Capitolo 34

Seduta del Capitolo: Accettazione del primo confratello nella Pia Società - Parola di D. Bosco - Letture Cattoliche - Il Papa: questioni del giorno - Raccomandazione agli associati delle Letture - D. Bosco difensore dei diritti della S. Sede - Il Ministro Farini chiede l'accettazione di un giovanetto nell'Oratorio - La diplomazia di D. Bosco - La lingua, italiana imposta per regola dell'Oratorio nei discorsi famigliari - Giovinastri condotti da D. Bosco nell'Ospizio - Una memorabile conversione - Pastorale del Vicario Capitolare di Asti che raccomanda le Letture Cattoliche - Una società per la diffusione de' buoni libri.

Capitolo 34

da Memorie Biografiche

del 30 novembre 2006

 Erasi costituita, come abbiamo già detto, la Pia Società di S. Francesco di Sales, coll'elezione dei membri del Capitolo; ed ora questi si radunavano per esaminare la domanda del primo giovane desideroso di far parte della Congregazione. Così leggesi nel verbale redatto da D. Alasonatti.

L'anno del Signore mille ottocento sessanta il 2 febbraio alle 9 ½ pomeridiane in questo Oratorio di S. Francesco di Sales il Capitolo della Società dello stesso titolo, composto del Sacerdote Bosco Giovanni Rettore, del sacerdote Alasonatti Prefetto, del Suddiacono Rua Michele Direttore spirituale, del diacono Savio Angelo Economo, del chierico Cagliero Giovanni primo consigliere, del chierico Bonetti Giovanni secondo consigliere, del chierico Ghivarello Carlo terzo consigliere, si radunava nella camera del Rettore per l'accettazione del giovane Rossi Giuseppe di Matteo da Mezzanabigli.

Quivi pertanto dopo breve preghiera, coll'invocazione allo Spirito Santo, il Rettore diè principio alla votazione. Terminata questa e fattone lo spoglio risultò che il detto giovane fu accolto a pieni voti. Perciò venne ammesso alla pratica delle regole di detta Società.

D. Bosco in quella sera parlò e citando il testo di Isaia XXVI, Urbs fortitudinis nostrae Sion Salvalor; ponetur in ea murus et antemurale, disse il muro essere la legge di Dio, l'antemurale le regole della Società. In quanto alle regole aggiunse con S. Tomaso d'Aquino che: Difficile est quod homo praecepta servet quibus intratur in regnum, nisi sequens consilia, divitias relinquat. Concluse con Sant'Agostino e dimostrò che le regole della Società sono le ali con cui si vola, son le ruote con cui si conduce il carro.

Rossi Giuseppe fu poi nominato Provveditore generale della Pia Società per le cose materiali.

Intanto rimettevasi agli associati il fascicolo pel mese di febbraio delle Letture Cattoliche: Industrie spirituali secondo il bisogno dei tempi per Giuseppe Frasinetti priore a S. Sabina in Genova.

“ Questo libro, scrive il Frasinetti, insegna molti espedienti e varie arti e finezze, o lettore, colle quali ti riuscirà più facile evitare il male, operare il bene, giovare al prossimo; ed anche all'uopo dare la burla al mondo ed al demonio, per fare, a loro dispetto, ciò che non vorrebbero. Altre di queste industrie sono cose molto volgari e comuni, non per ciò meritevoli di poca stima, che anzi hanno valore singolare non abbastanza conosciuto perchè poco ponderato. Altre sono cose più speciali proprie delle persone di spirito, tuttavia semplici e naturali da potersi praticare da chiunque ha buona volontà”.

A questo fascicolo atto a produrre un bene immenso per la santificazione delle anime, D. Bosco univa un'operetta di Mons. Segur, da lui ritoccata in qualche punto: Il Papa: questioni del giorno: Chi è il Papa - Perchè il Papa è re temporale - Dio così vuole ed è necessario che lo sia pel vantaggio dei popoli, e perchè questo suo potere è un diritto incontestabile - Pio IX ha detto: Non si attacca il mio potere temporale, se non perchè io sono il Papa - Il Papa come principe ha diritto e dovere di respingere colla forza armata la ribellione - Gli stati temporali della S. Sede sono beni sacri - Il Concilio di Trento ha fulminata la scomunica contro chiunque, posto in qualsiasivoglia dignità, anche reale ed imperiale, osi porre la mano sui beni della Chiesa - Qual pena terribile sia la scomunica -Tutti gli increduli, gli empi, i socialisti, gli eretici sono quelli che attaccano il potere temporale - I Cattolici nel diffondere questo non si mischiano in politica, ma difendono un interesse religioso - Non si può essere buoni Cattolici se non si presta anche in questo obbedienza pratica al Papa - Chiunque se la piglia col Papa è perduto.

D. Bosco aveva premessa una nota al libretto: “ Questo scritto tratta di religione e non di politica e mi sta’ a cuore che ognuno ne sia persuaso. Esso fa appello al pubblico buon senso e alla buona fede, ed ecco il perchè spero che sarà ben accolto da te, carissimo lettore. Se ti parlo del potere temporale del Papa non lo fo che sotto il punto di vista della religione e della coscienza, che invano si vorrebbe restringere alle cose invisibili. Leggi queste poche pagine con animo spregiudicato, e vedrai che la verità parlerà più forte di tutti i sofismi”.

Altra nota egli apponeva alla conclusione di questa operetta: “ Al lettore - Tienti, o mio caro lettore, inviolabilmente unito al Papa e alla Chiesa. Non ti lasciare intimorire dal furore e dalle minacce del nemico, nè ingannare dalle sue belle frasi. Diffida sopratutto dei termini moderati che gli empi sogliono usare per insinuarsi nelle anime oneste. Abbi coraggio della tua fede e delle tue convinzioni. Non temere: Dio è colla Chiesa in tutti i giorni fino alla fine de' secoli: tocca ai cattivi di tremare dinanzi ai buoni e non ai buoni di tremare dinanzi ai cattivi ”.

In questo fascicolo leggevasi eziandio una raccomandazione agli associati.

Compiesi l'anno VII delle nostre Letture Cattoliche, e noi con vera consolazione annunziamo ai nostri lettori la continuazione delle medesime. Se però negli anni scorsi palesavasi il bisogno di diffondere buoni libri, quest'anno si fa sentire una massima urgenza.

Perciò noi ci raccomandiamo a tutti quelli, che amano il bene di nostra santa cattolica religione, a volerci dare la mano per far conoscere questi libretti presso a quelle persone ed in quei luoghi, ove nella loro prudenza e nel loro zelo giudicheranno tornare a maggior gloria di Dio e vantaggio delle anime.

E per incoraggiare ogni cristiano a prendervi parte, rapportava, dalle lettere di S. S. Pio IX, del Card. Vicario e di Mons. Gianotti, già a suo luogo da noi esposte, alcune parole proferite in favore di queste Letture.

Gli opuscoli di tali Letture testificano l'affetto generoso di D. Bosco verso la S. Sede. Egli per difenderla fu sempre, come suol dirsi, sulla breccia. Con un fascicolo nel 1855 aveva minacciati i castighi di Dio a coloro che usurpavano i beni della Chiesa, e col sopradetto sostiene il dominio civile dei Papi. Nei tempi che correvano era un atto che richiedeva un coraggio non comune, potendo nascere pericoli gravissimi per lui, come infatti avvenne. La Divina provvidenza però predispose certi avvenimenti, dei quali D. Bosco seppe giovarsi. Egli aveva per guida e conforto Maria SS. e sapeva, cosa molto difficile, accoppiare in mirabil guisa semplicità e prudenza: Hoc est enim philoso phiae culmen, simplicem esse cum prudentia. Così afferma S. Giovanni Crisostomo.

Il primo filo che gli cadde in mano, il quale doveva condurlo nel difficile sentiero, fu una lettera di S. E. il dottor Luigi Carlo Farini. Era Ministro degli Interni da pochi giorni per le dimissioni di Rattazzi.

 

Ministero dell'Interno

divisione 5, n. 84

 

Torino, addì 4 febbraio 1860.

 

Il Signor Sindaco del Comune di Lagnasco ha fatto preghiera a questo Ministero perchè interponga i suoi uffici onde procurare il ricovero nell'Oratorio maschile di Valdocco in questa Capitale al giovane Domenico Gorla del fu Michelangelo di anni 14, originario del predetto comune, il quale essendo destituito di mezzi di sussistenza ed orfano d'entrambi i genitori ha richiamato l'appoggio della pubblica carità. - Il sottoscritto non può a meno di secondare la fattagli domanda, trattandosi di procurare collocamento ad un giovane il quale essendo di onesti costumi e di sana complessione può essere avviato a qualche arte o mestiere con sensibile suo vantaggio morale e materiale.

Rivolgendo quindi chi scrive tale domanda al Sig. sacerdote D. Giovanni Bosco, Direttore del predetto Oratorio, confida che Egli non vorrà rimanersi estraneo a questo atto di beneficenza che gli si propone, ed in ogni caso attende dalla sua compiacenza un sollecito riscontro in proposito.

D'ordine del Ministro

Salino.

 

 

 Farini era uomo tale che avrebbe mosso aspra guerra all'Oratorio, eppure appena salito al potere un de' suoi primi atti è di raccomandare l'accettazione di un giovanetto. Sembrerà cosa strana eppure viene spiegata con tutta facilità. Era frutto dell'accortezza di D. Bosco. Egli facendo in tempo opportuno, rivolgere ad un ministro le suppliche dei postulanti, che desideravano essere raccomandati all'Oratorio, prevedeva che sua Eccellenza, indifferente per un affare che non recavagli nè disturbo nè spesa, avrebbe aderito a tale domanda così facile ad esaudirsi. Tanto più che la pratica intiera ricadeva sul segretario, al quale non di rado, pare, che fossero a scanso di noie, rimesse tutte le carte senza neppure che altri ne prendesse visione, e in queste segreterie D. Bosco aveva degli amici di gran conto. Il Ministro stesso per più di una volta per varii motivi, era interessato nel fare raccomandazioni, colle quali in certo modo si obbligava all'Oratorio.

In tutti i suddetti casi D. Bosco accoglieva con premura quelle istanze; e rispondeva direttamente al Ministro, dal quale sapeva a suo tempo chiedere protezione, o sussidi.

Egli adunque, che aveva insinuato probabilmente al Sindaco di Lagnasco di rivolgere la supplica al Ministero degli Interni, rispose a Farini con frasi deferenti ed ossequiose, conservò la lettera del Ministro, e il giovane fu accettato come artigiano nell'Oratorio, ove trovò che per amore dell'Italia gli alunni parlavano italiano. Infatti il 13 febbraio una deputazione di artisti della casa, indotti da chi conosceva le intenzioni di D. Bosco, presentavasi a lui che in tempo di ricreazione, dopo pranzo, stava intrattenendosi con chierici e studenti e gli domandò che volesse introdurre nell'Oratorio l'uso della lingua italiana nel parlar famigliare. D. Bosco aderì alla proposta prevedendo che presto si sarebbero introdotti in Valdocco i dialetti di ogni regione d'Italia; anzi per gli studenti ne fece un obbligo e all'indomani più non s'udì parlato fra i giovani il dialetto piemontese. La deputazione era composta di Fassino, Roda, Giani, Biletta, Cora e Variolato. Gli artigiani però smisero ben presto, perchè la maggior parte di essi, avevan timore di farsi burlare per i frequenti spropositi, e poi loro sembrava darsi l'aria di signori.

Il loro numero erasi aumentato in questo stesso giorno 13 febbraio. Bisogna riflettere che D. Bosco, era solito per compassione, ad invitare a far vita con lui quei fanciulli rozzi, senza religione, che, specialmente nei dintorni di Portanuova, solevano vendere zolfanelli, lucidare le scarpe, anche portar le valigie ai viaggiatori. Ma gli sfaccendati, che non volevano saperne di anima, e di disciplina rifiutavano di seguirlo con vivo dispiacere del Servo di Dio.

Ora in questo giorno D. Bosco dalla città stava per ritornare all'Oratorio, quando vide in mezzo ad una piazza poco distante sette giovinastri in sui diciotto anni oziosi, vagabondi, capaci di qualunque cattiva azione, che fra essi ed altri, dei quali erano capi, formavano una lega per commettere prepotenze e ribalderie. Appena videro Don Bosco presero a schernirlo. Egli tuttavia si avvicinò e con maniere benevoli domandò loro della patria, condizione, mestiere. Gli risposero che non avevano lavoro e che non si industriavano a cercarne. D. Bosco allora li invitò ad andare in una casa dove avrebbero trovato ricovero, lavoro e vitto. I giovani domandarono: - Vuol condurci forse al suo Oratorio?

- Eh sì, rispose D. Bosco; se volete venire con me.

Allora uno di quei giovinastri ripetè la proposta: Andiamo? Uno dopo l'altro acconsentirono e D. Bosco li condusse nell'Oratorio. Radunati gli alunni intorno a sè nel cortile a parte, disse loro dopo qualche avviso: - Con questi nuovi venuti bisognerà usare molta pazienza! Mi raccomando.

Infatti ogni parola che loro usciva di bocca era una bestemmia o una sconcezza. Alla sera entrati in camerata, ridevano sgangheratamente, vociavano, interrompevano la lettura, fischiavano il chierico assistente che li ammoniva di far silenzio. Alcuno, quando fu vestito e calzato bene, scomparve, giorni dopo dall'Oratorio; quelli che rimasero furono avviati ad un mestiere. È facile intendere quale fatica ci volle per disporli al bene. Eppure D. Bosco, non andò lungo tempo, che facendosi amare, li mise sul buon sentiero. “ Io, ci riferì Rossi Giuseppe, li aveva continuamente sotto gli occhi e fui testimonio della loro riconoscenza pel beneficio ricevuto, e li vedeva andare a gara nel raccomandarsi vicendevolmente di star buoni, di lavorare, ed eseguire tutti gli avvisi ed ordini di D. Bosco ”. Un buon chierico però aveva affrettato il momento della loro conversione. Commosso dalla vita disgraziata di questi giovani, e delle irriverenze che commettevano in chiesa, pregava con tutta l'anima Maria SS., affinchè nel suo mese di maggio volesse loro toccare il cuore. Passarono alcuni giorni, quando uno di questi, una sera dopo la benedizione, andò a cercare il detto chierico e tutto commosso lo pregava di volergli insegnare il modo di mutar vita; soggiungendo che essendo in chiesa mentre si cantava Sia benedetta la santa Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, gli era parso di vedere che la Madonna dal suo altare gli tendesse amorosamente le braccia. Il chierico gli suggerì di fare una confessione generale; e la fece. Da quel punto il fortunato giovine incominciò e perseverò negli anni seguenti ad essere l'esemplare degli altri, specialmente nella compostezza in chiesa.

Pel mese di marzo era pronto il fascicolo delle Letture Cattoliche; Elisabetta o la carità del povero ricompensata per M. D'Esoville. Portava unita la pastorale del Vicario Capitolare generale della Diocesi d'Asti sulle funeste conseguenze dei cattivi libri. Era il primo fascicolo dell'anno Ottavo.

L'interessante racconto espone gli avvenimenti di un giovanetto abbandonato da sua madre, vagabondo, nella più squallida miseria, ricoverato ed educato da una povera donna, che a due altri fanciulli orfani usa la medesima carità.

La pastorale suddetta poi, di Mons. Antonio Vitaliano Sossi, raccomandava la diffusione delle Letture Cattoliche con queste parole:

 

Coll'opportunità del proscrivere le stampe cattive, io raccomando a tutti coloro che vogliono occupare i loro momenti d'ozio in letture che giovino ad ornare la mente di utili cognizioni, a correggere e migliorare i cuori, a far progredire le anime nella cognizione della verità, nella pratica del bene e nel servizio di Dio, io raccomando, dico, le Letture Cattoliche che si pubblicano a Torino sotto la direzione del pio e zelante educatore della gioventù, il sacerdote Giovanni Bosco. Fortunati quei pastori delle anime, che estirpando dalle loro parrocchie la peste dei libri e dei giornali irreligiosi, riusciranno a sostituirvi le edificanti e salutari Letture Cattoliche.

Asti, 10 febbraio 1860.

A. V. Sossi.

 

 

Con questa circolare D. Bosco si faceva avanti per annunziare un suo progetto.

Nell'anno 1859 egli aveva pensato di formare una società che lo coadiuvasse nel contrapporre alla diffusione di libri cattivi quel maggior numero di libri buoni che si fosse potuto. Scriveva perciò il seguente programma

 

SOCIETÀ PER LA DIFFUSIONE DELLE LETTURE CATTOLICHE, ED ALTRI LIBRI CATTOLICI.

 

1. Questa società ha per iscopo la propagazione delle Letture Cattoliche in quei luoghi e presso quelle persone ove non fossero ancora conosciute.

2. Qualora ci fossero mezzi pecuniarii la società farà anche stampare libri cattolici a suo conto e li diffonderà gratuitamente o ne promoverà la vendita al minor prezzo possibile.

3. Ciascun dei soci si adopererà di impedire la lettura di libri cattivi presso ai suoi dipendenti e presso a tutti quelli verso di cui si giudicherà riportarne qualche vantaggio.

4. Tutti possono far parte di questa società. Ognuno però è invitato di fare annualmente quell'oblazione che nella sua carità stimerà più a proposito, purchè non sia minore di franchi due.

5. Ogni socio avrà cura di fissarsi qualche luogo o qualche ceto di persone presso cui diffondere buone letture ed impedire lo spaccio de' libri cattivi.

6. Non si stamperanno libri senza la revisione Ecclesiastica, nè questo piano di regolamento sarà posto in esecuzione, finchè non sia stato approvato dal Superiore Ecclesiastico.

7. La società è rappresentata da una direzione composta di un presidente, vice - presidente, segretario, quattro consiglieri, la quale, società, surrogherà quei membri che venissero a mancare.

 

Costituita la società, cercò nell'anno 1860 persone che colle loro obblazioni sopperissero alle spese di stampa. Quindi preparava molti libretti di carta in bianco nei quali si raccogliessero dai soci le sottoscrizioni dei benefattori. Ogni foglio aveva il bollo dell'Oratorio. Ne abbiamo ancora alcuni colla sottoscrizione e la cifra dell'offerta di Don Giuseppe Cafasso, Cav. Carlo Giriodi, Conte Aleramo Bosco, Candida Bosco, T. Bertagna G. B., T. Golzio Felice, Contessa Bosco nata Riccardo, Contessa Casazza, Teresa Racca, Sac. Vallauri P., Conte Francesetti Vittorio, Avvocato Viglietti Professore, Prev. Vicario Foraneo di Frebola Soprana, il Barone Cantono di Ceva ed altri ancora.

Questi libretti avevano nel secondo foglio manoscritta la seguente prefazione o circolare che dir si voglia.

 

Oblazioni per la diffusione dei buoni libri.

 

L'anno scorso alcune pie persone si associarono a fare oblazioni a fine di poter distribuire buoni libri negli ospedali, specialmente tra i militari. La cosa riuscì assai bene; molti libri cattivi furono raccolti, consegnati alle fiamme; mentre a quelli vennero sostituiti libri buoni.

Ora continua lo sforzo di propagare stampati perversi, e molti sacerdoti e religiosi che predicano nella quaresima, nei sacri tridui e negli esercizi spirituali, come pure parecchi parroci ed altri sacerdoti, volendosi opporre al male crescente, fanno domanda di libri religiosi o di altri oggetti di divozione, che nei catechismi e in molte altre occasioni distribuirebbero utilmente; ma loro mancano i mezzi per farne acquisto.

A tale oggetto si fa ricorso ai caritatevoli cattolici invitandoli a prendervi parte e sottoscriversi per quella oblazione che sembrerà opportuna nei bisogni di questi tempi. Il sottoscritto d'accordo con altri Sacerdoti si adopererà di appagare le varie domande che si fanno in proposito.

Il Signore Iddio non mancherà di dare largo compenso all'opera che si fa in favore di nostra santa cattolica Religione. Torino, il 6 Marzo 1860.

Sac. Bosco Giovanni.

 

 

 

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