Nuove strettezze nell'Oratorio - Circolari per altra lotteria - Rattazzi e il Sindaco di Torino accettano biglietti - Un confessore non preveduto - Estrazione della lotteria - Esercizii ai giovani esterni - L'esposizione delle quarantore nell'Oratorio di S. Francesco -Globo di fuoco sul campo dei sogni - Note di esperienza onde prevenire inconvenienti nelle solennità - La festa di S. Luigi - LETTURE CATTOLICHE.
del 27 novembre 2006
In Piemonte si pativa penuria per la scarsità dei raccolti e per l'aumento dei prezzi delle derrate causato dalla guerra d'Oriente. Nel 1853 lo Czar
Nicolò I, col segreto disegno d'impadronirsi di Costantinopoli, aveva intimato al Sultano di affidare a lui la tutela esclusiva di tutti i sudditi Greci dei dominii Turchi e di proclamare la supremazia delle Chiese Greche sulla Chiesa Latina. Essendosi il Sultano rifiutato, le armi Russe avevano invaso nel Luglio ed occupati i principati, di Valdacchia e di Moldavia; e nel novembre distrutta nel porto di Sinope la flotta maomettana. In quest'anno poi 1854 assediavano la fortezza di Silistria posta sul Danubio ai confini della Bulgaria, ma non riuscivano ad espugnarla. La guerra intanto impediva i trasporti delle granaglie dal Mar Nero in Italia.
         Diminuiva perciò la pubblica carità; e D. Bosco, prevedendo che i suoi ricoverati ne avrebbero sofferto, ricorreva nuovamente al piccoli aiuti di molti, mediante una lotteria d'oggetti che erangli rimasti dalla precedente. Ottenuta l'autorizzazione dall'Autorità civile, la Lotteria ebbe sede in via S. Chiara; e in locali disponibili del,convento dei RR. PP. Domenicani furono esposti i premii. Cadun biglietto costava 20 centesimi. I giovani più adulti andavano per turno a far da guardiani nelle varie sale. -Così D. Bosco col prezzo dei biglietti, non senza grande sua fatica e travaglio, smerciati qua e colà, riusciva a provvedere alla sua famiglia quanto era necessario per la vita.
         Egli aveva mandato attorno un gran numero di circolari, delle quali ecco un esemplare, con note a penna pel Teologo Appendini in Villastellone.
 
Ill.mo Signore,
 
I gravi bisogni cui mi trovo ridotto in quest'anno, per le molte spese che occorrono nei tre Oratorii eretti in questa città a favore della gioventù pericolante, mi costringono di ricorrere alla pubblica beneficenza ed in singolar maniera alla S. V. Ill.ma la cui bontà e carità ho già altre volte sperimentato.
         Appoggiato pertanto al buon cuore di Lei, senza dilungarmi a particolarizzare i singoli casi del mio bisogno, mi fo animo a spedirle N. 200 biglietti di una piccola lotteria di oggetti, parte rimasti dalla lotteria or son due anni ultimata, e parte offerti da altre benemerite persone. Ho viva fiducia che tra Lei e le persone di particolare sua conoscenza saranno smerciati i biglietti qui uniti.
         Mi trovo però nella dolorosa circostanza di poterla assicurare -che se vi fu tempo calamitoso per la gioventù certamente è questo. Un gran numero trovasi ad imminente pericolo di perdere onestà e religione per un tozzo di pane. La sollecitudine che Ella si darà in questo caso è proprio un cooperare alla salute delle anime e sarà pure senza dubbio per Lei sorgente di celesti benedizioni.
  Pieno di gratitudine pei favori già fatti, e che spero vorrà, continuare a pro di questi miei poveri figli, l'assicuro che nelle deboli mie preghiere e de' miei figli imploreremo sempre mai copiose le grazie del Cielo sopra di Lei e sopra tutti quelli che si vorranno adoperare in quest'opera di carità.
Mi permetta intanto che con massima venerazione mi dica
          Di V. S. Ill.ma
Torino, 13 Marzo 1854
 
Dev.mo Obbl.mo Servitore
D. Bosco.
 
P. S. Prendendo parte a quest'opera di carità, concorre a beneficare i poveri giovani di Villastellone, i quali in numero, considerevole intervengono a questi Oratorii ed alcuni intieramente ricoverati nell'Oratorio di Valdocco.
         Di tante risposte che egli ricevette due sole vennero conservate. L'una del Ministro Rattazzi, l'altra del Sindaco di Torino.
 
 
ministero dell'interno
Gabinetto particolare.
Torino, 12 Maggio 1854.
 
 
Ill.mo e Rev.mo Signore,
 
  Di buon grado assecondando la richiesta dalla S. V. fattami di concorrere alla pia opera instituita per sopperire alle urgenti spese che occorrono all'Oratorio maschile di S. Francesco dì Sales in Valdocco, Le acchiudo nella presente L. 40 in un colla restituzione dei 200 biglietti di lotteria inviatimi; e ringraziandola di avermi per tale effetto richiesto, ho l'onore di costituirmi con distinta stima
 
u. rattazzi.
 
Dopo il Ministro così scriveva il Sindaco:
 
Città di Torino
 
Risposta a lettera del 30 passato aprile.
 
Torino, addì 13 maggio 1854.
 
Premuroso di dimostrare, sebbene in tenue modo, il vivo mio desiderio di concorrere per quanto possa tornare ad utile degli Oratorii festivi dalla V. Signoria Molto Reverenda con tanto plauso iniziati e sorretti a profitto morale e materiale dei giovani abbandonati, mi professo ben fortunato di poter secondare l'invito da Lei ricevuto colla lettera in margine accennata, ritenendo i cento biglietti di Lotteria a benefizio degli Oratorii medesimi trasmessimi, e compiegando il prezzo di detti biglietti in lire 20, uniti alla presente, faccio voto perchè i pii Oratorii trovino ognora patrocinio presso chi si trovi in grado di proteggerli, come ben lo meritano, e dommi il pregio di professarmi ossequiosamente
Di V. S. molto Reverenda
 
Dev.mo Obbl.mo servo
Notta
 
L'estrazione della Lotteria era stata fissata pel 27 aprile; ma D. Bosco aveva ottenuto che fosse differita di qualche settimana.
In questi giorni intanto accadeva un fatto degno di nota.
         D. Bosco essendo andato nelle sale della Lotteria, fra le molte persone venute a visitare l'esposizone vi fu un signore, il quale gli chiese con istanza di confessarsi. D. Bosco gli disse di recarsi ad attendere un istante nella Cattedrale poco lontana, ove recatosi egli pure, si mise in un banco appartato, aspettando che quel signore gli fosse venuto vicino per confessarlo in quel luogo; ma invece lo vide andare difilato ad inginocchiarsi presso ad un confessionale. Come fare? D. Bosco temeva che il sagrestano venisse a metter lui fuori come un intruso, o peggio che arrivasse il canonico cui apparteneva quel confessionale per confessare qualche suo penitente. Quindi esitò alquanto; finalmente si risolse e andò a confessare. Ma dopo il primo, si presentò il secondo, e a poco a poco sopraggiungendo altri, fu tenuto in quel luogo quasi una mezza giornata.
         Fra questi venne un uomo impiegato nell'Oratorio in cerca di un confessore che non lo conoscesse, e visto quel confessionale occupato, andò a porsi in ginocchio e venuto il suo turno si confessò. Nel corso della confessione palesò come si fosse recato a confessarsi in quel luogo, perchè non voleva che D. Bosco venisse a conoscere una mancanza abbastanza grave nella quale si era lasciato incappare nel maneggio, forse, dei danari della casa. Don Bosco ascoltò tutto senza pronunciar verbo e poi gli disse: - Guarda, ti assicuro che D. Bosco saprà nulla, e per tua tranquillità di coscienza anche in avvenire, sappi che egli passa sopra a questa cosa. -Pensate lo stupore di costui nell'accorgersi che si era confessato proprio da quegli al quale non aveva osato manifestare la coscienza. Egli ritornò all'Oratorio tutto consolato, e narrava a Buzzetti Giuseppe lo strano fatto occorsogli.
         I premi intanto della Lotteria venivano estratti il 24 maggio alle ore 2 pom. in una camera dell'Oratorio di Valdocco, e il 30 maggio l'Armonia pubblicava i numeri vincitori.
         Ma nel frattempo D. Bosco non aveva lasciato di occuparsi con intensità nel campo evangelico colla predicazione. Dal 22 aprile, giorno di sabato, varii zelanti sacerdoti, avevano, col suo aiuto, dettati gli esercizi spirituali, per otto giorni ad un numero di giovani e di adulti della città, nella chiesa della Veneranda Confraternita della Misericordia. Per certo a più d'uno venne assicurata l'eterna salute, nel flagello che doveva in quest'anno colpire Torino.            Dopo ciò D. Bosco preparava un'altra speciale funzione della quale abbiamo notizia dall'annunzio che si legge, nell'Armonia del 20 maggio 1854.
 
Quarantore ed Ottavario nell'Oratorio maschile
di S. Francesco di Sales in Valdocco.
 
Affine di ottenere le benedizioni del Signore sopra i popoli cristiani e sopra i frutti delle nostre campagne, fu divisato un sacro ottavario da farsi in onore di Maria Santissima in questo Oratorio dal 21 al 28 corrente mese di Maggio.
         L'orario dei tre primi giorni è come segue Lungo il mattino un competente numero di Messe lette; alle ore io Messa solenne ed esposizione per le Quarantore.
         Alla sera, ore 6, vespro, discorso, benedizione col SS. Sacramento.
         Nei giorni che seguono le Quarantore, alle ore 7 di sera, avrà luogo la recita del Rosario, predica e benedizione,
         Giovedì (25) giorno dell'Ascensione del Salvatore e la domenica (28), le sacre funzioni avranno luogo come nel decorso dell'anno.
         Tutti i fedeli cristiani, e specialmente i giovani che sogliono frequentare quest'Oratorio, sono caldamente invitati ad intervenire a queste sacre funzioni; e a tal fine il Sommo Pontefice concede indulgenza plenaria a tutti quelli che confessati e comunicati visiteranno questa chiesa nel triduo delle Quarantore; e Sua Santità il Regnante Pio IX, con particolare suo decreto, concede la medesima indulgenza plenaria per la domenica 28 corrente, solenizzandosi in tal giorno la chiusa del mese dedicato a Maria Santissima.
D. Bosco in queste feste un'altra volta narrava ai giovani come avesse visto un luminosissimo globo di fuoco in aria sul terreno ove più tardi si innalzò la Chiesa di Maria Ausiliatrice. Sembrava che la Vergine affermasse con questo segno di non aver Ella rinunziato alla sua presa di possesso. Buzzetti Giuseppe, testimonio di tali parole, nel 1887 a Lanzo rammentando a D. Bosco questa sua narrazione gli diceva: - Era la cupola illuminata, non è vero?
- E perchè no? rispose D. Bosco.
         Dopo le Quarantore si preparavano le solennità di S. Luigi e di S. Giovanni. Per queste e per ogni altra festa, D. Bosco, che voleva ordine in tutte le cose, instava perchè coloro che erano alla direzione predisponessero in chiesa e fuori di chiesa quanto era necessario, per ovviare ad ogni inconveniente. Perciò raccomandava I. che si tenesse nota per iscritto ogni anno delle cause di qualsivoglia disordine che fosse accaduto, perchè servisse di esperienza nelle feste venture.
         2. Che si conservasse o rifacesse l'elenco di tutti i benefattori e benefattrici o persone di riguardo amiche per mandare loro gli inviti alle feste di chiesa, al teatro o alle accademie.
         3. Che si compilasse sempre un programma da conservarsi presso il Prefetto per l'ordinamento materiale delle feste.
         Infatti noi troviamo nelle sue carte le disposizioni per la festa di S. Luigi:
         I. Cercare un Priore per tempo, mandargli una deputazione con preghiera di accettar quest'ufficio; almeno il giorno della vigilia fargli avere copia del sonetto, l'orario ecc.
2. Novena o triduo. Mandare l'orario ai Sigg. Benefattori.
3. Nettezza fuor della chiesa e per le vie dove passerà la processione. Distese le tele ad ombrello.
4. Esposizione e bacio della reliquia. Purificatoi preparati.
5. Lotteria in cortile se si crederà conveniente.
6. Acque gazose per i musici.
7. Prevenire l'Ispettore di sicurezza mandandogli il programma della festa.
D. Bosco poi in preparazione alla festa di S. Luigi, nel primo fascicolo delle Letture Cattoliche destinato pel mese di giugno, ristampava Le sei domeniche e la novena in onore di S. Luigi Gonzaga; faceva imprimere 500 immagini di questo santo dalla litografia Doyen per distribuirle ai giovanetti. Una poesia in omaggio di S. Luigi, che ancora è conservata negli archivii, fu data alle stampe e così sottoscritta: I figli dell' Oratorio di San Francesco di Sales e per essi il Teol. Giov. Battista Vola, Direttore spirituale della compagnia di S. Luigi ivi eretta.
Il conte Cays, rieletto Priore di questa Compagnia, provvedeva un drappo rosso con tocca similoro per coprire tutto intorno il cornicione interno della Chiesa.
In mezzo a queste solennità D. Bosco non cessava di combattere i Protestanti, e in tre fascicoli per giugno e per luglio dava alle stampe il Catechismo intorno alla Chiesa Cattolica ad uso del popolo per Giovanni Perrone della Compagnia di  Gesù. L'autore in questo volumetto, di oltre 200 pagine, dimostra l'origine e la natura della Chiesa Cattolica; le note e le prerogative della vera Chiesa di Gesù C, la sua infallibilità, la santità, la fermezza, l'im­mutabilità. Parla della sua Costituzione, dell'obbligo di ascoltare il suo magistero, risponde alle obbiezioni dei protestanti contro l'inquisizione, la confessione, la messa, il purgatorio, il culto e l'invocazione dei santi. Finisce coi dimostrare il dovere che hanno i fedeli di amare la, Chiesa Romana,
         D. Bosco interrompeva questi lavori per recarsi a S. Ignazio a confessare, e conducendo con sè il Ch. Michele. Rua, desideroso di fare gli esercizi spirituali; ma li riprendeva appena ritornato in Torino.
         Pel mese di agosto pubblicava in due fascicoli un libretto anonimo, intitolato: Trattenimento intorno al Sacrificio della Santa Messa. Sono dialoghi tra un padre e suo figlio. Si prova l'istituzione divina dei sacrificii antichi e di quello della S. Messa; si confutano le sfrontate menzogne dei Protestanti colle antiche e varie Liturgie di tutte le Chiese cristiane e anche scismatiche, le quali confermano pienamente la credenza Cattolica; si dimostra l'eccellenza della S. Messa e le sue prerogative o proprietà di valore infinito, e il frutto che ne ridonda al Sacerdote e ai fedeli vivi e defunti.
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