Preludio delle feste - Arrivano nell'Oratorio gli alunni del Collegio di Lanzo - Il giorno dopo, domenica della SS. Trinità Prova generale dell'Antifona Sancta Maria - Articolo dell'Unità Cattolica sopra la consacrazione della nuova chiesa - Arrivo degli alunni del Collegio di Mirabello: prova generale della nuova grandiosa messa del Maestro De - Vecchi - L'Arcivescovo espone alla sera nella piccola chiesa di San Francesco le reliquie dei santi martiri, un uragano: la sacra veglia nell'intera notte - Consacrazione della chiesa - Don Bosco celebra la p - rima volta nella nuova chiesa - Una profezia - Umili parole del Servo di Dio in risposta alle lodi che gli erano tributate - Folla straordinaria alle funzioni - I Vespri e l'esecuzione dell'antifona Sancta Maria - Commozione di Don Bosco - Eloquente discorso del Vescovo di Casale: termina raccomandando Don Bosco alla Madonna - Il Tantum ergo di Don Cagliero - L'illuminazione della cupola - Alla sera Don Bosco parla agli alunni delle tre case radunati in cortile - L'Unità Cattolica descrive le impressioni del primo giorno dell'Ottavario - Le moltitudini si affollano attorno a Don Bosco - Guarigioni istantanee - Indescrivibile entusiasmo.
del 07 dicembre 2006
 Il portone d'entrata nell'Oratorio, che si apriva dalla via Cottolengo, in quest'anno era ancora all'estremità a levante del corpo di fabbrica, eretto sulle fondamenta dell'antica tettoia del sig. Visca, estremità abbattuta nel 1914 dopo innalzata la nuova fabbrica destinata agli uffici del Capitolo Superiore. Colà, il giorno 6 di giugno, verso le dodici meridiane, la banda istrumentale e tutti gli alunni aspettavano i giovani del Collegio di Lanzo per far loro festose accoglienze. Non tardarono a risuonare le grida entusiastiche di viva i Lanzesi, viva i Torinesi; e i nuovi arrivati preceduti dalla banda si diressero in ordine innanzi ai portici. Fu un agitar di berretti e un interminabile gridare di Viva Don Bosco! quando il Servo di Dio, uscito di camera, dava loro dal poggiuolo il benvenuto.
Dopo pranzo i nuovi arrivati furono condotti a visitare i monumenti della città.
Il giorno 7, festa della SS. Trinità, all'ora solita, pigiati nella piccola chiesa di S. Francesco di Sales i giovani di Torino e di Lanzo ascoltarono la S. Messa e in numero grandissimo fecero la S. Comunione. A colazione ebbero tutti un companatico abbondante che Don Bosco volle si distribuisse egualmente in tutte le mattine del sacro ottavario. Alle 10 ant. vi fu la prova generale dell'antifona Sancta Maria, succurre miseris di Don Cagliero. Alle 5 e 1/2 pomeridiane, nella stessa chiesa si cantarono i vespri, si fece la predica e si diede la benedizione col Santissimo.
L’Unità Cattolica diceva quel giorno:
 
Quest'oggi vogliamo dedicata tutta intiera la cronaca ad una grande solennità religiosa, che avrà principio martedì prossimo, corrente. Ognuno intende che vogliamo parlare della solenne consacrazione della nuova chiesa di Don Bosco, dedicata a Maria Ausiliatrice.
In questi tempi d'incredulità e d'indifferenza è facile veder sul labbro a taluni un sorriso di indifferenza all'udir parlare di consacrazioni di chiese. Eppure son quaranta secoli che gli increduli ridono et periit memoria eorum cum sonitu; ma le chiese consacrate stanno in piedi da quaranta secoli, ed il popolo fedele vi celebra senza interruzione e con gioia i misteri di Dio. Infatti il rito di consacrare le chiese è antichissimo, nonchè pieno di gravi misteri, la cui origine rimonta coll'erezione stessa dei templi poichè Giacobbe nel fabbricare un altare pure il consagrò. Mosé, nell'erigere un tabernacolo per espresso comando di Dio, volle anco consagrarlo; e Salomone che dalle stesse mani di Dio ricevette il disegno per la costruzione del famoso tempio di Gerusalemme, ottenne anche l'oracolo di celebrarne la sagra: Dedicavit domum Dei rex, et universus populus, e nel tempo di tal dedicazione sacrificò ventidue mila bovi e ventisei mila montoni. Abbiamo inoltre che Giuda Maccabeo avendo purgato il tempio di Gerusalemme dalle sue profanità ed immondezze, e fattosi un altare nuovo di pietra, celebrò l'encenia ed ordinò che si celebrasse ogni anno.
La Chiesa Cattolica conservò gelosamente questa misteriosa tradizione, e ritiene che Gesù Bambino consacrasse la capanna ove nacque, e che nell'offerta de' Magi il Presepio divenisse un tempio. S. Cirillo ci avvisa che dagli Apostoli fu consacrato in chiesa il cenacolo, ove avevano ricevuto lo Spirito Santo, sala che raffigurò anche la Chiesa Universale. Anzi, secondo Niceforo Calisto (Hist. lib. 2, cap. 33), fu tale la sollecitudine degli Apostoli, che in ogni luogo ove predicarono il Vangelo consagravano qualche chiesa od oratorio, ed è perciò che il Pontefice S. Clemente I, creato l'anno (3, successore non meno che discepolo di S. Pietro, tra le altre sue ordinazioni, decretò che tutti i luoghi di orazione fossero a Dio consagrati. Certamente al tempo di S. Paolo le chiese erano consagrate, al che allude egli, come vogliono alcuni dottori, scrivendo ai Corinti al cap. II: Aut Ecclesiam Dei contemnitis? S. Urbano I, eletto nell'anno 226, consagrò in chiesa la casa di S. Cecilia, come riferisce il Metafraste; San Marcello I, creato l'anno 304, consagrò la chiesa di Santa Lucina, come racconta il Papa S. Damaso I (C 21; ); e così di seguito in mille altri luoghi e tempi.
Non è dunque una semplice festa religiosa quella cui assisteremo posdomani; è un sacro anello di segni sensibili che Dio dà agli uomini di volersene stare in mezzo di essi e con essi.
Non rechi quindi meraviglia la descrizione di sacre pompe colle quali si procederà a quella consacrazione, delle quali diamo in succinto il programma:
“ Martedì 9, alle ore 5 1/2 S. Ecc. Rev.ma il venerato nostro Arcivescovo farà la consacrazione della chiesa. Alle ore 6 pom. vespri pontificali solenni; discorso, benedizione. Ne' vespri l'antifona Sancta Maria, succurre miseris, sarà eseguita da oltre 300 voci in tre cori composti dagli allievi dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, e dei collegi di Lanzo e Mirabello e da molti maestri e distinti dilettanti di canto di questa città, ad imitazione dei famosi cori cantati in S. Pietro nelle feste del Centenario degli Apostoli Pietro e Paolo. Il Tantum ergo, concertato a gran orchestra, sarà eseguito da oltre 200 Voci. Composizioni del Sac. Giovanni Cagliero. - Mercoledì, 10, alle ore 7 mattina, messa, sermoncino, comunione generale e preghiere per invocare speciali benedizioni sopra i benemeriti oblatori che concorsero all'erezione della chiesa. Alle ore 10 mattina, messa solenne a grande orchestra per tenori e bassi con cori, appositamente scritta dal signor maestro Giovanni De - Vecchi. Alle ore 6, sera, vespri solenni, predica, benedizione. - Giovedì, 11. La messa solenne sarà omessa a motivo della processione del Corpus Domini, che ha luogo alla chiesa della Metropolitana. Alle ore 6, sera, vespri solenni, predica, benedizione. - Venerdì e sabato, 12 e 13, tutto come il mercoledì. - Domenica 14, alle ore 10, mattina, messa solenne, discorso. Alle ore 4 Pom. vespri solenni, predica, benedizione. Saranno ripetuti nei vespri il concerto a tre cori dell'antifona Sancta Maria, succurre miseris, e nella benedizione il Tantum ergo a grande orchestra' come al martedì. Lunedì 15, e Martedì, 16, nel mattino come al solito. Alle ore 6 pom. vespri solenni, predica, Te Deum in ringraziamento dei benefizi ricevuti, Benedizione. - Mercoledì, 17, ore 7 mattina, funzione funebre in suffragio dei defunti benefattori della chiesa e dell'Oratorio. ”
Inoltre in tutti gli otto giorni vi saranno messe lette, e comodità di accostarsi ai SS. Sacramenti. E sempre dalle sei alle sette comunione generale con breve sermoncino di qualche distinto Prelato. Infatti molti Vescovi accettarono l'incarico di predicare il mattino e la sera. E affinchè nulla mancasse al lustro di tanta funzione, Sua Santità il regnante Sommo Pontefice Pio IX, sempre pronto ad accordare quei favori spirituali che tendono a promuovere la maggior gloria di Dio e il bene delle anime, onde animare i fedeli ad onorare l'augusta Madre del Salvatore, si è degnata di concedere, con suo breve del 22 maggio 1868, indulgenza plenaria, applicabile alle anime del purgatorio, a tutti coloro che nel giorno di detta consacrazione o nel corso del seguente ottavario, cioè dal giorno 9 a tutto il 16 giugno prossimo, confessati e comunicati visiteranno quella chiesa, e ivi pregheranno secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.
Alle feste religiose verranno intrecciati alcuni passatempi, secondo lo stile dell'Oratorio e il genio dei giovanetti che vi sono educati. Eccone in breve il programma: Giovedì, 11, alle ore 3 pom. Accademia in onore di Maria Ausiliatrice. Distribuzione dei premi ai giovani dell'Oratorio. - Sabato, 13, alle ore 3 pom. Trattenimenti diversi. - Domenica, 14, alle ore 7 pom. Esercizi ginnastici ed altri giuochi. - Lunedì, 15, alle ore 3 pom. Commedia latina. - Martedì, 16, alle ore 3 pom. Divertimenti vari e concerti a musica istrumentale.
Martedì adunque: Attolite portas, principes, vestras, et elevamini portae aeternales, et introibit rex gloriae!
 
Lunedì 8, vigilia della consecrazione, dopo le solite pratiche di pietà, i cantori furono occupati dal mattino alla sera in esercizi musicali e per due ore durarono le prove della grandiosa messa del maestro Giovanni De - Vecchi composta espressamente per la solenne occasione. Nell'Oratorio era tutto un movimento di cose e di persone; e giungevano in Torino nobili signori da ogni parte. Da Roma il Conte Bentivoglio, da Venezia la principessa Elena Vidoni Soranzo con due nipotini, da Milano la Contessa Teresa Dal - Verme. Di buon mattino i sacerdoti, i chierici, e i giovanetti del piccolo Seminario di Mirabello erano arrivati anch'essi all'Oratorio per formare una specie di esercito coi loro compagni di Torino e di Lanzo; e furono accolti con musica, applausi e fraterno affetto. Dovevano partecipare essi pure al canto, al suono, al servizio religioso, a rappresentazioni accademiche, e tutti erano ansiosi e direi impazienti di fare col massimo zelo quella parte che loro riguardava.
Nello stesso convoglio e nella medesima ora coi giovani Mirabellesi, era giunto parimenti Mons. Pietro Maria Ferré, Vescovo di Casale, col suo segretario il Can. Masnini, per prendere parte alle sacre funzioni.
Alle 6 di sera giungeva l'Arcivescovo di Torino Mons. Alessandro Riccardi col Teol. cav. Caviassi, suo cerimoniere, e col canonico Astengo, suo segretario, per dare incominciamento alla funzione. In quel momento si manifestò un uragano che misto a vento, tuoni, lampi e grandine, sembrava voler disturbare la nostra solennità: ma fortunatamente non fu che un violento acquazzone, che dopo una specie d'inondazione lasciò il cielo sereno. Intanto il prelodato Arcivescovo esponeva nella cappella di S. Luigi della chiesa piccola di S. Francesco le Sante Reliquie che dovevano servire alla consacrazione degli altari nel dì seguente. Quelle Reliquie poste in urna indorata appartenevano ai SS. Maurizio e Secondo, che sono due de' patroni principali della diocesi torinese. Fatta quella esposizione si cominciò il canto dei divini uffizi; che, secondo le prescrizioni della Chiesa, durò tutta la notte, cioè fino alle 5 ½ del giorno 9, in cui cominciò la solenne Consacrazione.
Quel mattino, primo giorno dell'Ottavario, alle ore 5 e un quarto ritornava nell'Oratorio Sua Eccellenza l'Arcivescovo e, sceso di carrozza, trovava schierati in due lunghe file, 1200 giovani delle tre case salesiane. La musica gli diede il primo saluto. Sua Eccellenza benedice più volte i giovani passando in mezzo a loro e va nella chiesa di S. Francesco a vestirsi degli abiti sacri. Ivi aspettavalo un numeroso clero, i cori dei cantori di canto gregoriano; e il Can. Raimondo Olivieri Prevosto della Cattedrale di Acqui e il Direttore del Collegio di Lanzo, dei quali il primo doveva assisterlo come diacono e il secondo come suddiacono. Uscito il sacro corteggio, entravano gli alunni e alle 6 il Vescovo di Casale celebrava la messa della Comunità, alla quale vi fu un gran numero di Comunioni.
Intanto l'Arcivescovo con tutto il clero compieva i rituali tre giri intorno alla chiesa esternamente, e in fine si fermava innanzi alla porta principale che era chiusa, al pari delle altre porte secondarie. A questo punto assunsero il servizio i Canonici della metropolitana, Luigi Nasi, Celestino Fissore, abate Gazzelli, abate Morozzo e Chicco canonico penitenziere.
Due erano cori uno sulla gradinata della chiesa e l'altro dentro la chiesa stessa. L'Arcivescovo col pastorale batté per tre volte alla porta e il coro che lo circondava prese a cantare:
 - Attolite portas, principes, vestras, et elevamini Portae aeternales, et introibit Rex gloriae.
 - Quis est iste rex gloriae? rispose il coro dalla chiesa.
E il coro esterno replicò: - Dominus fortis et potens, Dominus potens in praelio. Attolite portas...
E la porta si spalancò, per rinchiudersi subito appena entrato il clero. Nessuno ancora poteva entrare nel santuario.
Una gran croce in forma di X, formata di cenere, si estendeva su tutto il pavimento e l'Arcivescovo incominciò colla punta del pastorale a scrivere sopra una traversa di essa l'alfabeto greco e sull'altra l'alfabeto latino, quindi per una scaletta mobile ascese successivamente ad ungere dodici piccole croci distribuite tutt'intorno sulle pareti dell'edifizio ed innanzi ad ognuna di esse si accese una candela. Finita la consecrazione del tempio, Monsignore compì il sacro rito della consacrazione degli altari, chiudendo nei loro sepolcreti le reliquie dei martiri, trasportate dalla chiesa piccola. La cerimonia terminava alle 10 ½ e le porte furono spalancate al pubblico.
Intanto Sua Eccellenza celebrava la prima messa nella novella chiesa e, subito dopo, il Servo di Dio che aveva assistito con gioia ineffabile a tutto il sacro rito, saliva egli pure all'altar maggiore per la celebrazione del Santo Sacrifizio ai piedi di Maria Ausiliatrice. Ebbero la consolazione di servirgli messa Doli Giovanni Battista Francesia e Don Giovanni Battista Lemoyne.
Ritornato in sagrestia, dopo un lungo ringraziamento, Don Bosco s'intrattenne alquanto con una signora che già conosceva, venuta anch'essa a Torino per la festa e che gli era presentata dal figlio sacerdote salesiano. Egli disse al sacerdote: - Tu non sarai il solo salesiano di tua famiglia! - Singolare predizione: in famiglia erano ancora quattro fratelli propensi a tutt'altro che alla vita religiosa e una sorella ancor piccina. Ed ecco, 14 anni dopo, nel 1882, la sorella in modo inesplicabile entrar tra le Figlie di Maria Ausiliatrice e dopo 25 anni dalla profezia, uno dei fratelli per circostanze non prevedibili farsi anch'esso salesiano. Di questo ultimo Don Bosco aveva detto chiaramente al confratello nostro nel 1886, indicando nominatamente la futura conquista:
 - Voglio rubarlo per me!
Uscito dalla sagrestia il Venerabile saliva alla sala del pranzo preparato nella biblioteca, ove lo aspettavano più Vescovi e molti altri illustri invitati. Sul levar delle mense vari oratori inneggiarono alle grandi opere compiute da Don Bosco e alla costruzione di quella chiesa colossale, frutto del suo non comune e perseverante ardimento. Ma egli, senza dare alcun segno di compiacenza per tanti elogi, colla solita sua semplicità ed umiltà rispose:
 - Io non sono l'autore di queste grandi cose che voi dite; È il Signore, è Maria SS., che si degnarono di servirsi di un povero prete per compiere tali opere. Di mio non ci ho messo nulla. Aedificat sibi domum Maria. Ogni pietra, ogni ornamento segnala una sua grazia.
Queste parole le udiva Giuseppe Reano, che era presente alla fine del pranzo, durante il quale insieme con vari compagni aveva eseguito un pezzo di musica.
Alle 5 ½ nel modo più solenne cominciarono i vespri pontificali dell'Arcivescovo. Sul finire di essi era tale la moltitudine della gente che quelli che erano in chiesa non potevano più muoversi e per gli sforzi che facevano gli uni per entrare, gli altri per uscire producevano un po' di bisbiglio alle porte. Le prime note però del Sancta Maria richiamarono il silenzio e l'attenzione di tutti. Tre erano i cori. Uno avanti l'altare di S. Giuseppe di 150 tenori e bassi, rappresentante la Chiesa militante; l'altro sulla cupola di 200 soprani e contralti, figuranti gli Angeli ossia la Chiesa trionfante; il terzo coro, di altri 100 tenori e bassi sull'orchestra, simboleggiava la Chiesa purgante. Una delle grandi difficoltà era quella di regolare il tempo musicale in tanta distanza, chè parecchi non potevano vedere il maestro principale, il quale doveva colla battuta dar norma e guida a tutti i cantori. Ma questa difficoltà venne felicemente superata con un apparato elettrico. Un lungo filo conduttore applicato ai poli di una pila andava ad unirsi ai campanelli elettrici posti nel centro di ciaschedun coro e compiendo il circuito terminava colle sue estremità in una specie di manipolatore appositamente costrutto. Il direttore di musica tenendo il manipolatore colla sinistra poteva colla destra farvi sopra liberamente la battuta come se nulla avesse tra le mani, e intanto i campanelli tutt'insieme facevano un colpo solo colla battuta del direttore. In questo modo i cori restavano riuniti e regolati con tutta precisione, non altrimenti che se fossero stati raccolti in una sola orchestra e regolati da un solo maestro.
“ La Divina Provvidenza, scrisse Don Bosco, dispose che l'aspettazione fosse appagata. Tanto i maestri che da varii paesi intervennero per udire, quanto quelli che presero parte attiva, si mostrarono pienamente soddisfatti.
” Nel momento che tutti i cori si riunirono a fare una sola armonia si provò una specie d'incantesimo. Le voci si collegarono insieme e l'eco le rimandava per tutte le direzioni per modo che l'uditore si sentiva come immerso in un mare di voci che lo circondavano senza che potesse discernere come e donde venissero. Un rispettabile personaggio commosso a quel magico effetto ebbe ad esclamare: - Mi sembra veramente di trovarmi in Vaticano.
” Un altro facendo uso della iperbole esclamò: - Soltanto in Paradiso vi può essere canto più bello ”.
Il Can. Giovanni Anfossi era vicino a Don Bosco dietro l'altar maggiore, mentre si eseguiva l'antifona. Non ricordava di averlo mai visto, in tempo di preghiera, moversi o dire una parola in chiesa; e questa volta, stando inginocchiato e guardandolo cogli occhi umidi di pianto spremuto dalla gioia: - Caro Anfossi, gli disse sotto voce; non ti pare di essere in Paradiso?
Dopo l'antifona il Vescovo di Casale salì pel primo sul pulpito della nuova chiesa e parlava con eloquenza della maestà del culto esterno, non per riguardo a Dio, ma per riguardo agli uomini. Sul finire prorompeva in queste enfatiche parole:
“ Questo tempio poi, della cui consecrazione di presente ci rallegriamo, è in particolar modo il tesoro delle grazie celesti, perchè è dedicato espressamente in onore di Maria Vergine Ausiliatrice, e quindi è guardato da Lei con occhio di specialissima predilezione. La gran Regina già dimostrò quanto aggradisse l'erezione di questo magnifico tempio, poichè si può dire che Ella stessa colla frequenza e magnificenza de' suoi favori all'ingente spesa della fabbrica e degli adornamenti del medesimo provvedesse. O Maria, noi siam sicuri, che come promoveste e con ogni maniera di grazie conduceste a buon termine l'innalzamento di questa mobilissima mole, così ora che a vostro onore è solennemente dedicata, farete in essa risplendere più che mai la vostra clemenza; prenderete vieppiù sempre sotto la vostra tutela il piissimo vostro servo, che da voi ispirato si accinse alla grande impresa di edificare questa chiesa, né risparmiò cure e fatiche finchè con sommo suo gaudio non la vide compiuta, assisterete con materna tenerezza la numerosa gioventù che, dal medesimo vostro servo, per sentimento di carità, raccolta in collegi e seminari ed oratorii da lui saviamente diretti, si dedica ai buoni studii, all'esercizio delle arti, ed alle pratiche di nostra sacrosanta religione; accoglierete con benignità tutti quelli che in questo tempio, d'innanzi al vostro altare, verranno con fiducia ad onorarvi, a pregarvi, a mettersi sotto le ali dell'onnipotente vostra protezione; farete infine succedere alle molte e gravi, pubbliche e private calamità, la tranquillità dell'ordine domestico, sociale e religioso ”.
Il Tantum ergo, altro pregiatissimo pezzo musicale di Don Cagliero, cantato da un centinaio di voci bianche dalla ringhiera della cupola e dai cori in orchestra, produsse una commozione indescrivibile in tutti. Il Vescovo di Saluzzo e quello di Alba erano inginocchiati dietro l'altare vicino a Don Bosco. Mons. Gastaldi abbracciava e scuoteva il suo ginocchiatoio: tanto era entusiasmato. Mons. Galletti, calmo e immobile, andava tratto tratto ripetendo: - Paradiso! Paradiso!
I fedeli uscendo di chiesa ebbero lo spettacolo della cupola illuminata a gaz. Le stelle che incoronavano il capo della statua di Maria, il piedestallo di questa, un M posto sull'ultimo cornicione, e la ringhiera brillavano per centinaia di fiammelle; questa illuminazione si rinnovò tutte le sere dell'Ottavario.
Dopo cena fatti radunare gli alunni delle sue tre case in cortile, alla luce di migliaia di bicchierini Don Bosco parlò loro sciogliendo, come poi scrisse nella narrazione da lui fatta di queste feste, un inno di riconoscenza a Maria: Almae Dei genitrici Mariae, amantissimae nostrae ac potentissimae Auxiliatrici, perennes cum laudibus preces!
Di questo primo giorno dell'Ottavario scriveva l'Unità Cattolica dell’11 giugno 1868.
 
Consacrazione della chiesa di Maria SS. Ausiliatrice. - Martedì passato, 9 di giugno, l'Eccellenza Rev.ma del nostro Arcivescovo consacrava la nuova chiesa eretta in Torino per opera di Don Bosco e dedicata a Maria SS. Aiuto dei Cristiani. A quella chiesa, aperta ieri, nulla manca, e tutto vi è grande come l'idea che ve la concepì e come la carità che la fabbricò. A cominciare dalla bellissima ancona dell'altar maggiore, capo lavoro del Cav. Lorenzoni, uno dei più valenti nostri pittori, volgendo gli occhi per ogni parte, vedi dappertutto ricchezza di marmi e preziosità di lavori. La chiesa è stata fabbricata dai poveri e pei poveri, ma essi hanno voluto che la casa della nostra gran Madre riuscisse bella e ricca più che fosse possibile, e Maria SS. li aiutò in questo loro nobile e filiale disegno.
Un mondo di torinesi martedì versavasi nella nuova chiesa, massime in sulla sera, quando l'Arcivescovo di Torino pontificò i vespri e impartì la benedizione col SS. Sacramento. Il Vescovo di Casale disse una stupenda omelia, spiegando la liturgia cattolica nella consacrazione della chiesa, e le armonie dell'antico e nuovo Testamento facendo vedere come l'uno ricopia l'altro, e la Chiesa Cattolica, dov'è la presenza reale dell'uomo - Dio, sia la perfezione del tempio antico. Le quali considerazioni accompagnava con pii ed eloquenti affetti che intenerivano l'attentissima popolazione.
La musica fu degna della grande solennità. Il sacerdote Cagliero, cresciuto ed educato nell'Istituto di Don Bosco, aveva musicata l'antifona Sancta Maria succurre miseris, imitando il Tu es Petrus del Centenario. E la bellissima composizione fu magnificamente eseguita da trecento voci, che nella nuova Chiesa scioglievano il primo inno a Maria.
L'illustre Maestro, chè tale è per merito se non per titolo, ha sentito egli il primo e ha fatto sentire tutto il significato d'un popolo che supplica in questi momenti la gran Madre di Dio a soccorrere i miseri, ad aiutare i pusillanimi, a riscaldare i deboli, ad intercedere pel Clero, pei conventi, pei monasteri, per le città, per l'Italia, per tutti.
E bellissimo fu pure il Tantum ergo cantato a due cori, uno dei quali figurava il coro degli Angeli, che, a maniera di ritornello, soggiungeva sempre il Veneremur ad ogni versetto del Tantum ergo, e poi il Jubilatio ad ogni versetto del Genitori. Insomma la giornata di martedì fu una grande e bella giornata per Torino, e speriamo che segnerà il giorno di nuovi e singolari aiuti che la Vergine SS. presterà alla Chiesa ed allo Stato nell'augustiata Italia.
E Don Bosco che altro fece in quel giorno? Tutto a tutti, negli intervalli in cui si trovò libero da imprescindibili impegni, fu circondato continuamente dai molti forestieri che volevano parlargli. Prima dei vespri egli era sulla gradinata che mette alla porta vicina alla sagrestia per andare alla Cappella di San Pietro. Grande folla di divoti gli stava tutto intorno e per lungo tratto d'innanzi. Vi erano malati che chiedevano la guarigione, vi erano divoti che volevano baciare la mano .E Don Bosco, vi erano curiosi che ammiravano lo spettacolo di un uomo desiderato da tutti. E Don Bosco benediceva tutti. Uno dei presenti dice di esser venuto per ottenere sollievo da un gran male di denti. Don Bosco gli suggerisce la recita di un'Ave Maria, ed è guarito all'istante. Un altro che più non vedeva da anni, in sull'istante riacquista il bene degli occhi. Era un fremito di commozione e di gioia universale, era una potente manifestazione della Madonna.
Vedremo come l'entusiasmo religioso crebbe sempre nei giorni seguenti.
 
 
 
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