Capitolo 66

Il Venerabile non accetta un'elargizione del Comitato pel Carnovale - Progetto per la costruzione di un nuovo edifizio attiguo al vecchio collegio di Lanzo - Prime pratiche per la fondazione di un collegio ed ospizio per poveri giovani ad Alassio - Domande del Municipio e di Don Bosco al Demanio per l'acquisto di un convento con privato contratto - L'Intendenza di finanza risponde che il Convento sarà messo all'asta pubblica - Motivi che riconducono Don Bosco a Mirabello - Annunzia alla Contessa Callori una sua gita a Casale e al piccolo Seminario - Compra di un orto dietro l'Oratorio - Lettera di Don Bosco al Sindaco di Cherasco per il pareggiamento del ginnasio e per l'incomodità dei locali nel Collegio - Don Bosco presenta al Municipio il disegno della Piazza innanzi alla Chiesa di Maria Ausiliatrice - Circolare che annunzia ai benefattori le indulgenze loro concesse dal Sommo Pontefice - Lettera di Don Bosco che comunica i suddetti favori alla Superiora delle Fedeli Compagne di Gesù.

Capitolo 66

da Memorie Biografiche

del 07 dicembre 2006

 Il Venerabile, nella prima conferenza fatta ai Salesiani il giorno della festa di S. Francesco di Sales, aveva detto come intendesse erigere nuove costruzioni nell'Oratorio di Valdocco, in quello di S. Luigi a Portanuova, a Lanzo e a Mirabello. Ci voleva danaro e bisognava cercarlo, e Don Bosco lo cercava, ma senza ansietà e con virtù profonda.

Di quell'anno, scrisse il Prof. Giovanili Turchi, “ sul finire del marzo due signori si recarono da lui per consegnargli lire 500 che il Comitato del Carnevale assegnava all'Oratorio a titolo di beneficenza. Don Bosco li ringraziò del gentile pensiero, ma non volle punto accettare quella somma. Disse che non intendeva godere menomamente dei frutti de' teatri, dei balli, degli spassi sguaiati e meno onesti del Carnevale ”.

Aspettando adunque il danaro della carità, metteva mano alle sue imprese, delle quali ci piace fare un cenno in questo capitolo. Esso dirà efficacemente, coll'enumerazione dei fatti, quante fossero le sollecitudini del Servo di Dio.

Primo suo pensiero era un edifizio grandioso con vasti portici e spazioso cortile a Lanzo, che doveva estendersi per circa settanta metri dal vecchio collegio fino alla piazza della parrocchia. Il Vicario Federico Albert, dal quale era venuta tal proposta, cedeva l'area e Don Bosco gli scriveva:

 

 

Torino, 1 aprile 1870.

 

Carissimo sia. Vicario,

 

Andiamo avanti: procuri soltanto, prima di cominciare la costruzione:

1° Un trapasso regolare del suolo a me, affinchè io possa tosto assicurarne la esistenza colle cose della nostra Congregazione;

2° Teniamo l'idea che il fabbricato si elevi al 2° piano: le altre cose saranno modificate di mano in mano si metteranno in esecuzione, se ne sarà caso;

3° Per la Lotteria faccia modo di stabilire una numerosa commissione con buona scelta di promotori e promotrici;

4° La lettera va bene. Il pensiero voglia concorrere si sviluppi un po' più. Non è forse meglio lasciare Don Bosco a parte? Ci pensi.

5° Programma e condizioni della Lotteria. Raccolga materiali e cominci. Amen.

Aff.mo in G. C.

Sac. Giovanni Bosco.

 

Questo disegno fu messo a parte, per varie cause: e la lotteria non ebbe luogo. L'edificio fu di tre piani, oltre il terreno e la spesa di 200, 000 lire pesò sopra Don Bosco. Ogni quindici giorni, per tre anni, non mancò mai la paga degli operai che erano più di trenta: anzi, venendo questi a scarseggiare per la molte fabbriche che incominciavano ad erigersi nei dintorni del paese, per ritenerli Don Bosco accrebbe la giornaliera. È da notarsi che il Vicario Albert in varii modi potentemente cooperò all'impresa. E la fabbrica finiva senza che rimanesse alcun debito. Eppure per tre anni avevano anche lavorato le mine a spianare quella vetta e l'acqua, in gran parte, si dovette trasportare dalla pianura.

Seconda sua impresa era la fondazione di un nuovo istituto e la direzione e l'insegnamento delle classi elementari e ginnasiali in Alassio. Il Vescovo di Albenga e il Canonico Francesco Della Valle, Prevosto di Alassio, da tempo lo avevano invitato, e il Servo di Dio, conosciuto il bisogno di quella popolazione, acconsentiva.

A questo proposito, fin dal 1869, il Prevosto aveva perorato presso il Municipio l'attuazione del suo desiderio, e la Giunta erasi dichiarata favorevole; e Don Bosco aveva mandato un progetto di convenzione, che fu deliberato dal Consiglio Municipale con ordinanza del 2 dicembre 1869, ed approvato dal Consiglio Scolastico della Provincia di Genova con decreto del 30 marzo 1870.

Diremo altrove di questa convenzione. Qui ci limitiamo, per chiarezza del racconto, ad aggiungere come il Municipio avrebbe concesso a Don Bosco l'uso del locale, detto il Collegio, per le scuole; e per un convitto e ospizio il palazzo Durante col cortile ed il giardino annesso.

Il Venerabile, avendo saputo che nel paese eravi un antico convento, proprietà del Demanio, chieste le necessarie informazioni, si disse pronto a comperarlo. Egli pensava di ricoverare in quell'edifizio anche la classe dei poveri fanciulli destinati alle arti.

Poco dopo mutava idea e apriva per questi un Ospizio a Marassi vicino a Genova; ma per allora dominavalo il primo pensiero. Ne scrisse infatti al Prevosto, che ne parlò ai Consiglieri. Tutti applaudirono, e la Giunta mandava un suo verbale all'Intendenza di Finanza a Genova.

L'anno del Signore mille ottocento settanta, addì nove del mese .di aprile, in Alassio, e nella Sala Consolare.

La Giunta Municipale di Alassio, regolarmente congregata in persona dei sottoscritti Signori;

Venuta in cognizione che il rev.do Sacerdote Don Giovanni Bosco ha intenzione di far acquisto del sito, o locale detto del Seminario, per impiantarvi una casa di poveri giovani come quella che ha in Torino, si dà premura di raccomandare caldamente questa pratica presso all'Autorità competente, onde venga favorito di tutti quei riguardi che si possono usare, per istabilire un'opera che giudichiamo altamente utile non solo alla nostra Città, ma a tutta questa Ligure Riviera, ove si difetta di simili istituti pei fanciulli poveri ed abbandonati. Il che tanto più interessa a questa Città pel bisogno di avere un locale centrale per la scolaresca, quale appunto sarebbe il detto del Seminario, già Convento di N. S. degli Angeli, appartenente ai Minori Riformati, ove potrebbero facilmente anche locarsi le scuole pubbliche, con apposita convenzione affidate da questo Municipio al mentovato Sacerdote Bosco, giusta il Decreto del Consiglio Provinciale Scolastico in data 30 marzo 1870.

E, precedente, lettura e conferma, si sottoscrivono

F. Biancardi Presidente,

Luigi Preve, Amministratore.

G. B. Morteo, id.

Paolo Torre, id.

G. B. Armato, segretario.

 

Pochi giorni dopo alla stessa Intendenza di Finanza Don Bosco mandava da Torino una sua domanda motivata, per chiedere l'acquisto del convento.

 

 

Illustrissimo Signore,

 

Pel vivo desiderio di dare ricetto ai giovani più poveri ed abbandonati, l'esponente spesso deve provare amaro rincrescimento nelle frequenti negative alle dimande di accettazioni di ragazzi che versano nel massimo pericolo di rovina morale e civile. E ciò unicamente per la mancanza di capacità di opportuni locali.

Ora considerando che molti de' ricoverati nello stabilimento di Torino e molte dimande provengono dalla Riviera Ligure, l'esponente vorrebbe studiar modo di aprire una casa là dove maggiore è il bisogno. Di aprirla cioè nella città di Alassio che si può considerare come il punto medio tra Genova e la riviera di Nizza. Locale opportuno sarebbe l'edifizio, sito e chiesa, non sotto al nome di casa del Seminario, già convento di N. S. degli Angeli appartenente ai Minori Riformati. Le autorità civili ed ecclesiastiche del luogo sarebbero favorevoli, anzi il Municipio abbisognando di un locale per le pubbliche scuole, potrebbe con modica spesa averlo colà, qualora fossero terminati alcuni lavori di costruzione già alquanto inoltrata. Si potrebbe così provvedere al ricovero di alcune centinaia di poveri ragazzi, e alla scolaresca del paese.

Il locale mentovato attualmente è destinato ad alloggio di alcune Suore di Carità, le quali pagano annue lire 300 di pigione, e tengono ivi scuole femminili comunali ed educandato, che per altro sarebbero facilmente dal Municipio allogate in altro edifizio. Una parte del sito annesso fu testè venduto alla società della ferrovia in costruzione, pel che una parte notabile del muro di cinta dovrà essere demolito. Lo scrivente pertanto fa rispettosa dimanda che l'edifizio e sito annesso gli venga ceduto presso a poco nelle basi seguenti:

1° Vendita di quella casa, orto annesso, alle più benevoli condizioni, atteso lo scopo del compratore.

2° Ogni cosa potesse farsi a trattative private per agevolare il compimento della pratica.

3° Il Sac. Giovanni Bosco, oltre di assumersi l'obbligo di pagare il prezzo da convenirsi, le dovute imposte, e di riceverlo come ora si trova, si obbliga eziandio di tenere aperta la chiesa e funzionarla.

In questo senso l'umile esponente si raccomanda ai buoni uffizi di' V. S. Ill.ma affinchè voglia con bontà adoperarsi tanto per dare i suggerimenti atti ad agevolare la pratica, quanto per appianare le difficoltà, qualora insorgessero nel corso delle trattative.

Con perfetta stima si professa,

Di V. S. Ill.ma

 

Torino, 17 aprile 1870,

Umile esponente

Sac. Giovanni Bosco.

 

L'Intendente rispondeva il 22 aprile, come già aveva risposto al Municipio, che il Convento secondo il prescritto della legge del 15 agosto 1867 doveva essere alienato per mezzo di asta pubblica, previa l'approvazione della Commissione provinciale del relativo elenco estimativo. E si aspettò che fosse indetta l'asta pubblica.

Pel giorno 4 maggio il Venerabile aveva deciso di trovarsi a Mirabello. Crescendo il numero di quegli alunni, si trattava là pure di compiere una nuova costruzione che avrebbe duplicato il Collegio. Non si erano però incominciati i lavori, perchè nei caldi della stagione estiva si era vista deperire la sanità di molti giovani, che fu necessario rinfrancare mandandoli all'aria nativa. Per questo voleva recarsi sul luogo per dare il suo giudizio, tanto più che quei confratelli vagheggiavano l'idea di trasportare il Collegio a Borgo S. Martino.

In tali circostanze Don Bosco scriveva alla Contessa Callori una lettera nella quale è chiaro il ricordo all'accennata disgrazia domestica. Che cosa abbia scritto o detto alla nobil donna il Venerabile subito dopo il triste caso, non lo sappiamo.

 

 

Benemerita signora Contessa,

 

La sua lettera passò per istrada, vicino a quella che aveva io inviato alla sig. M. Luigia di Lei figlia.

È  adunque inteso, si Dominus dederit, che martedì partirò alle dodici e mezzo da Porta Susa e sarò a Casale poco dopo le cinque pomeridiane. Il giorno seguente vado di volo a Mirabello, poi a Torino. Il vedere V. S. a chiedere scusa perchè differisce la sua carità mi confonde e da una parte mi fa quasi ridere, nel senso che Ella voglia aggiungere l'interesse del suo capitale. Ad ogni modo offriamo tutto alla maggior gloria di Dio.

Siccome avrei millanta cose da parlarle, così se per quei giorni avesse forestieri in casa, abbia la bontà di farmelo dire con una parola e differirò di qualche giorno.

Faccia coraggio, signora Contessa, e faccia molto coraggio nel Signore. Nascimur in lacrymis, lacrymosos ducimus annos; terminat in lacrymis ultima nostra dies. Ma dopo questo semper cum Domino erinnis. Almeno è tale la nostra speranza. In tutti i casi dopo il temporale succede la serenità.

Dio conceda a Lei, Signora Contessa, al Sig. Conte di Lei marito e a tutta la sua famiglia la santa rassegnazione con lunghi anni di vita felice. Preghi per me che con gratitudine mi professo

Di V. S. B.,

 

Torino, 28 aprile 1870,

Obbl.mo Servitore

Sac. Giovanni Bosco.

 

 

Egli intanto, prima di partire, con atto 2 maggio 1870 rogato Turvano comprava dal Sig. Modesto Rua un terreno coltivato a orto, posto in Valdocco, dell'estensione di Ettari 0, 45.59, e Giovanni Rua gli vendeva are 1 e centiare 97; in tutto Ettari 0, 47, 56, per il prezzo di lire 5, 608, 45. Era in gran parte, il così detto orto dell'Oratorio, ormai scomparso, che venne poi difeso da un muro di cinta.

Nello stesso tempo presentava al Municipio il disegno della piazza da aprirsi innanzi alla Chiesa di Maria Ausiliatrice, su terreno di sua proprietà.

Oltre queste gravi spese, ed altre delle quali diremo, il Venerabile ne prevedeva ancor altre non leggere pel Collegio di Cherasco: e la realtà dimostrò la giustezza de' suoi calcoli. Da una lunga corrispondenza col sindaco scegliamo la seguente lettera.

 

 

Ill.mo Sig. Sindaco,

 

Mi affretto di spedire il documento richiesto dal R. Provveditore. Non so darmi ragione perchè non si vogliano ammettere le formole da tutti e sempre usate, stipendi fissati dalla legge Pei ginnasi di 3a categoria. Ad ogni modo si aggiuntino le cifre rapportate dalla legge Casati.

Ho ricevuto la ossequiata sua lettera precedente e sono intimamente persuaso che il Municipio non sia causa del ritardo del pareggiamento, come certamente ognuno sarà persuaso la cagione non derivare da parte mia. Ella ben sa, sig. Sindaco, come io mi sono prontamente arreso a parecchie modificazioni del progetto del Collegio sopra di me gravitanti, e ciò per togliere di mezzo gli ostacoli del ritardo. Io mi sono portato e non mancherò di portarmi di gran lunga al di là di quanto fu stabilito nel capitolato municipale.

In quanto al locale che Ella mi accenna pel caso di aumento di allievi, se da un lato sarebbe conveniente per la sua ampiezza dall'altro tornerebbe di vero incomodo per la separazione dall'altro: cosa che mi porterebbe raddoppiamento di personale con altro apparecchio di commestibili. Credo meglio l'esecuzione del lavoro promesso ripetutamente da V. S. in pieno Municipio, cioè che in caso di aumento di allievi sarebbesi riattato il lungo camerone al sud - ovest del collegio, ed altro che fosse stato necessario. Avrei bisogno di sapere possibilmente presto la deliberazione del Municipio, perciocchè le molte dimande già fatte per Cherasco, i giovani che qui ritengo per inviare costà a tempo opportuno, mi obbligano a cercare locale opportuno. Qualora non si potesse avere annesso all'attuale fabbricato, dovrò adoprarmi per averlo altrove.

Abbiamo già appianate tante altre difficoltà e spero che coll'appoggio del Municipio appianeremo ancora quelle del locale e del pareggiamento.

Mi creda con perfetta stima,

Di V. S. Ill.ma,

 

Torino 27 maggio 1876,

Devot.mo servitore

Sac. Giovanni Bosco.

 

In mezzo a questi affari materiali, non aveva dimenticato i suoi benefattori, ai quali nel mese di aprile aveva spedita una sua lettera stampata, a ricordo del suo viaggio a Roma. A penna aveva scritto su ciascheduna il nome dei singoli ai quali era inviata, variando qualche frase secondo la qualità delle persone.

Eccone una copia, trovata fra le carte del Teologo Appendini.

 

 

Torino, il 29 aprile 1870.

 

Con grande mia consolazione ho l'onore di partecipare a V. S. Benemerita come Sua Santità Pio Papa IX nell'udienza concessami il giorno 8 febbraio di quest'anno, per dare un segno di paterna benevolenza ai benefattori dei nostri giovani e della chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice, concedette al Reverendo T. Gio. Battista Appendini i seguenti favori spirituali:

1° Benedizione apostolica con plenaria indulgenza in articolo di morte.

2° Indulgenza plenaria per ogni volta che ella celebrerà la Santa Messa, pregando secondo l'intenzione del Sommo Pontefice.

3° Tutte queste indulgenze per modo di suffragio sono applicabili alle anime del purgatorio.

Mentre godo di poterle comunicare questi favori, le auguro ogni celeste benedizione e mi professo con gratitudine,

Di V. S. Benemerita,

Obbl.mo servitore

Sac. Giovanni Bosco.

 

 

Una lettera autografa su questo argomento egli scriveva alla Rev. Madre Eudosia Superiora dell'Istituto delle Fedeli Compagne di Ges√π; e in pari tempo le inviava un certo numero di foglietti o moduli stampati, a ricordo degli accennati favori spirituali, dove non v'era che d'aggiungere il nome di coloro cui il Venerabile li comunicava.

 

 

Benemerita signora Madre,

 

Voleva andare in persona a portare a Lei e alle sue figlie il certificato autentico dei favori concessi dal S. Padre al suo Istituto. Ma per non far ritardare di più i favori che si possono guadagnare, stimo bene di trasmetterlo a Lei con preghiera di voler scrivere il nome e cognome sopra questo foglio stampato, affinchè ciascuno lo conservi presso di sè per serbarne la memoria.

La prego di segnarne uno da mandarsi da parte mia alla Madre Generale e a tutte quelle religiose che in qualche modo, anche in piccola proporzione, hanno preso parte ai bisogni della Chiesa e della nostra casa.

Ogni celeste benedizione discenda sopra di lei e sopra tutto il suo istituto; preghi anche per me e per i miei poveri giovanetti e mi creda con gratitudine

Di V. S. B.,

 

Torino, 12 aprile 1870,

Obbl.mo servitore

Sac. Giovanni Bosco.

 

 

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