Medaglie della Madonna - L'Arcivescovo di Genova confida nelle preghiere di D. Bosco - I lavori nella nuova chiesa - Pratica per sistemare la via Cottolengo innanzi alla chiesa - Per la morte di un benefattore - D. Bosco a Milano dà un benefico avviso ad un negoziante - Va a Cremona in cerca di oblazioni - Circolare e programma per l'inaugurazione della Lotteria - Esposizione de' premii - L'inaugurazione: dialogi: poesia piemontese - Il Prefetto di Torino concede una nuova emissione di biglietti - Prestiti generosi per pagare i debiti - Letture Cattoliche.
del 04 dicembre 2006
La divozione a Maria SS. Ausiliatrice andava sempre più diffondendosi tra i fedeli, anche perchè il Servo di Dio distribuiva le sue medaglie in gran numero. Di queste si celebrava ovunque la straordinaria virtù di preservazione da molti malanni e di rimedio per le malattie: e quindi erano continue e insistenti le domande per averne, benedette dallo stesso D. Bosco. Si aveva fiducia nella Madonna ed anche nelle preghiere del suo Servo fedele e dei giovanetti di lui. S. E. Mons. Andrea Charvaz, Arcivescovo di Genova, scriveva:
 
Genes, le 26 mars 1866.
Mon cher et respectable Abbé,
 
Je vous remercie cordialement, mon cher Abbé, des prières, des neuvaines que vous faites réciter pour la délivrance de l'infirmité dont je vous avais parlé. J'unis à cette fin mes pauvres prières auxvôtres, et il me semble que j'en èprouve déjà une amélioration. Mais quel qu'en soit le résultat final que je laisse avec tout abandon à la sainte volonté du bon Dieu, je me réserve de profiter de la première occasion pour vous faire parvenir au moins un léger témoignage de ma reconnaissance et de mon vif intérêt pour votre si utile Etablissement.
Agréez les sentiments pleins d'estime et de dévouement avec lequel je suis, mon cher Abbé,
Votre, affectionné serviteur
ANDRE', Arch. de Gênes.
 
Passata la fredda stagione si riprendevano i lavori della chiesa di Maria Ausiliatrice, essendo stati preparati i ponti che occorrevano per terminare la volta e innalzare la cupola. Su questa doveva torreggiare una statua della Beata Vergine in rame dorato, e D. Bosco ne aveva cominciato le prime trattative con la ditta Boggio di Torino.
Ciò che gli premeva assai era anche la continuazione delle pratiche per sistemare la pubblica strada innanzi alla chiesa, e a tal fine mandava al Sindaco la seguente memoria:
 
Ill.mo Sig. Sindaco,
 
L'anno scorso, nell'occasione che S. A. Reale il Principe Amedeo, in compagnia del Sig. Sindaco che assisteva, metteva la pietra fondamentale di una nuova chiesa, facevasi domanda che fosse rettilineata la via Cottolengo di fronte al nuovo edifizio. Il Sindaco visitava con bontà ogni cosa e persuaso dell'importanza e del bisogno di quanto, si richiedeva, assicurava il suo favore presso il Municipio.
Ora i lavori del sacro edifizio sono assai inoltrati, il coperchio è terminato, compiuti gli arconi della vólta; onde io fo calda preghiera a V. S. Ill.ma a voler considerare:
1° L'ingegnere civico quando tracciava le linee delle fondamenta si basava sul piano della rettilineazione della detta via Cottolengo, senza di che non si potrebbe nemmeno entrare in chiesa;
2° Questa rettilineazione è già approvata, ed una parte del sito fu già appositamente comprato dal Seminario, e i vicini edifizii hanno già la fronte regolata in questa proporzione;
3° Con questa rettilineazione si alzerebbe alquanto il livello della via, la qual cosa contribuirà non poco a rendere salubre questa località; imperciocchè da più lati si succedono scoli di acque in un basso centro senza corso di uscita. Difatti nel 1854 le case che circondano questo sito furono le più flagellate dal colera: alcune famiglie estinte. A questa necessità si provvederebbe col già approvato rialzamento, cui mercè si darebbe scolo regolare alle diverse affluenze d'acqua;
4° Si potrebbero proseguire i lavori con molto minori spese, occupare maggior numero di persone, soddisfare il desiderio ed il bisogno degli abitanti del quartiere di Valdocco che trovansi lontani dalle chiese e sospirano il termine del nuovo edifizio che darà loro comodità di compiere i doveri religiosi.
Per questi e altri motivi, che V. S. nella sua saviezza sa certamente ideare ed apprezzare, la supplico quanto so e posso a voler effettuare la rettilineazione di via Cottolengo secondo il progetto di ingrandimento già approvato dal Municipio, e secondo richiede il basamento della novella Chiesa, siccome veniva esposto, in memoria già prima inoltrata a tale scopo in città.
Pieno di fiducia che questa domanda, appena che abbia l'onore di presentarsi a V. S., sia presa in benigna considerazione, reputo massimo onore di potermi colla pi√π sentita gratitudine professare
della V. S. Ill.ma
Torino, 26 febbraio 1866,
Obbl.mo, riconoscente
Sac. Bosco GIOVANNI.
 
La domanda dopo qualche tempo era esaudita.
Intanto il Venerabile Servo di Dio si rimetteva di nuovo in viaggio, e prima dava istruzioni perchè si attestasse riconoscenza ad un insigne benefattore che lo aveva sempre soccorso fin dal 1850. Era questi il Conte Abate Lunel di Cortemiglia, morto nella metà di febbraio. Ordinava pertanto, che se l'Amministrazione dell'Ospizio di carità in Cherasco, diretto dal suo amico D. Alessandro Ghisolfi, decidesse di fare un funerale solenne a chi era stato anche di quella pia casa grande benefattore, si mandasse pure per la funzione almeno una dozzina di cantori.
Partiva quindi per la linea di Milano, e pare che si recasse a Monza per appagare le vive istanze di Madre Serafina, Superiora delle Sacramentine, la quale desiderava parlargli.
Alla stazione di Milano accadde un fatto degno di memoria, che dimostra come stessero a cuore a D. Bosco anche gli interessi materiali de' suoi benefattori.
Don Michele Rua il 9 aprile 1891 scriveva in Milano la seguente dichiarazione:
“ La signora Rosa Guenzati raccontò al sottoscritto che nel 1866 D. Bosco passò per Milano in ferrovia. Non avendo che qualche ora da fermarsi in quella città, non uscì neppure dalla stazione; aveva però prevenuto il di lei consorte di venirlo a trovare colà, come infatti vi andò accompagnato da essa. Discorrendo, D. Bosco dissegli: - Quest'anno, signor Guenzati, faccia gran provvista di tela, chè troverà a rivenderla convenientemente. - Dopo la partenza del Servo di Dio i due coniugi, memori della sua predizione, si diedero a farne ricerca in proporzione molto più abbondante che negli anni precedenti e, come egli aveva prenunziato, si avverò esattamente in guisa che in fin dell'anno, mentre erano molto contenti della benedizione avuta dal Signore per mezzo di Don Bosco, si andavano dicendo l'un l'altro: - Se avessimo avuto anche maggior fede nelle parole di D. Bosco, facendo provvista di tele ancor più abbondante, certamente l'avremmo venduta. Riconoscenti però al Signore del profitto avuto, ne lo ringraziarono dandone parte ai poveri, come erano soliti a fare ”.
L'avviso era stato il principio di una vistosa fortuna.
Il Servo di Dio si recò pure a Cremona dove aspettavanlo la Principessa Elena Vidoni, le Suore Maddalene e più altri; e quindi proseguiva per S. Giovanni in Croce presso la nobile famiglia Soranzo.
Di quei giorni inviava una circolare al Cav. Oreglia di S. Stefano perchè la facesse stampare.
 
Carissimo Sig. Cavaliere,
 
Ecco la lettera; la componga e se vi è qualche cosa me lo dirà per correggerla.
Dica a D. Rua che prevenga Damigella Orselli che sabato alle ore una sono da Lei per la minestra. Egli, D. Rua, venga colle lettere alla stazione di Porta Susa.
Scrivo colla fretta. Cerco danari, ma... ma...
Dio benedica Lei e le sue fatiche, e mi creda nel Signore,
Cremona, 8 marzo 1866.
Aff.mo
Sac. Bosco GIOVANNI.
 
La circolare venne subito stampata.
 
Benemerito Signore,
 
Con grande soddisfazione ho l'onore di partecipare a V. S. Benemerita che la Lotteria già altre volte alla carità di Lei raccomandata trovasi ora arricchita di doni meritevoli della pubblica esposizione. Per la qual cosa la Commissione radunatasi a tal uopo deliberava che si scegliesse un locale annesso all'Oratorio di S. Francesco di Sales e che venisse fissato il giorno 19 del corrente mese, per inaugurare questa pubblica mostra della carità cristiana. Il numero dei doni raggiunge i tremila.
Le fo' pertanto umile preghiera di volervi Ella pure intervenire in questa bella occasione, sia per poterla ringraziare personalmente, sia per onorare gli augusti personaggi che speriamo di avere per quella giornata.
Intanto io mi raccomando caldamente di volerci aiutare collo spaccio dei biglietti e coll'inviare quegli oggetti che Ella per avventura avesse a questo scopo raccolto.
I giovanetti beneficati s'uniscono a me per esternarle la pi√π sentita gratitudine e per augurarle le pi√π copiose benedizioni del cielo, mentre ho l'onore di professarmi con pienezza di stima
Di V. S. Benemerita,
Torino, II marzo 1866,
Obbl.mo Servitore
Sac. Bosco GIOVANNI.
 
AVVERTENZE.
Alle ore 2 i signori Promotori e le signore Promotrici si raduneranno in una sala preparata avanti il locale della Esposizione.
Avrà quindi luogo:
1° Concerto musicale;
2° Canto con accompagnamento;
3° Due parole di Gianduia;
4° Il Filosofo ed il Poeta;
5° Visita dei doni della Lotteria.
NB. - La pubblica esposizione secondo il decreto della Prefettura durerà tre mesi, dopo cui si diverrà all'estrazione dei numeri vincitori. Il locale è aperto al pubblico ogni giorno dall'una alle cinque pomeridiane.
 
Il giorno 10 D. Bosco rientrava nell'Oratorio. Per la lotteria incominciata nel 1865 aveva chiesto ed ottenuto la proroga dell'esposizione ufficiale. Sul principio del 1866, si era stampato il catalogo degli oggetti donati. Vi figuravano doni di S. S. Pio IX, delle Loro Altezze Reali il Principe Eugenio di Savoia Carignano, il Principe Tommaso Duca di Genova, il Principe Amedeo Duca d'Aosta, la Duchessa di Genova, ed anche del Ministero degli Interni. Il numero dei premii era di 2524 senza contare quelli regalati alla lotteria, ma con facoltà di ritenerli per uso degli Oratorii festivi. Fra questi si notavano varii attrezzi di ginnastica donati da S. A. R. il Principe Amedeo Duca d'Aosta, disposti nel cortile dell'Ospizio; e la somma di 500 lire, oblazione collettiva dei varii Oratorii di Torino fatta nell'occorrenza del giorno onomastico del loro Direttore e Padre Sac. Giovanni Bosco.
Il 19 marzo, festa di S. Giuseppe, facevasi adunque la solenne inaugurazione della Lotteria. La neve cadeva a larghe falde e non ci fu quindi gran concorso. Venne però il Sindaco Galvagno. Si cantò il Poeta e il Filosofo, operetta buffa di Don Cagliero e fu recitato il seguente dialogo, interessantissimo per più riguardi, scritto da D. Bosco.
 
Massimo, Ernesto e Tancredi.
 
Massimo. - Ho bisogno, caro Ernesto, che tu mi dia ragione per cui l'amato nostro Sindaco con tanti insigni personaggi sonsi in questo nostro umile Oratorio radunati.
Ernesto. - Oggi si fa tra noi una grande solennità.
Mass. - Forse la festa di S. Giuseppe?
Ern. - La festa di S. Giuseppe ne porge occasione, ma il vero motivo si è l'inaugurazione della Lotteria.
Mass. - Ma questa Lotteria non fu cominciata, fatta, finita l'anno scorso?
Ern. - L'anno scorso fu cominciata, si raccolsero doni, si prepararono e già si smerciarono alcuni biglietti, ed ora si tratta di mettere in pubblica mostra i doni raccolti, affinchè gli acquisitori dei biglietti possano coi proprii occhi rimirare il numero, la bellezza, il pregio delle offerte.
Mass. - Non sarebbe meglio invece di doni raccogliere tosto i danari? Così potrebbesi risparmiare tempo, lavoro, disturbo ed appagare i bisogni che si hanno.
Ern. - È vero; ma vedi, caro Massimo, molti portano doni e prendono cartellini ovvero biglietti: altri saranno solamente in grado di portare doni, oppure di fare soltanto acquisto di alcuni biglietti. In questo modo ciascuno può concorrere in proporzione assai limitata; perciocchè queste lotterie aprendo la via alla piccola ed alla grande beneficenza sono accessibili ad ogni grado di persone.
Mass. - In buona sostanza il fine ultimo di queste lotterie sono i danari. O danari, danari! Bisogna proprio dirlo che voi siete potenti, giacchè tutti vi vogliono per loro amici.
Ern. - È vero che il fine ultimo è di mettere insieme danari, ma con mezzi leciti. Qui tuttavia vi è la speranza di guadagnare, e ciascuno è libero di prenderci parte, e infine hanno uno scopo nobile, cioè di concorrere a fare una grande opera di carità.
Mass. - Quale sarebbe questa grande opera di carità?
Ern. - L'opera di carità, che si tende a beneficare, sono gli Oratori festivi, dove occorrono non piccole spese per fitti, arredi, riparazioni, maestri, oggetti di ricreazione, ecc., ecc. Occorrono spese per l'Oratorio di S. Francesco di Sales, dove sonvi cose di tutta urgenza sospese per mancanza di mezzi: un motivo poi tutto speciale è la chiesa posta in costruzione, il cui termine è sommamente desiderato.
Mass. - Dove si sta costruendo questa chiesa?
Ern. - Si sta costruendo in sito annesso al cortile del nostro Oratorio, e se da questa sala o da quella dell'esposizione dei doni tu volgi a mezzogiorno o a ponente lo sguardo, ti si presenta un edificio in forma di croce latina. Questo è l'edificio sacro a Maria Ausiliatrice, che qual madre porge la mano ai suoi figli chè l'aiutino a compire questa sua casa, per accrescere sempre più il numero dei suoi divoti in terra e farle poi un dì gloriosa corona in cielo.
Mass. - Mentre parlavi mi venne un pensiero ed è che non mi sembra tanto grande il bisogno di una chiesa in questo sito; tanto più che àvvene già una: quella dell'Oratorio.
Ern. - Ottima osservazione, ma non fa pel caso nostro. L'attuale chiesa di S. Francesco di Sales bastò per qualche tempo, ma ora per la moltitudine dei giovani interni ed esterni è divenuta ristretta e ne potrebbe capire appena un terzo. Se mai tu osservi nel giorno festivo, o caro Massimo, noi siamo in chiesa come le acciughe nel barile. Oltre a ciò ci troviamo in un sito dove sono molte case piene di abitanti, tutti lontani dalle chiese, per modo che si calcola uno spazio di terreno abitato da oltre 30 mila anime, nel cui centro non àvvi chiesa di sorta. Che ne dici, o Massimo? ti sembra necessaria la costruzione di una chiesa?
Mass. - Ciò posto, io sono perfettamente d'accordo sulla necessità d'una chiesa, dove interni, esterni ed eziandio adulti possano intervenire. Avrei ancora una cosa a domandarti?
Ern. - Dimanda.
Mass. - Oggi abbiamo tra noi tanti rispettabili personaggi; fra gli altri il nostro sig. Sindaco, i benemeriti signori della Commissione per la Lotteria, i signori promotori e le signore promotrici della medesima. Non ti sembra a proposito il dirmi in poche parole lo scopo degli Oratorii?
Ern. - In questa domanda puoi essere appagato dall'amico Tancredi, che come più anziano dell'Oratorio è vie meglio informato.
Tancredi. - Di buon grado mi studierò di appagare questo vostro e mio desiderio. Per non ripetere tutte le cose dette nella fausta occorrenza in cui si benedisse la pietra angolare della chiesa, voi, o amici, offrite una copia della Rimembranza delle cose di quella giornata al sig. Sindaco, e con quella pregatelo eziandio a voler gradire un disegno del novello edifizio. Ora dirò solamente in poche parole che gli Oratori festivi sono locali destinati a trattenere i giovanetti con piacevole ed onesta ricreazione nei giorni festivi dopo aver compiuti i loro religiosi doveri. Tali sono quelli del Santo Angelo Custode in Vanchiglia, di S. Luigi a Porta Nuova, di S. Giuseppe a S. Salvario, di S. Francesco di Sales dove noi ci troviamo. Questa Casa poi ha per iscopo di accogliere quei giovanetti cui la morte dei genitori o qualche altro infortunio mette in pericolo di finir male, se non àvvi una casa in cui possano gratuitamente, o quasi gratuitamente, essere accolti. Alcuni di noi sono artigiani; altri, avendo dalla natura sortita speciale attitudine alle scienze, vengono applicati allo studio. Nei tempi addietro l'attuale chiesa bastava, ma ora non più, e fa mestieri di dar mano alla costruzione di un'altra più spaziosa che soddisfaccia al bisogno dei giovani di questa casa, di quelli che intervengono dai varii punti della città ed anche degli adulti che ne vogliono approfittare. Imperciocchè, come ben disse Ernesto, il quartiere di Valdocco è molto popolato e non àvvi tra noi alcuna pubblica chiesa per adempiere i doveri religiosi.
Mass. - Giacchè mi sembri così bene informato delle cose dell'Oratorio e nel tempo stesso sei versato nel disegno, dimmi qualche cosa intorno alla novella chiesa. È da molto tempo che si è incominciata?
Tancr. - Le fondamenta si gettarono l'anno 1864, ma la pietra fondamentale fu solamente benedetta l'anno scorso, il 27 aprile, cioè sono presto undici mesi da che i lavori furono incominciati regolarmente.
Mass. - A qual punto si trova ora l'edificio?
Tancr. - L'edifizio si trova già ben avanzato. Le mura sono pervenute alla loro regolare altezza, il coperchio è compiuto, i grandi archi delle volte terminati; i ponti, i sostegni per le volte sono al loro posto; la cupola, la maestosa cupola è cominciata e speriamo che si eleverà magnifica. A proposito della cupola mi fu detto che in cima alla medesima deve collocarsi una stupenda statua di Maria Ausiliatrice in atto di benedire i Torinesi e tutti gli altri suoi divoti che prendono parte alla costruzione di questo sacro edifizio.
Mass. - Se questa chiesa deve servire per tanta gente dovrà certamente essere molto spaziosa, non è vero?
Tancr. - Di certo. La superficie dell'edifizio è di circa mille duecento metri quadrati; il che significa la capacità di quattro o di cinque mila persone.
Mass. - Ti assicuro che godo assai al pensiero che un tempio di questa fatta si innalzi in Torino all'augusta Regina del Cielo. Ma il danaro per le spese che occorrono dove si prende?
Tancr. - La stessa domanda ho più volte eziandio fatto a me stesso. Pel passato io ne so niente, ma per l'avvenire ogni nostra speranza è fondata sopra il provento della Lotteria, cioè sopra la bontà (si indichino colle mani) di quei signori che per nostro bene e per proseguire la cominciata costruzione idearono una Lotteria, qual unico mezzo di beneficenza.
Mass. - Noi dobbiamo essere molto riconoscenti a questi signori per tanta loro bontà; dobbiamo ringraziarli e conservare incancellabile memoria dei loro favori.
Ern. - Voglio che non solamente siamo loro riconoscenti, ma che preghiamo il cielo acciocchè si degni di spandere copiose benedizioni sopra tutti i promotori e promotrici, ed altri che in qualunque modo porgeranno benefica mano per condurre questa chiesa al sospirato compimento.
Tancr. - Io voglio pregare la santa Vergine che prepari in Cielo una bella corona a tutti questi nostri benefattori.
Mass. - Che vivano molti anni, tutti in sanità con giorni felici; che se mai per disavventura il morbo micidiale del colera si manifestasse di nuovo ne' nostri paesi, niuno di essi abbia a patirne alcun danno.
 Tancr. - A voi poi, sig. Sindaco, che vi siete degnato oggi di venire a farci una visita in questo bel giorno, noi porgiamo speciali atti di sentita gratitudine. Che se poi, come si fa ai Sovrani nel giorno delle grandi solennità, ci permettete di chiedervi un favore particolare, vi domandiamo quello stesso già domandato e promesso altra volta, cioè che diciate una parola in appoggio perchè sia rettificata la via Cottolengo di fronte alla novella chiesa, e così si possa avere agevole accesso quando l'edifizio sia compiuto.
Ern. - Signori promotori e signore promotrici, quanto noi qui abbiamo detto fu da parte eziandio de' nostri Superiori e de' nostri compagni; ed ora a nome dei medesimi vi chiediamo benigno compatimento se per la nostra condizione non potemmo prepararvi più nobile, più degna accoglienza, quale vi meritavate e quale noi pure avremmo desiderato. La provata bontà del vostro cuore sappia darci benigno compatimento. Ora facciamo a tutti rispettoso invito di voler onorare di vostra presenza la sala della pubblica esposizione. Che se vi accadesse di trattare con persone benefiche, le quali volessero intervenire in qualsiasi giorno all'esposizione, vi assicuriamo che ci fate un novello favore e sarà sempre rinnovato il piacere ogni volta che ci sarà dato di potervi accogliere fra noi, o persone da voi inviate per far loro vedere i doni che la vostra carità seppe raccogliere ed offerire. Ciò che diciamo di altri diremo ancor più di cuore a tutti i benemeriti promotori o promotrici, ogni qualvolta si compiacessero di rinnovare la visita che in questo giorno con grande nostra festa ed onore ci hanno procurato.
Dopo questo dialogo un giovanetto che compariva la prima volta sulle scene in carattere di Gianduia, recitò una poesia in dialetto piemontese, scritta da D. Giuseppe Bongiovanni, sopra una traccia datagli da D. Bosco. Il giovane in stile berniesco narrò di aver fatto in sogno un lungo viaggio, e di aver trovato nella sala di un magnifico palagio un'enorme quantità di monete d'oro e d'argento e di biglietti di banca; che il padrone aveagli donato tutto il tesoro ed egli riempiute le tasche di quello e caricatesene le spalle quanto poteano portarne, correva per darlo a D. Bosco, gridando che finalmente si erano trovati i danari per la chiesa; ma la sua contentezza durava poco, perchè, cadendo dal letto, si svegliava colle mani vuote. Concludeva dicendo di sperare che i benefattori avrebbero rimediato a quell'inconveniente, perchè avrebbero fatto in modo che il sogno divenisse realtà.
Di questa magnifica poesia ne conserviamo gelosamente copia, come prezioso cimelio di quei tempi.
Tale fu la festa per l'inaugurazione della Lotteria, la quale però dichiarossi aperta dopo che S. A. R. la Duchessa di Genova venne a visitarla, accolta con musiche e mille ovazioni dai giovani.
Nel frattempo, essendo cresciuto il numero dei premii donati dai benefattori, si chiedeva ed otteneva di poter spacciare una maggior quantità di biglietti.
 
Ill.mo Sig. Prefetto,
 
La Commissione per la Lotteria approvata con decreto di questa prefettura del 19 maggio 1865 compie il dovere di far conoscere a V. S. Ill.ma come il giorno 19 marzo 1866 siasi aperta al pubblico l'esposizione dei doni regalati a favore della medesima.
Con questa occasione, stante la benigna accoglienza incontrata nel pubblico ed il vistoso numero di oggetti novellamente donati, si trova nel bisogno di ricorrere questa seconda volta alla esperimentata di lei cortesia, onde ottenere:
1° Che venga approvato l'estimo compreso nel numero d'ordine 841 al numero 2524 inclusivo, ai quali aggiungendo i fino ad ora non consegnati numeri dall'uno al cinquantanove inclusivo sommano al totale numero di oggetti 1684 confermanti la complessiva di lire 41.982, come da perizia dei sigg. estimatori in calce sottoscritti.
2° Che in conseguenza sia fatta facoltà di porre in circolazione numero 167.928 biglietti corrispondenti al doppio valore, come già nel precitato decreto di questa Prefettura venne conceduto.
Nella fiducia di essere esaudita, la Commissione porge a V. S. Ill.ma i suoi pi√π sentiti ringraziamenti, mentre a nome della medesima mi professo con distintissima considerazione
Di V. S. Ill.ma
Torino, II aprile 1866,
Dev.mo Servitore
FEDERICO Cav. OREGLIA
Segretario della Commissione.
 
 
Seguiva l'elenco dei nuovi doni fra i quali tre di Pio IX: cammeo in conchiglia legato in oro (500 lire); cammeo in pietra dura (800); croce d'oro lavorata a smalto (200).
In calce era il giudizio dei periti.
A richiesta del Sac. Giovanni Bosco dichiaro di avere proceduto oggi all'esame e valutazione degli oggetti d'arte qui sopra descritti, formanti insieme la somma di lire quindicimila quattrocento trenta, dico L. 15.430. In fede.
 
Torino, 9 aprile 1866.
Prof. GIOVANNI VOLPATO
 
A richiesta del Sac. Giovanni Bosco dichiaro io sottoscritto di aver proceduto ieri all'esame ed estimazione degli oggetti di chincaglieria e simili sopradescritti, formanti insieme la somma di lire ventisei mila cinquecento cinquanta due lire (26.552). In fede.
 
Torino, 9 aprite 1866.
BUZZETTI GIUSEPPE.
 
Dalla Prefettura si rispondeva col seguente decreto:
 
N. P. G. 6208. - Dipart. 682.
 
IL PREFETTO DELLA PROVINCIA DI TORINO.
 
Visto l'avanti esteso memoriale presentatosi per parte della Commissione per la lotteria concessa con decreto 19 maggio 1865 a favore dell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino e tendente ad ottenere una nuova emissione di biglietti in numero di 167.928 corrispondente al doppio valore degli oggetti descritti nel 2° elenco che fa seguito al detto qui annesso memoriale ed estimati in lire 41.982;
Visto lo stesso elenco ed il citato precedente decreto del 19 maggio 1865:
 
DECRETA:
1° È autorizzata per detta Lotteria a favore dell'Oratorio di San Francesco di Sales di questa città la chiesta nuova emissione di numero 167.928 biglietti da centesimi 50 caduno.
2° Prima della distribuzione o vendita ogni biglietto dovrà essere firmato da un membro della Commissione o dal Prefetto o da chi lo rappresenta.
3° Con altro decreto di questo ufficio verrano fissati il luogo, giorno ed ora dell'estrazione della presente lotteria.
Torino, 16 aprite 1866.
Il Prefetto
TORRE.
 
 
I benefattori di D. Bosco avevano riso molto alla poesia di D. Bongiovanni e applaudito. Il sogno doveva infatti divenire realtà, ma non tutta in un colpo. Perciò il Servo di Dio industriavasi anche col chiedere mutui ai suoi amici che ponevano in lui piena fiducia, conoscendo essi per prova che la stessa Madre di Dio se ne rendeva garante.
Scriveva al Sig. Conte Francesco di Viancino:
 
Carissimo Sig. Conte,
 
Io sono pronto a ricevere il giovane Cinzano che V. S. Car.ma colla solita sua carità mi raccomanda e di provarlo per lo studio; àvvi soltanto la difficoltà che qui noi non abbiamo i corsi elementari ed egli fa soltanto seconda. Resterebbe anche a vedere quale attitudine abbia per le scienze. Ella faccia così: gli dia qualche pagina di un libro qualunque e gliela faccia imparare a mente ed appena se ne sarà fatto un giudizio me lo dirà e vedremo di farlo andare avanti.
Ma una cosa che mi dà non poca pena, mi occupa in questi giorni. Ho una scadenza di quattro mila franchi pel principio di aprile. Contava sulla lotteria, che grazie a Dio va bene e si spacciano i biglietti; ma l'incasso del danaro va alle lunghe. Pure si tratta di danaro dovuto ad un provveditore di materiali per la Chiesa, che ci calcola e ne ha assoluto bisogno. Chi sa che V. S. Car.ma non possa fare questa carità a me o piuttosto a Maria SS. Ausiliatrice? Che ne dice? Fosse anche un solo mutuo se non da Lei, presso qualcuno altro a conto mio; ciò basterebbe a levarmi d'impaccio. Certamente somigliante opera di carità le meriterebbe il dovuto compenso e fra le altre cose copiose benedizioni in terra ed una bella camera per Lei e per la sua famiglia in Cielo vicino alla Madre di Dio.
Raccomando me e la mia famiglia alla carità delle sue divote preghiere, mentre ho l'onore di potermi con pienezza di stima professare,
Di V. S. Car.ma nel Signore,
Torino, 30 marzo 1866,
Obbl.mo Servitore
Sac. Bosco GIOVANNI.
 
Scriveva anche alla Contessa Callori:
 
Benemerita Signora Contessa,
 
Alleluia! Siamo a Pasqua, perciò pensiamo a pagare i nostri debiti. Ho due mila franchi a disposizione del Sig. Conte di Lei marito. Se egli calcola sopra gli altri due, glieli farò avere prima che termini la settimana; altrimenti me ne servirò fino a giugno. Se ha qualche sito dove io possa portarli, bene, del resto farò una gita a Casale.
Non mi fu più possibile occuparmi del libretto sul SS. Sacramento; credo però che la stampa sia ben diretta. Mons. di Mondovì mi mandò il manoscritto e nella entrante settimana daremo principio alla composizione tipografica. È un lavoro certamente un po' lungo, ma piacerà.
Buon Alleluia, signora Contessa, buone feste. Dio spanda copiose benedizioni sopra di Lei, sopra il pio di Lei marito e sopra tutta la rispettabile famiglia.
Dimenticava una cosa. La statua della Madonna da collocarsi sulla cupola della nuova chiesa, importa una spesa assai maggiore di quanto avevamo pensato. La sua altezza deve essere di quattro metri, quindi con rame di spessore sentito e con lavoro molto diligentato. La spesa è di dodicimila franchi; una Signora s'offre per ottomila. Io non intendo di legare Lei pel rimanente, ad eccezione che questa Madre avesse fatto nevicare o facesse nevicare marenghini in sua casa.
La grazia di N. S. G. C. sia sempre con noi e ci scampi dai pericoli che ogni giorno si vanno avvicinando maggiori.
Con sentita gratitudine mi professo,
Di V. S. Benemerita,
Torino, 31 marzo 1866,
Obbl.mo Servitore
Sac. Bosco GIOVANNI.
 
Opportuno per lo stato finanziario di D. Bosco usciva il fascicolo di Aprile nelle Letture Cattoliche: -- Dell'impiego del danaro per Giuseppe Frassinetti, Priore a S. Sabina in Genova. - È un aureo libretto che dovrebbe correre per le mani di tutti i cattolici. Dimostra essere il danaro la maggior potenza del mondo, e in mano ai cattivi la causa di tante rovine. Lamenta la mancanza di generosità nei buoni e dice come sia scoraggiante la loro parsimonia nel sostenere le Istituzioni Cattoliche, le quali deperiscono sopraffatte dagli empi. Stabilisce la gran massima che era pur quella di D. Bosco. “ I buoni ai giorni nostri non devono più attendere a che cosa siano tenuti rigorosamente per soddisfare al loro dovere dell'elemosina; ma invece a quanto possano lecitamente e prudentemente fare a servizio della buona causa: devono attendere non al dovere ma al potere, e questo possibilmente esaurirlo. ” Insiste sull'importanza che i cattolici si riuniscano in società per mettere in comune i mezzi dei quali ponno disporre per conseguire un dato fine. Esorta non solo i ricchi, ma anche i poveri, facendo vedere come specialmente i poveri, benchè con pochi centesimi sono il sostegno di certe opere, come la Propagazione della Fede e la Santa Infanzia e rappresentano la forza di più milioni.
Pel mese di maggio si stampava il fascicolo: Storie e Parabole del Padre Bonaventura, con un'appendice: Non ho tempo. Un materiale stupendo per prediche ai giovanetti ed al popolo.
Pel mese di giugno: Teodulo, ossia il figlio di benedizione, modello per la gioventù, del rev. Padre Michelangelo Marini. È la biografia di un virtuoso studente Belga che viveva nella casa paterna.
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