Il catechismo - Il pensiero di Dio - L orazione - La Prima Confessione - Il lavoro - Primi indizii della vocazione di Giovanni
del 02 ottobre 2006
Appena i figli incominciarono a discernere sufficientemente il bene e il male, massima cura di Margherita fu di istruirli nei primi rudimenti della Religione, avviarli alla pratica di essa ed occuparli in cose compatibili coll'età loro.
L'amore a Dio, a Gesù Cristo, a Maria SS., l'orrore al peccato, il timore dei castighi eterni, la speranza del paradiso non si impara così bene, nè si scolpisce così profondamente nel cuore, come dalle labbra materne. Nessuno può avere tanta autorità di persuasione, nè tanta forza di amore, quanto una madre cristiana. Se ai giorni nostri si vede tanta gioventù crescere scapestrata, insolente, irreligiosa, una delle cause precipue si è perchè le madri più non insegnano il catechismo ai loro figliuoli. Il curato in chiesa insegnerà con zelo le verità eterne ai fanciulli, il maestro in iscuola, se per ventura è buon cattolico, farà studiare e spiegherà ai suoi discepoli il catechismo della Diocesi; ma essi dánno un istruzione in quel momento che talora è molto breve e talora in mezzo a mille distrazioni e tumulti, sicchè i giovanetti imparano, ma non ne restano impressionati. Invece l'istruzione religiosa, che impartisce una madre colla parola, coll'esempio, col raffrontare la condotta del figlio coi precetti particolari del catechismo, fa sì che la pratica della Religione diventi natura e il peccato si abborrisca per istinto, come per istinto si ama il bene. L'esser buono diventa un'abitudine, e la virtù non costa grande sforzo. Un fanciullo cosi educato deve fare una violenza a se stesso per divenir malvagio.
Margherita conosceva la forza di simile educazione cristiana e come la legge di Dio, insegnata col catechismo tutte le sere e ricordata di frequente anche lungo il giorno, fosse il mezzo sicuro per rendere i figli obbedienti ai precetti materni. Essa quindi ripeteva le domande e le risposte tante volte, quanto era necessario perchè i figli le mandassero a memoria.
Essendo essa donna di gran fede, in cima a tutti i suoi pensieri, come pute sulle sue labbra, v'era sempre Iddio. D'ingegno svegliato e di facile parola, sapeva in ogni occasione servirsi del santo Nome di Dio per padroneggiare il cuore de’ suoi fanciulli. Dio ti vede: era il gran motto, col quale rammentava ad essi come fossero sempre sotto gli occhi di quel gran Dio, che un giorno li avrebbe giudicati. Se loro permetteva di andare a sollazzarsi nei prati vicini, li congedava dicendo: Ricordatevi che Dio vi vede. Se talora li scorgeva pensierosi e temeva covassero nell'animo qualche piccolo rancore, loro susurrava all'improvviso all'orecchio: Ricordatevi che Dio vi vede e vede anche i vostri più reconditi pensieri. Se, interrogando qualcuno di essi, cadeva in sospetto che potesse scusarsi con qualche bugia, prima di averne la risposta ripeteva: Ricordati che Dio ti vede. Senza saperlo ripeteva ai figli le parole dette da Dio ad Abramo: - Cammina alla mia presenza e sii perfetto. - E il ricordo che Tobia dava al suo figlio: - Tutti i giorni della tua vita abbi Dio nella mente, e guárdati di acconsentir giammai al peccato e di trasgredire i precetti del Signore Dio nostro. - Questa grande verità è pur quella che fa rispondere, con Giuseppe, al tentatore: - Come posso io far questo male e peccare contro il mio Dio?
Cogli spettacoli della natura Margherita ravvivava in essi continuamente la memoria dei loro Creatore. In una bella notte stellata, uscendo all'aperto, mostrava loro il cielo e diceva: È Dio che ha creato il mondo e ha messe lassù tante stelle. Se è così bello il firmamento, che cosa sarà del paradiso? Al sopravvenire della bella stagione, innanzi ad una vaga campagna, o ad un prato tutto sparso di fiori, al sorgere di un'aurora serena, ovvero allo spettacolo di un roseo tramonto di sole, esclamava: Quante belle cose ha fatto il Signore per noi! Se addensavasi un temporale e al rimbombo del tuono i fanciulli si aggruppavano intorno a lei, osservava: Quanto è potente il Signore, e chi potrà resistere a lui? dunque non facciamo peccati! Quando una grandine rovinosa portava via i raccolti, andando coi figli ad osservarne i guasti, diceva: Il Signore ce li avea dati, il Signore ce li ha tolti. Egli n'è il padrone. Tutto pel meglio; ma sappiate che pei cattivi sono castighi, e con Dio non si burla. Quando i raccolti riuscivano bene ed erano abbondanti: Ringraziamo il Signore, ripeteva; quanto è stato buono con noi dandoci il nostro pane quotidiano. Nell'inverno, quando erano tutti assisi innanzi ad un bel fuoco e fuori era ghiaccio, vento e neve, essa faceva riflettere alla famiglia: Quanta gratitudine non dobbiamo al Signore, che ci provvede di tutto il necessario. Dio è veramente padre. Padre nostro che sei ne’ cieli!
Margherita sapeva eziandio trarre maestrevolmente conseguenze morali e pratiche da tutti quei fatti, che facevano qualche impressione sulla fantasia de’ suoi figliuoli. È dalla madre adunque che Giovanni imparò a stare sempre alla presenza di Dio ed a ricevere ogni cosa o buona o trista come proveniente dalla mano di Dio; e parlando egli sovente di sua madre, si mostrò sempre riconoscentissimo per l'educazione eminentemente cristiana da lei ricevuta e pei grandi sacrifizii che ella aveva per lui sostenuti.
Finchè eran piccoli i figliuoli, Margherita insegnava a ciascheduno in particolare le preghiere quotidiane. Così fece con Giovanni, il quale, appena divenuto capace di associarsi agli altri, metteva in ginocchio mattina e sera, e da tutti insieme recitavansi le preghiere colla terza parte del rosario. Giovanni, sebbene fosse il più piccolo dei fratelli, tuttavia era il primo a ricordare questo dovere agli altri, quando ne era venuta l'ora, e coll'esempio suo inducevali a pregare con molta divozione. La buona mamma li preparò poi alla prima Confessione, appena ebbero raggiunta l'età del discernimento; li accompagnò in chiesa, cominciò a confessarsi ella stessa, li raccomandò al confessore, e dopo li aiutò a fare il ringraziamento. Ella continuò a prestar loro tale assistenza fino a tantochè li giudicò capaci di fare degnamente da soli la Confessione. E Giovanni per questi ammaestramenti incominciò a confessarsi con grande pietà e sincerità e con quella maggior frequenza che gli era concessa. Ogni domenica e festa di precetto conducevali a udir la Santa Messa nella chiesuola della borgata detta di S. Pietro, ove il cappellano predicava e faceva un po' di catechismo; e Giovanni ritornato a casa ripeteva qualche ammaestramento udito, e tutti volontieri lo ascoltavano.
Le dolci maniere di Margherita nel guidare a Dio i suoi figli colla preghiera e coi Sacramenti le aveano dato tale un'influenza sull'animo loro, che più non perdette col crescere degli anni. Ai suoi figli, divenuti uomini, chiedeva, senza frasi ambigue e con piena autorità materna, se avessero praticati i loro doveri di buoni cristiani e se avessero recitato le loro preghiere al mattino e alla sera. E i figli a trenta e più anni rispondevano collo stesso candore e confidenza, come quando erano bambini.
Allo stesso Giovanni, quando fu prete, non mancava di prodigare i suoi avvisi. Allorchè ad ora tarda giungeva a casa nella sua borgata, dopo aver dato faticose missioni nei paesi all'intorno; ovvero, quando stanco, sudato ritornava da lungo viaggio; oppure, quando già era nell'Oratorio, se, dopo aver predicato e confessato tutto il giorno, rientrava nella sua stanza, cadente dal sonno, e avesse subito dato mano a spogliarsi, la madre lo fermava e interrogavalo: - Hai già dette le orazioni? - Il figlio, che già le aveva recitate, sapendo quale consolazione recava a sua madre, rispondeva: - Le dico subito! - E la madre aggiungeva: - Perchè vedi: studia pure il tuo latino, impara fin che basta la tua teologia; ma tua madre ne sa più di te: sa che devi pregare. - Il figlio si poneva in ginocchio, e mamma Margherita intanto girando silenziosa per la camera, ravvivava la lucerna, accomodava il capezzale, rimboccava le lenzuola, e quando il figlio aveva finita la preghiera, usciva senza più dir parola.
Qualcuno osserverà essere questa una pretensione inopportuna, indiscreta. Io credo però di non appormi al vero dicendo, che in quell'istante la buona Margherita gioisse, pensando come, dopo passati tanti anni, i suoi figli fossero sempre per lei quelli di una volta, semplici, sottomessi, rispettosi. Quante madri ai giorni nostri non si vedono più riconosciute per tali dai figli irriverenti che, divenuti uomini, loro negano atto di rispetto e deferenza! Quante debbono piangere vedendosi disprezzate, derise, insultate da snaturati figliuoli, che prendono con esse il fare e l'imperio di un padrone! Margherita invece nel poter ripetere ai figli quelle parole che loro, quando erano bambini, indirizzava tutte le sere, nello scorgerli così ossequenti alle sue ammonizioni, conosceva di essere sempre per essi quella di una volta Passavano gli anni, ma non passava la gioia della fanciullezza. Margherita, che aveva un cuore così sensibile e delicato, quante volte si ritirava nella sua stanza asciugando una lagrima, che la consolazione le faceva brillare sugli occhi! Le lagrime di gioia, che un figlio fa spuntare sugli occhi della madre, sono più preziose al cospetto di Dio di tutte le perle dei mari d'Oriente; e “quegli che onora la madre sua è come chi accumula tesori”.
Ma, oltre l'istruzione religiosa e le preghiere, altro mezzo di educazione aveva Margherita nel lavoro. Ella non soffriva che i suoi figli stessero oziosi e addestravali per tempo nel disbrigo di qualche faccenda. Giovanni, appena valicati i quattro anni, già si occupava con molta costanza a sfilacciare le verghe di canapa, della quale la madre davagli una quantità numerata. E il fanciulletto, compiuto il suo còmpito, si metteva a preparare i suoi divertimenti. In quell'età già era capace a rotondare pezzi di legno per farne pallottole e bastoncini pel giuoco della galla. In ciò sta questo giuoco, che uno getta la pallottola con un'assicciuola e l'altro di rincontro la rigetta col bastone. Giovanni co' suoi compagni trovava il suo gusto in questo sollazzo; ma non mancavano le questioni e le risse, solite in simili riunioni di bamboli; la sua parte allora era sempre quella di paciere e si gettava in mezzo cercando di calmare gli animi. Più di una volta però la palla, maneggiata da quelli inesperti ed imprudenti, lo colpiva nel capo o nella faccia, sicchè, soffrendo vivi dolori, correva in cerca della madre per farsi medicare. La buona Margherita appena l'avea dinanzi in quello stato: - Possibile! diceva; tutti i giorni ne fai qualcuna. Perchè vai con quei compagni? Non vedi che sono cattivi?
- È apposta per questo che io vado con loro; se ci sono io, stan più quieti, più buoni, non dicono certe parole.
- E intanto vieni a casa con la testa rotta.
- È stata una disgrazia.
- Sta bene; ma non andar pi√π in loro compagnia. Madre....
- Mi hai inteso?
- Se è per farvi piacere non andrò più; benchè se mi trovo in mezzo ad essi fanno come voglio io, e non rissano più.
- Già, capisco che verrai a farti medicare altre volte; ma bada - concludeva coi denti stretti e crollando leggermente il capo - bada che sono cattivi, sono cattivi. - E Giovannino immobile attendeva l'ultima parola della madre, la quale, dopo aver riflettuto alquanto, come se temesse di impedire un bene, dicevagli: - Va pure.
Sorprendente questa ragione sopra un labbro che ancora balbettava! Fin d'allora dipingevasi nella fantasia di essere in mezzo a numerosi fanciulli, che abitassero con lui, sui quali potesse avere imperio, che pendessero attenti dalle sue labbra, mentre parlava, che si facessero tutti buoni. Questa a lui sembrava l'unica felicità possibile sulla terra. Prevenuto dalla divina grazia, egli senza saperlo anelava alla sua futura missione, avendo sempre fisso nel cuore il santo timore di Dio, da cui procede la sapienza, “la quale previene coloro che la bramano, e per la prima ad essi si fa vedere. Chi di gran mattino andrà in cerca di lei, non avrà da stancarsi, perocchè la troverà assisa alla sua porta.... Ella va attorno cercando chi è degno di lei, e per le strade ad essi dolcemente si mostra e con ogni sollecitudine va loro incontro. Perocchè il principio di lei è un amore sincerissimo della disciplina. La brama adunque della disciplina è dilezione: e la dilezione è l'osservanza delle sue leggi e l'osservanza delle sue leggi è la purezza perfetta; e la purezza fa che uno a Dio si avvicina. Così l'amore della sapienza al regno eterno conduce.
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