Capitolo 49

D. Bosco va al santuario d'Oropa - Sua lettera agli studenti dell'Oratorio: concorso dei divoti a quel santuario: preghiere che egli la per i suoi giovani - D. Bosco in Asti: confessa, tiene conferenze, consola un infermo - D. Bosco a Montemagno - Accetta due giovani per raccomandazione della Prefettura e del' Ministero de' Lavori Pubblici - Prima domanda alla Direzione delle Ferrovie per ribasso di tariffe nel trasporto dei materiali della nuova Chiesa.

Capitolo 49

da Memorie Biografiche

del 01 dicembre 2006

Don Bosco come aveva stabilito, recavasi al santuario d’Oropa per raccomandare alla Madonna la fondazione in Mirabello dei suo primo collegio. Ivi dinanzi a quell'effigie taumaturga celebrava la santa Messa e pregava lungamente. Forse in cuore senti una voce rassicurante, anzi imperiosa che rammentavagli il, detto de' Proverbi capo V, ver. 16: Deriventur fontes tui foras et in plateas aquas tuas divide. “ Si diramino le tue fonti al di fuori e le tue acque si spandano per le piazze ”. E le sue acque di sapienza cristiana e di carità incominceranno a spandersi dall'Oratorio in Mirabello e continueranno a scorrere per ogni parte della terra in numerosi collegi.

A' piedi di Maria D. Bosco domandò anche consiglio per la scelta di coloro, che avrebbe dovuti mandare a dirigere la casa di Mirabello e si risolse secondo l'ispirazione che ricevette.

Mentre egli dava per qualche giorno sfogo alla sua divozione, così scrisse ai giovani dell'Oratorio:

 

 

Carissimi figliuoli studenti,

 

Se voi, o miei cari figliuoli, vi trovaste sopra questo monte ne sareste certamente commossi. Un grande edifizio, nel cui centro havvi una divota chiesa, forma quello che comunemente si appella Santuario d'Oropa. Qui havvi un continuo andirivieni di gente. Chi ringrazia la Santa Vergine per grazie da lei ottenute, chi dimanda di essere liberato da un male spirituale o temporale, chi prega la Santa Vergine che l'aiuti a perseverare nel bene, chi a fare una santa morte. Giovani e vecchi, ricchi e poveri, contadini e signori, cavalieri, conti, marchesi artigiani, mercanti, uomini, donne, vaccari, studenti d'ogni condizione si vedono continuamente in gran numero accostarsi ai Santi Sacramenti della confessione e comunione e andare di poi ai pie' d'una stupenda statua di Maria SS. per implorare il celeste di lei aiuto.

Ma in mezzo a tanta gente il mio cuore provava un vivo rincrescimento. Perchè? Non vedeva i miei cari giovani studenti. Ah! Sì, perchè non posso avere i miei figli qui, condurli tutti ai pie' di Maria, offerirli a Lei, metterli tutti sotto alla potente di Lei protezione, farli tutti come Savio Domenico o altrettanti S. Luigi.

Per trovare un conforto al mio cuore sono andato dinanzi al prodigioso altare di Lei e le ho promesso che giunto a Torino, avrei fatto quanto avrei potuto per insinuare nei vostri cuori la divozione a Maria. E raccomandandomi a Lei ho dimandato queste grazie speciali per voi. - Maria, le dissi, benedite tutta la nostra casa, allontanate dal cuore dei nostri giovani fin l'ombra del peccato; siate la guida degli studenti, siate per loro la sede della vera Sapienza. Siano tutti vostri, sempre vostri, e abbiateli sempre per vostri figliuoli e conservateli sempre fra i vostri divoti. - Credo che la Santa Vergine mi avrà esaudito e spero che voi mi darete mano, affinchè possiamo corrispondere alla voce di Maria, alla grazia del Signore.

La Santa Vergine Maria benedica me, benedica tutti i sacerdoti e chierici e tutti quelli che impiegano le loro fatiche per la nostra casa; benedica tutti voi, Ella dal cielo ci aiuti, e noi faremo ogni sforzo per meritarci la sua santa, protezione in vita ed in morte. Così sia.

 

Dal Santuario d'Oropa, 6 Agosto 1863.

 

Aff.mo Amico in Ges√π C.

Sac. GIOVANNI Bosco.

 

D. Bosco, narra la cronaca, dopo aver visitato in Biella il Vescovo Mons. Losana, ritornava a Torino per ripartire alla volta di Montemagno. Quivi D. Bosco era invitato a fare

un triduo di prediche in preparazione alla festa di Maria SS. Assunta in cielo. Giunto in Asti, ove era atteso da molti, col primo treno del mattino, si recò subito presso il parroco di S. Maria Nuova, ove dovette mettersi in confessionale ed ascoltare un numero non piccolo di penitenti. Andato quindi in casa del suo amico signor Cerrato, prima di pranzo dovette confessare alcune persone e poi tenne una conferenza per la diffusione delle Letture Cattoliche. Dopo pranzo fu chiamato in una chiesa vicina, ove altri e poi altri vollero confessarsi da lui. D. Bosco li ascoltò, rincrescendogli rifiutarsi, ma affrettandosi poi per giungere alla vettura, che alle 3 doveva partire per Montemagno, trovò che questa, dopo averlo atteso per un po' di tempo, era andata via. Le 4 erano ormai  sullo scoccare.

D. Bosco aveva già pagato il suo posto e quella stessa sera era atteso infallantemente a Montemagno, per fare la prima predica d'introduzione al triduo. Egli perciò era in angustie ed entrò nell'ufficio delle vetture per vedere se vi fosse modo di trovare un calesse. Si cercò, ma subito non si potè avere e il padrone gli fece conoscere come partendo a quell'ora non gli fosse possibile di giungere in tempo per salire in pulpito; tanto più che una erta e lunga salita impediva ai cavalli di correre: quindi essere meglio rimandare la partenza al domani. Durarono un'ora buona queste trattative, e il Signor Cerrato che attendeva pazientemente, contento che D. Bosco non potesse partire, lo condusse a visitare un povero infermo. Costui avuta notizia fin dal mattino dell'arrivo di D. Bosco, aveva mandato ansiosamente una persona perchè glielo conducesse; ma Don Bosco, essendo risoluto di partire, erasi scusato. L'infermo per questo rifiuto si era lasciato andare a grande tristezza, sicchè quelli di sua famiglia non sapevano come quietarlo. La Provvidenza però aveva predisposti gli avvenimenti per consolarlo, e non si può dire con quale gioia fu dall'infermo accolto Don Bosco al suo comparire. Piangeva per la contentezza; la presenza di D. Bosco era per lui come la presenza di un angelo: si confessò, aggiustò tranquillamente i suoi affari, e dichiarò che visto D. Bosco più nulla aveva da desiderare a questo mondo.

Quella sera fu ancora a visitare la signora Pulciani, presso la quale tenne conferenza sull'opera degli Oratorii, e sbrigò varii affari per i quali era aspettato. Ebbe ancora a confessare prima di andare a riposo e il domani al mattino partiva per Montemagno, accolto a festa dal paese e dalla famiglia del Marchese Fassati, del quale era sempre ospite carissimo. La vigilia della festa giungeva D. Michele Rua per aiutarlo nel tribunale di penitenza.

A D. Bosco rientrato nell'Oratorio erano presentate due domande per accettazione di giovanetti; una della Prefettura l'altra del Ministero dei Lavori Pubblici. Noi qui le accenniamo, perchè non è fuor di luogo il ricordare a quando a quando le attinenze benevoli del Servo di Dio con uno o coll'altro dei Ministeri dello Stato e colle varie autorità Provinciali o Municipali, per causa de' giovani da ricoverarsi; benchè in tempi così procellosi da varie parti sorgessero, non di rado, aspre opposizioni alla sua opera.

Il foglio della Prefettura della Provincia di Torino, div. 5 Numero 12974 - 847, era scritto in questi termini.

 

Torino, addì 17 agosto 1863.

 

Trovansi nella città di Savigliano li due orfani Tommaso e Giuseppe fratelli Trabucco, il primo dell'età di anni 12 ed il secondo dell'età di anni io, i quali, per essere senza beni di fortuna e poveri, sono stati provvisoriamente ritirati presso un loro zio materno Giuseppe Mina. Ma essendo questi pure in istrettezze da non poter soccorrere a lungo li sgraziati nipoti e non esistendo in Savigliano un adatto stabilimento per essi, si ebbe ricorso a questa Prefettura pel loro ricovero in qualche stabilimento di Torino.

Secondando di buon grado una tale istanza, il sottoscritto si rivolge al benemerito sig. Sacerdote Bosco Direttore dell'Istituto di S. Francesco di Sales in questa città, e comunicandogli alcuni documenti comprovanti il misero stato e l'età dei suddetti orfani, lo prega a volergli significare se gli fosse possibile ed all'uopo mediante qualche offerta, comecchè però assai tenue, accogliere nel suo istituto li detti due orfani Tommaso e Giuseppe Trabucco od almeno l'uno di essi.

 

Per il Prefetto

RADICATI.

 

D. Bosco accettava il pi√π grandicello per sole lire 100 una volta tanto, ma colla condizione che letto e vestiario fossero provvisti dai parenti. Un altro orfano da lui accettato eragli condotto dalla madre che presentavagli il seguente biglietto.

 

MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI

DIREZIONE GEN. STRADE FERRATE

 

Torino, 15 Settembre 1863­

 

L'esibitrice è la vedova Nattino, che presentasi a consegnare il figlio Federico d'anni io, che viene ricoverato nell'Oratorio di S. Francesco di Sales.

 

Il Direttore Capo di Div. Personale

Strade Ferrate

EVRARD

 

D. Bosco accoglieva volentieri fra i suoi alunni gli orfanelli degli impiegati alle ferrovie e intanto pensava al materiale di costruzione per la nuova chiesa e al suo trasporto a Torino. Ne aveva parlato al Direttore generale delle strade ferrate, Bona comm. Bartolomeo, che nutriva per lui grande stima ed affetto, per ottenere ribassi sulle tariffe; e la risposta era stata favorevole.

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