Capitolo 15

Letture Cattoliche - IL GIUBILEO E PRATICHE DIVOTE PER LA VISITA DELLE CHIESE - I giovani dell'Oratorio tutti preservati dal morbo asiatico - D. Bosco e l'unico caso di coléra - Pio IX proclama dogma l'immacolato concepimento di Maria SS. - Solennità e azioni di grazia nell'Oratorio - Amore corrisposto di D. Bosco alla Madonna.

Capitolo 15

da Memorie Biografiche

del 28 novembre 2006

Il sommo pontefice con Enciclica del I agosto 1854 aveva concesso e intimato il Giubileo universale invitando i popoli a penitenza ed a pregare il Signore, col patrocinio di Maria SS. Immacolata, perchè rimuovesse o almeno rendesse più miti i castighi che sovrastavano al mondo. Fra i motivi d'accordarlo, il Papa esponeva quello che i Vescovi di conserva con tutti i fedeli implorassero con suppliche e voti ferventi la bontà del Padre delle misericordie, affinchè si degni di illuminare la nostra anima colla luce del suo Santo Spirito, e Noi possiamo recare al più presto sulla Concezione della SS. Madre di Dio, l'immacolata Vergine Maria, una decisione che ridondi a maggior gloria di Dio e di questa stessa Vergine nostra Madre diletta.

Nell'Archidiocesi di Torino il giubileo aveva luogo dal 1 ottobre al 31 dicembre. D. Bosco adunque nel novembre, colla Tipografia De Agostini, dava alle stampe nelle Letture Cattoliche il suo libretto: Il Giubileo e pratiche divote per la visita delle Chiese. In esso D. Bosco pubblicava l'Enciclica papale, e nella prefazione, diceva:

Al lettore. - Lo scopo principale di questo libretto si è di far conoscere ai fedeli Cristiani la vera origine del Giubileo, e come esso sia passato dalla Sinagoga degli Ebrei alla Chiesa Cattolica.

  Mi sono fatto coscienzioso dovere di consultare i più antichi e i più accreditati scrittori, fermo di nulla trascrivere che presentasse alcun dubbio sulla verità. Si aggiungono alcune pratiche religiose, che possono servire alla visita delle tre chiese, secondo che viene prescritto dal Romano Pontefice nell'accordare il presente Giubileo.

  La qual cosa servirà pure a confutare l'accusa che i protestanti ed alcuni cattivi Cattolici fanno alla Cattolica Chiesa, quasi che il Giubileo e le sante indulgenze siano un'istituzione degli ultimi tempi.

  Leggi, o Cristiano, e leggi attentamente; chi sa che per me e per te non sia l'ultimo Giubileo? Fortunati noi, fortunati tutti i Cristiani se lo faranno bene. La Misericordia divina ci attende; i tesori celesti sono aperti, faccia Iddio che tutti ne sappiano approfittare.

 

Sac. Bosco Gio.

 

 

L'opuscolo poi del dicembre veniva opportuno, poichè in quei giorni sentivansi tali bestemmie contro la Madonna, sulle labbra e negli scritti dei settari, da far inorridire gli stessi demonii. Sulla fronte dell'opuscolo stava scritto: Riflessioni in proposito dell'attesa definizione dogmatica sull'Immacolato Concepimento della SS. Vergine, scritte dal

Prof. Fr. Costa Sacerdote Romano, coll'aggiunta di preghiere per una novena.

  Definiva la dottrina dell'Immacolato Concepimento di Maria, narrava la condotta della Chiesa riguardo a questa dottrina dai primi tempi fino ai giorni nostri, esponeva il fine che la Chiesa si proponeva nella anzidetta deliberazione dogmatica, e i doveri che in seguito alla prefata definizione dogmatica incomberanno ad ogni Cattolico.

  Questi stampati erano eziandio segni della riconoscenza dell'Oratorio a Maria SS., essendosi avverata la promessa fatta con tanta fiducia da D. Bosco ai giovani. L'esito era sorprendente anche per un scettico. In quel tempo gli alunni dell'Ospizio, compresovi D. Bosco e sua madre, formavano già una famiglia di quasi cento persone. Or bene posti in un sito, dove il coléra infierì così crudelmente, che, a destra, a sinistra e di fronte, ogni casa ebbe a piangere i suoi morti, dopo circa quattro mesi, passato il flagello, si contarono, e di tanti che erano, non uno mancava. Il morbo aveva loro serpeggiato attorno, erasi avanzato fin sulla porta dell'Oratorio, era penetrato anzi nella stessa camera di D. Bosco; ma parve che una mano invisibile gli additasse di retrocedere, ed egli obbedì, rispettando la vita di tutti. Cosa poi, la quale faceva stupire, si fu il vedere i giovani, che in quel tempo eransi consacrati al servizio degli infermi. Stavano essi così sani, vegeti e prosperosi, che parevano aver passati quei giorni, non già tra le esalazioni mefitiche dei lazzaretti e delle case appestate, ma in campagna deliziosa e salubre, in seno alle vacanze ed al riposo. Quindi tutti quelli che conoscevano la cosa, ne erano maravigliati; ed era impossibile non iscorgere in quel fatto la pietosa mano di Dio, che li aveva visibilmente protetti.

Abbiamo accennato di sopra, che il morbo era penetrato sin nella camera di D. Bosco; dobbiamo aggiungere che ancor lo assalì.

  Egli aveva, come già abbiam detto, pregato il Signore che se il morbo avesse dovuto colpire alcuno de' suoi giovani, esso offeriva se stesso come vittima in loro vece. E fu messo alla prova. Infatti raccontò a D. Bonetti la madre Margherita, che una sera, in quella settimana nella quale il coléra incominciava a far strage, dopo un giorno di grande strapazzo, D. Bosco, postosi in letto, si addormentò. Ma non tardava a svegliarsi; sentivasi sorpreso da una gran debolezza in tutta la vita; poscia dal freddo e dal granchio ai piedi e alle gambe. La testa gli girava, impeti di vomito gli sconquassavano lo stomaco; sentiva insomma tutti i segni precursori del gran nemico. Si pose a sedere sul letto. Che fare? Prese il campanello per chiamar gente, ma non suonò. Temeva di spaventare i giovani se domandava aiuto. Incominciò pertanto a pregare Maria SS., rimettendo però a Dio le sue sorti, e si prestò da se stesso il servizio, solito a prestare ai colerosi. Laonde, tenendo con ambe le mani la coperta e le lenzuola, ei si diede a fregare l'uno coll'altro e a dimenare i piedi e le gambe con tanta forza nel letto, che, dopo un quarto d'ora, stanco ed oppresso dalla fatica, tutto il suo corpo era immerso in un sudore. In quello stato D. Bosco si addormentò, svegliandosi al mattino senza alcun male. Fu questo l'unico caso di coléra, che si avesse in casa, il quale però dovette essere cagionato non solo dalla carità verso i suoi giovani, ma anche da un motivo ancor più sublime, inspiratogli da un sentimento di viva fede per il trionfo della Chiesa e di Maria SS. Noi infatti da certe sue parole e scritti

abbiamo fondate ragioni per essere convinti che D. Bosco avesse fatto a Dio offerta generosa della propria vita per,ottenere che fosse proclamato in quest'anno il Dogma dell'Immacolata Concezione della Vergine benedetta. È  -cosa anche certa che egli ricordò con molta lode persone che nel 1854 avevano emesso un simile voto. Perciò noi crediamo che il male che lo incolse, fu prova che il sacrificio era stato accetto al Signore e la sua guarigione effetto della bontà di Maria SS.

   Cessato che fu intieramente il malore in città e nel suo territorio, D. Bosco volle che i giovani ne rendessero vive grazie al Signore, per averneli così amorosamente difesi. A questo fine venne fissato l'otto di dicembre, solennità dell'Immacolato Concepimento di Maria Vergine, che in quel giorno stesso l'immortale Pontefice Pio IX, nella Basilica Vaticana, circondato da 200 tra Cardinali, Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi, accorsi anche da lontane parti del mondo, proclamava solennemente dogma di fede. Nel mattino di quel dì memorando i giovani dell'Ospizio e molti dell'Oratorio festivo si accostarono divotamente ai Santi Sacramenti delle Confessione e della Comunione ad onore di Maria Immacolata, che li aveva coperti col manto della sua bontà di Madre. Nella sera poi D. Bosco con apposito discorso preparò gli animi loro al rendimento di grazie. Parlò in modo conveniente e ad essi adattato del caro mistero che si definiva in quel dì quale verità di fede; disse poscia della bontà e potenza di Maria a pro de' suoi divoti; e infine passò a dire come, scomparso ormai ogni pericolo del coléra, fossero tutti in dovere di ringraziare il Cielo per averneli preservati. Don Bosco paragonò il passaggio del coléra nei nostri paesi al passaggio dell'Angelo sterminatore in Egitto; e per far meglio comprendere l'insigne benefizio, che aveva lor fatto il Signore, descrisse varie scene dolorose, avvenute in più luoghi della Liguria, del Piemonte, in Torino stessa e in alcune case del vicinato. - “ Sì, così egli terminò, sì, miei cari figli, ringraziamo Iddio, chè ne abbiamo ben donde; poichè, come voi vedete, Egli ci ha conservati in vita tra mille pericoli di morte. Ma, affinchè il nostro ringraziamento gli riesca più gradito, uniamolo con una cordiale e sincera promessa di consecrare a Lui solo il resto dei nostri giorni, amandolo con tutto il cuore, praticando la Religione da buoni cristiani, osservando i comandamenti di Dio e della Chiesa, fuggendo insomma il peccato mortale, che è un morbo infinitamente peggiore del coléra e, della peste' ”. Ciò detto, egli intonò il Te Deum, e i giovani ne proseguirono il canto col più vivo trasporto di riconoscenza e di amore.

   Somma in que' giorni era la sua gioia, e aveala trasfusa ne' suoi allievi, i quali la manifestarono eziandio, con una bella accademia e con musiche. Aveva fervorosamente pregato, aveva celebrato messe per affrettare la grazia di questa definizione dogmatica, che da lungo tempo, desiderava; e continuò a pregare e a ringraziare il Signore per aver così glorificata in terra la Regina degli Angeli e degli uomini. La festa dell'Immacolata divenne la sua prediletta, benchè con grande solennità continuasse a celebrare quella di Maria Assunta in cielo.

   Chi può descrivere quanto D. Bosco amasse la Madonna! Dopo il SS. Sacramento la sua prima divozione era quella a Maria SS. Pareva che non vivesse che per Lei. Questa divozione raccomandava di continuo a tutti, predicando, confessando, tenendo discorsi famigliari, con una tenerezza figliale che traspariva dal suo volto. Visitava sovente i santuarii della sua celeste Madre. Aveva sempre con sè medaglie benedette e immagini di Maria SS., che distribuiva volentieri, massime ai fanciulli, i quali si affollavano intorno a lui, raccomandando loro di portarle divotamente addosso e di pregare tutti i giorni la Madonna.

  Con giubilo e santo trasporto cantava coi giovanetti, sia in chiesa, sia nel cortile le lodi di Maria; e non bastandogli la voce quando intonava la canzone: Noi siam figli di Maria, alzava le mani in segno di allegrezza e con santa semplicità faceva la battuta. Narra il Canonico Anfossi: “ D. Bosco voleva che Maria SS. fosse lodata continuamente da' suoi giovinetti. Quante laudi io ricordo d'aver cantato in sua compagnia. Tanto era l'entusiasmo da lui inspirato per la Madonna, che una domenica sera ritornando egli dall'Oratorio dell'Angelo Custode in regione Vanchiglia, seguito da uno stuolo numerosissimo di giovani, tra i quali io pure mi trovava, intonò il canto: Mille volte benedetta, o dolcissima Maria, che noi cantammo ad alta voce traversando la piazza Emanuele Filiberto ”. Il suo contento era poi al colmo quando, in questi anni, vedeva i suoi alunni, chiesto il permesso, formare altarini nella sala di studio e nelle camerate, per celebrare con solennità il mese di maggio.

  Egli poi, così in questo mese come nelle novene delle feste di Maria, ogni sera faceva un fervorino, parlava di una virtù o di una prerogativa della Madonna, narrava una grazia ottenuta da Lei, e sempre consigliava un fioretto da tradursi in pratica in suo onore. Non lasciava avvicinar festa della Madonna senza annunziarla. In queste occasioni, promoveva sempre la maggior frequenza ai Sacramenti, confessando egli stesso per lunghe ore, e quando nella festa non poteva egli predicare, aveva cura che fosse invitato un predicatore, che sapesse innamorare i cuori di Maria.

   Spesso indirizzandosi a qualche studente dicevagli un testo latino della Bibbia che la Chiesa applica alla Madonna; come per esempio: Beatus homo qui audit me, et qui vigilat ad fores meas quotidie et observat ad postes ostii mei. Qui me invenerit inveniet vitam et hauriet salutem a Domino. Quindi ne chiedeva loro la traduzione, cui egli poscia commentava, esortando a viva confidenza nella celeste Madre, e assicurando che si sarebbero ottenute tutte le grazie delle quali si potesse abbisognare.

   Ai giovani esterni dell'Oratorio festivo raccomandava di recitare tutti i giorni una terza parte di Rosario, e piuttosto che lo tralasciassero per mancanza di tempo, desiderava che lo recitassero in parte anche durante il lavoro, e in parte nell'andare o nel ritornare dalle fabbriche. Egli assicurava essere il santo Rosario un mezzo meraviglioso per ottenere la virtù della purità e sicura difesa contro le insidie del demonio.

   Egli poi era l'apostolo di tutte quelle pratiche di pietà che sapeva essere gradite alla gran Madre di Dio. In molte parrocchie del Piemonte dopo l'Angelus fece aggiungere i tre Gloria Patri, che allora generalmente non solevansi recitare, perchè seppe che una pia persona era venuta a conoscere per rivelazione che sarebbero riusciti gradevolissimi alla Madonna.

   Egli poi sempre incominciava, proseguiva e finiva tutte le opere sue invocandola; e avendo a inviare lettere circolari procurava che fossero spedite colla data di una delle sue feste, e talora ne differì di parecchie settimane la spedizione perchè recassero tale data. Similmente adoperavasi nell'iniziare un'impresa o nel tenere una solenne radunanza de' suoi collaboratori. Ogni,sua opera attribuivala alla Madonna, e nelle prediche e nelle conferenze andava ripetendo che quanto faceva l'Oratorio e la Congregazione tutto si doveva attribuire alla bontà di Maria. Nel corso intero della sua vita nulla mai intraprese d'importante senza prima affidare alla sua protezione i proprii disegni.

   L'invocazione a lui più famigliare era: Maria, mater gratiae, Dulcis parens clementiae, Tu nos ab hoste protege, Et mortis hora suscipe. E Maria lo liberava in tutte le sue strettezze.

   “ Maria fu sempre la mia guida ”, esclamava spesso. Erano evidenti le moltissime grazie che D. Bosco per intercessione di Maria otteneva per sè, per i suoi giovanetti e per le persone che per mezzo suo a Lei si raccomandavano. E i giovani andavano dicendo tra loro: - D. Bosco deve essere bene in relazione con Maria SS., poichè Essa gli ottiene tante grazie. - E il popolo si persuadeva che la Vergine SS. nulla gli negasse di quanto egli pregavala. La sua fede illimitata appariva ogni giorno più viva, ed in modo speciale al letto degli infermi, ottenendo guarigioni straordinarie. La sua benedizione invocava sui presenti e sui lontani la materna e valida protezione di Maria, e non attribuendo a sè alcun merito, andava ripetendo: - Quanto è mai buona la Madonna.

  La Regina del cielo e della terra, che D. Bosco riguardò e chiamò sempre col nome soavissimo di madre, corrispondeva al suo affetto e a quello de' suoi giovani coll'assumere direttamente l'alta direzione dell'Oratorio. Le novene celebrate in suo onore erano fatali ai cattivi. D. Bosco annunciandole era solito dire: - Facciamola bene, perchè la Madonna stessa vuole purificare la casa, e ne scaccerà chi è indegno di abitarla. - Infatti quei giorni erano sempre segnalati per la scoperta di qualche volpe, o di qualche lupo, i quali, per quanto sapessero celarsi, per un motivo o per l'altro, e la maggior parte delle volte spontaneamente, abbandonavano l'Oratorio. È  un fatto che si ripetè le centinaia di volte, constatato da tutta la Comunità.

  E basti per ora di questo argomento. Ciò che la Madonna fece per D. Bosco e quanto D. Bosco operò per lei colle fatiche, colla penna e colla voce, lo vedremo, nel corso di queste pagine.

            Di quanto abbiamo sopra esposto fanno testimonianza Mons. Cagliero, D. Rua, il Can. Anfossi, D. Cerruti, Villa Giovanni tra i viventi, con molti altri: e ne scrissero autorevoli ricordanze il Teol. Reviglio, D. Giacomelli, D. Bonetti, già da Dio chiamati alla eternità.

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