Capitolo 36

Letture Cattoliche - MANIERA FACILE PER IMPARARE LA SACRA BIBBIA - Circolare di D. Bosco agli associati -Lettera pastorate del Vescovo di Biella - Indulgenze -l'Arciconfraternita riparatrice delle bestemmie e della profanazione delle feste - VITA DI S. PANCRAZIO - Scambio di lettere e dispute di D. Bosco con un protestante.

Capitolo 36

da Memorie Biografiche

del 29 novembre 2006

 Don Bosco, continuava la sua associazione di libri popolari. Il fascicolo della seconda metà di gennaio era annunziato in questi termini dall'Armonia del 4 febbraio 1856:

   “ Dai tipi di G. B. Paravia veniva pubblicato or ora un libriccino tra le operette delle Letture Cattoliche col titolo: Maniera facile per imparare la Sacra Bibbia ad uso del popolo cristiano, con una carta geografica della Terra Santa, per cura del Sac. Giovanni Bosco. - Il nome dell'autore dice abbastanza, che il libro risponde allo scopo prefisso. Si sa quanto questo ottimo sacerdote sia zelante, operoso, ed insieme intelligente e pratico nell'istruzione del popolo... ”

Pel mese di febbraio i fascicoli XXIII, XXIV, stampati da Paravia, recavano: Il libro della Orazione Domenicale scritto da S. Cipriano circa l'anno 252, volgarizzalo dal Conte Coriolano Malingri da Bagnolo. Era preceduto da un breve cenno sulla vita del santo. Questo libro, scritto da un martire, da uno dei primi santi Padri della Chiesa latina, è un documento della fede de' Cristiani di quei tempi, nei quali i Protestanti affermano gli insegnamenti della Chiesa cattolica essere stati ancora incorrotti. Quivi si legge a chiare note la credenza nella presenza reale di Gesù Cristo nell'Eucaristia, nel sacrificio della S. Messa, nella necessità ed importanza delle opere buone e delle preghiere, ecc.

D. Bosco univa a questo libro una lettera circolare.

 

Agli Associati ed ai benemeriti signori Corrispondenti.

 

    Siamo giunti alla fine dell'anno terzo delle nostre popolari pubblicazioni sotto il titolo di Letture Cattoliche; ci sentiamo ora

il bisogno di rivolgere alcune parole ai signori Associati ed ai benemeriti Corrispondenti.

    Primieramente porgiamo vivi e cordiali ringraziamenti agli uni ed agli altri per averci sostenuti col loro concorso, che ci fu un vero conforto in mezzo ai sacrifizì, ai quali abbiamo dovuto sottostare, onde non lasciar mancare al popolo quell'istruzione e quel bene morale, che avevamo in mente ed in cuore di procurargli.

  A nulla, lo sappiamo, tutto ciò che abbiamo fatto, in vista di quanto si abbisogna specialmente nel popolo, questa classe che ci è tanto cara e che noi guardiamo come la pupilla del nostro occhio.

  Per la qual cosa pieni di fiducia negli Associati, nella cooperazione dei benemeriti Corrispondenti, nell'assistenza ed aiuto di Dio, coraggiosi entriamo nell'anno quarto delle nostre pubblicazioni, procurando di apportare tutti quei miglioramenti che possono desiderarsi tanto nella trattazione degli argomenti, quanto nella esattezza e puntualità della pubblicazione e spedizione delle dispense.

  Libri cattivi e pessimi scritti, fatti per corrompere i cuori e falsare l'intelletto dei semplici, si spandono a profusione ed impunemente da una mano ignota, ma scaltra e che specula l'oro sulle umane passioni a detrimento della fede, dei costumi, preparando alla famiglia, alla società intera danni incalcolabili! È  dunque di tutta importanza, anzi è dover nostro a fine di diminuire per quanto è possibile i tristi effetti di quelli, di opporvi libri buoni per alimentare lo spirito ed i cuori di principii morali;,che siano di piccola mole per non fatigare troppo; e di tenue prezzo per non domandare che un leggiero sacrificio.

  Tale è stato, o Signori, ed è lo scopo delle Letture Cattoliche. Favorire pertanto questo nostro intento, è fare opera eminentemente cattolica e sociale, è fare opera di carità. Ogni padre di famiglia dovrebbe perciò portare la sua pietra per assicurare le basi dell'edificio religioso e civile coll'associarvisi; ogni Parroco dovrebbe proteggerla e promuoverla nella sua Parrocchia; ogni facoltoso non potrebbe meglio impiegare una parte de' suoi averi che associandovisi per distribuire i fascicoli gratis a coloro ai quali mancano i mezzi materiali di farlo. Dal canto nostro crediamo di non aver mancato, avendo nel corso di soli tre anni, e con grave sacrificio, messo in circolazione seicento mila volumetti delle Letture Cattoliche: assai più ancora avremmo fatto, se fossimo stati aiutati a diffonderle in quei villaggi e città, ove pur troppo sono tuttora quasi ignote. Caldamente perciò ci raccomandiamo, e preghiamo gli egregi signori Corrispondenti a volersi adoperare affinchè crescano in numero i loro Associati, e di fare che siano conosciute ove non lo sono, nella persuasione ch'essi anche solo in questo modo si rendono benemeriti della religione e della società.

  Noi speriamo che questo nostro appello non tornerà vano, perchè ci sono abbastanza noti i principi del popolo, l'impegno ed il zelo del Clero, e la generosità dei facoltosi, nei quali tutti è posta dopo Dio la nostra confidenza. La Direzione centrale delle Letture Cattoliche è in Torino, Via S. Domenico, N. II. In quest'ufficio trovansi vendibili le operette già pubblicate nei tre anni precedenti.

 

LA DIREZIONE.

 

 

 

 

Per lavorare intorno alle Letture Cattoliche D. Bosco non toglieva un sol minuto alle molte ore che dedicava continuamente ai catechismi ed al confessionale. Era incominciata la quaresima, che terminava col 23 marzo. Egli non guardava ad incomodi, a moltitudine di penitenti, non a freddo intenso o ad umido penetrante o al caldo che soffocava, non alle punture di moltissimi insetti che generalmente si trovano sempre numerosi nelle grandi radunanze di giovani. Tutto D. Bosco tollerava colla pi√π grande piacevolezza ed invece di lagnarsi ne rideva poi lietamente. Tutt'al pi√π rientrando in camera si ripuliva, disposto a ricominciare al domani il suo lento e prolungato martirio.

  E dal confessionale ritornava al suo tavolino da studio a correggere le bozze di stampa. In quest'anno riduceva a dodici i fascicoli delle Letture Cattoliche, senza però diminuire il numero delle facciate promesse. Il fascicolo di marzo aveva per titolo: La Domenica al popolo, composto dalla tipografia Ribotta, nel quale dominavano questi tre argomenti: - La profanazione delle feste è un delitto contro Dio e contro l'umanità - Ricreazioni e vita di famiglie nei giorni festivi - La bettola e gli eccessi nella domenica.

L'Armonia il 28 marzo stampava:

Noi abbiamo già raccomandato nel nostro foglio le Letture Cattoliche e troviamo tuttavia opportuno di rinnovare le nostre istanze, or che venne pubblicato il primo fascicolo dell'anno IV intitolato: La Domenica al popolo. Nè sapremmo come meglio impegnare i buoni a consacrarle le loro simpatie, che ripetendo quanto l'Ill.mo e Rev.mo Vescovo di Biella diceva a' suoi diocesani, a questo medesimo scopo, nella sua lettera pastorale per la testè passata quaresima.

  “ Una delle opere, scrive egli, di carità più fiorita si è quella che si fa all'intelligenza, ai nostri tempi massime, in cui con tanto ardire ed impegno si cerca dai nemici della Chiesa di pervertirla; quindi è che noi non sapremmo abbastanza raccomandare a tutti gli ecclesiastici e secolari zelanti l'onor di Dio, il trionfo della Chiesa Cattolica e il buon costume, di promuovere con calore particolarmente la diffusione delle Letture Cattoliche, onde opporre un pronto e preveniente antidoto al veleno, che sotto mille colori seducenti si va spargendo dai fogli che stampansi, da cui ne risulta poi nel popolo inganno e pervertimento. Bisogna perciò adoperarsi e procurare secondo il Charitas Christi urget nos, che passino di mano in mano, di famiglia in famiglia, e far si che si leggano e si comprendano, perchè ai nostri giorni questa è carità veramente opportuna, e di beni spirituali fecondissima ”.

Intanto un grande sollievo arrecavano a D. Bosco le facoltà chieste alla Santa Sede e concesse per tre anni, di poter benedire crocifissi e medaglie con l'applicazione dell'indulgenza plenaria in punto di morte, e le corone coll'applicazione delle indulgenze dette di S. Brigida.

Quindi pel mese d'aprile consegnava a Paravia il libretto anonimo, intitolato “ La Bestemmia Avvertenza al popolo”. Aggiungendovi egli qua e là qualche fatterello edificante, esponeva sulla fine il Regolamento della Pia Arciconfraternita riparatrice delle bestemmie e della profanazione delle feste. Fondata in Francia dal Sac. Pietro Marche nel 1847, propagata con prodigiosa rapidità, stabilita in quest'anno nella Chiesa delle Orfane in Torino, nel Santuario di N. S. d'Oropa presso Biella e in molte parrocchie con approvazione dei due prelati, contava già più migliaia d'inscritti. Perciò la direzione delle Letture Cattoliche offrivasi di procurare il diploma di aggregazione all'Arciconfraternita, a coloro che non potessero ricorrere direttamente al Sac. Pietro Marche parroco de la Noue a Saint Dizier, porgendo loro il mezzo per goderne i vantaggi e i privilegi concessi dalla Santa Sede.

  Per favorire il più che fosse possibile questa associazione, D. Bosco annunziava eziandio come se ne vendesse il Regolamento dalla Direzione delle Letture Cattoliche a, cent. 30 la dozzina.

  Mentre i torchi imprimevano questi fascicoli, D. Bosco, scriveva il libretto pel mese di maggio, ed era la Vita di S. Pancrazi martire con appendice sul santuario a lui dedicato vicino a Pianezza. Egli amava questo santuario,e talvolta vi andava, ora solo ora accompagnato dai giovani in pio pellegrinaggio. Nel descrivere i fatti gloriosi di questo giovanetto ha di mira la confutazione degli errori dei Valdesi; quindi, come in ogni suo scritto, così in questo prende occasione dall'incontro di S. Pancrazio col Papa S. Caio per far risaltare il primato su tutta la Chiesa dei Sommi Pontefici; e coi miracoli strepitosi da lui operati nel corso dei secoli conferma il dogma cattolico sul culto delle reliquie dei santi e sulla potente loro intercessione presso Dio. Incominciava con un Avviso importante: Mentre, o lettore cristiano, ti fai a leggere la vita di San Pancrazio martire, ti nascerà forse in pensiero di sapere ove siano state attinte le notizie contenute in questo libretto; e ciò per calcolare quale fede meriti chi ce le ha conservate e mandate alla posterità. Appago di buon grado questo tuo giusto desiderio.

  Per compilare questo libretto lessi e attentamente considerai quanto i più accreditati leggendarii dei santi riferiscono intorno a S. Pancrazio martire. Ho pure letto le opere del Surio e dei Bollandisti nel giorno 12 di maggio ed appendice pag. 680; del Tillemont: Memorie sopra la Storia Ecclesiastica, tom V, e del Padre Giovenale agostiniano scalzo nel libro intitolato Delle maraviglie di S. Pancrazio, libri tre, stampato nel 1655.

  Ho eziandio ricavato alcune notizie dalle Omelìe dì S. Gregorio Magno, di S. Gregorio Vescovo di Tours, nel libro della gloria de' martiri, e da alcuni manoscritti autentici di cui conservasi copia originale. I mentovati scrittori raccolsero da antichi manoscritti quanto avvi di più certo intorno alla vita, martirio e culto di S. Pancrazio martire e da costoro ho ricavato guanto ivi si espone, limitandomi per lo più a tradurre o a popolarizzare quei concetti che per avventura sarebbero troppo elevati per chi non  ha fatto un corso di studio regolare. Stimo per altro bene di notare che le meraviglie operate da questo eroe cristiano sono così grandi in numero e strepitose in se stesse, che io ne ho dovuto scegliere solamente alcune per non fare troppo grossi volumi e fra queste ho pur giudicato bene di trascegliere soltanto quelle che soglionsi dalla divina bontà concedere ai mortali in via ordinaria, omettendo parecchie cose che o non potrebbero reggere ad una critica ragionevole, oppure potrebbero da qualche indiscreto essere poste in burla.

  Del resto, o lettore, quivi avrai un giovanetto, che, in via maravigliosa condotto alla Fede di Cristo, in tenera età sigillò col proprio sangue la fede, da poco tempo abbracciata. La qual cosa è un novello argomento della divinità e santità di nostra religione, poichè Dio solo può infondere tanto coraggio e tanta costanza in un nobile giovine, ricco, lusingato dall'età, dalle promesse, dagli onori e dai piaceri, il quale tutto abbandona, tutto disprezza, e affrontando l'ira di un tiranno ed i più spietati tormenti nella sola speranza dell'eterna ricompensa, va intrepidamente incontro alla stessa morte per la fede di Cristo.

  Vorrei eziandio, o cattolico lettore, che tenessi bene a mente, la sola cattolica religione aver veri martiri, e che l' immensa quantità di martiri i quali l'hanno glorificata, e che ella propone alla venerazione dei fedeli, sono come altrettanti testimoni della verità della medesima religione, che in ogni tempo ed in tanti luoghi la conobbero divina e santa, e col prezzo della lor vita la predicarono e la confermarono.

  Le altre società che si vantano parimenti cristiane, non hanno alcun martire che si possa dire morto in conferma delle verità della loro credenza; neppure hanno alcun santo che abbia operato miracolo, nemmeno un santuario ove si possa additare un segno di miracolo operato, o di grazia ricevuta. Ora il non avere tali sette nè martiri, nè santi, nè miracoli, nè santuari, è cagione che portano con sè un'avversione verso i santi, verso le reliquie e verso i santuarii, dove le reliquie, le immagini dei santi sono dai fedeli con ispecial devozione venerate, e dove Dio ad intercessione dei suoi eletti suole in gran copia concedere i suoi celesti favori. Iddio, che è infinitamente buono e in pari tempo maraviglioso nei suoi santi, inspiri il coraggio ai cattolici a seguire la strada di tanti milioni di santi martiri, confessori, vergini e penitenti che ci hanno preceduto; e a quelli poi che son fuori della Chiesa, a tutti conceda lume per conoscere la verità, forza a scorgere l'errore, coraggio per abbandonarlo, e venire all'ovile di G. Cristo per formare un solo gregge in terra, ed essere di poi con lui un giorno a cantare le sue misericordie eternamente in cielo.

Così D. Bosco con questo libretto, del quale, come di tutti gli altri suoi scritti, si moltiplicarono fino ad otto e dieci edizioni, continuava a combattere l'errore dei Valdesi. Questi eretici erano baldanzosi, perchè allora privilegiati al punto di godere di una piena libertà d'insegnamento nelle loro scuole; se i regii ispettori sugli studi a Pinerolo avessero voluto visitare il loro collegio, o chiedere la patente d'insegnante ad un loro professore, venivano traslocati sull'istante.

   D'altra parte avevano per alleati i giornali settari, e specialmente la Gazzetta del Popolo, che indicava D. Bosco col soprannome di D. Bosio, per insultarlo impunemente con osceni articoli.

   I Valdesi pertanto colla stampa, colle dispute, colle lettere fatte scrivere dagli apostati allo stesso D. Bosco, da noi conservate come documenti d'ignoranza, di sgrammaticatura e di orgoglio, cercavano di confonderlo e di farlo tacere. D. Bosco però era indefesso nella sua impresa; la carità di Gesù Cristo e i modi di S. Francesco di Sales erano le sue armi; e rispondeva senza alcuna acrimonia, dissimulando le ingiurie e rispettando le persone. Anzi per mezzo degli amici cercava di attrarre a sè, inducendoli a fargli visita, que' poveretti che avevano volte le spalle alla vera religione. Era un combattimento spirituale di zelo ardente contro l'intero esercito dei traviati, e nello stesso tempo un singolare certame con molti di essi.

   Di quanto diciamo ecco una prova nella corrispondenza seguente.

 

 

M. R. Sig. D. Bosco,

 

   Chi si pregia d'indirizzare alla S. V. R. la presente è certo ingegnere Giov. Prina Carpani di religione evangelico, impiegato all'uffizio del Catasto, del quale individuo il sig. Pina di lui collega ne ha già tenuto discorso a V. R. Già due volte il sottoscritto si è recato a Lei, insieme col predetto sig. Pina e l'altro ieri da solo e non ebbe il bene di trovarla; perciò ha divisato di scriverle queste righe, per informarla delle proprie intenzioni.

   Premesso che nel sig. Pina trovo un giovane veramente raro pei tempi che corrono e specialmente dotato di un cuore religioso e cristiano; pur sgraziatamente, per l'ignoranza ed i pregiudizi inoculati in lui da una subdola educazione, è incapace non solo di fare, ma neppure d'intendere una logica argomentazione in fatto di religione: così ha stimato bene il sottoscritto di additargli la S. V. R.ma per di lui avvocato di cui, a parte le proprie opinioni, la fama corre onoratissima, e perciò di avere una conferenza con esso Lei, nella quale sia dato allo scrivente di dar conto a questo sig. Pina della propria fede, delle proprie speranze e del fondamento su di cui sono basate. Questa conferenza avrebbe per iscopo d'insegnare cristianamente a questo sig. Pina a non pensare e giudicare colla testa altrui, ma di istruirsi meglio per non fare la figura di uomo del medioevo, cioè di presuntuoso e fanatico. In pari tempo perchè l'avversario sarà assistito dalla S. V. R.ma, così il sottoscritto intende d'essere assistito dal di lui fratello in G. C. Carlo Davite da Lei già conosciuto. E perchè poi i nostri discorsi siano di qualche frutto, si desidera altresì col di Lei beneplacito, che siano presenti, solo come testimoni, due altri nostri colleghi d'impiego i quali, come discretissimi, istrutti e di retto criterio, abbiano dalla forza dei nostri argomenti, a dar gloria a Dio, col riconoscere che la rivelazione è verità, e fuori di quella tutto errore.

Nella speranza di un favorevole riscontro, si anticipano sinceri ringraziamenti da chi ha il pregio di segnarsi

Della S. V Rev.ma

Torino, 18 aprile 1856.

 

Devot. Servitore

Ing. Giov. Prina Carpani

 

 

D. Bosco rispondeva al sig. Prina Carpani con una lettera che dimostra quale fosse il suo stile trattando con coloro che si erano allontanati dalla verità.

 

Ill.mo Signore,

 

Mi rincresce di non essermi trovato a casa nelle due volte che V. S. Ill.ma ebbe la bontà di passare a mia casa; la moltiplicità delle mie occupazioni fanno che spesso mi trovi altrove, se non son prevenuto di non assentarmi.

   Disposto ad occuparmi in ogni cosa che possa tornare utile al mio prossimo, sono prontissimo ad accogliere Lei co' suoi amici ad una  amichevole conferenza. Ma prima è necessario che La preghi di volermi significare alcuni punti che a me paiono indispensabili, fra due amici cristiani che vogliono parlare di religione.

     I. Dire se lo scopo di Lei e de' suoi amici è di disputare o conferire per conoscere la verità e seguirla malgrado qualsiasi ostacolo. - La sola disputa non produce alcun vantaggio morale, se è disgiunta da questo desiderio di conoscere e seguire la verità. - In questo caso è necessario di pregare con cuore umile, affinchè Dio ci doni i suoi lumi e faccia conoscere le cose come Le farà un dì conoscere, quando ci presenteremo dinanzi al tribunale di Gesù Cristo.

     2. Se Ella intende di servirsi della sola Bibbia od anche della tradizione, e nel primo caso quale Bibbia gradisca di usare: se greca, od ebraica; se latina, od italiana, oppure francese.

     3. Se nel discorrere insorgesse discussione intorno a cui non potessimo andare d'accordo, a chi ricorrere per farlo giudice del nostro dubbio?

  Quando V. S. nella sua bontà mi abbia data tale risposta io sceglierò un tempo che sia comodo a Lei e in cui io vada meno esposto ad essere disturbato dalle cure domestiche e potremo liberamente conferire con Lei e con tutti que' suoi amici che volessero intervenire.

  Intanto io La prego di voler gradire la mia comunque siasi amicizia, assicurandola che io di tutto cuore l'amo in Gesù Cristo, che prego di voler concedere a tutti lumi per conoscere la verità, coraggio e grazia per seguirla e così fare un solo ovile in terra per goderlo di poi eternamente in Cielo.

Con pienezza di stima mi creda in quel che posso

Torino, 19 aprile 1856.

 

Devot.mo Servitore in G. C.

Sac. Bosco Giov.

 

 

Il sig. Ingegnere non tardava a riprendere la penna.

 

M. R. sig. D. Bosco,

 

La preg.ma di V. S. Rev.ma in data 19 andante mi è stata solo nella mattina del giorno 21 andante recapitata al mio entrare in uffizio, e La ringrazio di cuore del cordiale e cristiano riscontro che Ella si è degnata di farmi. Forse non Le sarà di subito recapitata la presente in riscontro, avendo pure io quasi tutto il mio tempo diviso tra l'impiego, la famiglia, i bisogni temporali della Società Evangelica cui appartengo e più di tutto per gli inesauribili bisogni miei spirituali, essendo, per la grazia di Dio, cristiano di data piuttosto recente. Questo valga anche per avermi per iscusato se la nostra conferenza verrà alquanto aggiornata.

  Rispondendo per punto e per filo alla di Lei preg.ma, Le faccio presente che lo scopo da me prefisso l'ho già espresso nella mia precedente, cioè di mostrare la mia fede, la mia speranza e il fondamento su cui sono basate. Le conseguenze saranno più tosto gli altri che le dovranno seguire, che non io, perchè io so in chi confido, se così piacerà a Lui: che il suo S. Spirito sia in mezzo di noi ed apra i cuori di chi crede seguire la sua volontà e non si accorge di seguire le baratterie degli uomini. Non pertanto mi protesto di non essere l'ostinazione mio carattere, ma qualora fossi vinto, lo confesserò francamente. In quanto poi al seguire i 1 vincitore, Le devo fare osservare che in questa materia vuol lasciarsi in pieno arbitrio del vinto, perchè per forza di argomenti da un parte, e per ignoranza o poca destrezza nell'impiegarli dall'altra, si può ben avere la bocca turata; ma non sempre può venire la convinzione nell'intelletto, e molto meno quella nel cuore, la quale non può con sincerità testimoniarsi se non da colui che sente che lo Spirito del Signore ve l'ha posta. Ho detto questo perchè riputerò sempre per mentitore a se stesso e agli altri, anzi un vero ipocrita, chi dice e mostra, per piacere agli altri, di seguire una religione senza avere la convinzione di mente e di cuore. Ciò valga anche per protestarle che, anche dopo l'esito della nostra conferenza, avrò sempre la medesima stima di prima per gli avversari.

  Riguardo all'esporre ciascuno con sincerità le proprie opinioni come avanti a Colui che non si inganna, io non dubito punto di Lei, perchè se tale non l'avessi creduto, non l'avrei scelto, e in quanto a me e al mio fratello sarà la sola Bibbia che parlerà commentata dalla stessa Bibbia: e da ciò intenderà V. S. R.ma che vado a rispondere al secondo punto, cioè che non posso accettare la tradizione, per ciò che conosco esservi al riguardo nella Bibbia, e che all'uopo dimostrerò e con questo e colla storia. In quanto alla qualità della traduzione della Bibbia sono indifferente a prendere tanto la volgata (toltine i libri che vi ha aggiunti il Concilio di Trento) quanto quella del Diodati, o la francese del Martin ed il testo greco del nuovo testamento per quei punti nei quali vi fosse disaccordo fra i traduttori. Quando finalmente insorgessero tra noi discussioni, nelle quali non potessimo andar d'accordo, se queste saranno filologiche, i dizionari od i pratici della lingua decideranno; se di domma, deciderà la sola Bibbia.

  Prima di chiudere credo bene d'avvisarla che anche il signor Pina tanto presto non potrà disporre di convenire per questa conferenza, essendo occupato in campagna pei lavori d'ufficio. Ciò però non farà andare diserto il nostro desiderio di conferire, ma solo differirà il conseguimento. Fra tanto, a Dio piacendo, nella settimana entrante mi procurerò il favore di fare la di Lei personale conoscenza, e se Le piacerà discorreremo del Regno di N. S. G. Cristo, che è vicino a venire a consolare la sua Chiesa e a definitivamente conquidere Satana, il Diavolo che ci accusa giorno e notte avanti a Dio (GIOBBE, X, 19; Apoc. XII, 10).

  Con profonda stima e pari amore nel nostro Divin Salvatore e Re Gesú Cristo ho l'onore di segnarmi

Della S. V. R.ma

Torino, addì 24 aprile 1856.

 Devot. Servitore

Ing. Giov. Prina Carpani.

 

 

Quanti spropositi, quante incoerenze e quali prove di evidente ostinazione nell'errore, questo signore accumula in una facciata. Essa basta per dimostrare essere il protestantesimo talmente contro ragione, che per abbracciarlo bisogna essere o pazzo in mezzo al cervello, o avere un cuore guasto, o l'animo illogicamente superbo contro Gesú legislatore. Di qui l'ostinazione degli eretici. Il disputare con essi difficilmente li porta a conversione. Il loro errore è evidente a chiunque abbia l'intelletto sano. Il fascicolo di marzo del 1838, N. LVII, pag. 281 degli Annali della Propagazione della Fede narra di una disputa pubblica di Mons. Pùrcell Vescovo di Cincinnati con un ministro

protestante. Il Vescovo così concludeva: “ Io non posso terminar meglio questo discorso se non con un fatto, il quale è a mio parere una risposta a molti dubbi ed a molti rimproveri. Passeggiavano insieme un prete cattolico ed un ministro protestante, quando s'imbatterono in un Rabbino ebreo. - Eccoci tre, disse il protestante, ognuno di religione diversa: chi di noi ha ragione? - Io ve lo dico subito, rispose il Rabbino; ho ragione io se il Messia non è venuto: ha ragione il cattolico se è venuto: in quanto a voi, sia venuto o no, siete egualmente in errore. - E la disputa tra D. Bosco e l'ingegnere ebbe luogo, ma non sapremmo dire con quale esito per l'anima del povero protestante.

  Il metodo che teneva D. Bosco in queste dispute si è quello stesso che noi leggiamo ne' suoi opuscoli, specialmente in quelli intitolati: Luigi, ossia disputa, Ira un avvocato ed un ministro protestante. - Massimino, ossia incontro di un giovanetto con un ministro protestante sul Campidoglio - Severino ecc.

 

 

 

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