Lotteria 1862 - Documenti e Note.La Commissione delibera l'estrazione dei numeri per i premii della Lotteria, ed espone al Sindaco un suo desiderio - Risposta del Sindaco - Circolare, e un articolo dell'Armonia che annunziano il giorno dell'estrazione - Verbale dell'estrazione compiuta - Circolare che annunzia i numeri vincitori - L'Armonia pubblica il tempo utile per ritirare i premi - Ingrata sorpresa: un biglietto duplicato assegna a due vincitori lo stesso primo premio - La Commissione per la Lotteria si raduna e propone il modo di accomodare quell'incidente - D. Bosco sborsa cinque mila lire ad uno dei vincitori - Consegna degli altri premi vinti: biglietto della Duchessa Melzi Sardi da Roma - D. Bosco non accetta la proposta di far riconoscere dal Governo l'Oratorio come Opera pia.
del 01 dicembre 2006
   Era ormai terminato lo spaccio dei biglietti e radunatasi la Commissione, deliberava il giorno e il luogo per l'estrazione dei numeri che avrebbero guadagnati i premii. Il Segretario ne dava notizia al Sindaco per ottenere il suo consenso e interpellai lo sul modo di compiere quell'atto importante con qualche solennità.
Torino, addì 22 settembre 1862
 
Ill.mo Sig. Sindaco,
 
Con sua seduta del 16 corrente mese la Commissione per la Lotteria a favore degli Oratorii esistenti in Torino, fissava il giorno 30 per l'estrazione dei prendi dalle ore 9 alle 10 mattina.
In pari tempo e per uniformarsi a quanto fu praticato nelle precedenti lotterie e per maggiore soddisfazione del pubblico, avrebbe pure esternato il desiderio che l'estrazione avesse luogo in una sala del palazzo civico, purchè la S. V. Ill.ma avesse creduto poter accondiscendere a questa domanda.
A questo fine Le faccio preghiera affinchè si degni concederci il chiesto favore, come anche sia fatta facoltà ai giovani musici dell'Oratorio di aprire la pubblica estrazione con alcune sinfonie.
Nella fiducia che Ella sarà per accordare l'implorato favore, mi professo colla massima considerazione
 
Obbl.mo Servitore
Cav. FEDERICO OREGLIA.
 
Il Sindaco rispondevagli:
 
CITTÀ DI TORINO
     Protocollo dell'Ufficio N. 849.                                                                                       Torino, addì 26 sett. 1862.
Risposta a lettera del 22 settembre.
 
In riscontro alla nota controdistinta il Sottoscritto partecipa alla S. V. che per parte di questa Civica Amministrazione non si ha difficoltà di permettere che l'estrazione della Lotteria si faccia in una sala del palazzo civico; solo è necessario che due giorni prima della estrazione una persona dalla S. V. incaricata si rechi a quest'ufficio per i relativi concerti.
Rincresce al sottoscritto di non potere del pari assecondare la seconda domanda, quella cioè di pur permettere ai giovani musici dell'Oratorio di aprire la estrazione con alcune sinfonie.
Siffatta permissione aumenterebbe il non poco disturbo agli impiegati, i quali già da oltre tre mesi sono di continuo interrotti nelle loro occupazioni a cagione dei lavori di riattamento che si stanno compiendo per gli uffizii municipali.
Il Sindaco
RORÀ .
 
Le decisioni della Commissione con una circolare diffusa a migliaia di copie erano state annunziate alla cittadinanza.
 
Benemerito Signore,
 
La Commissione stabilita per la Lotteria a favore degli Oratorii maschili di questa città, radunatasi il 16 del corrente mese, prendeva le seguenti deliberazioni che mi affretto di comunicarle per sua norma.
I° L'esposizione degli oggetti rimane aperta al pubblico fino a tutto il 23 corrente settembre. Dopo vi saranno quattro giorni per ritirare il provento dei biglietti, e raccogliere quelli che non fossero stati smerciati.
2° Se Ella potesse dare spaccio ancora ad alcuni biglietti che esistono presso di Lei, o di quelli che rimangono nella sala dell'esposizione, avrebbe tempo utile fino al giorno 27 corrente.
I biglietti non consegnati in tale spazio di tempo s'intendono ritenuti a benefizio della Lotteria.
Qualora non avesse altro mezzo più facile per farei pervenire quanto è del caso, Ella potrebbe inviarlo in forma di piego al Sig. Prefetto della provincia di Torino.
3° Dal 27 al 30 si faranno gli opportuni preparativi per la pubblica estrazione. Pertanto nel giorno 30 del corrente nella sala Municipale di questa città, in presenza del Sindaco, sig. Marchese di Rorà, benemerito e zelante Presidente della Lotteria, si procederà alla pubblica estrazione dei numeri vincitori, secondo le norme stabilite per le estrazioni del debito pubblico. Gli oggetti da vincersi sommano a 3000.
Mentre le dò comunicazione di queste deliberazioni sono pure incaricato dalla Commissione di esternarle i dovuti ringraziamenti per le sollecitudini spiegate in quest'opera di beneficenza, facendole preghiera di continuare la sua cooperazione per condurla a felice compimento.
Mi voglia in fine credere, coi sentimenti della massima stima con cui mi reputo ad onore di potermi professare
 
Dev.mo ed Obbl.mo Servitore
FEDERICO OREGLIA di S. Stefano.
 
L'Armonia del 19 settembre pubblicava pure una lettera circolare comunicatale dal Cavaliere Oreglia.
 
Finalmente si fece l'estrazione ed eccone il verbale:
 
L'anno del Signore 1862 allì 30 del mese di Settembre, secondo l'autorizzazione e le norme fissate dal Signor Prefetto di questa Provincia per la Lotteria iniziata e promossa a favore degli Oratorii di San Francesco di Sales in Valdocco, di S. Luigi a Porta Nuova e del Santo Angelo Custode in Vanchiglia, si procedeva alla pubblica estrazione dei numeri vincitori degli oggetti alla medesima Lotteria destinati.
A tale scopo il benemerito Signor Marchese Di Rorà Presidente della Commissione, il Cav. Giuseppe Luigi Duprè Vice - Presidente, il Cav. Federico Oreglia di Santo Stefano, Segretario, il Sacerdote Giovanni Bosco Direttore degli Oratorii si radunarono in pubblica sala del palazzo municipale e procedevano alle loro operazioni nel modo esposto nel piano di regolamento della lotteria.
Si prepararono sei urne. Cinque erano, destinate alle pallottole portanti i numeri sino a duecento otto mila, che corrispondono al numero di biglietti approvati; si verificarono le urne e le pallottole e si trovarono precise e nel numero di esse e nel risultato della combinazione fortuita dei numeri da comporsi.
La sesta urna fu preparata pei biglietti di premio sicuro e siccome tali biglietti che vennero spiccati dalla rispettiva matrice risultarono ascendere al numero di 1600, così furono deposti nell'urna summentovata altrettanti biglietti, ciascuno dei quali veniva interpolatamente estratto cogli altri ed erano certi del premio.
Le cose così disposte, il Benemerito Signor Marchese di Rorà quale presidente della Commissione e come incaricato dal Ministero di presiedere nella sua qualità di Sindaco della Città, dava principio alla seduta e dichiarava aprirsi il tiraggio, che fu continuato fino alle dieci ore di sera con brevissima interruzione per riposare.
Un essendosi però potuto terminare in detto giorno tutta l'estrazione, così il primo di Ottobre alle ore 7 di mattino si dava di nuovo principio a questa, previa verificazione delle urne e delle pallottole che furono riconosciute esatte in tutte le loro parti. Alle undici ore della mattina stessa veniva estratto l'ultimo numero. Così compiuta l'operazione del tiraggio se ne è redatto il presente erbale da presentarsi all'Ill.mo Signor Prefetto della Provincia di Torino, con riserva di pure presentargli copia autentica dei numeri estratti tosto che saranno compiuti gli incombenti dell'ordinamento progressivo dei numeri vincitori suddetti.
Torino, 3 ottobre 1862.
 
RORÀ
GIUSEPPE DUPRÈ
BOSCO GIOVANNI
Cav. FEDERICO OREGLIA Segr.
 
 
Un supplemento al numero 245 della Gazzetta ufficiale del Regno pubblicava i numeri vincitori della Lotteria d'oggetti a favore dei tre Oratorii di D. Bosco; il quale si affrettava a mandarne copia a tutti gli interessati.
 
Benemerito Signore,
 
La Lotteria più volte raccomandata alla carità di V. S. Benemerita è terminata col più soddisfacente risultato, sia pel numero d'oggetti raccolti, sia pei biglietti smerciati. Ora Le trasmetto l'Elenco dei numeri sortiti nella pubblica estrazione de' premii; da questo Ella ed i suoi amici potranno verificare se i biglietti ritenuti siano stati da qualche vincita favoriti.
Posso dirle anche a nome della Commissione che si fece quanto si è potuto affinchè ognuno rimanesse soddisfatto. Tuttavia se involontariamente fosse avvenuta qualche mancanza di riguardo o qualche dimanda non appagata, si attribuisca alla sola impotenza cagionata dalle molte incombenze che si dovettero compiere, ed io Le dimando benigno compatimento di ogni disturbo cagionato e di ogni cosa che possa essere tornata di minor gradimento.
In questa medesima occasione mi fo' animo di assicurarla che quanto Ella fece per quest'opera di beneficenza non sarà giammai dimenticato nè da me nè dai giovani beneficati, anzi ci uniremo tutti insieme per invocare le benedizioni del Signore sopra di Lei e sopra tutti quelli cui Ella intende augurare belli dal cielo.
Prima di chiudere le relazioni di questa Lotteria, Le voglio ancora fare rispettosa preghiera di volermi cioè continuare i suoi favori nelle caritatevoli di Lei largizioni, e di voler anche pregare per me e per questi giovanetti in certo modo dalla Divina Provvidenza a me affidati, affinchè coll'aiuto di Dio possano diventar tutti buoni cittadini e buoni cristiani in questa vita per poter poi un giorno ringraziare di presenza i loro benefattori nella patria dei beati in Paradiso.
In fine permetta che con pienezza di stima e colla pi√π sentita gratitudine abbia l'onore di professarmi ora e sempre
Di V. S. benemerita
 
Torino, 10 ottobre 1862.
 
                        Obbl.mo Servitore
Sac. BOSCO GIOVANNI
 
L'Armonia, il mercoledì 12 novembre pubblicava un importante avviso:
Si previene chi di ragione che il tempo utile per ritirare gli oggetti vinti nella Lotteria degli Oratorii maschili di Valdocco, di Vanchiglia e di Porta Nuova, scade collo spirare del corrente mese di novembre. La Commissione si reca perciò a dovere di avvertire tutti gl'interessati, che gli oggetti non ritirati a quell'epoca s'intendono donati alla pia opera a cui favore questa Lotteria si è compiuta.
Fu una magnifica e fruttuosa Lotteria, ma siccome non vi ha rosa senza spine, era accaduto un grave inconveniente. Due signori si presentarono per ritirare il primo premio, cioè il magnifico quadro di S. Antonio, dono del Cav. Federico Peschiera professore dell'Accademia Ligustica di, Genova. Era stimato pel valore di 5000 lire. Ambedue possedevano un biglietto, riconosciuto autentico, duplicato evidentemente da coloro che ne avevano fatta la stampa.
Come sia andato il fatto si narra dalla relazione che presentiamo.
In seguito ad invito dell'Ill. Sindaco della città di Torino, il Marchese di Lucerna di Rorà, quale Presidente della Commissione per la Lotteria a favore dei tre Oratorii di S. Francesco di Sales in Valdocco, di S. Luigi a Porta Nuova e dell'Angelo Custode in Vanchiglia, radunavasi il giorno 23 corrente novembre la detta Commissione nella sala del palazzo municipale di questa città. Aprivasi la seduta alle ore tre pomeridiane e vi prendevano parte gli infra descritti membri. Erano presenti i Signori Cav. Giuseppe Duprè Vice - presidente, Com. Giuseppe Cotta Senatore del Regno Cassiere, Marchese Lodovico Scarampi di Pruney, Cav. Lodovico Lorenzo Galleano d'Agliano, Signor Giuseppe Migliassi Neg.te, D. Giovanni Bosco Sacerdote, Direttore degli Oratorii ed il Cav. Federico Oreglia, segretario.
Apertasi la seduta alle ore tre pomeridiane si dava comunicazione d'una lettera del signor Sindaco in cui per impreveduta occupazione era nella obbligazione di assentarsi dalla seduta.
Il Vice presidente dava allora cognizione del motivo della radunanza consistente nell'essersi rinvenuti nella distribuzione dei premi della Lotteria due cartolari a matrice di biglietti smerciati aventi lo stesso numero progressivo; in questa serie appunto trovavasi il numero vincitore del primo premio, il quale perciò ebbe due vincitori riconosciuti nei signori Negro Neg.te in panni nella via del Seminario e il Signor Silvetti Fondachiere sull'angolo delle vie San Maurizio e Barbaroux. Amendue pretendendo il premio per sè, e per essere un quadro di valore non essendo possibile il duplicarlo, come si fece di altri premi caduti nella stessa serie, così invitavasi i membri della Commissione a dare il loro parere sopra il modo di aggiustare con equità i due pretendenti.
Dopo gli opportuni schiarimenti dati dal Segretario e la presentazione dei due registri a matrice i quali si riconobbero identici, quantunque l'uno dei due portasse una correzione progressiva nel numero che costituiva l'identicità, perchè il segretario fece constare che tale correzione fu fatta dopo l'estrazione dei numeri vincitori e quando già i biglietti staccati da detta matrìce erano stati tutti distribuiti; sentito il parere dei singoli membri si deliberò di dover stare alle seguenti conclusioni esposte dal Signor Comm. Giuseppe Cotta:
I° Che i due registri a matrice, essendo identici li due biglietti ritenuti dalli Signori Negro Neg. e Silvetti Fondachiere, hanno ugual diritto al premio designato per tale numero.
2° Che erasi da esperimentare presso li detti Signori vincitori la via conciliativa di estrarre a sorte fra essi due il premio in questione, assegnando al non vincente le lire cinque cento che la Commissione riteneva per l'opera, dietro largizione appositamente fatta e formante parte del premio primo, come risulta dal piano di regolamento, articolo quinto.
3° Che ove la proposta conciliativa non avesse avuto buon esito si dovesse far estimare, o dai Professori dell'accademia in genere o particolarmente da uno nominando dal tribunale, il valore dei quadro; e ponendosi a fronte dei dipinto la somma estimata se ne venisse all'estrazione, la quale definirebbe nella via più equa e legale possibile il vincitore del quadro.
4° Finalmente con unanime voto si delegava il Comm. Giuseppe Cotta a voler incaricarsi di comunicare allo signor Negro e Silvetti queste decisioni, confidando alla sua operosa carità che avrebbe condotto a buon termine questo sgraziato incidente
 
Cav. FEDERICO OREGLIA.
 
Non essendosi potuto venire ad accordi, uno dei vincitori ebbe il quadro e all'altro D. Bosco dovette sborsare 5000 lire. Fu per lui una perdita sensibile, ma la Divina Provvidenza voleva metterlo a queste prove per dargli poi inaspettati compensi.
Egli intanto ebbe ancora per più mesi un gran da fare per le conseguenze della Lotteria; cioè rispondere alle lettere e spedire i premi vinti. Ce ne dà prova il biglietto da lui conservato di una sua benefattrice:
La D.ssa Melzi Sardi presenta i suoi rispetti al Rev. D. G iovanni Bosco e nel mandarle per parte del Marchese Patrizi Giovanni scudi 100, desidererebbe sapere se, fra i Numeri Premiati della Lotteria, di cui le mandò da Torino i biglietti, ve n'era nessuno fra il 701 e il 750 che Ella prese. Potrà rispondere nello spedire la ricevuta al M. Patrizi e, se vi fosse qualche premio, pregare la Sig.ra Marchesa Fassati se volesse tenerlo in deposito. - Si raccomanda alle sue orazioni. -
 
Roma, 7 Febbraio 1863.
 
Ma in vista dell'ampliazione dell'Oratorio e dell'esito della lotteria, molti personaggi, anche politici, si adoperarono per indurre D. Bosco a far riconoscere il suo Istituto e i suoi oratorii come ente morale approvato dal Governo, dal quale a questo fine aveva già avuti eccitamenti e quasi disturbi. Lo stesso impegno avean preso con insistenza il banchiere Comm. Cotta e altri suoi amici. Spesso enumeravano a D. Bosco gli immensi vantaggi che gliene sarebbero venuti; la protezione assicurata delle Autorità; il credito che acquisterebbe l'opera presso la cittadinanza; la maggior fiducia degli oblatori nel lasciare legati e testamenti; la certezza che nessuno con pretesti legali avrebbe potuto contestare le eredità; la diminuzione dei diritti del fisco per i trapassi; l'esenzione da certi pesi e tasse. Quindi gli mettevano sott'occhio un aumento incalcolabile di soccorsi, come ogni giorno verificavasi per la pia opera del Cottolengo. Aggiungevano, come i parroci ed i notai avrebbero potuto con maggior franchezza raccomandare la sua istituzione a coloro che desideravano beneficare morendo qualche Opera di carità. Gli facevano eziandio osservare ripetutamente che durante la sua vita sarebbe stato l'unico e libero amministratore, e che in conseguenza, per la maggiore abbondanza di mezzi, avrebbe potuto procurarsi un esistenza più comoda e più tranquilla.
D. Bosco però non si lasciò persuadere, sicchè ne venne perfino un po' di freddezza fra lui e questi suoi buoni amici. Ma gli avvenimenti fecero vedere con quanta prudenza di
ordine superiore egli si fosse governato in tale affare. Infatti egli intravide e fors'anco nell'apparizione del Cavallo rosso, i tempi che si preparavano. Amando Dio e non se stesso, amava la povertà e sapeva che sarebbe stato obbligato a conservare case, terreni, o capitali che gli fossero pervenuti in favore dell'Oratorio, con pericolo di eccitare le cupidigie dei democratici. Temeva che i Governanti per mezzo della Commissione legale, finirebbero poi collo spadroneggiare in casa sua mutandone l'indirizzo e lo scopo. Prevedeva lo sperpero dei beni delle opere pie e fors'anche la legge Crispi del 1892, che avrebbe ordinato l'accentramento delle varie istituzioni aventi lo stesso scopo.
D. Bosco sopratutto voleva per le sue opere tutta la possibile indipendenza e libertà e si rifiutava di sottostare a nessuna influenza estranea a quella della Santa Sede, ad aiuto e difesa della quale egli aveva posta interamente la sua Congregazione. Ed era cosa tanto evidente, che non ebbe mai in eredità soccorsi di grande importanza per solo spirito di umana filantropia. “ Distinti personaggi, afferma D. Rua, vollero indurlo a mutare indirizzo delle sue imprese, riducendole a solo scopo filantropico, ma egli non si lasciò smuovere; e per questa ragione non rare volte perdette eredità di grande importanza, che certamente egli avrebbe conseguite ”.
Per questa regola seguita da D. Bosco molti superiori di altre Istituzioni religiose, di ogni parte del mondo, sovente si presentavano a lui per formarsi un concetto giusto del suo modo di pensare e di agire in tale importantissima questione.
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