Capitolo 20

Nella riapertura dell'anno scolastico.

Capitolo 20

da Memorie Biografiche

del 06 dicembre 2006

Torniamo a vedere il Beato Don Bosco tra i suoi figli dell'Oratorio poco dopo la riapertura dell'anno scolastico. Chi lo osservava in mezzo a loro, senza sapere tutto quello che noi siam venuti narrando, avrà pensato che egli non avesse altro da fare al mondo che badare ai suoi ragazzi. Di quel periodo ci restano solo poche 'buone notti' che però sono sufficienti a mostrarcelo nell'atto d’incamminare i giovani a cominciar bene le cose loro.

Gli artigiani trovarono sciolta la passata banda musicale. Ultimamente la sua indisciplinatezza aveva dato non pochi fastidi ai superiori; laonde, preso quel rimedio radicale, il Capitolo dell'Oratorio presieduto da Don Rua, verso la metà di ottobre discusse a due riprese uno schema di regolamento, che fu presentato a Don Bosco e da lui approvato. Si stabilì fra l'altro che a far parte del corpo musicale entrassero anche alcuni confratelli.

Anche gli studenti trovarono una piccola novità: i ritornati e i nuovi arrivati ricevevano nella loro entrata un biglietto, che serviva loro per presentarsi nello studio, in refettorio e in camerata. Tale usanza non si dismise più.

L'ingresso generale era fissato per la metà di ottobre; ma si sa bene che ci vuol sempre un po' di tolleranza, come si rileva anche qui dalle parole del Beato. Egli, assente già da molti giorni, arrivò quando la massima parte era a posto. Recò ai presenti il saluto paterno la sera del 20 ottobre.

Com'era da aspettarsi, il suo dire finì nell'invito a fare una buona confessione.

Ecco che ci rivediamo di nuovo, miei cari giovani. Voi arrivate da lontano ed anch'io arrivo. Godo nel vedere che in questi due giorni siete già rientrati in così bel numero. Ora in poco tempo arriveranno anche gli ultimi che o si lasciarono far paura dalla pioggia di oggi, o non poterono ancora partire da casa per qualche altro motivo. Quindi s'incomincerà subito ogni cosa regolarmente, come si continuerà poi per tutto l'anno.

Vi dico davvero che io sono contento e godo, come gode un padre nel veder crescere la sua famiglia. Voi però, siccome siete stati nei campi e nelle vigne ed avete fatto viaggio, vi sarete impolverati e anche inzaccherati e chi sa che alcuno non sia caduto nel fango, rimanendo interamente imbrattato. Bisogna adunque che subito subito diate mano alla spazzola e procuriate di pulirvi, affinchè non abbiate a fare cattiva figura. Voi già ben capite di quali zacchere e di quale spazzoletta io parli. O più o meno, lungo le vacanze vi siete macchiati di difetti o di peccati. Alcuni non avranno che polvere, e per questi in un momento la cosa è fatta; non hanno che da togliere quel po' di polvere, cioè quei difettucci che pur troppo tutti hanno e che lungo le vacanze compaiono più che in altri tempi; e la cosa seguiterà bene come prima. Altri poi avranno macchie più o meno gravi: costoro non lascino che queste facciano presa nel loro cuore, ma si mettano subito di buona volontà; finchè la piaga è recente, più presto è sanata. Si adoperi ben belle la spazzola della confessione e si metta tutto a posto.

Ora poi che le cose non sono ancora tutte sistemate, si procuri di evitare ogni disordine. Ciascuno abbia pazienza se gli manca qualche cosa, o se non la si può provvedere come si desidererebbe. Buona notte.

Tornò a parlare la sera del 22. Pur usando altri termini, ribadì il suo argomento della confessione. Gli premeva troppo che tutti nella Casa fossero in grazia di Dio per meritare le benedizioni celesti sul nuovo anno.

A Jove principium. Ricordate sempre, miei cari figliuoli, questa massima già tenuta persino dai pagani, che nelle vostre azioni bisogna sempre cominciare dal cielo. Si incomincia l'anno scolastico; si procuri di cominciarlo bene. C'è quel proverbio antico che dice: Dimidiunt facti, qui bene coepit, habet, e che il poeta traduce bene in italiano: Chi ben comincia è alla metà dell'opera; continuando poi: Non si comincia ben, se non dai cielo. Ora se è vero, come è verissimo, che quando uno comincia bene è come se fosse già alla metà dell'opera, considerate quanto importa il cominciar bene. Ma se desiderate di cominciar bene, bisogna che ciascheduno incominci a mettersi in grazia di Dio, se non lo è ancora; poi che domandi proprio di cuore al Signore la grazia di poter continuar bene, promettendo che occuperà bene il tempo e non si servirà mai e poi mai dello studio per offenderlo: ma anzi vorrà offerire tutto quello che fa o sarà per fare a maggior gloria di Dio per la salvezza dell'anima sua e di quella del prossimo.

La 'buona notte' del 26 tocca il vivo, rappresentando in modo insinuante ed efficace le gravi conseguenze a cui andrebbe incontro chi fin da principio non si mettesse a far bene. Si agiva con ponderazione; ma la sorte dei refrattari era decisa. Con la minaccia tempestiva e paterna dei Beato coincide un'osservazione espressa da Don Barberis nella sua piccola cronaca di quest'anno: “ Vi ha regola nella Casa, scrive, di non tollerare assolutamente fra noi giovani discoli che in qualche modo possano dare scandalo ai compagni. Un solo cattivo discorso o atto immorale è sufficiente per far allontanare il colpevole dalla Casa. Ma ciò non si può eseguire senza prima parlarne con Don Bosco, e il giovane stesso, conosciuta la sentenza che gli pende sul capo, corre da Don Bosco a pregare e a supplicare perdono ”.

Calza anche a proposito ciò che il medesimo Don Barberis scrive Sotto il 23 gennaio del '76: “ In quanto ai giovani, nei casi di offese alla moralità, si procede con ogni rigore. Basta sapere con certezza che si sono fatti discorsi cattivi o venir a conoscere atti anche non del tutto gravi, anzi direi, di sola fanciullesca malizia, perchè senza più si allontanino dalla Casa i colpevoli. Modicum fermentum totam massam corrumpit ”, Ciò non significa che si ricorresse subito a espulsioni; Don Bosco dice qui, e i registri lo confermano, che, dove non ci fosse periculum in mora, certuni si eliminavano bellamente durante le vacanze.

Al buon andamento, oltre i voti di condotta, giovavano moltissimo le conferenze che i superiori dell'Oratorio tenevano ogni domenica dalle sei e mezza pomeridiane alle sette e mezza. Questo era la ruota maestra per far andare avanti le cose a dovere. In tali conferenze, formate dai membri del Capitolo locale e presiedute da Don Rua, i capitolari subivano una specie di mutuo esame sulla diligenza che mettevano nell'invigilare, ognuno entro la sfera della propria azione. Così tornava agevole prevenire disordini e rimediare a quelli avvenuti; così i superiori s'intendevano fra loro per operare con lo stesso metodo e con un solo spirito; così tutti rimanevano informati di quanto fosse accaduto; così infine mediante i consigli suggeritigli dai più provetti si aveva una vera scuola di prudenza, massime nell'andar adagio a prendere deliberazioni, quando le cose fossero un po' dubbie. Negli affari poi di maggior importanza la parola decisiva si riservava sempre a Don Bosco. Tanto traspare da un registro di verbali che sebbene ridotti alla più semplice espressione, pure sono assai preziosi per gli anni, dei quali noi ci occupiamo.

Il numero vostro è ancora cresciuto. Oggi si incominciarono tutte le cose regolarmente. Dicono così che un uomo avvertito ne vale cento. Dunque ora che siamo a tempo, bisogna che io vi avvisi di alcune cose. E prima di tutto tenete bene a mente che si incomincia subito ora e si continua tutto l'anno a dare i voli di studio, di scuola, di dormitorio, refettorio e simili. Chi non si regolasse bene, riceverebbe un voto scadente e si sentirebbe nominare in publico, in faccia a tutti gli altri, con sua gran vergogna; chi non si sente nominare è segno che sul conto suo le cose vanno bene. Quelli poi che prendono voti scadenti, bisogna anche che sappiano, come saranno tollerati per un po' di tempo: ma poi non più. Mi rincresce, ma bisogna che tutti gli anni così si faccia con qualcuno, costretti a consegnarlo alla porta e a dirgli: - Là, guarda, tu non fai più per l'Oratorio. - Con altri si tollera un po' di più è si lascia andare alquanto più avanti per vedere se si ravvede; ma voi sapete quello che dice il proverbio: La secchia va tanto nel pozzo, che al fine vi lascia le doghe; cioè che una cosa unita all'altra fa una cosa grossa. Taluno si lascerà andare fino al fin dell'anno, ma a questo punto compaiono le marachelle unite insieme, si dà un voto scadente e poi lungo le vacanze gli si deve mandate un bigliettino a casa, dicendogli che si fermi pure a far le vacanze lunghe, perchè nell'Oratorio non c’è più posto per riceverlo. Così pur troppo sì dovette fare anche quest'anno e se ne vedete mancare varii, si è anche per questo. Ora voi siete avvisati a tempo e spero che a nessuno di voi dovrà accadere questo.

Nè credetevi che i voti che si danno settimana per settimana non abbiano ancor valore anche dopo più anni. Vi debbo dire che avviene con gran frequenza ciò che mi avvenne solo ieri o ier l'altro. Mi si presenta qualcuno, per lo più colla sua bella barba; io non lo riconosco più: egli mi saluta per nome e mi dice: - Non si ricorda più? Sono il tale, stato già tanto tempo nell'Oratorio. Ora abbisogno di un attestato di buona condotta. - Come fare? Io non fo altro che aprire i registri: saranno di 10, saranno di 15 o 20 anni fa; e secondo i voti, fo l'attestato, perchè altrimenti è impossibile ricordarci.

Sappiatelo adunque che i voti si conservano e anche dopo tanti anni servono ancora di testimonianza in favore o contro di voi. Non voglio però che vi mettiate a prendere buoni voti, solo per isfuggire la vergogna, o per non essere castigati, o mandati via. C'è un altro motivo superiore a questi che vi deve spingere ed è la buona coscienza. Imparate a fare tutte le cose buone, perchè piacciono al Signore, il quale ve ne darà il premio, ed a fuggire le cose cattive, perchè al Signore dispiacciono e di queste vi castigherebbe. Facendo così sapete che cosa ne avverrà? Voi farete buona riuscita, sarete contenti, rispettati, amati su questa terra e quel che è più, vi preparate un bellissimo guiderdone lassù nel cielo, come spero e prego che avvenga a me ed a tutti voi insieme. Buona notte.

La novena dei Santi ispirò al Beato una calda esortazione per la sera del 27. Ricordando Savio, Magone, Besucco, avrà detto assai più di quanto è accennato nella relazione conservataci. Di Domenico Savio specialmente non soleva far menzione senza intenerirsi. Don Trione attesta che, incontratolo una volta mentre camminava assorto nella correzione di bozze per la ristampa della nota biografia, si sentì dire dal Servo di Dio: - Vedi, ogni volta che fo questo lavoro, mi tocca pagare il tributo delle lacrime. -

Siamo nella novena di tutti i Santi. Io desidererei tanto tanto che vi metteste tutti di grande impegno per farla bene. E sapete perchè? Lungo l'anno cade la festa del santo di cui portate il nome e voi fate festa in quel giorno. Ebbene nella festa d'Ognissanti cade la festa di tutti voi, di tutti i vostri nomi: dovete perciò prepararvi a farla bene. Oh quanti giovani vi sono già nel cielo, i quali si fecero santi, ed erano di carne ed ossa come noi! Anzi dirò di più; quanti giovani vi sono già in cielo, i quali non solo erano uomini come noi, ma vivevano in questa Casa in cui vivete voi, passeggiavano sotto questi portici, pregavano in questa chiesa, erano soggetti alle stesse regole ed ai medesimi Superiori. Essi si fecero santi, ora sono in paradiso, come abbiamo tutta la fiducia di sperare che sia avvenuto a Savio Domenico, Magone, Besucco ed a tanti altri. Or noi dobbiamo dire: Si isti et illi, cur non ego? Se si fecero tanto buoni quei là che erano nelle stesse circostanze che noi, perchè non lo potremo noi ancora? Animiamoci, figliuoli miei cari, animiamoci molto per battere la via della salute; e se ci tocca patire qualche cosa o di caldo o di freddo o incomodi di sanità o altro; oppure se dovrete farvi molta violenza per ubbidire, studiate o temperare il vostro carattere, fatelo con grande coraggio, fatelo volentieri, perchè in compenso della poca pena sofferta su questa terra ci meriteremo un guiderdone imperituro nel cielo.

La 'buona notte' del 28 ci è riferita con maggior copia di concetti che non la precedente. Il Servo di Dio viene in aiuto a' suoi giovani, perchè facciano bene l'esame della loro coscienza e si preparino con forti propositi a celebrare divotamente la festa dei Santi.

Siamo inoltrati già nella novena dei Santi. Questa festa solennissima si avvicina a gran passi. Oh se tutti i miei cari figliuoli pensassero un po' sul serio al modo di farsi santi! Io vorrei che ora faceste tutti una cosa. Ciascuno pensasse: - Che cosa è che più di tutto mi abbisogna per farmi santo? - E notasse il vizio che più lo domina e che perciò più lo allontana dal suo scopo; o la virtù di cui più abbisognerebbe e più lo aiuterebbe a raggiungere questo scopo; e poi dicesse risolutamente: - Voglio fare questo regalo al Signore in così bella festa: cercare di sradicare dal mio cuore quel difetto e di porvi al posto quella virtù. - Io vi assicuro che, così facendo, il Signore sarebbe molto contento di voi.

Tuttavia prima di ogni altra cosa bisogna diligentemente esaminare la vostra coscienza e cominciare a togliere da essa, se per caso vi fosse, qualche cosa di grave; perchè se voi vi deste pena di tappezzare bene le pareti d'una camera anche ammobigliata con ogni lusso, mentre nel bel mezzo vi fosse un immondezzaio o altra cosa schifosissima, voi fareste ridere, e si direbbe: - Comincia a togliere quell'immondezzaio e poi addobberai la camera. - Così è dell'anima vostra: se alcuno avesse il peccato grave sulla coscienza e volesse sforzarsi a togliere i piccoli difettucci, costui non farebbe bene; per agire da savio bisogna togliere il peccato e poi si penserà ad ornarla sempre più bene.

Il Signore ad un giovane che voleva salvarsi disse: Si vis ad vitam ingredi, serva mandata. Notate che prima di tutto disse: Si vis, il che vuol dire che per salvarsi per la prima cosa, bisogna volere; ma non volere come si dice del pigro, che vuole e non vuole, vult et non vult piger, ma volere fermamente, perciò mettersi proprio di buon proposito. E che cosa fare? Serva mandata. Voi che studiate il latino, sapete che serva è modo imperativo del verbo servo, servas, servavi, che vuol dire “ osservare ”. Dice adunque: Osserva i comandamenti della santa legge di Dio. E se noi potessimo interrogare tutti quelli che sono nel cielo e domandassimo loro che cosa fecero per venire in un luogo così fortunato, tutti direbbero: - Abbiamo osservato i comandamenti. - Se invece potessimo aprire l'inferno e domandassimo a coloro che là entro precipitarono, perchè si sono dannati, risponderebbero: - Non abbiamo osservato i comandamenti. Ora io dico a voi: volete salvarvi? Sì, è certo. Non c’è nessuno tanto minchione che dica: Io non voglio salvarmi. Ebbene, osserva i comandamenti. E se non li osservo? Miei cari, non c’è via di mezzo, costui si danna.

 - Ma costa fatica!

Ma tutti quelli che sono nel cielo, la superarono questa fatica. Adesso sono lassù che godono e dicono: Oh come fu poca quella fatica, quello che abbiamo sofferto, in confronto di quanto godiamo ora e godremo per tutta l'eternità! I dannati invece dicono: Abbiamo voluto fuggire un po' di fatica e adesso peniamo orribilmente e peneremo per tutta l'eternità.

E chi sono coloro che non osservano i comandamenti? Non li osserva, per esempio, uno che in chiesa non sta ben composto, o non prega, e chiacchiera con altri. Non li osserva chi non sa sopportare i difetti dei compagni ed è sempre in rissa con qualcuno. Non li osserva chi va ai Sacramenti svogliato, senza divozione, o peggio chi non avesse un vero dolore dei suoi peccati. Non li osserva chi pronuncia bestemmie, chi non santifica le feste, chi non obbedisce e via discorrendo. Fate adunque passare uno per uno i comandamenti della legge di Dio, esaminate bene tutto ciò in che avete mancato, confessatevene, proponete proprio di non mancarvi più per l'avvenire. Così metteremo in pratica quel che disse il Divin Salvatore: Si vis ad vitam ingredi, serva mandata. E se qualche volta l'osservanza vi riesce grave, dite: Momentaneum quod cruciat, aeternum quod delectat; per un po' di pena posso guadagnarmi un'eternità di godimento. Su adunque, miei cari figliuoli, mettetevi proprio di buon animo e vedrete che il Signore vi aiuterà e farà in voi ciò che da voi non potete fare. Buona notte.

Il 5 novembre andò a parlare di san Carlo, la cui festa nell'Oratorio era stata trasferita alla domenica seguente.

Parlò del Santo nel modo più acconcio al suo uditorio giovanile, battendo sulla Comunione; si noti però la discretezza, con cui nella chiusa esorta a comunicarsi.

Domani San Carlo. Molti tra di voi ne portano il nome. Costoro specialmente e poi anche tutti gli altri procurino d'onorarlo molto questo gran Santo. Perchè la funzione riesca più solenne, domattina vi sarà la messa cantata. Una cosa specialmente aiutò San Carlo a venire quel gran Santo che fu. Sapete quale? L'aver incominciato proprio da giovinetto a dedicarsi tutto al Signore. Si racconta di lui che da giovinetto non conosceva se non due vie della città: quella che dalla casa lo conduceva alla chiesa e quella che lo conduceva alla scuola. Questa grande ritiratezza ed amore allo studio ed alla pietà, fece sì che ben presto diventasse molto dotto e santo. Si conobbero i suoi meriti e non aveva che 23 anni quando fu fatto Arcivescovo di Milano e Cardinale di S. Chiesa. Vi fu nella sua vita un bell'episodio. Quando San Carlo andò alla visita della diocesi, s'incontrò in S. Luigi che aveva circa 12 anni; e vedendolo di tanta pietà e fervore, sebbene non promosso alla comunione, lo promosse e volle esso stesso comunicatolo la prima volta, dimodochè il popolo di Castiglione era in dubbio se dovesse proclamare più santo il giovane che riceveva la comunione, o il prelato che lo comunicava.

Èvero che San Luigi, come patrono speciale della gioventù, noi lo festeggiamo più solennemente; ma dobbiamo anche molto onorare e pregare San Carlo, sia perchè già nella sua giovinezza ornato di tante eroiche virtù, sia perchè tanto, tanto sollecito dell'educazione dei giovani, obbligando strettamente i parroci a far loro i catechismi opportuni, aprendo per loro collegi e piccoli seminari e adoperandosi in ogni modo per contribuire al loro bene e vantaggio sia spirituale che temporale. Preghiamo specialmente San Carlo che ci dia un po' di quel suo disinteresse che gli faceva disprezzare tutte le ricchezze e i beni di questa terra, dando in un sol giorno 40 mila lire in elemosina, ed un'altra volta un'eredità intiera. Ci dia eziandio San Carlo quell'amore del prossimo, in cui esso si distinse tanto; poichè sapete che in una pestilenza che devastò Milano, egli era sempre in mezzo agli appestati a soccorrerli nei bisogni corporali e massimamente nei bisogni spirituali; apri lo stesso suo episcopio per ricoverarvi gl'infermi di peste ed esso stesso fu quasi vittima del loro male e del suo zelo. Coloro che possono in onore di così gran Santo, facciano la Comunione Sacramentale; gli altri facciano la comunione spirituale ed altre preghiere per ottenere la sua intercessione.

Al buon cominciamento mancava ancora una cosa: un fervoroso esercizio della buona morte. Questo esercizio pel nuovo anno scolastico venne fissato la prima volta in un giorno molto suggestivo: l'II Novembre, data della partenza dei Missionari. La sera dell'antivigilia il Servo di Dio, annunziato l'ordine del giorno per la prossima festa, raccolse tutti i pensieri dei giovani intorno all'esercizio della buona morte, pigliando lo spunto dallo scopo che si prefiggevano i Missionari nell'imprendere il loro viaggio.

I nostri Missionarii sono ardentemente aspettati in America e si spera da tutti che si farà un gran bene. Questo è l'unico scopo del viaggio: il cercare di salvar molte anime Salvar anime e niente altro! Solamente quest'oggi io ho ricevuto lettera dal Sindaco di Sali Nicolàs, luogo dove fisseranno la prima stazione i nostri Missionari, ci promette ogni aiuto anche materiale e ci dice che tutta la popolazione è in grande aspettativa pel bene che saremo per fare. Per voi, poi, la cosa principale in questa festa si è, che facciate bene l'esercizio di buona morte, il quale consiste specialmente in fare una comunione e confessione, proprio come se fosse l'ultima di nostra vita. Oh! tenetelo bene in niente, che quand'uno, è esercitato a far bene una cosa, data l'occasione, la farà bene quasi senza accorgersene; invece, quando uno non  è esercitato a far bene una cosa che sia difficile, anche con sforzo non riuscirà a farla abbastanza bene. Così colui che, esercitandosi a morir bene, fa confessioni proprio nel modo che le farebbe in punto di morte, fa comunioni fervorose come se fossero le ultime di sua vita, oh! costui quando si troverà nel letto dell'agonia, non troverà più difficoltà a morir bene; egli vi è già esercitato, sulla coscienza non  avrà più nulla che lo conturbi, o solo avrà ad esaminarsi delle disgrazie che gli successero in quell'ultimo mese, in quelle ultime settimane e non più. Costui morrà contento con ogni speranza di andar subito in paradiso.

Invece che cruccio, che tribolazione, il morire per chi non si è mai preparato a morir bene! Io mi sono già trovato al letto di molti infermi e moribondi; ma vi so dire che è uno spettacolo terribile il vedere l'ammalato in questa circostanza con le cose della coscienza imbrogliate. Molte volte vorrebbe parlare e confessarsi e non può più; altre volte non ha la comodità di avere un prete accanto al suo letto; altre vi sono i parenti gli amici che non vogliono allontanarsi dal suo letto per lasciar posto al prete, che pur ci sarebbe, e l'opprimono col domandare del testamento, dell'eredità, del come dispone delle cose sue; ed il povero ammalato, tormentato ancora da orribili rimorsi di coscienza, molte volte muore più di affanno e di disgusto che di malattia.

Voi avete tutto il tempo necessario; preparatevi bene; tenete la vostra coscienza ed anche tutte le cose materiali ben disposte; ma specialmente, oh! per carità, specialmente che non teniate imbrogli di coscienza per quei momenti. Se avete qualche dubbio sulle confessioni passate, se avete qualche rimorso anche già da molti anni, parlatene in questa circostanza. Fate tutti in modo che se anche alla sera del giovedì doveste anche voi partire per l'altro mondo possiate con tranquillità di spirito dire: - Eccomi, o Signore; Son pronto; chiamatemi pure, che io ho già ordinate tutte le cose mie, sia temporali sia spirituali. Ecce venio.

Il Servo di Dio aveva diramato ai principali benefattori e conoscenti un invito per la funzione, unendovi l'orario della giornata, nel quale però al primo posto volle che si mettesse: “ Ore 7½: Esercizio della Buona Morte ”. I giovani lo fecero con vero entusiasmo. Ormai si navigava a gonfie vele.

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