Capitolo 6

Don Bosco domanda ai Vescovi lettere commendatizie per ottenere da Roma l'approvazione della Pia Società - Presenta la supplica al Vescovo di Casale con un cenno storico intorno alla Società di S. Francesco di Sales - Decreto del Vescovo di Casale che approva conte diocesana la Pia Società - Festa di S. Francesco di Sales e la conferenza generale: Ogni direttore dà un resoconto del suo collegio: Don Bosco approva ciò che D. Pestarino fa a Mornese: è soddisfatto di Mirabello e insegna il modo di correggere i giovani discoli: per Lanzo indica la maniera d'introdurre la Compagnia dell'Immacolata: dice poche cose dell'Oratorio, gli pare che vada bene, e fa alcune osservazioni riguardo a' suoi collaboratori; raccomanda lo spirito di sacrifizio e l'osservanza delle regole; afferma essere un bene che i giovani conoscano i doveri imposti dalle regole ai superiori; annunzia che a Novara e a Roma due case aspettano la Pia Società e che il Vescovo di Casale l'approva come diocesana: ricorda il sogno del pergolato di rose e di spine; esorta ogni salesiano a cercar di guadagnare alla Pia Società qualche nuovo confratello.

Capitolo 6

da Memorie Biografiche

del 07 dicembre 2006

 Gli Oratorii festivi, l'Ospizio di Valdocco, i Collegi, le Letture Cattoliche, la costruzione della Chiesa di Maria Ausiliatrice erano opere di straordinaria importanza, ma quella che sopra ogni altra stava a cuore del Servo di Dio ed era da lui tenuta per assolutamente necessaria era l'approvazione della Santa Sede alla sua Pia Società.

Dalla stabilità di questa dipendeva la vita assicurata e la prosperità delle altre opere già così bene avviate.

Ma per raggiungere questo scopo era mestieri, come per il collaudo, primieramente ottenere dai Vescovi lettere commendatizie.

Le aveva infatti chieste e ottenute dai Vescovi di Fossano ed Alessandria verso il fine dell'anno scorso; e sul principio del 1868 erasi rivolto a quel di Casale al quale inviava anche un cenno storico della Pia Società.

 

CENNO STORICO INTORNO ALLA SOCIETÀ

DI S. FRANCESCO DI SALES.

 

Questa Società nel sito Principio era un semplice catechismo che il Sac. Bosco Giovanni, col consenso e consiglio del Teol. Luigi Guala e Cafasso Giuseppe, ambidue di sempre gloriosa memoria, cominciava in apposito locale annesso alla chiesa di San Francesco d'Assisi. Lo scopo era di raccogliere i giovanetti Più poveri ed abbandonati e trattenerli nel giorni festivi in esercizi di Pietà, in cantici sacri ed anche in piacevoli ricreazioni. Si avevano specialmente di mira quelli che uscivano dalle carceri, che trovavansi esposti a maggiori pericoli. La prova riuscì soddisfacente, ed un vistoso numero di giovani interveniva quanto comportava la capacità del luogo.

L'anno 1844 il sac. Bosco andò alla direzione spirituale dell'Ospedaletto di S. Filomena presso al Rifugio, ed allora col consenso dell'Arcivescovo si consacrò al divin culto una parte di quell'edifizio che servì qualche tempo per le sacre funzioni. Per due anni l'Oratorio non poté stabilirsi in località fissa; ma nel 1846 si prese a Pigione, di poi si comperò il sito dove in progresso di tempo venite edificata l'attuale chiesa e casa detta Oratorio di S, Francesco di Sales. Quivi l'Arcivescovo Fransoni, di cara e felice memoria, intervenite, più volte per amministrare il sacramento della Cresima e per fare altre sacre funzioni, dava eziandio facoltà di fare tridui, novene, ammettere a ricevere la Cresima, la S. Comunione, che valesse anche per l'adempimento del Precetto pasquale. Pel gran numero di giovanetti che intervenivano l'Arcivescovo acconsentì e consigliò l'apertura di un novello Oratorio a Porta Nuova, dedicato a San Luigi, nel 1847; altro in Vanchiglia nel 1849; e finalmente quello di San Giuseppe a S. Salvario nel 1859. In questi locali furono poco per volta introdotte le scuole domenicali, di poi serali ed anche diurne. Fra i giovani che intervenivano, se ne incontravano parecchi cui non si poteva provvedere senza somministrare ricovero, vitto, vestito. Di qui nacque la casa di S. Francesco di Sales, dove sono raccolti circa 800 fanciulli.

La tristezza dei tempi e la diminuzione delle vocazioni persuasero di coltivare giovani di niuna o di scarsa fortuna per lo stato ecclesiastico; di qui la categoria: degli studenti nella casa di Torino, nel collegio convitto di Lanzo e nel piccolo seminario di Mirabello, dove hanno istruzione religiosa e scientifica oltre ad altri quattrocento giovanetti, di cui maggior parte aspiranti allo stato ecclesiastico.

Il Superiore di questi Oratorii in certo modo fu sempre l'Arcivescovo, dal cui parere e consiglio ogni cosa dipendeva. Per altro i sacerdoti che occupavano di tutto proposito il sacro loro ministero negli Oratorii, solevano riconoscere il sacerdote Bosco per loro superiore, senza legami di voti, ma colla semplice promessa di occuparsi in quelle cose che egli avesse giudicato a maggior gloria di Dio.

Mons. Arcivescovo Fransoni raccomandò più volte che si studiasse qualche mezzo per assicurare l'esistenza degli Oratorii dopo la morte dell'esponente. L'anno 1852 il Superiore ecclesiastico, di moto proprio, approvava in genere le regole che si osservavano negli Oratorii, costituiva il sacerdote Bosco capo di essi, compartendogli tutte le facoltà necessarie ed opportune per queste instituzioni.

Le calamità dei tempi obbligando l'Arcivescovo a risiedere fuori di diocesi, pure questi non cessava di raccomandare una ninstituzione che assicurasse la conservazione dello spirito e della pratica degli oratorii. Nel 1858 consigliava il sac. Bosco di recarsi a Roma per aver lumi speciali dal Sommo Pontefice sul modo di concepire una instituzione religiosa in faccia alla Chiesa, ma che i suoi membri fossero altrettanti liberi cittadini davanti alle leggi

Il Sommo Pontefice accolse con bontà e con grande premura l'ideata instituzione, e stabilì le basi, aiutò a sviluppare i singoli articoli e, coll'aiuto del Card. Gaude, l'antico regolamento della Società fu portato al tenore della copia che si unisce. Il medesimo Pio IX con parecchie sue lettere particolari dava avvisi e consigli perchè ogni cosa riuscisse bene e chiese egli stesso che le Regole fossero presentate alla Santa Sede per l'apostolica sanzione, appena fossero state per qualche tempo messe in pratica. L'Arcivescovo Fransoni lesse in Lione il Regolamento, poi scrisse una lettera in cui notava alcune cose, di cui si tenne esatto conto. Inviava di poi le Costituzioni, raccomandando al suo Vicario Generale che facesse quanto occorreva per venire ad una regolare approvazione delle medesime. La morte del compianto Pastore interruppe ogni pratica a questo proposito. Mons. Vicario Generale Capitolare giudicò meglio di attendere il novello Arcivescovo per l'opportuna approvazione e intanto fece una splendida Commendatizia, che unita a quella di parecchi altri Vescovi, fu inviata a Roma l'anno 1864.

Il Santo Padre accolse ogni cosa con paterna premura, mandò le Costituzioni, l'analogo Memoriale e le Commendatizie dei Vescovi alla Congregazione dei Vescovi e Regolari. Pochi mesi dopo l'autorevole Congregazione emanava un decreto, di cui si unisce copia, col quale collodava e commendava le costituzioni e si riserbava, de more solito, a tempo più opportuno il dare l'apostolica sanzione ai singoli articoli. Ma attese le speciali circostanze dei tempi veniva costituita la Società nella persona del Rettore generale, che doveva durare a vita e passare nel successore, che doveva in carica durare dodici anni.

Così questa Società sarebbe in genere approvata; ora la Santa Sede sta attendendo per verificare se la Società corrisponda al suo scopo per venir di poi alla definitiva approvazione. Mons. Calabiana, di V. E. antecessore, si degnava di raccomandarla presso la Santa Sede, e toccava specialmente il punto che in codesta diocesi di Casale esiste un piccolo Seminario amministrato e diretto da questa Società.

Ora si dimanderebbe con umile preghiera che il Vescovo di Casale :

1° Tenuto conto che questa istituzione ha una casa in questa Diocesi, casa che fu fondata e sostenuta dal suo antecessore che l'ha eziandio più volte collodata, raccomandata e che l'avrebbe definitivamente approvata nei singoli articoli se la Divina Provvidenza non l'avesse chiamato altrove;

2° Tenuto conto delle varie commendatizie latte da altri Vescovi e dei vantaggi che ne ebbe questa diocesi Casalese fin dalla sua instituzione e pei molti giovani ricoverati in Torino ed avviati alle arti od istradati al Santuario;

3° Tenuto conto della collaudazione, commendatizia e costituzione del Superiore generale dalla Congregazione de' Vescovi e Regolari;

Sia per dare un novello segno di benevolenza alla nascente Società, che così di molto appianerebbe la via alla definitiva approvazione dei singoli articoli delle costituzioni della Società, aggiungendo un voto affinchè questa Società sia quanto prima approvata dalla Santa Sede, con quelle modificazioni che fossero giudicate a maggior gloria di Dio e a salute delle anime.

Il sottoscritto a nome di tutti i soci offre i sentimenti della più viva gratitudine, assicurando la E. V. che per tutto il tempo che durerà tale Società essi non mancheranno di invocare le benedizioni del Cielo sopra di chi si è verso loro dimostrato così largo benefattore.

A nome di tutti il sottoscritto invoca la santa sua benedizione e si professa colla pi√π profonda venerazione

Di V. E. Rev.ma,

Obbl.mo Servitore

Sac. G. Bosco.

 

 

Il Vescovo di Casale accoglieva benignamente la domanda e faceva consegnare a D. Bosco questo Decreto Commendatizia, col quale approvava la Pia Società come Congregazione diocesana e la raccomandava agli altri Vescovi ed allo stesso Sommo Pontefice.

 

NOS PETRUS MARIA FERRÈ

Dei et Apostolicae Sedis gratia

Ecclesiae Casalensis Episcopus et Comes.

 

Sicuti praecipuum est Episcoporum munus a Vinea Domini totis viribus malas erbas eradicare, ita maxima est eis cura adhibenda ut bonae arbores, quae bonos fructus facere pertentant, in eadem Vinea serantur, colantur atque custodiantur. Cum autem Divina Providentia factum sit ut Societas a sancto Francisco Salesio dicta, nova plantatio, in Nostra hac Dioecesi constitueretur, eam omni prorsus animi favore prosequi Nobis est in consilium.

Acceptis itaque epistolis supplicatoriis una cum constitutionibus quas Joannes Bosco sacerdos, eiusdem Societatis Superior Generalis, Nobis obtulit, optimum in Domino factum Nobis est visum hanc eamdem Societatem rite adprobare.

Istius enim Societatis Constitutiones quindecim capitibus constant; Capitula autem in articulis dividuntur. Finis est sociorum sanctificatio praecipue per exercitium christianae charitatis erga adolescentulos diebus festis derelictos; pauperiores vero quibusdam domibus receptos alere; et si bonum Ecclesiae postulaverit, iuniorum seminariorum curam suscipere, quemadmodum in hac Nostra Dioecesi, in pago cui est nomen Mirabello iam pridem est factum, ubi centum circiter et quinquaginta parvuli ad scientiam ac pietatem informantur, quemadmodum eos decet qui in sortem Domini sunt vocati. Deinde sacris praedicationibus, cathechesi, bonorum librorum diffusioni, ut animarum lucrum socii obtineant, operam dabunt.

Attente igitur hisce Constitutionibus perlectis, fine ac forma memoratae Societatis consideratis, peculiari quoque benevolentia permoti erga Domum iam antea in hac Dioecesi constitutam, ut ipsa magis atque magis firmetur, eiusdemque fructus uberiores evadant;

Habita ratione Commendationum Antecessoris Nostri qui cani erigendam curavit et etiam atque etiam commendavit;

Adhaerentes Sacrae Congregationis Episcoporum et Regularium Decreto, quo hanc Societatem, attentis litteris Commendationis plurimorum Episcoporum, Maximus Ecclesiae Pontifex amplissimis verbis laudare et commendare dignatus est uti Congregationem Votorum simplicium sub regimine Superioris Generalis; Hisce demun omnibus attente consideratis ac perpensis, Societatem a sancto Francisco Salesio dictam commendandam atque adprobandam esse duximus, uti praesenti Decreto commendamus et tailiqiiam Dioecesanam Congregationem adprobamus secundum constitutiones Nobis relatas.

Insuper cum ex memorato Decreto constet Superiorem Generalem eiusdem Societatis esse rite constitutum, Nos benevolenti animo parati sumus omnes facultates et privilegia eidem concedere, quae necessaria aut opportuna videbuntur, ad maiorem Dei gloriam et ad bonum Societatis promovendum.

Verunitamen cum supralaudata Sacra Episcoporum et Regularium Congregatio absolutam Constitutionum adprobationem ad opportunius tempus distulerit, volumus omnes correctiones ac reformationes, additamenta, quae Sancta Sedes in his Constitutionibus inserere iudicaverit, eadem admittantur, in Constitutionibus accomodentur et observentur, sicuti et Nos admittimus et observare intendimus.

Dum autem hanc Societatem apud omnes Catholicos Episcopos commendamus, ut opere ac consilio eam firmiorem reddant eique pro viribus faveant, Supremum Ecclesiae Antistitem demissis praecibus enixe obsceramus, ut absolutam Apostolicam Constitutionum adprobationem huic Societati concedere tandem dignetur.

Hanc denique probationem esse tantum Dioecesanam declaramus, salva aliorum Episcoporum iurisdictione.

Datum Casali, in Aedibus Nostris Episcopalibus, die 19 ianuarii, anni 1868.

 

PETRUS MARIA Episc.

 

 

Can. BRIATTA Cancell. Episcopalis.

 

Per altri Vescovi Don Bosco preparava copie del suddetto cenno storico, variando i motivi delle suppliche secondo portavano le particolari circostanze dei luoghi e delle persone. Il 29 gennaio le spediva all'Arcivescovo di Genova.

Avviate queste pratiche il giorno 2 di febbraio, festa della Purificazione di Maria SS., celebravasi nell'Oratorio eziandio quella di S. Francesco di Sales. Il giorno dopo si radunò la Conferenza generale della Pia Società, della quale riferiamo testualmente l'interessante resoconto.

“ 3 febbraio 1868. - Don Bosco tenne alla sera conferenza in sua camera a tutti i Direttori riuniti delle varie case ed ai confratelli dell'Oratorio. Ogni Direttore, e pel primo Don Pestarino di Mornese, fece la sua relazione.

” Don Bosco approvò quanto si fa in Mornese per allontanare la gioventù dai pericoli delle serate carnovalesche, disse di quanta consolazione gli sia stata la sincera pietà di quei contadini, li ringraziò vivamente delle offerte fatte alla sua nuova chiesa, e incoraggiò Don Pestarino, zelante amico di quei buoni paesani, a continuare nella santa impresa.

Si mostrò soddisfatto dello zelo spiegato dai Superiori del Seminario di Mirabello e degli utili provvedimenti escogitati per trarre i giovani alla pietà e alle Compagnie del SS. Sacramento e dell'Immacolata Concezione. Richiesto di consiglio intorno al modo di correggere alcuni giovani discoli, disse che il superiore, chiamatili tutti in disparte, esponga loro amorevolmente la sua afflizione per la loro mala condotta, li animi al ravvedimento e nello stesso tempo li affidi alle cure del loro professore, il quale spesso ribadendo il medesimo chiodo, vedrà di trarli dalle loro cattive abitudini.

” Passando a parlare del collegio di Lanzo, insegnò il modo d'introdurre anche in esso la compagnia dell'Immacolata Concezione. In mancanza di giovani atti all'uopo si formi questa compagnia fra i chierici. Essi a poco a poco inizieranno gli allievi, e col tempo potrà sussistere detta società senza di loro.

” Venendo da ultimo all'Oratorio di S. Francesco di Sales disse poche cose intorno al suo andamento. Fece notare essere molto difficile farsene un giudizio esatto, perchè i giovani sono in numero stragrande e tra gli studenti si hanno gli artigiani. Tuttavia in generale sembrargli che tutto proceda bene, anche avuto riguardo al minor numero dei chierici assistenti. Doversi eziandio calcolare che sopra una certa parte di questi si può far poco capitale per l'assistenza, essendo stati accolti dai seminarii e quindi inesperti e non avvezzi ancora alla nostra vita.

” Ma anche il numero dei buoni confratelli diminuisce.

Dalla festa dì S. Francesco di Sales dell'anno scorso si sono perduti due grandi nostri campioni che avrebbero fatto molto bene; e di questi due non si saprebbe dire quale avrà ricevuto maggior premio in paradiso. L'uno, cioé il ch. Giuseppe Mazzarello, era buono di naturale, serio nei propositi e obbediente; l'altro, cioé D. Enrico Bonetti, seppe vincere se stesso e superare tutte le difficoltà, quantunque fosse d'indole focosa.

” Pertanto dichiarò che ciò che molto importava uni che tutti i Salesiani si facessero molto coraggio e che fossero disposti a fare molti sacrificii per amor del Signore. Esorto i preti ed i chierici ad essere i primi nell'osservanza delle Regole della Casa e che tutti procurassero di avere un'esatta conoscenza di queste. A tal fine raccomandò al sig. Direttore degli studi di trovar modo per leggere ogni settimana un tratto del regolamento ai preti, ai chierici e ai giovani insieme radunati. Rigettò la proposta, fatta da qualcuno, di nascondere ai giovani le regole a cui debbono sottostare i chierici e i preti . I giovani, egli disse, avrebbero motivo di lagnarsi quando si vedessero essi soli stretti da regole e da doveri. In pubblico bisogna essere riserbati nel parlare di fatti, quando questi siano riprovevoli; ma parlar chiaro a tutti in fatto di leggi.

” Entrando poi a parlare della nostra Società, annunziò l'offerta fattaci di due case, una a Novara, l'altra a Roma, la cui apertura sarebbe di molta convenienza, sia materiale, sia morale, pel favore che ci acquisterebbe da persone ragguardevoli.

” Dopo la lettura del Decreto con cui Mons. Vescovo di Casale approva la nostra Pia Società nella sua diocesi, Don Bosco riferì le congratulazioni dei Vescovi Galletti e Castaldi. Quest'ultimo disse essere tale approvazione come una scintilla la quale con immenso incendio, distruggendo tutti gli ostacoli che ancor si frappongono, farà che la nostra Congregazione sia fra breve in ogni parte ricevuta. Mons. Galletti volle una copia di quel Decreto. Gli fu data colla speranza che molti altri prelati si uniranno a lui per favorirci.

” Parlando degli ostacoli, Don Bosco accennò ad un sogno avuto nei primi tempi della Società, nel quale vide i membri di questa camminare per un lungo viale tutto pavimentato di spine, chiuso dall'uno e dall'altro lato con pareti di rose e spine, ma colla vòlta, o pergolato, intrecciato di sole rose. Spiegò che i confratelli non solo debbono camminare sulle spine delle privazioni e delle fatiche, ma sono punzecchiati e impediti nel loro operare dalle spine degli ostacoli e delle contraddizioni. Il demonio, nemico di ogni bene, suscita ostacoli quanti può contro coloro che vogliono farlo e quel che è più, vedete malizia infernale, fa che questi ostacoli li pongano persone pie e con sante intenzioni, le quali, ingannate miseramente, traggono molti in inganno. - Ma combattiamo da forti e con costanza, egli esclamò, e colla grazia del Signore trionferemo di tutti e di tutto. Solo con grandi fatiche riescono le grandi imprese. La vòlta di rose significa che il nostro premio è in cielo e che solo a quello dobbiamo tendere con tutte le nostre forze.

” - Ed ora, continuò, pensiamo ad accrescere il nostro personale: ma per averlo bisogna che tutti ci facciamo tutti impegno di guadagnare qualche nuovo confratello. Ciò dipende principalmente dai Direttori delle case. Bisogna che essi procurino di guadagnarsi e mantenere la confidenza di que' giovanetti, che vedono chiaramente poter essi fare in avvenire un gran bene. E questo l'unico mezzo per trarli nella Pia Società. Io ve lo dico per esperienza, posso assicurarvi che se vi è un giovane che facendo i suoi studi abbia sempre avuto una confidenza illimitata col suo superiore e direttore, facilmente si riuscirà a guadagnarlo. Vedendo nel suo Direttore, non il superiore, ma il padre, verserà il suo cuore nel cuore di lui, e farà quanto questi gli consiglia di fare. Così porrà affezione alla casa, senza conoscere ancora la Società ne praticherà le regole, e, conosciutala appena, l'abbraccierà per non lasciarla mai, tolto il caso che perdesse quella confidenza. Al contrario vi sono giovani che vengono qui, fanno tutti i loro studi, non si ha niente a dire sulla loro condotta, saranno buoni, meriteranno buoni voti; ma se non hanno questa confidenza, non si potranno avere che due decimi di speranza che eglino siano per entrare o per restare con noi. La ragione sta in questo che riguardarono il loro Direttore non come un padre, ma come un superiore, che invigila sulla loro condotta esterna e non di più. Da ciò si prenda norma per giudicare la necessità di ispirare affetto per conoscere le propensioni degli allievi e degli altri dipendenti.

” In fine conchiuse - chi sa se ci troveremo ancora tutti a questa adunanza l'anno venturo e se nessuno di noi sarà dal Signore chiamato all'eternità? Io spero che ci ritroveremo ancor tutti, ma ciò è nelle mani di Dio e noi teniamoci preparati alla morte.

” Don Bosco tolse la seduta colla recita di un De profundis per i cari confratelli defunti ”.

 

 

 

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