1864 - Numero dei membri della pia Società - Il primo giorno dell'anno - Amore dei giovani allo studio - Letture Cattoliche: l'Unità Cattolica - Lettera di D. Bosco al Can. Vogliotti per ottenere la commendatizia alla Pia Società Salesiana dal Vicario Capitolare - Accettazione di nuovi socii - Morte invidiabile di Besucco Francesco - Conferenza generale: l'aquila e il bue - Sepoltura di Besucco - D. Bosco dice in privato che in tre mesi morranno tre altri giovani.
del 01 dicembre 2006
 Sul principio del 1864 il numero dei membri della Pia Società di S. Francesco di Sales era di 61. A quelli dell'anno antecedente si erano aggiunti 8 chierici, 9 studenti, 4 coadiutori. Un sacerdote e sei chierici avevano pronunciati i voti triennali. I preti erano nove.
Il nuovo anno doveva essere, per questa eletta schiera di Salesiani e pei loro giovanetti, anno, come sempre, di studio e di lavoro, essendo questo lo spirito in loro trasfuso da D. Bosco. Quindi nota la Cronaca: “ I° gennaio, venerdì 1864. - Scuola mattino e sera. Alla sera però lectio brevis che finisce alle 3 e ½ . Alle 7  ¼ benedizione, previa lettura spirituale. Questo è l'orario di tutte le feste soppresse ”.
Sembra che il primo giorno dall'anno avrebbe dovuto essere distinto con grande solennità, ma le feste che lo precedettero e quelle imminenti che sopraggiungevano, a causa di lunghe ricreazioni, distraevano non poco gli alunni. Perciò i più diligenti reclamavano dai professori che fossero loro assegnati nuovi compiti, avendo già finito quello della scuola; e tempo dopo si contentarono nei giorni festivi, con un'ora di più per lo studio, fissata prima della messa della comunità. Per molti anni nelle feste il tempo dalla levata alle 7 ½  era solamente occupato nella pulizia della persona e degli abiti e nello scendere in Chiesa per le confessioni, libertà questa non impedita nel tempo di studio.
Di tale entusiasmo per lo studio ci dà una prova la cronaca. “Durante il freddo eccessivo di questo inverno cessò la scuola di canto; non solamente pel freddo, ma eziandio, per la mancanza del gaz. Non cessava però l'amore allo studio. D. Bosco a coloro che desiderano, e domandano di levarsi di buon ora al mattino per studiare, suole concederlo con alcune condizioni: ma non prima delle 4. E il 4 febbraio, dovendosi i chierici preparare agli esami in Seminario, i giovani furono mandati al passeggio. Siccome l'anno scorso in questo giorno non vi era stato passeggio, quest'ordine destò mormorazioni, perchè anche gli allievi si dovevano preparare all'esame ”.
L'esempio di D. Bosco era un grande stimolo ai giovani nel compiere il proprio dovere. Per lui ogni istante era un tesoro. In questi giorni egli ordinava la spedizione del fascicolo delle Letture Cattoliche, che valeva pei mesi di gennaio - febbraio. Eccone l'argomento: - Sull'autorità del Romano Pontefice, istruzione catechistica del Sacerdote Lorenzo Gastaldi - Teol. Coll. e Can. Onorario della SS. Trinità.
L'Unità Cattolica del 10 marzo faceva grandi elogi di questo fascicolo.
Il fascicolo di Gennaio e Febbraio delle Letture Cattoliche, le quali si pubblicano dal Sig. D. Bosco, contiene un prezioso scritto sull'Autorità del Sommo Pontefice, in cui con brevità, precisione, chiarezza e solidità si espongono gli attributi principali dell'autorità del Sommo Pontefice tanto nelle materie di dogma e di morale, quanto nella disciplina delle cose politiche. Quando avremo detto che l'autore di questa operetta è il teologo e canonico Lorenzo Gastaldi, i nostri lettori sapranno subito che un argomento di tanta importanza ai giorni nostri non poteva incontrare penna più atta, sia a trattarlo a dovere, quanto alla sostanza, sia a renderla proficua ad ogni maniera di pensare per il modo con cui è condotta. Il dotto e zelante autore dà il nome d'Istruzione Catechistica al suo opuscolo che ha messo in forma di dialogo, come la più atta a rendere questa materia meno arida e più intelligibile alla grande maggioranza del popolo cristiano. Il canonico Gastaldi si è prefisso solamente l'istruzione del popolo: però per questo popolo conviene intendere non solamente la plebe semplice e rozza, ma ancora quei che si piccano di civiltà, di erudizione, di scienza. Imperocchè siamo sicuri che i nove decimi di coloro che si credono istruiti troveranno il libro in gran parte nuovo per loro. Vogliamo notare in modo speciale il Capo IX intitolato: Il Romano Pontefice ha da G. Cristo il diritto di invigilare sullo stato politico dei cristiani, dove l'autore dimostra che la Chiesa, come maestra di morale, è altresì maestra della vera politica. Aggiungeremo che nel sodo e sugoso libro del teologo Gastaldi, anche i predicatori della divina parola troveranno preparati e ben disposti gli argomenti da svolgere al popolo sopra un tema di tanta importanza ai giorni nostri, qual'è l'autorità dei Sommo Pontefice.
Nello stesso tempo D. Bosco, avendo ricevuta la commendatizia del Vescovo di Acqui, aspettava dal Vicario Capitolare di Torino, la chiesta approvazione o commendatizia per la sua Pia Società; ma finora non aveva ricevuto altro, fuorchè una promessa a voce. Scriveva perciò al Canonico Vogliotti, Rettore del Seminario e Provicario Diocesano.
 
Ill.mo e M. Rev.do Signore,
 
Stante la promessa fatta a me ed a V. S. Ill.ma e M. Rev.da di farmi la nota commendatizia a favore della Società di S. Francesco di Sales, mi raccomando alla sua bontà onde voglia coadiuvare il Sig. Vicario Generale a voler appagare questo mio desiderio prima che la morte venga a rompere i miei disegni.
Il regnante Pio IX avendomi egli stesso data la traccia ed il suggerimento della Società, credo che il regolamento troverà benevola accoglienza presso il medesimo. Qualora per altro travedesse qualche difficoltà presso il prelodato Sig. Vicario Generale, La prego rispettosamente a volermene dar cenno per norma; giacchè mi sta assai a cuore che questo regolamento o in un modo o in un altro, cioè o dall'Ordinario, o dal Pontefice ottenga qualche approvazione.
Mi voglia credere con quella pienezza di stima con cui ho l'onore di professarmi,
Di V. S. Ill.ma e M. Rev.da
 
Torino, 6 Gennaio del 1864.
 
Obbl.mo Servitore
Sac. Bosco Giovanni
 
Gli stava a cuore di condurre a termine queste pratiche, anche per il numero sempre crescente dei giovani, che intendevano ascriversi a vestir l'abito nel suo Istituto.
Dai verbali del Capitolo si apprende:
Li 8 Gennaio 1864, furono accettati nella società di S. Francesco di Sales; Barberis Giulio, Bertinetti Michele, Bertocchio Gio. Batta., Garelli Guglielmo, Finocchio Alfonso, Lambruschini Francesco, Lupotto Simone, Manassero Giuseppe, Marengo Lorenzo, Paglia Francesco, Rostagno Luigi, Vota Domenico.
Intanto si avverava la predizione fatta da D. Bosco il 29 dicembre, dopo la morte di Prete, con queste parole: - Adesso sta a vedere se, morto uno, dopo 10, o 15 giorni, anzi dopo nemmanco 20, ne morrà un altro.
Besucco Francesco, per amore di penitenza, avendo lasciato inoltrare la stagione senza coprirsi convenientemente nel letto, fu assalito da congestione catarrale allo stomaco. La sua malattia incominciata il 3 di gennaio fu di solamente sette giorni che per lui furono altrettanti esercizii, ed ai compagni, esempi di pazienza e di cristiana rassegnazione. Il male gli opprimeva il respiro, gli cagionava acuto e continuo mal di capo. Ma tutte le prescrizioni dei medici, tutte le cure non valsero ad alleviarlo.
Eravamo soltanto al quarto giorno della sua malattia, quando il medico cominciò a temere della vita dei nostro Francesco. Per cominciare a parlargli di quell'ultimo momento D. Bosco gli disse:
 - Mio caro Besucco, ti piacerebbe di andare in Paradiso?
    - Si immagini se non mi piacerebbe di andare in Paradiso. Ma bisogna guadagnarlo.
 - Supponi che si tratti di scegliere tra guarire o andare in Paradiso, che sceglieresti?
 - Son due cose distinte, vivere pel Signore o morire per andate col Signore. La prima mi piace, ma assai più la seconda. Ma chi mi assicura il Paradiso dopo tanti peccati che ho fatto?
 - Facendoti tale proposta io suppongo che tu sii sicuro di andare al Paradiso, del resto se trattasi di andare altrove, io non voglio che per ora tu ci abbandoni.
 - Come mai potrò meritarmi il Paradiso?
 - Ti meriterai il Paradiso pei meriti della passione e della morte di nostro Signore Gesù Cristo.
 - Ci andrò dunque in Paradiso ?
 - Ma sicuro e certamente, ben inteso quando al Signore piacerà.
Allora egli diede uno sguardo a quelli che erano presenti, di poi fregandosi le mani disse con gioia: - Il contratto è fatto: il Paradiso e non altro; al Paradiso e non altrove. Non mi si parli più d'altro che del Paradiso.
D. Bosco continuò allora: - Sono contento, che tu manifesti questo vivo desiderio pel Paradiso, ma voglio che sii pronto a fare la santa volontà del Signore ......
Egli interruppe quel discorso, dicendo: - Sì, sì, la santa volontà di Dio sia fatta in ogni cosa in cielo ed in terra......
Nella sera del quinto giorno, scrisse D. Bosco, “ gli si domandò se aveva qualche cosa da raccomandare a qualcheduno. - Oh sì, dicevami; dica a tutti che preghino per me affinchè sia breve il mio purgatorio.
” - Che vuoi ch'io dica a' tuoi compagni da parte tua?
” - Dica loro che fuggano lo scandalo, che procurino di far sempre delle buone confessioni.
” - E ai chierici?
” - Dica ai chierici, che diano buono esempio ai giovani, e che si adoprino sempre per dar loro (lei buoni avvisi, e dei buoni consigli ogni qual volta sarà occasione.
” - E, a tuoi superiori?
   ” - Dica a' miei superiori che io li ringrazio tutti della carità che mi hanno usata; che continuino a lavorare per guadagnare molte anime; e quando io sarò in Paradiso pregherò per loro il Signore.
” - E a me che cosa dici?
   ” A questo parole egli si mostrò commosso e dando uno sguardo fisso: - A Lei chiedo, ripigliò, che mi aiuti a salvarmi l'anima. Da molto tempo prego il Signore che mi faccia morire nelle sue mani: mi raccomando che compia l'opera di carità, e mi assista fino agli ultimi momenti della mia vita.
” Io lo assicurai di non abbandonarlo, sia che egli guarisse, sia che egli stesse ammalato, ed assai più ancora qualora si fosse trovato in punto di morte. Dopo prese un'aria molto allegra, nè ad altro badò più che a prepararsi a ricevere il SS. Viatico ”.
Fatta la comunione si mise a pregare per far il ringraziamento. Richiesto se aveva bisogno di qualche cosa, nulla più rispondeva, che: Preghiamo. Dopo un considerevole ringraziamento chiamò gli astanti a sè e loro si raccomandò di non parlargli più di altro che di Paradiso.
“ Qualche tempo dopo vedendolo tranquillo il richiesi, continua D. Bosco, se aveva qualche commissione da lasciarmi pel suo Arciprete. A questa parola si mostrò turbato. - Il mio Arciprete, rispose, mi ha fatto molto bene; egli ha fatto quanto ha potuto per salvarmi; gli faccia sapere che io non ho mai dimenticato i suoi avvisi. Io non avrò più la consolazione di vederlo in questo mondo, ma spero di andar in Paradiso e di pregare la SS. Vergine, affinchè lo aiuti a conservare buoni tutti i miei compagni e così un giorno io lo possa vedere con tutti i suoi parrocchiani in Paradiso. - Ciò dicendo la commozione gli interruppe il discorso.
Dopo alquanto di riposo gli dimandai se non desiderava di vedere i suoi parenti. - Io non li posso più vedere, rispondeva, perchè essi sono molto distanti, sono poveri e non possono fare la spesa del viaggio. Mio padre poi è lontano da casa lavorando nel suo mestiere. Faccia loro sapere, che io muoio rassegnato, allegro e contento. Preghino essi per me, io spero di andarmene in Paradiso; di là li attendo tutti.
A mia madre  - e sospese il suo discorso.
” Qualche ora dopo gli dissi: - Avresti forse qualche commissione per tua madre?
” - Dica a mia madre che la sua preghiera fu ascoltata da Dio. Ella mi disse più volte: Caro Franceschino, io desidero che tu viva lungo tempo in questo mondo, ma desidero che tu muoia mille volte piuttosto di vederti divenuto nemico di Dio col peccato. Io spero che i miei peccati saranno stati perdonati, e spero di essere amico di Dio e di poter presto andarlo a godere in eterno. O mio Dio, benedite mia madre, datele coraggio a sopportare con rassegnazione la notizia di mia morte; fate che io la possa vedere con tutta la famiglia in Paradiso a godere la vostra gloria.
” Egli voleva ancora parlare ma io l'ho obbligato a tacere per riposare alquanto. La sera del giorno otto aggravandosi ognora il suo male fu deciso di amministrargli l'Olio Santo. Richiesto se desiderava di ricevere questo Sacramento: - sì, rispose, io lo desidero con tutto il mio cuore.
” - Non hai forse alcuna cosa che ti faccia pena sulla coscienza?
” - Ah! sì, ho una cosa che mi fa molto pena e mi rimorde assai la coscienza!
” - Qual'è mai questa cosa? Desideri di dirla in confessione o altrimenti?
” - Ho una cosa cui ho sempre pensato in mia vita; ma non mi sarei immaginato che dovesse cagionare tanto rincrescimento al punto di morte.
   ” - Qual'é mai dunque la cosa che ti cagiona questa pena e tanto rincrescimento?
” - Io provo il più amaro rincrescimento perchè in vita mia non ho amato abbastanza il Signore come Egli si merita.
” - Datti pace a questo riguardo, poichè in questo mondo non potremo giammai amare il Signore come si merita. Qui bisogna che facciamo quanto possiamo; ma il luogo dove lo ameremo come dobbiamo è l'altra vita, è il Paradiso. La lo vedremo come Egli è in se stesso, là conosceremo e gusteremo la sua bontà, la sua gloria, il suo amore. Tu fortunato che ira breve avrai questa ineffabile ventura! Ora preparati a ricevere l'Olio Santo che è quel Sacramento che scancella le reliquie dei peccati e ci dà anche la sanità corporale se è bene per la salute dell'anima    ”.
Ricevendo l'estrema unzione, volle egli stesso recitare il Confiteor colle altre preghiere che riguardano questo Sacramento, facendo speciale giaculatoria all'unzione di ciascun senso. Infine apparve così stanco, ed i polsi erano così sfiniti, che si temette che rendesse l'ultimo respiro. Poco dopo si riebbe alquanto e in presenza di molti indirizzò queste parole a D. Bosco: “ Io ho pregato molto la Beata Vergine che mi facesse morire in un giorno a lei dedicato, e spero che sarò esaudito”.
Il nove gennaio giorno di sabato fu l'ultimo del caro Besucco. Egli conservò il perfetto uso de' sensi e della ragione in tutta la giornata.
Circa alle dieci e mezzo di sera pareva non potesse più avere che pochi minuti di vita; quando egli trasse fuori le mani tentando di levarle in alto. D. Bosco gli prese le mani e le raggiunse insieme affinchè di nuovo le appoggiasse sul letto. Egli le sciolse e le levò di nuovo in alto con aria ridente, tenendo gli occhi fissi come chi rimira qualche oggetto di somma consolazione. Pensando che forse volesse il crocifisso, D. Bosco glielo pose nelle mani; ma egli lo prese, lo baciò, e lo ripose sul
letto, rialzando tosto con impeto di gioia in alto le braccia. In quell'istante la faccia di lui appariva vegeta e rubiconda più che non era nello stato regolare di sua sanità. Gli balenava sul volto una bellezza e un tale splendore che fece scomparire i lumi dell'infermeria.
Tutti gli astanti che erano in numero di dieci, rimasero non solo spaventati ma sbalorditi, attoniti; e in profondo silenzio tenevano tutti gli sguardi rivolti alla faccia di Besucco.
Ma crebbe in tutti la meraviglia quando l'infermo elevando alquanto il capo e protendendo le mani quanto poteva, come chi stringe la mano a persona amata, cominciò con voce giuliva e sonora a cantare: Lodate Maria - O lingue fedeli.
Dopo faceva varii sforzi per sollevare pi√π in alto la persona che di fatto si andava elevando, mentre egli con le mani giunte in forma divota, si pose di nuovo a cantare: O Ges√π d'amore acceso - Non vi avessi mai offeso. - L'infermo sembrava divenuto un angiolo cogli Angioli del Paradiso.
Per rompere lo stupore dei presenti D. Bosco disse: - Io credo che in questo momento il nostro Besucco riceva qualche grazia straordinaria dal Signore o dalla sua celeste Madre, di cui fu tanto divoto in vita. Forse ella venne ad invitare l'anima di lui per condursela seco in cielo.
Besucco continuò il suo canto, ma le sue parole erano tronche e interrotte, quasi di chi risponde ad amorevoli interrogazioni. Indi si lasciò cadere lentamente sul letto. Cessò la luce meravigliosa, il suo volto ritornò come prima; riapparvero gli altri lumi e l'infermo non dava più segno di vita. Ma accorgendosi che non si pregava più, nè gli si suggerivano più giaculatorie, tosto si voltò a D. Bosco dicendogli: - Mi aiuti; preghiamo.
Erano le undici quando egli voleva parlare, ma non potendo pi√π disse solo questa parola: Il Crocifisso. Con questa parola egli chiamava la benedizione del Crocifisso con l'indulgenza plenaria in articolo di morte, grazia da lui molte volte richiesta.
Datagli questa ultima benedizione, D. Alasonatti si pose a leggere il Proficiscere, mentre gli altri pregavano ginocchioni. Alle undici e un quarto Besucco, fissando D. Bosco collo sguardo, si sforzò di fare un sorriso in forma di saluto, di poi alzò gli occhi al cielo indicando che egli se ne partiva. Pochi istanti dopo l'anima sua lasciava il corpo e se ne volava gloriosa, come fondatamente speriamo, a godere la gloria celeste.
Non si può esprimere il dolore e il rincrescimento cagionato a tutta la casa dalla perdita di così caro compagno. Furono fatte in quel momento molte preghiere intorno al suo medesimo letto. Spuntando il giorno tutti i giovani si radunarono in chiesa a fine di pregare in suffragio dell'anima di lui. Era Domenica e tutte le comunioni, il rosario, la messa, le pratiche di pietà, che avean luogo nel giorno festivo, furono indirizzate a Dio per il riposo eterno del buon Francesco.
I condiscepoli nelle ore di ricreazione salivano a vedere quella salma e tutti dicevano parer ad essi di vedere un angelo del cielo. Quella fisonomia era divenuta così avvenente e il volto così rubicondo che non pareva morto. Tutti andavano a gara nel cercar qualche oggetto che gli fosse appartenuto per conservarlo come preziosa reliquia.
D. Bosco alla sera tenne parola sulle virtù di Besucco e versando assai lagrime narrò quali fossero state le sue ultime parole: - Io muoio col rincrescimento di non aver amato Dio come si meritava. È  impossibile dire l'effetto che produssero queste parole nei giovani.
“ Ritiratisi i giovani nelle loro camerate, dice la cronaca, , si tenne la conferenza generale dei membri della Società di S. Francesco di Sales. D. Bosco lesse un articolo sullo scopo della Società, e quindi parlò assai bene del vincolo della carità che deve unire i confratelli. Portò il paragone del carro di Ezechia tirato da un'aquila e da un bue accoppiati insieme; deducendone che colui il quale ha un temperamento assai focoso e vorrebbe volare, si fermi un poco ed aiuti il compagno, troppo flemmatico e tardo a tirare il carro; mentre chi ha temperamento freddo e lento si scuota un poco ed anche si sforzi ad un qualche slancio maggiore. L'uno sopporti e aiuti l'altro. Parlò eziandio della carità che debbono usare coloro che comandano e coloro che obbediscono, gli uni rispetto agli altri “.
“ Il lunedì, II gennaio, fu cantata la messa per Besucco da suoi compagni e molti fecero per lui la S. Comunione. Terminata la funebre funzione fu dai condiscepoli accompagnato il feretro alla parrocchia e quindi al campo santo. La fossa che ricevette la cara salma, era segnata col numero 147 nella fila quadrata a ponente.
” Ritornati a casa dal pietoso ufficio, D. Bosco disse privatamente ad alcuni, che di questo mese sarebbe morto un artigiano e fra tre mesi due altri giovani dell'Oratorio ”.
 
 
 
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