne sono persuaso. E poi, se vogliamo concederò che al massimo sia ottimo; ma professore? le torno a ripetere che prima di piantar carote bisogna misurarle.
Siccome l'accento del predicatore si era fatto sempre più ironico e tutti i viaggiatori stavano ad ascoltare quel dialogo, gli troncai le parole in bocca e senz'altro  lei, dissi al prete, quanti anni ha?
” - Quarantasette.
” - Dunque lei è D. Bosco.
” - Sissignore, io sono D. Bosco. - Questi aveva appena pronunciato il suo nome, che tutti gli altri viaggiatori si tolsero il cappello salutandolo. Il predicatore, restò per un istante interdetto e poi: - Scusi se fui alquanto ardito nelle mie espressioni. Io non sapevo con chi avessi l'onore di parlare: ma ora che so lei essere D. Bosco stesso, protesto di credere pienamente a ciò che ha detto.
” Io poi predicando ai chierici raccontava questo aneddoto per concludere: - Se i preti non sono rispettati talora è colpa loro. I veri preti hanno sempre molti che li stimano, per non dire tutti. Infatti al nome di D. Bosco, anche coloro che non lo conoscevano, lo salutarono ”.
D. Bosco rientrava nell'Oratorio ma non ancora erano aperte le sale della lotteria per l'esposizione dei premii. L'opera però era continua. D. Bosco Aveva stabiliti centri per ricevere premii e distribuire biglietti in molte città e paesi dell'Italia settentrionale e centrale, sicchè i Promotori erano 327 e le Promotrici 208, tra cui un gran numero di persone della prima nobiltà. Quand'ecco la Prefettura comunicare a D. Bosco una disposizione del Ministro delle Finanze che pel momento non permettevagli di aprire la lotteria.
 
 
PREFETTURA DELLA PROVINCIA DI TORINO.
N. 3745 - 597
 
Torino, addì 4 Aprile 1862.
 
Il Ministro delle Finanze, cui venne rassegnata l'istanza del Sacerdote Bosco, tendente ad ottenere l'autorizzazione della lotteria al margine indicata, con sua nota in data 1° corrente mese, ha partecipato a quest'Ufficio che giusta il disposto dell'articolo 3° del Regolamento, sancito con Regio decreto 4 Marzo 1855, e fin tanto che non si troverà compiuta la Lotteria di beneficenza, attualmente in corso ed autorizzata a favore dei feriti nella guerra Italiana, la di cui estrazione dovrà aver luogo il 18 p. v. Giugno, non potrebbe annuire alla domanda del predetto Signor Sacerdote onde aprire quella da esso divisata, non essendo massima di accordare autorizzazioni preventive.
Nel portare quanto sopra a cognizione del sunnominato Sacerdote Bosco, il Sottoscritto a nome del prelodato Ministero pregiasi soggiungergli, che il medesimo non ha veruna difficoltà d'autorizzare la lotteria, di cui si tratta, appena sarà trascorso il suindicato termine.
Si ritornano intanto tutte le carte relative.
P. il Prefetto
RADICATI.
 
Per Don Bosco era vantaggioso il temporeggiare e spediva una circolare stampata ai promotori.
 
Benemerito Signore,
 
Mi fo dovere di comunicare a V. S. benemerita che la pubblica esposizione della Lotteria, raccomandata alla carità di Lei, deve alquanto differirsi per la coincidenza di un'altra lotteria di simil genere, iniziata in questa città. Spero per altro che tra breve se ne potrà fissare il giorno ed allora mi farò premura di rendermela consapevole.
Intanto per guadagnare tempo nelle varie incombenze che rimangono a compiersi, la prego rispettosamente a voler far pervenire al luogo destinato per l'esposizione quegli oggetti che V. S. od altre caritatevoli persone volessero donare per questo bisogno.
Siccome poi un ragguardevole numero di oggetti descritti e stimati furono presentati ed approvati dalla Prefettura generale di questa città.
così comincio, ad inviarle biglietti N.° …….a fine di recare qualche soccorso a questi Oratorii, che versano in vere strettezze. Non poten­dosi ancora fare la pubblica esposizione, noi possiamo soltanto dare smercio ai biglietti privatamente.
A norma di ogni occorrenza Le noto che dovendo fare spese per questa Lotteria Ella può prelevarle sopra il provento che speriamo di ricavare dai biglietti della medesima.
Voglia gradire che Le auguri ogni bene dal cielo, mentre con pienezza di stima ho l'onore di professarmi
Di V. S. Benemerita
Torino, aprile 1862.
 
Obbl.mo Servitore
Sac. BOSCO GIOVANNI.
 
Il 26 marzo 1862 moriva santamente in Lione l'Arcivescovo di Torino Monsignor Luigi de' Marchesi Fransoni, benedicendo i suoi amici e i suoi nemici. Egli potè ripetere con San Gregorio VII: Dilexi iustitiam et odivi iniquitatem; propterea morior in exilio.
Il Capitolo della Metropolitana Torinese eleggeva a Vicario capitolare il Canonico Zappata.
Nell'Oratorio si pregò molto per l'anima dell'invitto e glorioso Prelato. Benchè spoglio delle rendite della mensa, aveva assottigliato di molto le parchissime spese, ch'egli usava fare pel suo sostentamento, impiegando i risparmi a sollievo dei poveri ed anche degli, Oratori di D. Bosco. Questi non dimenticarono l'amato Pastore.
La sua memoria è e sarà sempre venerata e in benedizione nella Pia Società di S. Francesco di Sales, e il suo nome si ripeterà con plauso in ogni parte della terra ovunque sarà ricordato D. Bosco. Se questi riuscì nel fondare le sue opere è al santo Arcivescovo che va attribuito il merito specialissimo: Egli ne fu il consigliere, il difensore, il benefattore, il padre.
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