D. Bosco modello di amor figliale - L'onomastico della madre - Umiltà di mamma Margherita e sua semplicità - Accoglienza alle persone distinte - Riconoscenza ai benefattori - Spirito di povertà e di giustizia.
del 24 novembre 2006
Onora tuo padre e tua madre, ha detto il Signore: e D. Bosco era un modello ai giovanetti nell'osservanza di questo comandamento, e fu sempre tenerissimo nell'amare i suoi genitori. Parlava sovente e con affetto di suo padre, che si può dire non avesse neppur conosciuto, e pregava ogni giorno pel riposo dell'anima sua. Aveva per sua madre tutte le attenzioni degne di un figlio il più rispettoso e la consolava nella sua vecchiaia con una pietà commovente. Mentre da una parte non fu mai che anteponesse l'amore di lei a quello di Dio, d'altra parte l'assisteva e l'aiutava in tutto quello che dipendeva da lui. L'obbediva, si sottometteva docilmente a' suoi consigli e nulla intraprendeva d'importante senza fargliene parola. Egli era felice pel suo desiderio soddisfatto di vederla cooperare al bene degli alunni, ed essere come madre di tutti. Ne parlava con venerazione, e le professava riconoscenza vivissima per le fatiche e le sollecitudini che aveva durato nell'allevarlo. L'encomiava specialmente perchè per tempissimo gli aveva insegnato ad amare e servire Iddio, insinuandogli grande orrore al peccato. Eziandio nella più tarda età ricordava sua madre con tenerezza, con figliale rispetto e non senza una viva commozione di cuore. Benchè nella sua profonda umiltà egli narrasse con molto piacere de' suoi bassi natali e mamma Margherita comparisse ognora come una semplice contadina, pure egli in faccia a qualsiasi condizione di persone l'onorava grandemente.
Voleva che anche i giovani l'obbedissero e la rispettassero, e se qualche volta taluno per leggerezza d'età o per capriccio le si dimostrava meno riverente, ei parlando nei sermoncini della sera inculcava l'obbedienza, dicendo: - Io stesso, che sono il Direttore della casa, obbedisco alla madre e la rispetto: fate voi altrettanto! - E in pari tempo faceva conoscere ai giovani le fatiche che ella sopportava per essi, ed enumerava i grandi servigi che loro rendeva. Di qui traeva anche argomenti per ricordare le madri che avevano lasciate alle loro case, ripetendo le parole di Tobia: - Onora la madre tua in ogni tempo della tua vita, perchè tu devi ricordarti come e quanto ella abbia sofferto per te.
D. Bosco non si lasciava sfuggir occasione per renderle onore. L'affabile ingenuità di sua madre compariva costante anche nei momenti più solenni.
Il suo onomastico cadeva nel mese di novembre, e i giovani lo festeggiavano affettuosamente; alla sera della vigilia D. Bosco conducevali egli stesso a recarle un mazzolino di fiori. La buona madre accoglievali sorridendo, ed ascoltava tranquilla, e senza far motto, le prose e le poesie che andavano leggendo. Finita quella lettura, rispondeva; ma erano poche parole: - Là! Vi ringrazio, benchè io faccia nulla per voi. Chi fa tutto, è D. Bosco. Tuttavia vi ringrazio dei vostri augurii e complimenti, e domani, se D. Bosco lo permette, vi darò una pietanza di più.
Allora il grido di Viva Mamma risuonava fragoroso e scioglievasi l'adunanza.
Dalle parole di Margherita si vede come ella non avesse altra mira che esaltare il suo D. Giovanni al cospetto dei giovani e farlo tenere come l'unica autorità.
Questa sua umiltà rendevala cara a tutti, ed era quindi venerata da quanti la conoscevano ed eziandio da coloro che si erano intrattenuti per poco con lei nell'Oratorio. Fin dal principio che venne in Torino, appena fu conosciuta dai cittadini dei vicini quartieri, non fu chiamata con altro nome che con quello di mamma. Essa trattava colla medesima dolcezza e carità il Duca, il Marchese, il ricco banchiere, il ciabattino e lo spazzacamino.
Molti nobili signori e signore e gli stessi Vescovi, benefattori insigni della casa, venendo a far visita a Don Bosco non mancavano mai di affacciarsi alla porta di Margherita e di salutarla sia nell'andare come nel venire. La sua schietta virtù, la sua semplicità di modi e il suo squisito buon senso, era l'oggetto della loro più viva compiacenza. Se talora non trovavano D. Bosco in casa, ovvero se in quel momento dava udienza a qualcuno, senz'altro si risolvevano di aspettare intrattenendosi con Mamma Margherita. In quei tempi non vi era anticamera, e quei signori non volendo introdursi per non recar disturbo, trovavano essere cosa poco confacevole stare sul poggiuolo all'aria aperta, al sole od alla pioggia.
Battevano quindi alla porta di Margherita: - Mamma, si può? - La buona donna era seduta in mezzo a poche sedie, sulle quali stavano ammonticchiati i poveri e laceri vestiti dei giovani, da rattoppare: - Vengano, entrino, signori miei, rispondeva tutta giuliva; che Iddio li benedica: - e sgombrando le sedie, le presentava ad essi invitandoli a sedere. Erano le persone più ricche di censo, più elette d'ingegno, più fornite di scienza, più chiare per fama che avesse Torino; ma essa non confondevasi, nulla rimetteva della sua abituale disinvoltura; anzi talora diceva con tutta ingenuità: -Se permettono finisco tre Ave Maria, che ho cominciate, e poi sarò tutta nell'ascoltarli.
- Fate pure! rispondevano quei signori sorridendo, poichè erano entrati a posta per godere della sua semplicità; e Margherita finiva con tutta pace la sua preghiera. Quindi incominciava la conversazione; ma se questa talora languiva, essa sottovoce incominciava altre orazioni.
Que' signori spesse volte s'intrattenevano con lei delle mezz'ore e ore intiere interrogandola e facendola parlare. Si dilettavano infinitamente delle sue risposte, dei suoi pensieri e dei proverbi che le fiorivano sempre a proposito sulle labbra. Talora per quella famigliarità che avevano con lei le proponevano perfino questioni di morale, di storia, di politica. Margherita conservava sempre una perfetta e serena tranquillità. Giammai rimaneva confusa, o impaziente, o vergognosa, o impacciata. Le sue risposte non sapevano di sciocchezza, di presunzione o di leggerezza. Il buon senso ed il Catechismo sovente venivano in suo aiuto; un frizzo o un proverbio sulla propria ignoranza, il racconto di un fatto o visto, ovvero udito a narrare, o eziandio accaduto a lei stessa, le davano argomento per eludere le interrogazioni che non intendeva. I suoi nobili visitatori ridevano di cuore, perchè a bello studio la mettevano su quei discorsi, desiderosi di ammirare il modo col quale si cavava d'impaccio una povera contadina che appena allora, si può dire, era uscita per la prima volta dai confini del suo campicello. Margherita pure rideva di cuore angioli della Provvidenza. Se le giungevano dal paese frutta primaticcie o rare, o Giuseppe le avesse recato qualche lepre o qualche volatile prezioso, era in festa e mandava subito il suo dono a quelle famiglie per le quali professava tanta affezione.
Ma sovratutto manteneva quella promessa che sovente faceva ai benefattori: - Pregherò per loro Iddio che faccia le nostre parti, e loro conceda tutte le prosperità che si meritano.
Queste cospicue attinenze nulla mutarono nelle sue idee e nelle sue costumanze. Ispirata dall'amore alla vita di privazioni sofferta da N. S. Ges√π Cristo, ripeteva pi√π volte: Son nata povera e voglio vivere e morir povera.
Soleva di quando in quando, per restituire le visite, recarsi nei palazzi dei benefattori, ove era accolta a festa. Con tutto ciò non volle mai dismettere il suo abito da contadina, nè  permettere che si usassero per lei stoffe o lini di un qualche valore. - Lo sanno quei signori che sono povera, esclamava, e quindi mi perdoneranno la rozzezza del mio vestito. - Tuttavia quei panni erano sempre così lindi che rallegravano chiunque si intratteneva con lei.
Coll'andar del tempo però e dopo varii anni che portava lo stesso vestito, questo benchè senza macchie, pure era, venuto scolorito e rappezzato.
Un giorno D. Bosco le diceva: - Mamma, per carità provvedetevi di un'altra veste. Sono già tanti anni che avete quella indosso!
- Oh bella! E non ti pare che vada ancora bene questa veste?
- Bene? Io vi dico che non è più decente. Vengono da voi il Conte Giriodi e la Marchesa Fassati, e certo non è conveniente che li riceviate con quell'abito. Nessuno di quelli che scopano per la strada è vestito peggio di voi.
Ma come vuoi che faccia a comprarmi una veste mentre non abbiamo niente?
- È vero che non abbiamo niente; ma piuttosto che vedervi così lacera, lasceremo di comprare il vino, lasceremo la pietanza, e voi provvedetevi.
- Quando la cosa sia così, vada pure questa spesa.
- E quanto costerà un vestito?
- Venti lire
- Eccole!
Margherita, prese le venti lire, se ne andò pe' suoi lavori. Passa una settimana, ne passano due, passa un mese e Margherita aveva sempre la stessa veste indosso. D. Bosco finalmente la interrogava: - Mamma! E il vestito nuovo?
- Già! Hai ragione! Ma come si fa a comprarlo se non ho un soldo?
- E le venti lire?
- Oh! a quest'ora sono spese! Con quelle ho comperato sale, zucchero, cipolle e cose simili. Poi ho visto un povero giovane che era senza scarpe, e gliene ho dovuto comprare un paio. Mi rimase qualche residuo, ed ho provvisto di calzoni il tale, e di cravatta il tal altro.
- Sia pure: avete fatto bene; ma non posso pi√π soffrire di vedervi in quello stato: ce ne va del mio onore!
- Ciò mi rincresce: bisogna rimediarci; ma come fare?
- Ebbene; vi darò altre venti lire, ma questa volta esigo assolutamente che provvediate a voi stessa.
- Provvederò, se così ti piace.
- Ecco le venti lire; ma ricordatevi che desidero di vedervi finalmente vestita con pi√π decoro!
- Sta' tranquillo, sta' tranquillo!
Ma si era da capo: tutto veniva speso per i giovani. Una benefattrice le regalò una bella mantiglia di seta molto larga.
Margherita dopo averla esaminata con attenzione, disse alla sorella di D. Giacomelli: - A che cosa potrà servire questa ricchezza? Io, povera contadina, vestita di seta? Non voglio mica farmi burlare! - E prese le forbici, scucì tutta la mantiglia, e ne tagliò alcuni giubbetti per i fanciulli ricoverati.
Essendo già in casa alcuni chierici e preti, D. Bosco in loro riguardo aveva dovuto aggiungere una pietanza di più pel pranzo. Essa avrebbe potuto mangiare come i Superiori, chè ce ne sarebbe stato anche per lei. Eppure non si cibava che di polenta fredda, con un peperone, una cipolla, alcuni ravanelli conditi solamente col sale, ed era contentissima. - I poveri, esclamava sovente, non hanno sempre il cibo, che a me non manca, e quindi io mi posso chiamar signora.
Talora qualche personaggio distintissimo, come un Vescovo, un parroco, venendo all'Oratorio, si avvicinavano a lei, e, porgendole la scatola che era di valore, la invitavano a, prendere un pizzico di tabacco.
Margherita rifiutava sempre, ringraziando.
- Ma, per il continuo star seduta ed occupata, non vi pare che vi farebbe bene questo sollievo?
- Signore, ho da comperare calzette per i giovani!
- Ed io vi regalo questa scatola!
- È troppo buona la S. V., ma lei sa che le abitudini,costano e molto... e noi siam poveri.
Non ostante la grande povertà che regnava nella casa, essa era di una giustizia rigorosa nel dare a ciascuno ciò che spettavagli per diritto, e in ogni occasione il cuore di questa donna mostravasi pieno di delicata attenzione per tutti. Un giorno, colla giovanetta Giacomelli, andò a far provvista di aghi, filo, bottoni in una bottega in faccia alla chiesa del Corpus Domini, e, pagato tutto, tornava a casa co' suoi acquisti. Via facendo andava riandando i conti e trovò che vi era differenza di tre o quattro lire a danno del negoziante. Da quel momento non potè  più stare in pace e rientrata in casa, disse alla Giacomelli: - Ritorna subito alla bottega a riconoscere se realmente ci fu sbaglio; ma abbi l'avvertenza di chiamare a parte il garzone che ci ha venduta la roba, e di parlar in modo da non farti scorgere dal padrone.
La giovinetta fece la commissione con esattezza, e riferendo le parole di mamma Margherita, pose in mano al garzone quelle lire. Il garzone restò sorpreso, e le dimandò chi fosse colei che aveala così bene indettata:
- È la mamma di D. Bosco, rispose la Giacomelli.
- Ebbene, ditele che la ringrazio tanto, specialmente pel riguardo usatomi. Se vi foste indirizzata al padrone stesso, io sarei rovinato, perchè mi avrebbe senz'altro mandato via, ed io sarei rimasto senza pane. Ringraziatela dunque quella buona signora, e ditele che venga pure a provvedersi in questa bottega, che io la servirò meglio e a miglior prezzo di qualunque altra persona.
Tutte queste narrazioni ci furono ripetute dal Teol. Savio Ascanio, da Tomatis, da Buzzetti e sopratutto dallo stesso D. Bosco.
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