Capitolo 66

Orario estivo nell'Oratorio - D. Bosco non rimprovera alcuno senza aver prima dato tempo alla riflessione - Guarisce dal male agli occhi per intercessione di Besucco - Conclusione di una sua predica: in punto di morte nessuno è contento del male che ha fatto - La novena della B. V. della Consolata - Epitaffio per una benefattrice - Parlate di D. Bosco: causa della freddezza dei giovani nelle pratiche di pietà e nell'onorare Maria SS. - Annunzia l'esercizio di Buona Morte, che per un alunno sarà l'ultimo di sua vita - Raccomanda tre pensieri - Alcuni giovani hanno fatto male l'esercizio della Buona Morte; chi non è in grazia di Dio vi si metta: i buoni siano perseveranti: nessuno critichi i compagni per le loro pratiche di pietà - Parole severe a due alunni - Spiega perchè da taluni si la poco conto della confessione - Espone con quale frequenza debba un giovane accostarsi alla S. Comunione - Avvisa per la festa della Consolata: per gli esami finali: esorta che si chieda a Maria SS. la grazia di far sempre bene la Comunione, a S. Litigi di tener staccato il cuore dalle cose della terra -Ricorda il dovere di amore e rispetto reciproco: di non disprezzare alcuno: di usare cortesia con tutti, eccettuando coloro che parlano male - Osservazioni per la lesta di S. Giovanni - D. Bosco dimostra con un fatto la caducità degli onori mondani - Insegna il modo di vincere le proprie passioni.

Capitolo 66

da Memorie Biografiche

del 04 dicembre 2006

Leggiamo nella Cronaca: “ Il I giugno. - Si cambiò l'orario. La levata continua alle S. Nessun mutamento al mattino. Al dopo pranzo dalle 2 alle 3 studio libero nelle scuole: alle 4 ¾  fine della scuola: alle 5 ½  studio fino alle 7 ½   colla solita lettura di un libro: alle 8 ¼ scuola di canto fino alle 8, 37 m.

” Nei giorni festivi la levata alle 5 ¾: alle 7 ½, in chiesa e prima messa: alle 9 seconda messa e predica di D. Bosco: alle II studio. Dopo la benedizione fino all'ora della cena non vi è più studio.

” D. Bosco a coloro che desiderano di alzarsi al mattino di buon'ora per studiare suole concederlo; purchè non si alzino prima delle 4.

” È facile a dare certe ragionevoli dispense, ma non ammette in nessun modo che a sua insaputa venga modificato l'orario, trasgredito il regolamento o trascurata qualche sua prescrizione per tutela della moralità. Non manca mai di avvertire o rimproverare i trasgressori, ma ciò fa con grande calma e si tiene dalle rimostranze quando sente il suo animo agitato.

” Aveva pensato una notte intera sopra una lettera di rimprovero, che voleva scrivere per una mancanza commessa da qualcuno. Levatosi al mattino si mise per scriverla, ma poi disse: - Io sono in collera: questo foglio non sarebbe dettato da me, ma dallo sdegno; questo adunque non è il momento da ciò. - Quindi lasciò stare e si occupò in altro. Più volte lungo il giorno sedette a tavolino per quel fine, ma di bel nuovo lo lasciava. Venne la sera e non aveva scritto nulla, ma conobbe poi aver fatto bene a non manifestare per lettera la sua indignazione.

” A me stesso (D. Ruffino) D. Bosco manifestò il motivo pel quale non aveva scritto.

“ 2 Giugno. - Da più mesi, D. Bosco è infermo negli occhi, e non ha speranza di vicina guarigione. Egli ha detto che non prega per ottenerla; i giovani al contrario pregano, ma non Scorgono nessun indizio di miglioramento ”.

“ Il 7 giugno, martedì, disse a parecchi e poi fece dire da chi parlava in suo luogo alla sera dalla cattedra, di voler mettere Besucco alla prova in questo modo: - Se io guarisco entro tre giorni sarà segno certo che Besucco appena morto andò subito in paradiso; se non guarisco avrò questo argomento di meno per la mia persuasione. - A molti parve un po' temeraria questa prova, come se fosse un tentare il Signore; ed essendo breve il tempo tutti stavano in ansiosa aspettazione. Aveva ancor fatta questa promessa, o meglio dato questo segnale: - Se venerdì sera andrò io a parlare ai giovani, vorrà dire che la grazia fu ottenuta; se no, sarà indizio che le cose non sono mutate ”.

” Il giorno 8 mercoledì i suoi occhi andavano peggio, il 9 andavano male, il 10 a mezzo giorno meglio. Era venerdì. Il dopo pranzo alle ore 2 potè occuparsi e continuò tutta la sera a leggere e a scrivere senza occhiali. Dopo cena andò a parlare ai giovani, e appena lo videro fu una commozione universale. - È  guarito, è guarito! - si udiva ripetere da ogni parte. Sali sul pulpito e tutti batterono le mani in segno di allegrezza. Egli quindi annunziò la grazia ottenuta ed in prova fissò per qualche istante la fiamma del becco a gaz, il che da molto tempo non, aveva più potuto fare. Gli era solo rimasto un po' di infiammazione esterna. - La notte però non potè pigliare riposò e il domani, sabato, primo giorno della noi a della Consolata, i suoi occhi erano di nuovo alquanto aggravati ma alla Domenica 12 giugno Si videro di nuovo limpidi ”.

” In questa Domenica D. Roseo concludeva la sua predica in questo modo: - Io voglio che stamattina pigliate questo riflesso che mi faccio. Osservate! Io ho già veduto tanti a morire, ho già letto la morte di tanti, ma non ho mai veduto alcuno che al punto della morte si lamentasse di aver fatto troppo bene. Per lo contrario non ho mai udito che uno sia stato contento in pulito di morte del male che aveva commesso. La ragione di ciò è assai chiara. Pensate, o miei cari figliuoli; il male appaga per quel momento breve in cui i si commette, ma poi non lascia più altro che il rimorso. Il bene invece appaga il quote mentre si fa e poi lascia una contentezza che dura tutta la vita. Al pulito poi della morte quale dei due ci farà più piacere ? Al ricordo desolante di aver praticato il male, sovraggiungerà il timore o almeno il dubbio del castigo tremendo di Dio. Il bene invece ci porterà in quel punto la certa speranza del premio. Oh adunque non lasciamoci ingannare dal demonio. Vedete; sebbene il demonio sia tanto furbo, tuttavia in ciò è cosi stolto che, dopo averci fatto commettere il peccato, cerca di farcene comprendere la bruttezza per avvilirci e non lasciarci più il coraggio per rialzarci. Ma voi, o cari figliuoli, ritorcete contro di lui le sue armi. Siete avviliti? Con una buona confessione ritornate subito a riacquistare la perduta gloria di figli di Dio e la colpa non vi sarà più imputata in eterno. Avete perduta la grazia? Basta una parola detta al confessore per farvela interamente riacquistare e poi rispondete al demonio: Se ora che sono sano il peccato mi produce tanta Vergogna, tanto sgomento, tanto rimorso, che cosa sarà in punto di morte? Che cosa sarà se io mi presentassi in questo stato al tribunale di Dio? D. Arrò disse alla sera: - È oggi il secondo giorno della novena dell'invenzione della miracolosa immagine della Beata Vergine della Consolata. Il fioretto che vi do per domani si è di recitare tre Ave Maria per ottenere la grazia di aver piena confidenza ne' Superiori ”.

“ In questi giorni D. Bosco dava una dimostrazione di affetto a D. Giacomo Bellia che ancor giovanetto lo aveva aiutato ne' primordi dell'Oratorio, ed era stato tino dei primi suoi quattro chierici.

“ Il giorno 10 giugno moriva sua madre. Questa buona signora era stata di D. Bosco penitente e coadiutrice ed egli fu pregato di scrivere un'epigrafe da porsi sulla sua tomba a Pettinengo Biella. D. Bosco accondiscese

“ 13 giugno. - D. Bosco parlò della novena della Consolata.

Ho una cosa da dirvi di molta importanza. Chi sa dirmi la ragione di quanto sono per esporvi? Dopo che il demonio entrò fra di noi in forma di animale immondo io vedo notabilmente diminuita la frequenza ai SS. Sacramenti. Vi è una freddezza in tutta la casa, che non è generale, è solamente particolare, ma questo particolare si è tanto esteso che par quasi generale. Io so che negli altri anni in questa novena vi era sempre un grande fervore e invece in questo anno nulla si vede che indichi uno speciale affetto a Maria. Adunque non sarà più possibile adesso, accendere questo fuoco? non nelle camerate o nello studio, ma nel cuore dei giovani? chi sa che D. Bosco non possegga un segreto per accenderlo? Oh si che lo posseggo, ed è infallibile; ma io avrei bisogno di poter fare una cosa, di poter entrare nel cuore di tatti, come entro nel cuore di, molti e togliervi un pensiero per metterne un altro. Il pensiero che io vorrei mettere è questo: Figliolo mio, hai un'anima sola! Il pensiero che io vorrei levare è quell'altro: Non pensare di salvar quest'anima vivendo col peccato! Se potessi ciò fare io sono sicuro di accendere un po' di fuoco di amore a Dio, di odio al peccato, di frequenza ai Sacramenti. Questo fuoco basterebbe per la riforma di tutta la casa prima, ma poi per la riforma di tutti voi singolarmente. Io vorrei che domani ciascheduno si fermane un momento a fare questo riflesso: - Che cosa ho fatto per lo passato per l'anima mia? Come sto al presente al cospetto del Signore? Se muoio dove andrò? Che cosa voglio fare per l'avvenire? - Questo sia il fioretto di domani. Si faccia questo riflesso per alcuni momenti in Chiesa dopo la meditazione ossia la lettura.

“ 14 giugno. - D. Bosco annunziò per giovedì l'esercizio di buona morte e poi disse:  - Avete tanti motivi per farlo bene; per ottenere dal Signore la sanità, l'aiuto per riuscire felicemente negli esami……e poi…… perchè vi è uno fra voi che non lo farà più la seconda volta. Chi sarà costui?

Sarà io, sarà alcun o di voi! Il fatto sta che egli è uno della casa. Voi forse penserete: chi sa mai chi possa essere! Ed io ve lo potrei dire, ma vi dico solo che lo saprete a suo tempo ed allora direte: - Oli non mi credeva che dovesse morire quello là!

Il 15 giugno D. Bosco dopo aver confessato più ore sia al mattino che al dopo pranzo, così parlava ai giovani.

  - Avant'ieri vi lasciai un pensiero da meditare che dovrebbe essere quello di tutta la vita. Oh se noi meditassimo che abbiamo un'anima sola, che questa perduta è perduta per sempre, sarà ancor possibile che un giovane tenga il peccato sulla coscienza? Lo so che in generale dai giovani si riflette poco, talora si fa il male con una leggerezza inconcepibile, e talora vi si dorme sopra, per molto tempo, sovra un orribile mostro che potrebbe da un momento all'altro sbranarci. Ma quale sarà lo svegliarino che ci rammenti ognora questo gran pensiero dell'anima? Un altro pensiero! Quello della morte! Verrà il tempo in cui debbo morire: sarà presto? sarà tardi? sarà breve? sarà lungo? Sarà quest'anno, questo mese, oggi, stanotte? Ed intanto di quest'Anima che cosa sarà in quell'ora fatale? Se la perdo sarà perduta per sempre! Domani facciamo quell'esercizio spirituale che ha nome esercizio di buona morte. Abbiamo tanti motivi di farlo bene! Nel mese scorgo non lo abbiamo potuto fare e quindi conviene che facciamo questo col maggior impegno.

Siamo nella novena di Maria SS. Consolatrice, quindi dobbiamo procurarci il suo patrocinio coll'essere tutti in amicizia con Dio. Noi abbiamo bisogno delle grazie del Signore, affinchè egli ci dia sanità, niente, e che eziandio ci aiuti per far bene gli esami. Se vogliamo queste grazie ricorriamo a Maria; ma perchè essa interceda, bisogna che noi ci dimostriamo suoi veri figliuoli, odiando il peccato e tenendolo lontano da noi. Essa allora sarà larga con noi di doni temporali e spirituali, sarà la nostra guida, la nostra maestra, la madre nostra. Tutti i beni del Signore ci vengono per mezzo di Maria.

S. Maria Maddalena de' Pazzi vide tutti i devoti della Madonna in una barchetta che aveva per nocchiero la regina degli angioli. Soffiava il vento, era agitato il mare, ma la barca vogava tranquillamente sicura.

Un santo ebbe questa visione. Vide dite scale che partendo da terra giungevano a toccare il cielo; una rossa, l'altra bianca. In capo sulla prima vi era Gesù Cristo e sulla seconda in cima Maria SS. Molte persone si mettevano per salire stilla scala rossa, ma fatti alcuni scalini cadevano ai piedi di essa. Chi cadeva dal terzo, chi dal quarto, chi dal decimo. Ritornavano alla prova e di nuovo cadevano. Nessuno potè giungere fitto alla cima. Allora fu detto a costoro di appigliarsi all'altra scala e tutti con facilità poterono giungere alla cima. Ricordatevelo. È  quasi impossibile andare a Gesù se non ci si va per mezzo di Maria. Dunque raccomandate a lei tutte le cose vostre e specialmente l'anima. Obbeditemi in ciò che vi dico; sia questa vostra obbedienza pronta, allegra, puntuale; sia la vostra volontà, volere ciò che vuole il superiore, il suo giudizio sia il vostro, vostro il suo sentimento. Siamo di un cuor solo, e di un'anima sola per amare Maria e per salvarci.

“ Il 16 giugno al mattino si faceva l'esercizio di buona morte, distribuendosi poi il solito companatico a colazione. D. Bosco colle seguenti parole mandava i giovani a riposo:

Stamattina avete fatto l'esercizio di buona morte, ed io ne sono stato contento finchè eravate in Chiesa, ma quando usciste di Chiesa non lo fui, perchè ne vidi parecchi uscire col muso da maiale Ciò vuol dire che alcuni non hanno fatto l'esercizio di buona morte, ovvero lo hanno fatto male... Perciò quello che io voglio dirvi si è questo: coloro i quali hanno imbrogli di coscienza da aggiustare lo facciano in questa novena della Consolata. Voi sapete che - questo è un avviso che si dà in tutte le novene. Quelli che noti hanno niente da aggiustare ne ringrazino il Signore e lo preghino a dar loro la santa perseveranza; poichè, non qui incoeperit sed qui perseveraverit usque in finem hic salvus erit. E come spiega un grati santo: Incipientibus  promittitur, perseverantibus datur.

Altro avviso voglio darvi ed è che si lasci a tutti la massima libertà nelle pratiche di divozione. Desidererei tanto che quando taluno frequenta i Sacramenti, va a fare qualche visita in chiesa, prega uscendo ed entrando nello studio ecc. ecc. non si mettesse in canzone il modo, il tempo, la persona; si stimino queste cose come si crede bene di stimarle, ma non mai disprezzarle o metterli in burla, perchè il Signore potrebbe castigarli certi critici. Quindi si badi a certi soprannomi che taluni sogliono appiccicare a certi altri ecc.

 

“ Andando a dormire disse a me (D. Ruffino) che lo accompagnava: - Di' a ....che studii di tradurre bene queste, parole; lupus rapax; al giovane……poi: Olim angelus, nunc sus ”.

“ D. Bosco continuò a parlare nelle sere seguenti:

 

                                                    17 giugno 1864.

 

Io parlo a giovani i quali stimano, amano e frequentano il Sacramento della Confessione. E fate ottimamente. Andando pel mondo incontrerete bene spesso di tali, i quali non fanno quel conto che voi fate di questo Sacramento. Ma non vi stupite! Supponete un ubbriaco addormentato sull'orlo del precipizio; andate a gridargli che si levi, perchè vi può cader dentro; non vi capirà mai. Per fargli vedere il pericolo bisogna fargli passare l'ubbriachezza, levargli da osso il vino. Così è di tanti a questo mondo. Sono ubbriachi dei peccati o degli, affari del mondo e non vedono i pericoli dell'anima. Per farli ad essi vedere, bisognerebbe segregarli un po' dalle faccende e dagli interessi, dar loro, qualche medicina che li liberi dall'attaccamento a certi peccati, cioè far loro sentire un po' la parola di Dio e allora conoscerebbero anch'essi che la confessione è una gran bella cosa e vedrebbero la necessità di togliersi on questo Sacramento, dal pericolo di perder l'anima.

 Infatti che cosa vi ha di più bello e caro della confessione? Qual cosa vi ha mai in cui più ci abbia beneficati il Signore che in questo? Se noi abbiamo un peccato mortale sulla coscienza, siamo in quel momento destinati all'inferno e finchè non ce ne liberiamo confessandolo, il nostro posto è sempre all'inferno. Quindi si ha un bel dire: hai tempo per andarti a confessare, lo farai poi quando sarai vecchio. Ma intanto io sono sospeso sulla bocca di questo inferno orribile ed è il Signore che mi tien sospeso sopra, e lo fa per pura misericordia. Se io continuo ad offenderlo egli può sdegnarsi e lasciarmi cadere.

 

                 18 giugno.

 

Voi mi chiedete forse con quale frequenza dobbiate accostarvi alla santa Comunione? Sentite. Gli ebrei quando erano nel deserto, mangiavano la manna che cadeva tutti i giorni. Ora ci dice il Vangelo che la manna è figura dell'Eucaristia e perciò dobbiamo anche noi mangiarla ogni iorno su questa terra, che è figurata dai 40 anni passati dal popolo Ebreo nel deserto. Quando noi saremo giunti alla terra promessa non l'avremo più a mangiare, perchè vedremo ed avremo sempre Iddio con noi colla sua essenza.

I primi fedeli si comunicavano tutti i giorni e andando alla messa, quei pochi che per qualche motivo non si potevano comunicare ad un certo punto di essa dovevano uscire. Anche più tardi, ma ancora in quei tre primi secoli, nessuno andava alla messa senza accostarsi alla Comunione. La S. Chiesa poi, radunata nel S. Concilio di Trento, dichiarò essere suo desiderio che i fedeli andando alla Messa tutti si accostassero alla sacra mensa. Difatti se il cibo del corpo si deve pigliare tutti i giorni, perchè non il cibo dell'anima? Così dicono Tertulliano e S. Agostino. - Ma dunque, voi mi osserverete, avremo tutti ad accostarci propriamente ogni giorno? Vi risponderò che il precetto non c'è di accostarci tutti i giorni. Gesù Cristo lo brama ma non lo comanda. Tuttavia per darvi un consiglio che sia adattato alla vostra età, condizione, divozione, preparazione e ringraziamento che sarebbe necessario, io vi dirò: intendetevela col confessore e fate secondo il suo avviso. Se poi volete sapere il mio desiderio, eccovelo: Comunicatevi ogni giorno. Spiritualmente? Il concilio di Trento dice: Sacramentaliter! Dunque? Dunque fate così: quando non potete comunicarvi sacramentalmente, comunicatevi almeno spiritualmente.

Ma prima di lasciarvi andare a riposo vorrei ancora togliere un inganno grande che è nella mente dei giovani. Dicono alcuni che per comunicarsi spesso bisogna essere santi. Non è vero! Questo C un inganno! La Comunione è per chi vuol farsi santo, non per i santi; i rimedii si danno ai malati; il cibo si dà ai deboli. Oh quanto io sarei fortunato se potessi vedere acceso in voi quel fuoco che il Signore è venuto a portare sulla terra! Ignem veni mittere in terram et quid volo nisi ut accendatur!

 

                                                         19 giugno.

 

Domani è la festa della Consolata ed io desidero di raccomandare ad essa la causa dei vostri esami. Debbo dirvi che quest'anno, siccome le scuole sono legalmente approvate, bisogna che si diano gli esami con tutta regolarità. Quindi nessuno si aspetti di aver grazie; non ci sarà rigore, ma neppur indulgenza: si faranno le cose, da padre sì, ma anche da giudice. Quello poi in cui si userà meno d'indulgenza sarà nei voti intorno alla condotta. Questa perciò sarà la grazia che chiederete a IL Maria SS., che vi aiuti cioè negli esami. Per parte mia io desidero che siate tutti promossi, e desidero che possiate fare bene e allegramente le vostre vacanze, con soddisfazione vostra e dei vostri parenti.

Per domani vi do ancora il fioretto. Chiedete a Maria SS. la grazia di fare con frequenza, ma sempre belle e coll'anima in ordine, la Comunione. Non dico che domani facciate tutti la Comunione no; ma che vi disponiate a farla sempre belle. E per farla bene immaginatevi che non già il Sacerdote ma la stessa Madonna Santissima sia quella che venga a darvi l'Ostia Santa. Nessuno avrà l'ardimento di dare un colpo al cuore di Gesù che sta in braccio a Maria.

 

 

20 giugno

 

   Domani è la festa di S. Luigi. Sebbene noi rimandiamo ad altro tempo la solennità, tuttavia domani è proprio il giorno della sua morte. Certamente si potranno chiedere le grazie nel giorno nel quale noi faremo la nostra festa, ma occorrendo che nel giorno anniversario della sua entrata in paradiso ci siano preparate grazie speciali, io desidererei tinto tanto, che voi chiedeste a S. Luigi una grazia speciale, quella cioè di distaccare il vostro cuore dalla cose della terra.

   Pare che non faccia tanto per voi questa domanda perchè i giovani generalmente non hanno il cuore attaccato al danaro, anzi se voi avete un soldo andate subito a spenderlo in ciliege. Eppure questa domanda

fa moltissimo anche per voi. Per distacco del cuore dalle cose della terra, intendo il distacco dalle persone poco buone, dai piaceri illeciti, dalle amicizie troppo particolari, il distacco dai cibi e dalle bevande

che sono a voi occasione di golosità; il distacco non fosse altro, da un vestito, da quattro stracci, pei quali vi   dominare dal desiderio di far figura, e comparire leggeri ed ambiziosi di sembrar damerini.

Se voi avete il cuore attaccato a questi oggetti è gran male per voi. Chiedete dunque questa grazia a S. Luigi.

Oh! quell'infensus hostis come descrive il distaccamento del cuore di S. Luigi da tutte le vanitià del mondo. Chiedetegli adunque di sollevarvi un po' da queste ed innalzare un poco il cuore verso le cose del Cielo.

   Vedete, io vorrei che voi faceste come fanno gli uccelli ancora piccini, quando vogliono snidare. Incominciano ad uscire sull'orlo del nido poi scuotono le aluccie, tentano di alzarsi un poco ed intanto fanno prova delle loro forze. Così dovete far voi: scuotere un poco le ali per alzarvi al ciclo. Non voglio già che voi andiate sulla cima di un albero e poi vi lasciate cadere per terra: incominciate dalle cose piccole e da quelle che sono necessarie per l'eterna salute.

Io voglio che scuotiate due ali spirituali. Quali sono? mia Se vuoi l'ali del fervore - Sia la Vergine il tuo amore, - Una niente a lei fedele - Si può al cielo sollevar. Oh quante volte voi l'avete cantata questa strofa. Or bene; questa la prima ala. L'altra è la divozione a Gesù Sacramentato Con queste due ali, cioè con queste due devozioni, Maria e Gesù Sacramentato, state certi che non tarderete a sollevarvi verso il cielo. Notate che gli uccelli quando spiccano il volo non volano mai al basso, ma sempre in alto. Così sia di voi; guardatevi dal volare per terra con quelle ali, cioè guardatevi dal praticare queste due divozioni con fini mondani e malamente, cioè per acquistar stima per far solamente piacere ai Superiori, per non dar nell'occhio ai compagni. Oh se io potessi un poco mettere in voi questo grande amore a Maria e a Gesù Sacramentato, quanto sarei fortunato. Vedete, dirò uno sproposito, ma importa niente. Sarei disposto per ottener questo a strisciar colla lingua per terra di qui fino a Superga. È uno sproposito, ma io sarei disposto a farlo. La mia lingua andrebbe a pezzi, ma importa niente: io allora avrei tanti giovani santi.

 

21 giugno.

 

Una cosa mi preme di raccomandarvi ed è che procuriate di amarvi a vicenda e che non disprezziate nessuno, Perciò accogliete tutti senza eccezione in vostra compagnia e fate a tutti parte volentieri dei vostri trastulli. Via perciò certe antipatie verso qualche compagno, delle quali non si sa quasi rendere ragione. Forse perchè non ha tanti bei modi? forse perchè non è vestito elegante? ovvero è, di poco ingegno, di aspetto sgradevole, insipido nel parlare? Ma Iddio i suoi doni non li dà a chi vuole? che, colpa ne ha un poveretto se Iddio ha dato a lui meno, che a voi? È  una ingiustizia la vostra! Spesso non si vuole accettare un compagno in conversazione: se viene avvicinandosi a noi, ce ne andiamo e lo piantiamo lì facendolo arrossire; se è solo nessuno gli si accosta. E questa è carità? Ascoltatemi! È  dovere dei giovani non solo  bene educati, ma cristiani, il far buone accoglienze a tutti, ed usare cortesia con tutti. Buone accoglienze, e perciò non fuggire quando si accostano a noi. Usare cortesia e perciò farli a parte volentieri dei nostri discorsi e dei nostri divertimenti. Un'eccezione sola io faccio e desidero che la riteniate bene. Dico usare buone accoglienze a tutti, ma badate che se vi si accostasse un giovane che voi conoscete essere solito a fare cattivi discorsi e a volervi indurre al male oh! allora allontanatevi pure da lui che fate bene. È se egli è lontano da voi, lasciatelo solo. Con costui non dovete usare nessuna cortesia o gentilezza, come non sareste obbligati a trattare con un appestato. Ecco perciò il ricordo che io vi lascio stassera: Usate buona accoglienza e cortesia con tutti, ad eccezione di coloro che fanno cattivi discorsi.

“ Il 22 giugno, antivigilia della festa di S. Giovanni Battista, D. Arrò parlando della riconoscenza che i giovani dovevano a D. Bosco, notò due cose: I° Non bisogna credere che questa virtù si richiegga solo per i benefizi materiali: no! Non fa elemosina solamente colui che dà pane ai poveri. Domandano pure riconoscenza i benefizi intellettuali e gli spirituali.

2° La gratitudine non si deve fermar solo alle persone, ma deve andare a Dio rappresentato dalle persone stesse. È  per mezzo di esse che il Signore ci benefica.

” Aggiunse ancora: - In tutti coloro che secondano le viste di Dio si scorgono grandi tratti di somiglianza coi santi dei quali portano il nome; il che dimostra una speciale benedizione di quel santo. Io perciò esorto ciascuno di voi a meritarvi questa benedizione, ad amarlo e pregarlo il vostro santo titolare e protettore, e fare uno studio per ricopiare in voi le sue virtù ”.

Col solito entusiasmo festeggiato nell'Oratorio l'onomastico del benefattore e padre di tanti giovanetti, egli il 25 giugno alla sera così parlava alla comunità: - Un fatto accaduto in Torino in quest'anno nel mese di marzo ci dimostra quanto siano vane le cose del mondo. Una signora aveva un figlio che era tutta la sua delizia, tutto il suo tesoro. Questi toccava già i 28 anni, ed era di bell'apparenza, dato con passione agli studi, e proclive a fare del bene. Ma egli da questo belle ne attendeva quasi solamente la ricompensa dagli uomini. Quindi bramava ardentemente di essere decorato colla croce dei SS. Maurizio e Lazzaro, e a forza di suppliche e di protezioni gli fu promessa. Scrisse allora subito a sua madre, ambiziosa di avere il figlio, cavaliere, dandole il fausto annunzio. La madre che dimorava in un paese di provincia, mentre egli passava l'inverno in Torino, venne subito alla Capitale volendo partecipare alla gioia di quel felice momento, in cui suo figlio sarebbe decorato. Ma la cosa purtroppo andò bene altrimenti. Nel lunedì della settimana santa doveva giungere il decreto, ma tre giorni prima la povera madre muore di apoplessia. P, consegnata al figlio la sospiratissima nomina ma egli non ha tempo a provvedersi la decorazione; pochi giorni dopo una polmonite tronca i suoi giorni: Sic transit gloria mundi.

 

27 giugno.

 

Vorrei potervi parlare tutte le sere per darvi qualche avviso che vi possa giovare non solo pel tempo

che siete qui all'Oratorio ma anche Pel tempo delle vacanze . Una volta venne di lontano una

persona per parlare a D. Cafasso e chiedergli come dovesse fare per vincere le proprie passioni. D.

Cafasso non gli disse altro che una parola sola: mortificarle. Questo bastò a quell'uomo perché

andasse via contento. Io volli poi esaminare in pratica la forza di questo consiglio e lo trovai sempre

mezzo esatto, infallibile per ottenere lo scopo. Si credono alcuni, quando sono tentati da qualche

violenta passione, che il mezzo per acquietarla sia il soddisfarla. Questo è un inganno;

l'idropico quanto più beve, tanto più sente la sete. Le passioni amo cani arrabbiati che nulla può soddisfarle e più si accendono quanto più si secondano. Chi ha gran voglia di bere vino si pensa che ubbriacandosi gli passerà quella voglia e invece quanto più beve tanto più è smanioso di vino. Volete adunque domare l'intemperanza? Digiunate! Volete vincere la pigrizia? lavorate i Volete togliervi i pensieri disonesti? mortificate gli occhi, la lingua, le orecchie, astenetevi da certi discorsi, da certe Letture. Solo a questa condizione farete tacere le passioni, avrete la vittoria, sarete più tranquilli.

“ Il 29 giugno festa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, erasi pur commemorato con gran pompa e colla solita processione il nome di S. Luigi Gonzaga ”.

 

 

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