L'onomastico di D. Bosco - Guarigione del Ch. Castellano - Funerali a D. Cafasso nell'Oratorio - D. Bosco legge l'orazione funebre e la dà alle stampe col titolo: RIMEMBRANZA STORICA FUNEBRE DI DON GIUSEPPE CAFASSO - Letture Cattoliche - IL PONTIFICATO DI S. SISTO II E LE GLORIE DI S. LORENZO MARTIRE - Il Cardinale Corsi nell'Oratorio.
del 30 novembre 2006
La domenica 1 luglio col solito apparato in cortile, musiche, canti, poesie si festeggiava l'onomastico di D. Bosco. Era un bisogno per i giovani di esternare il loro affetto, eziandio con qualche dono.
“ D. Bosco, lasciò scritto Enria Pietro, non badava mai se la sua veste fosse ben fatta, se addattata alla sua persona, se spessa nell'inverno o sottile nell'estate, purchè non disdicesse alla dignità sacerdotale, cioè pulita e decente. Perciò i primi anni del suo onomastico gli alunni si quotavano e qualche volta gli presentavano, come segno di ossequio, alcuni abiti da prete che gli mancavano, convenienti alla stagione ”.
“ Il 4 luglio, leggiamo nella cronaca di D. Ruffino, il Chierico Castellano Luigi guarì ed ecco il modo. Stando molto male, il medico lo aveva già dato per ispedito e quasi più non lo visitava. Si chiamò un secondo dottore e sentenziò come il primo; un terzo parimente non diede speranza di sorta. D. Bosco andò a visitarlo ed anche egli, visto lo stato dell'infermo, ne giudicò disperata la guarigione. Fin dal 25 aprile D. Bosco aveva ripetuta questa frase: - Sono decise due cose: la rovina delle Sicilie e l'andata del Ch. Castellano in paradiso. - Tuttavia dopo averlo confessato gli diede la benedizione ed esclamò: - Se Savio Domenico lo farà guarire sarà un documento certo della sua santità.-
” E in quello stesso giorno cessò la febbre al Chierico e poco dopo venne all'Oratorio ”. Ma la predizione di Don Bosco, come vedremo, dovevasi avverare.
Intanto nell'Oratorio onoravasi la memoria di D. Cafasso. La perdita di questo insigne benefattore era stata con gran dolore sentita dagli alunni e sebbene si fossero già fatte, e continuate speciali preghiere, con varii ufficii di cristiana pietà in suffragio dell'anima di lui, era tuttavia nel desiderio di tutti il tributargli un atto di pubblica riconoscenza con un funerale sontuoso, per quanto portava la loro povera condizione.
Il giorno 10 luglio adunque, diciasettesimo dopo il doloroso di lui decesso, fu scelto per dare questo segno di gratitudine. La chiesa era tutta addobbata in nero, due iscrizioni vennero affisse alle entrate della chiesa, ed altre nell'interno della medesima intorno al feretro.
Sulla facciata della Chiesa:
 
FERMATI O PASSEGGIERE - E LEGGI UN CASO DOLOROSO - IL MODELLO DI VITA SACERDOTALE - DEL CLERO MAESTRO PER ECCELLENZA - IL PADRE DEI POVERI - IL CONSIGLIERE DEI DUBBIOSI - IL CONSOLATORE DEGLI INFERMI - DEGLI AGONIZZANTI CONFORTO - IL SOLLIEVO DEI CARCERATI - LA SALUTE DEI CONDANNATI AL PATIBOLO - L'AMICO DI TUTTI - IL GRANDE BENEFATTORE DELL'UMANTA' - IL SAC. GIUSEPPE CAFASSO - MORI' -ALL’ETA¢ DI SOLI ANNI 49 - 23 GIUGNO 1860 - MA CONSOLIAMOCI - EGLI VOLO' AL CIELO - E SARA' NOSTRO PROTETTORE.
 
Sulla porta laterale che mette nel cortile:
 
JOSEPHO CAFASSO - SACERDOTI  EGREGIO INTEGERRIMO
OPTIME DE NOBIS MERITO - QVI FATO IMMATVRE CONCESSIT - IVVENES PARENTATVM - AEDEM INGREDIMINI  MOESTI - GRATI ANIMI ERGO.
 
Ai piedi del feretro:
 
VERE - SAL TERRAE - LVX MVNDI - FVIT.
(MATT. V, 13).
 
A destra:
 
QVIA AD JVSTITIAM - ERVDIVIT MVLTOS - FVLGEBIT QVASI STELLA
IN PERFETVAS AETERNITATES.
(DAN. XII, 3).
A sinistra:
 
LABIA JOSEPHI CVSTODIERE SCIENTIAM - ET LEGEM REQVIREBANT - EX ORE EJVS.
(MALACH 11, 7).
Al capo
 
CORONA SENVM FILII EJVS - ET GLORIA FILIORVII - PATER EORVM.
(PROV. XXVII, 5).
 
Ciascuna delle iscrizioni del feretro era accompagnata da figure allusive agli insigni suoi meriti. I medesimi giovani, con sollecitudine, prepararono un canto musicale nel miglior modo loro possibile. Alcune preghiere precedettero ed accompagnarono la sacra funzione. Alle 6½ si cominciò la messa parata, cantata dal Teol. Borel. Secondo l'uso dell'Oratorio, i giovani, premessa la debita preparazione, fecero tra la messa la santa Comunione, che certamente è uno dei mezzi più efficaci per suffragare le anime dei fedeli defunti. Tra i nostri giovani e parecchi distinti personaggi, amici o ammiratori del Defunto, la chiesa era piena di gente.
Dopo la Messa, prima delle esequie, D. Bosco lesse la biografia di D. Cafasso accomodata alla condizione e desiderio degli uditori. Gli sgorgarono più volte le lagrime dagli occhi e le cose che narrò rapirono talmente gli uditori, che lo videro finire con rincrescimento.
Tale biografia fu nell'agosto di quest'anno pubblicata coi tipi di Paravia. Aveva per titolo: Rimembranza storico - funebre, dei giovani dell'Oratorio di San Francesco di Sales verso al Sacerdote Cafasso Giuseppe loro insigne benefattore pel Sacerdote Bosco Giovanni. D. Bosco aveva diviso il suo ragionamento in capitoli - Giovinezza di D. Cafasso - Vita clericale di D. Cafasso - Vita Sacerdotale pubblica di D. Cafasso - Vita Sacerdotale privata di D. Cafasso - Vita mortificata di D. Cafasso - Sua Santa morte.
Nell'esordire la biografia scrisse:
Non era mia intenzione di darla alle stampe essendo questo un semplice e famigliare discorso indirizzato ad una radunanza d'amici e di giovanetti, che godo poter chiamare miei cari figliuoli nel Signore; ma le replicate dimande fattemi da persone autorevoli mi hanno determinato di pubblicarla. Questa biografia è un compendio della vita del Sac. Cafasso che ho in animo di pubblicare, se il Signore nella sua misericordia mi darà sanità e grazia.
Siccome so star molto a cuore delle persone divote di aver qualche ricordo di D. Cafasso, ho pensato di soddisfare a questo pio desiderio aggiungendo in forma d'appendice la stampa di due esercizi di pietà composti ed usati da lui medesimo. Questi sono: Ultima volontà per disporsi alla morte, ossia Esercizio per la buona morte, che egli soleva fare una volta al mese. Visita al SS. Sacramento per ciascun giorno della settimana, la quale visita egli faceva ogni giorno invariabilmente.
Il Signore Iddio che secondo li imperscrutabili suoi disegni ci ha voluto privare di un così raro e prezioso amico, faccia almeno che le azioni e gli scritti di lui ci siano di eccitamento ad imitarlo nella sua grande carità e nelle altre virtù. Così facendo io spero che saremo sicuri di battere come lui quella strada che conduce all'eterna felicità.
 
L'Armonia del 15 settembre aggiungeva.
 
Orazione funebre al Sig. D. Cafasso.
 
Dalla tipografia di G. B. Paravia venne pubblicato un libretto di un centinaio di pag. in-16, il quale tornerà assai gradito ai Torinesi, ed a moltissimi delle provincie, i quali rimpiangono quest'ottimo sacerdote che fu D. Cafasso. Il libretto contiene l'Orazione funebre che fu recitata dal Sig. D. Bosco nell'Oratorio di San Francesco di Sales ove erano stati celebrati solenni funerali al compianto defunto. Questa orazione dettata con quel calore e quel profondo sentimento d'affetto, che l'amicizia fra uomini virtuosi suole ingenerare, è un sunto della vita del Cafasso tutta consacrata alla salute delle anime ed a sollievo dei poveri. Coll'orazione funebre sono uniti due scritterelli spirituali del Cafasso, i quali saranno gustati da tutte le pie persone. Vendesi al prezzo di cent. 50 a profitto dei giovani dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, di cui fu il Cafasso insigne benefattore.
Mentre D. Bosco scriveva questa sua orazione, era eziandio occupato intorno a tre fascicoli delle Letture Cattoliche per agosto, settembre, ottobre.
Il primo era la continuazione della vita dei Papi: Il Pontificato di San Sisto II e le glorie di San Lorenzo martire per cura del Sacerdote Bosco Giovanni (K).
Si ragiona a lungo delle reliquie, dei miracoli e dei santuarii dell'eroico diacono: si espone la regola di vita cristiana per ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, ogni anno ed in ogni tempo di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, regola semplice di vita spirituale fondamento di quella che D. Bosco aveva imposta ai membri della sua Pia Società. Si notano in appendice due morti istantanee di uno che malediceva al Papa e di un altro che scherniva le scomuniche.
Il secondo fascicolo era uscito dalla penna di un grande amico di D. Bosco. Il Modello della povera fanciulla, Rosina Pedemonte, morta in Genova in età di 20 anni, il dì 30 gennaio del 1860 per Giuseppe Frassinetti Priore a Santa Sabina in Genova. È un fiore così bello e odoroso di virtù ordinarie, non difficili a praticarsi, che non si potrebbe desiderare di più. Era ascritta in Genova alla pia unione delle figlie di Maria Immacolata formata in Mornese, terra del Monferrato, Diocesi d'Acqui nell'anno 1855, che fu poi approvata dal Vescovo della Diocesi con suo decreto del 20 maggio 1857. Dopo un anno dall'ascrizione, che si considera come noviziato, queste buone figlie fanno una specie di professione promettendo di osservare il regolamento.
D. Bosco vi aggiunse per varietà due fatti - Esercizii spirituali di un vecchio militare - Grazia ottenuta ad intercessione del Beato Benedetto Labre.
Il terzo fascicolo destinato pel mese di ottobre fu il seguente: Il Cielo aperto mediante la confessione sincera. Era scritto da Fra Carlo Filippo da Poirino Sacerdote Cappuccino. Espone le molteplici ragioni che impegnano un cristiano a dichiarare tutti i suoi peccati in confessione. Insegna il modo di far l'esame di coscienza per riparare alle confessioni mal fatte. Risponde ai pretesti soliti a recarsi per non accusare certi peccati. Reca esempi spaventosi di confessioni sacrileghe punite.
In que' giorni, continua la cronaca, il Governo permise a Sua Em. il Cardinale Arcivescovo di Pisa il ritorno alla sua Sede. L'Augusto porporato appena fu libero, il 14 luglio venne a far visita all'Oratorio. Entrò alle 6,30 per la porta della chiesa accompagnato dal segretario e dal domestico. Disse la S. Messa assistito dai due canonici Ortalda ed Alasia, e dai Sacerdoti D. Dadesso, D. Corsi e D. Alasonatti. Dopo il Vangelo fece una breve predica e prima della Comunione un fervorino molto commovente; quindi distribuì la SS. Eucaristia a tutti i giovani. Terminata la messa diede la benedizione. Il Cardinale, preso un po' di ristoro e dopo che a sue spese era stata donata agli alunni un'abbondante porzione di ciliege, essendogli stato preparato un trono sotto i portici, vi si assise. Ascoltò con molta compiacenza le musiche, le poesie del Ch. Francesia e del Ch. Bongiovanni, e la prosa letta da D. Rua. Era questa un indirizzo scritto dallo stesso D. Bosco.
 
Eminenza Reverendissima,
 
Prima che voi partiate dal nostro umile recinto, Eminenza Reverendissima, permettete che io vi esprima alcuni sentimenti di gratitudine più sincera a nome de' miei venerati superiori e che raccolga i pensieri de' miei amati compagni per dirvi che questo è il più bel giorno pel nostro Oratorio, giorno glorioso, che forse un simile non si vedrà mai più. È vero, Eminenza, che in mezzo alla gioia siamo confusi, perchè la nostra condizione, il tempo, il luogo non hanno permesso di farvi la desiderata accoglienza: ci consola però l'animo il riflettere che quella bontà che V. E. ci ha usato venendo fra noi per esporci dolci e consolanti parole di vita eterna, darà benigno compatimento alla pochezza nostra....
Ed ora permettetemi che io vi esponga un comune nostro, desiderio. Eminenza, umilmente vi preghiamo a degnarvi di porgere qualche supplica per noi al Signore, onde possiamo uscire illesi dalle fiere burrasche di questa vita e giungere al porto di nostra salute. Vi preghiamo a benedirci non solo mentre siete qui fra noi, ma ancora quando reduce alla vostra amatissima diocesi, siederete nuovamente su quella cattedra a cui il Sapientissimo Iddio vi ha destinato. Noi dal canto nostro vi promettiamo d'innalzare i nostri deboli, sì, ma fervidi voti a quel trono di misericordia e di giustizia, onde le più copiose benedizioni piovano sopra l'Eminenza Vostra. Iddio si degni di conservarvi per lunghi anni al bene della sua Chiesa che voi cotanto edificate coll'esempio e colle parole e di cingere la vostra fronte di quella corona che è dovuta a chi ha combattuto coraggiosamente le battaglie del Signore...
Ancora un favore, Eminenza, mi rimane a domandarvi, ed è che voi prendiate questo nostro Oratorio sotto la vostra potente protezione e continuiate a favorirci presso il Santo Padre, quel Santo Padre che forma l'oggetto più grande della nostra venerazione e del nostro amore, della nostra tenerezza. Deh, voi, Eminenza, la prima volta che vedrete l'amabile volto di quel nostro tenero e santo Padre, ditegli che i giovani i quali frequentano gli Oratorii di questa città, lo ringraziano dei grandi favori e spirituali e temporali che ha loro concesso; ditegli che preghi per noi e che ci dia la santa sua benedizione, ditegli che noi lo amiamo tanto (è questa l'espressione di più migliaia de' miei compagni); e che se si trattasse di dare per lui e per quella religione santissima di cui è Capo, sostanze, sanità e vita, tutto siamo disposti ad offrire volonterosi.
Moltissime cose vorrei ancor dirvi, ma temo di abusare della vostra pazienza, perciò mentre sono glorioso di aver potuto parlare, io mi taccio confuso, perchè non ho detto come si doveva; e darò campo a' miei compagni, perchè con una sola, voce esprimano gli affetti del cuore.
Evviva Pio IX nostro Beatissimo Padre!
Evviva Sua Eminenza il Cardinale Corsi, che in questo istante lo rappresenta nel nostro Oratorio.
Sua Eminenza rispose che fin da quel momento faceva partecipe l'Oratorio di tutte le preghiere che per sua disposizione si sarebbero fatte nella sua diocesi e che vedendo il Santo Padre non si sarebbe' dimenticato dei figli di D. Bosco. Allora tre giovanetti gli offrirono una copia di tutte le Letture Cattoliche, dicendogli un di loro che essendo le Letture Cattoliche molto raccomandate dal Santo Padre, lo pregava a volerle far conoscere ai suoi diocesani, qualora ciò credesse ridondare a' onore e gloria di Dio ed a salute delle anime. - Fortunati noi, concluse, se ella gradirà un tal dono. - Sua Eminenza fece un segno d'approvazione e di affermazione. Ciò finito visitò la casa, andò nelle camerate, nello studio, nei laboratorii, nel refettorio dei chierici, nella cucina, la quale benedisse dicendo: Il Signore provveda in abbondanza per tutti.
Partì dalla casa alle 10,30 fra le grida di Viva Pio IX, viva il Cardinale Cosimo Corsi. I giovani fecero ala dai portici alla vettura che era alla porta, ed egli passò nel mezzo benedicendo con trasporto.
Il Canonico Alasia disse di non aver mai veduta funzione simile e non aver potuto trattenere le lacrime. Il Canonico Ortalda affermò lo stesso di sè .
Di qui il Cardinale andò al Rifugio dove non era stata fatta alcuna preparazione per riceverlo: entrò come un semplice prete, non disse parola, diede la benedizione col Santissimo, poi andò, colla Marchesa di Barolo, a visitare il Santuario della Consolata per ringraziare la Madonna della sua liberazione. Il 21 luglio mettevasi in viaggio alla volta di Pisa.
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