Letture Cattoliche: VITA DELLA BEATA MARIA DEGLI ANGIOLI - Prefazione di D. Bosco a questo suo libro - Per scriverlo è costretto a ritirarsi in case private - Una sua benedizione ed un antico amico - Il Galantuomo, almanacco pel 1866: ai suoi lettori.
del 06 dicembre 2006
 Cosi’ finiva l'anno 1865.
Il fascicolo delle Letture Cattoliche, destinato per i due mesi di novembre e dicembre, narrava La vita della Beata Maria degli Angeli Carmelitana scalza, Torinese, con novena di orazioni a suo onore. Questa vita, ammirabile per virt√π eroiche, specie quella dell'obbedienza, e per doni soprannaturali, era stata scritta da D. Bosco, il quale la presentava agli Associati colla seguente prefazione:
 
Crediamo di fare cosa grata al Lettore nel dire subito da quali fonti abbiamo ricavate le memorie riguardanti le meravigliose azioni della Beata Maria degli Angeli.
In primo luogo dal padre Elia di S. Teresa, carmelitano, il quale scrisse la vita della Beata pochi anni dopo la morte di Lei; dal padre Anselmo di S. Luigi Gonzaga dei medesimo Ordine, ed infine ai nostri giorni dal Padre Teppa Barnabita, scrittori tutti dotti e pii. La costante tradizione conferma le cose qui esposte, e tutto è in pieno accordo nell'attestare la santità di questa gloriosa nostra concittadina, nella quale Iddio si compiacque di farsi vedere veramente meraviglioso, come già disse il profeta: Mirabilis Deus in sanctis suis. Egli si fece vedere in Lei mirabile eziandio dai primi suoi anni; mirabile nelle grazie straordinarie, che versò fin d'allora nel suo tenero cuore; mirabile nella pazienza, nella fortezza che le ispirò nei maggiori contrasti; mirabile nella scienza, nella prudenza, nella carità, nello zelo che le infuse da renderla non che una perfetta religiosa, ma un vero apostolo del Signore, un tesoro, un giardino delle sue delizie. Tu insomma, o lettore, troverai nella vita della Beata Maria degli Angeli un perfetto modello di virtù e di santità, tale nondimeno da potersi imitare da ogni cristiano secondo il proprio stato. Ed è in vista di tutto ciò, che si è stimato di pubblicare eziandio nelle Letture Cattoliche il presente compendio della vita di questa inclita sposa di Gesù Cristo, per così porgere ai nostri lettori il mezzo opportuno di trarne spirituale vantaggio. Voglia Iddio che le nostre fatiche ridondino a sua maggior gloria e al maggior bene delle anime. Tu poi, o divoto lettore, se mai nel leggere il presente libretto ti sentirai nascere nel cuore qualche buon pensiero che ti chiami a santo proposito, deh! non rigettarlo; egli è una grazia che ti fa il Signore, egli è un favore che dal cielo ti ottiene la Beata Vergine degli Angeli.
Una vita virtuosa ci faccia seguaci degli esempi della nostra Beata, e ci renda felici nel tempo e nell'eternità.
Sac. Giov. Bosco.
 
Il Venerabile aveva scritto questo libro, interrotto dai viaggi e da tante altre occupazioni. In Torino molti visitatori non trovandolo nell'Oratorio ed essendo venuti a conoscenza come solesse ritirarsi qualche ora del giorno nel Convitto Ecclesiastico di S. Francesco d'Assisi, anche là avevano cominciato a ricercarlo. Per avere quindi un po' di tempo libero dovette procurarsi un altro rifugio e lo trovò nelle case di alcuni suoi benefattori ed amici. Costoro mettevano una delle loro camere a sua disposizione con tutto il necessario per scrivere; e D. Bosco ora recavasi dall'uno ora dall'altro, e chiudevasi tranquillo nella stanza assegnatagli.
Uno dei pi√π frequentati da lui era Brosio, il bersagliere, che lo aveva tanto aiutato negli anni difficili dell'Oratorio di Valdocco. Questo signore, il quale sopravvisse al Servo di Dio e di cui ebbe tutta la confidenza, soleva dire:
- D. Bosco fu un grande uomo; fu un gran santo; e fu mio grande amico!
Brosio adunque, interrogato da D. Giovanni Bonetti, gli rispondeva per iscritto: “ Quando D. Bosco scriveva la vita della Beata Maria degli Angeli e altre vite di santi, veniva sovente a passare più ore in mia casa per lavorare con quiete; ed ogni volta, terminato il suo lavoro, si fermava sempre ancora un po' di tempo per discorrere con me.
” Un giorno mia moglie lo condusse al letto di una mia figlia indisposta, pregandolo a darle la benedizione. D. Bosco, quando le fu vicino, la prese per mano dicendole: Alzati! - Io che in quel momento non pensava a quello che D. Bosco era per fare, gli dissi: - Non può alzarsi, è inferma.
” - Ebbene, mi rispose D. Bosco; la manderemo in paradiso! - Ciò detto le diede una benedizione e recitò una preghiera.
” Appena D. Bosco si fu allontanato, mia moglie mi rimproverò per avere io detto che la figlia non poteva alzarsi, soggiungendo: - Non hai visto che D. Bosco voleva guarirla? - Difatti D. Bosco lo sapeva che la ragazza era inferma da lungo tempo, e perchè prenderla per mano e dirle che si alzasse se non per guarirla? Aspettai che D. Bosco ritornasse, ma egli era partito da Torino. - E la povera ragazza poco tempo dopo se ne è proprio andata in Paradiso.
” Ma non si è fatto più così colla figlia che tengo ancora vivente, la quale essendo, sì può dire, già morta, D. Bosco me la rese viva, come a lei ho narrato altra volta ”.
Insieme con questi ultimi fascicoli dell'anno veniva offerto, come strenna agli associati, Il Galantuomo, almanacco pel 1866. La Civiltà Cattolica anno 1865 vol. IV, pag. 722, scriveva: “ Il Galantuomo è un titolo che si affà molto bene a questo piccolo almanacco, poichè esso non contiene che ottime e cristiane sentenze, non insegna che la verità, e non consiglia che il bene ”.
Conteneva alcune riflessioni per ogni mese sovra uno dei comandamenti della legge di Dio; la Rimembranza della funzione per la pietra angolare della chiesa di Maria Ausiliatrice; racconti edificanti, fatti ameni, ed epigrammi; ed il piano di regolamento per la lotteria, i cui premii dovevano estrarsi a sorte nell'anno seguente dopo essere stati esposti al pubblico per tre mesi.
In principio aveva questi pensieri:
 
Il Galantuomo ai suoi lettori.
 
Godo di potervi di nuovo salutare tutti, o cari miei lettori, tutti quanti ebbero l'onore di leggermi l'anno scorso. Credo che nessuno di essi sia morto; perchè qualora ci fosse stato qualcuno dal Signore chiamato da questa vita all'altra, io gli reciterei di cuore il riposo eterno come per carissimo amico. Perchè già io voglio come condizione necessaria, che i miei lettori siano anche miei amici. Se no, no.
- E che cosa ci darai quest'anno?
- Ci farai di nuovo ridere sulla storia di quel povero Michele?
- Fu quella una felice idea, sai.
- Già il mondo è così cattivo, e fa venire tanta voglia di piangere, che è una vera benedizione dei cielo quando possiamo alzare gli occhi in quadro più ameno di quello che ci presenta questa miserabile terra.
- Dunque grazie e mille grazie per quello che ci regalasti l'anno scorso, ma e quest'anno?
- E quest'anno io voglio divertirvi ma in un altro modo. Storielle amene ne avrete, ma non tanto lepide come le altre; varietas delectat, diceva un tempo la buona memoria del mio maestro di sesta. I burlevoli casi di quel tale li riserberemo per tempi migliori. Imperocchè sebbene io faccia tutti i miei sforzi per non impacciarmi in cose di quaggiù; e parlare di quello che i sapienti con aria dottrinale chiamano politica, tuttavia così di passaggio, senza volerlo, senza pure pensarlo, venni a sapere cose che mi fecero drizzare a dirittura sulla testa quei pochi e bianchi capelli che mi restano ancora. Misericordia! Che figura avreste veduto fare dal vostro Galantuomo, voi, miei cortesi lettori. Ed io non vorrei in mezzo a tante lagrime destare il riso con discapito della mia onoratezza verso di voi e verso di altri che spero vorranno per l'avvenire togliermi in mano e scorrermi con qualche soddisfazione da capo a fondo. Io ho una buona speranza che un altr'anno... ma ehi! non faccio già profezie, sapete! quelle poche che ho voluto, in qualche occasione, avventurarmi a fare, mi costarono care e salate, e mi tolsero la voglia di farne delle altre.. Si credevano proprio quei tali che io fossi qualche pezzo grosso. Poveretti! come cambierebbero sentimento se mi avessero a vedere!
Io dunque ho una buona speranza che un altr'anno, avendo tempi più belli, avrò campo di contarvene anche delle più belle. Vi piace questo patto? Siamo dunque intesi. Ma, e se il povero Galantuomo non ci fosse più? Già è questo un dubbio che nacque anche in me, ma lo chiamava come importuno. Però siccome:
Considerando: 1° Ch'io sono già molto vecchio;
Considerando: 2° Che anche senza avere tanti anni si può morire;
Considerando: 3° Che l'anno è di 365 lunghi giorni e che in questo frattempo possono avvenire di molte cose, e molti possono passare a vita migliore;
Domando che il povero Galantuomo, anche posto che morisse, restasse nella memoria de' suoi umanissimi lettori. Io però credo ancora di scapolarmela per questa volta e di vivere ancora molti anni e così spero di tutti voi. Chi volesse poi altrimenti, resti pure servito.
Ho pensato quest'anno di regalarvi a meditazione di ogni mese un precetto del decalogo. Già è così strapazzato in generale, che non è fuor di proposito il ricordarlo sovente per non doverlo poi ricordare in un momento troppo critico senza vantaggio.
Vi prego, o miei cari lettori, di farmi vedere a molti, farmi leggere, farmi discorrere con molti e molto; massime con quei tali che usano poco alla chiesa e di comandamenti non sanno che farne, con quei tali che voi meglio di me conoscete, e che gridandosi liberi, liberi, sono poi miseri schiavi delle loro passioni. Con costoro io vorrei trattenermi un poco colla speranza di lasciare nella loro mente qualche religioso pensiero.
Inoltre, ancora qualche coserella che non vi dispiacerà sicuramente. E voi, miei amici, conservatevi sani ed allegri, non vogliate prendervela contro il povero Galantuomo, se alcuna volta vi riesce un po' noioso. Che volete, sono vecchio e brontolone, vedo che il mondo va male, vorrei trattenerlo e mi accorgo che mi mancano le forze. Eh sì, ci vuol altro che un povero vecchio per trattenere tutta questa povera macchina. Ho però una buona dose di buona volontà, se bastasse!
State bene, e sempre allegri nel Signore, o miei cari lettori, ed a bel rivederci.
 
 
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