Capitolo terzo. LAVORO A DUE.

"Ma la Madonna non si limita a passare per la mediazione di mamma Margherita. Essa irrompe direttamente nella vita del pastorello dei Becchi, come luce dall'alto, prima nel «sogno dei nove anni» e poi negli altri sogni mariani."

Capitolo terzo. LAVORO A DUE.

da Don Bosco

del 07 dicembre 2011

p { margin-bottom: 0.21cm; }

          Don Bosco, santo pieno di Dio, è contemporaneamente santo pieno di Maria. Tutta la sua vita infatti ruota, dopo Dio e in dipendenza di Dio, intorno alla Vergine. Prima del sogno dei nove anni Maria è già una presenza viva nella sua esistenza, per merito della santa mamma terrena: «Giovanni mio.., quando sei venuto al mondo ti ho consacrato alla Beata Vergine». «Io - gli dirà Gesù - sono il Figlio di Colei che tua madre ti ammaestrò a salutare tre volte al giorno».

Ma la Madonna non si limita a passare per la mediazione di mamma Margherita. Essa irrompe direttamente nella vita del pastorello dei Becchi, come luce dall'alto, prima nel «sogno dei nove anni» e poi negli altri sogni mariani.

Gli occhi di don Bosco hanno visto il volto di Maria. «Perché ognuno di voi abbia la sicurezza essere la B. Vergine che vuole la nostra Congregazione - dirà ai suoi giovani nel famoso sogno del 'pergolato di rose', avvenuto nel 1847, ma raccontato solo nel 1864 - vi racconterò non già la descrizione di un sogno, ma quello che la stessa Beata Madre si compiacque di farmi vedere. Essa vuole che riponiamo in Lei tutta la nostra fiducia». Nel sogno si leggono frasi come: «La Beata Vergine mi disse»; «Ella allora mi disse»; «Appena la Madre di Dio ebbe finito di parlare».

La divozione alla Madonna - dicono testimonianze autorevoli - era in cima ai suoi pensieri. Pareva che non vivesse che per Lei. «Quanto è mai buona la Madonna - diceva -, quanto ci vuol bene».

Don Bosco percepì con lucidità crescente l'iniziativa di Dio nella sua vita di fondatore; ma ebbe anche la certezza di essere condotto e guidato in tutto dalla mano di Maria: «Maria SS. è la fondatrice e sarà la sostenitrice della nostra opera». Di più: «Maria è la madre e il sostegno della Congregazione».

«La Congregazione - scrisse don E. Viganò - è nata e cresciuta per l'intervento di Maria e si rinnoverà nella misura con cui la Madonna ritornerà ad occupare il posto che Le compete nel nostro carisma».

All'Oratorio nulla si doveva fare se non nel nome di Maria, <da più santa, la più amabile delle creature, la gran Madre di Dio, sempre pura e immacolata».

Maria è <d'onnipotenza supplex» onnipresente nella sua vita; è la Maestra, la Guida, la Pastorella, la Signora, la Regina dei suoi sogni; è la sua Questuante, la sua Taumaturga; e molte altre cose; ma per lui sarà sempre, in tutto e soprattutto, la Madre del Salvatore e della Chiesa; l'Immacolata, tutta pura e piena di grazia, l'Ausiliatrice potente dei cristiani.

Madre, Immacolata, Ausiliatrice è questa la Madonna che don Bosco mette al vertice della sua pedagogia, della sua azione sacerdotale, apostolica, missionaria. È Lei che sostanzia di sé la temperie spirituale mariana che si vive all'Oratorio - e nelle altre opere - e si esprime nelle forme più varie e sincere di una schietta pietà popolare. L'esempio partiva dal Santo, il quale si è sempre rivolto, specialmente nei crocevia più decisivi della sua vita, a Lei con la confidenza e la fiducia propria di un figlio verso la madre. Quando baciava la medaglia o un'immagine della Vergine, chi lo guardava poteva avere l'impressione che baciasse una persona viva.

La divozione di don Bosco verso la Madre di Dio può essere vista da angolature diverse; qui vogliamo sottolineare il rilievo che ha avuto nella sua vita la presenza di Maria Ausiliatrice, di cui è stato, incontestabilmente, il più grande apostolo. Sappiamo che egli è passato per esperienze mariane diverse: fu devoto della Madonna del Castello (Castelnuovo), dell'Addolorata (Cascina Moglia), della Madonna della Scala, del SS. Rosario, dell'Immacolata (Chieri), della Consolata (Torino), della Madonna di Oropa (Biella). Per ragioni che, per un verso, si ricollegano all'inizio dell'Opera degli Oratori (8 dicembre 1841) e, per l'altro, al movimento mariano in onore dell'Immacolata Concezione, che porterà alla definizione dogmatica del 1854, le sue preferenze si appuntano presto sul culto dell'Immacolata. La festa dell'8 dicembre rimane centrale nella sua metodologia pastorale e pedagogica. «Di tutto - ricordava ai suoi discepoli - siamo debitori a Maria: tutte le nostre opere più grandi ebbero principio nel giorno dell'Immacolata».

Al culto e alla preferenza per Maria Ausiliatrice approda invece solo verso il 1862, quando è ormai prossimo alla cinquantina, per una serie di ragioni che qui non mette conto prendere in esame. Ricordiamo solo quelle di ordine pratico, come risulta da questa confidenza fatta al chierico P. Albera: «Ho confessato molto e per verità quasi non so che cosa abbia detto o fatto, tanto mi preoccupava un'idea che, distraendomi, mi traeva insensibilmente fuori di me. Io pensavo: la nostra chiesa è troppo piccola, non può contenere tutti i giovani; ne faremo un'altra più bella, più grande, che sia magnifica. Le daremo il titolo di Mafia Ausiliatrice». E quelle di ordine pastorale o apologetico, come da questa testimonianza di G. Cagliero: «La Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che abbiamo proprio bisogno che la Vergine SS. ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana». Non vi furono estranee le apparizioni dell'Ausiliatrice avvenute presso Spoleto (marzo 1862), altre contingenze storiche e illustrazioni celesti.

 

Ausiliatrice, presenza viva.

Non mancano di certo elementi che provano, già prima, la presenza di Maria Ausiliatrice nella vita di don Bosco, ma la preferenza determinante per il suo culto ha un punto di riferimento preciso: il 1861-1863. «E questa - scrive E. Viganò - rimarrà la scelta mariana definitiva: il punto di approdo di una incessante crescita vocazionale e il centro di espansione del suo carisma di fondatore. Nell'Ausiliatrice don Bosco riconosce finalmente delineato il volto della Signora che ha dato inizio alla sua vocazione e ne è stata e ne sarà sempre l'Ispiratrice e Maestra».

Ma questo punto di arrivo è ancora un punto di partenza. Siamo negli ultimi 25 anni di vita di don Bosco; gli anni della piena maturità umana e spirituale, che coincidono con l'affermazione e la sistemazione definitiva della Congregazione, con la sua espansione mondiale e missionaria; sono soprattutto gli anni in cui il Santo si sente sempre più coinvolto ed inserito nell'attualità, spesso drammatica, della Chiesa e della nuova realtà italiana, come sacerdote educatore e come apostolo. Ebbene, questo grande periodo della storia di don Bosco è segnato da una presenza più viva, più incombente di Maria, la «Madre amorosissima» e «l'Immacolata potente», come egli non si stancherà di dire, ma questa volta venerata e sentita, in maniera quasi totalizzante, nella sua funzione di Ausiliatrice, sia dei singoli che della intera comunità di fede cristiana: Maria Auxilium Christianorum. E questo, al di là di quanto di implicito e di esplicito lo aveva portato alla scelta preferenziale di questo titolo, per due ragioni di fondo soprattutto.

Primo: per la lucida intuizione, da lui ormai acquisita, dell'attualità del culto di Malia Ausiliatrice nella Chiesa del suo tempo.

Secondo: per la portata, difficilmente calcolabile, che nella storia salesiana viene ad avere la costruzione e l'esistenza del Tempio di Maria Ausiliatrice in Valdocco.

 

Attualità del culto di Maria Ausiliatrice.

Circa il primo punto siamo ragguagliati dalla introduzione che don Bosco premette, desumendola da A. Nicolas, al suo opuscolo: Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice. Leggiamo: «Il titolo di Auxilium Christianorum attribuito alla augusta Madre del Salvatore non è cosa nuova nella Chiesa di Gesù Cristo. Negli stessi libri santi dell'antico testamento Maria è chiamata Regina che sta alla destra del suo Divin Figliuolo vestita in oro e circondata di varietà. In questo senso Maria fu salutata aiuto dei cristiani fino dai primi tempi del Cristianesimo».

Il ricorso a Maria Ausiliatrice si è imposto a causa delle straordinarie difficoltà in cui si dibatte la Chiesa. «Una ragione per altro tutta speciale per cui la Chiesa vuole in questi ultimi tempi segnalare il titolo di Auxilium Christianorum è quella che adduce Mons. Parisis colle parole seguenti: 'Quasi sempre quando il genere umano si è trovato in crisi straordinarie, fu fatto degno, per uscirne, di riconoscere e benedire una nuova perfezione in questa ammirabile creatura, Maria SS. che quaggiù è il più magnifico riflesso delle perfezioni del Creatore'. Il bisogno oggi universalmente sentito di invocare Maria non è particolare, ma generale; non sono più tiepidi da infervorare, peccatori da convertire, innocenti da conservare. Queste cose sono sempre utili in ogni luogo, presso qualsiasi persona. Ma è la stessa Chiesa Cattolica che è assalita. E assalita nelle sue funzioni, nelle sacre sue istituzioni, nel suo Capo, nella sua dottrina, nella sua disciplina; è assalita come Chiesa Cattolica, come centro della verità, come maestra di tutti i fedeli. Ed è appunto per meritarsi una speciale protezione del Cielo che si ricorre a Maria, come Madre comune, come speciale Ausiliatrice».

Poco più avanti nello stesso libretto don Bosco non esiterà a far sua questa affermazione: «Una esperienza di diciotto secoli ci fa vedere in modo luminosissimo che Maria ha continuato dal cielo, e col più gran successo, la sua missione di Madre della Chiesa ed Ausiliatrice dei cristiani che aveva cominciato sulla terra». «Dove il titolo di Madre della Chiesa staesiale e di più viva attualità al tempo di don Bosco, il quale percepiva con sofferta attenzione le speciali e crescenti difficoltà sorte per la Chiesa: i gravi problemi delle relazioni tra fede e politica, la caduta (dopo più di un millennio) degli stati pontifici, la delicata situazione del Papa e delle sedi vescovili, l'urgente necessità di un nuovo tipo di pastorale e di nuovi rapporti tra gerarchia e laicato, le incipienti ideologie di massa, ecc.» (E. Viganò).

Questa dura realtà impegnava il suo zelo per la causa della fede e della Chiesa e ravvivava il suo ricorso a Maria Ausiliatrice.

Leggiamo nelle Memorie Biografiche: «Nel ricordare le meraviglie operate dalla Madonna, oltre il bisogno di uno sfogo al suo immenso affetto per la Madre di Dio, egli aveva per iscopo di giovare al prossimo. Voleva ravvivare in tutto il mondo una fiducia illimitata in Colei che in mezzo alle angustie, alle tribolazioni, agli errori, ai pericoli era e sarebbe sempre stata l'amorosa, la pronta, la potente sua Ausiliatrice».

Forte di questa confidenza in Maria Ausiliatrice, don Bosco dopo il famoso sogno sull'avvenire della Chiesa e dell'Europa (2 febbraio 1872) non esiterà a scrivere al Sommo Pontefice Pio IX, in nome del cielo: «La gran Regina sarà il tuo aiuto e come nei tempi passati così per l'avvenire sarà sempre 'magnum et singulare in Ecclesia praesidium'».

Nella sua coscienza di credente, egli non dubitava minimamente che la beata Vergine, Madre spirituale della Chiesa, «invocata con i titoli di «Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice» (LG, n. 62), termini a lui carissimi, lo avrebbe assistito e soccorso con il suo «materno aiuto».

 

Maria si è edificata la sua casa.

Eppure tutto questo non avrebbe fatto di lui il grande apostolo di Maria Ausiliatrice, se egli non fosse passato per l'esperienza, colma di soprannaturale, della costruzione della chiesa di Maria Ausiliatrice in Valdocco, e se questa chiesa non fosse divenuta il cuore ed il «centro della Congregazione», la «Chiesa madre» della Famiglia salesiana.

E quasi impossibile dire ciò che il tempio di Valdocco ha rappresentato nella vita intima di don Bosco; ciò che ha rappresentato e rappresenta nella storia della Congregazione e - tramite i membri della Famiglia salesiana - nella pietà mariana della Chiesa universale.

A differenza di quanto leggiamo nella storia di altri celebri santuari, che originano per lo pi√π da strepitose apparizioni di Maria SS. - pensiamo a Lourdes, a Fatima, a La Salette, ecc. - quello di Valdocco sorge per un calcolo di sapiente pedagogia pastorale, per esigenze concrete, anche se non mancano interventi preternaturali.

Ciò che invece ha sorpreso prima don Bosco e poi il mondo, è il fatto che Maria si sia praticamente costruita la sua 'casa' contro ogni previsione umana: «Edificavit sibi domini Malia».

È questo il miracolo che il Teol. Margotti non si sentiva di negare: «Dicono che don Bosco fa dei miracoli ed io non ci credo, ma ce n'è qui uno che non posso negare ed è questo sontuoso tempio che costa circa un milione - oggi saremmo nell'ordine di miliardi - ed è stato tirato su in tre anni colle sole offerte spontanee dei fedeli».

Don Bosco era guidato dall'alto, ma camminava coi piedi in terra e, da uomo pratico quale era, aveva fatto bene i suoi calcoli prima di avviare i lavori. Si era assicurato l'appoggio finanziario di persone influenti e facoltose; ma alla resa dei conti fu lasciato solo. La verità è questa: «Quando si trattò di cominciare i lavori io non avevo un soldo da spendere a questo scopo». E qui segue uno di quei ragionamenti che solo i santi sanno fare: «Da una parte vi era certezza che quell'edificio era di maggior gloria di Dio, dall'altra contrastava con l'assoluta mancanza dei mezzi».

Si sarebbe detto un dilemma senza uscita, ma don Bosco misurava le cose con parametri superiori. Quale è stata la sua conclusione? Eccola: «Allora si conobbe chiaro che la Regina del cielo voleva non i corpi morali (gli appoggi delle autorità cittadine, ecc.), ma i corpi reali, cioè i veri divoti di Maria e volle essa medesima porvi la mano e far conoscere che, essendo opera sua, Ella stessa voleva edificarla: Edificavit sibi domum Maria».

I lavori iniziarono dal nulla. Don Bosco non si risparmiava, ma qualcuno nell'ombra operava con lui e per lui. Questo qualcuno era Maria Ausiliatrice. Si era così intensificato quel «lavoro a due» tra don Bosco e Maria Ausiliatrice, quel fare le cose insieme», quella «misteriosa cooperazione» la quale, se aveva origini che risalgono al primo sogno, ora si era fatta più forte, più continua, e quasi irresistibile. La costruzione materiale del tempio si arricchiva ogni giorno di fatti straordinari, che lasciavano lo stesso don Bosco sorpreso e quasi sgomento, tanto che sentì il bisogno di consultarsi con Mons. Bertagna, il quale in una preziosa testimonianza del Processo Ordinario fa questa affermazione: «Credo vero che don Bosco avesse il dono soprannaturale di guarire infermi. Questo l'ho sentito da lui medesimo in occasione che eravamo ambedue agli Esercizi Spirituali nel Santuario di S. Ignazio sopra Lanzo e me lo diceva per avere consiglio a continuare a benedire gli ammalati colle immagini di Maria Ausiliatrice e del Salvatore, poiché, diceva, si levava un cotal rumore per le molte guarigioni che succedevano e che avevano l'aria di prodigiose, in seguito a cotali benedizioni da lui impartite. Ed io ritengo che don Bosco dicesse il vero. Bene o male io ho creduto di consigliare don Bosco a proseguire le sue benedizioni».

Don Bosco riprese più serenamente la sua strada. Impartiva la benedizione di Maria Ausiliatrice, esortava i devoti ad onorarla con la santità della vita, con qualche elargizione per il suo tempio, e Maria lo ascoltava: i malati guarivano, i problemi ingarbugliati si risolvevano, le guarigioni spirituali si moltiplicavano. Era evidente che l'Ausiliatrice faceva credito al suo servo fedele.

«Se io volessi - scrive il Santo - esporre la moltitudine dei fatti [straordinari e miracolosi di cui parla] dovrei farne non un piccolo libretto, ma grossi volumi». È ovviamente un modo iperbolico di esprimersi, ma che poggia su un solido fondamento. Ha ragione don E. Ce- ria quando scrive: «Chiesa veramente miracolosa questa di Maria Ausiliatrice: miracolosa per essere stata mostrata molto tempo prima al santo nel suo luogo e nella sua forma; miracolosa nell'erezione, perché a don Bosco, povero e padre dei poveri, solo mezzi provvidenziali permisero di innalzarla; miracolosa per il fiume di grazie che non ha cessato mai di scaturire da lei come da fonte inesauribile».

Don Bosco è veritiero quando conclude: «Abbiamo condotto questo per noi maestoso edificio con un dispendio sorprendente senza che alcuno abbia mai fatto questua di sorta. Chi lo crederebbe? Un sesto della spesa fu coperta con oblazioni di persone devote; il rimanente furono tutte oblazioni fatte per grazie ricevute».

La coscienza popolare non tardò a scoprire questa meravigliosa intesa tra Maria Ausiliatrice e don Bosco, il legame inscindibile che li univa: Don Bosco era veramente il «Santo di Maria Ausiliatrice», e Maria Ausiliatrice era veramente la «Madonna di don Bosco». Questa denominazione nata dall'intuizione di fede dei credenti, resta affidata alla storia.

Nella sua umiltà don Bosco, ha mai finito di dire che lui non c'entrava e chi faceva tutto era l'Ausiliatrice: «Io non sono l'autore delle grandi cose che voi vedete; è il Signore, è Maria SS. che degnarono di servirsi di un povero prete per compiere tali opere. Di mio non ci ho messo nulla. «Edificavit sibi domum Maria». Ogni pietra, ogni ornamento segnala una grazia». «Maria la fece venir su a forza di miracoli!».

Dall'esistenza di questo santuario in poi, l'Ausiliatrice è la espressione mariana che caratterizzerà sempre lo spirito e l'apostolato di don Bosco: la sua vocazione apostolica gli apparirà tutta come opera di Maria Ausiliatrice, e le molteplici e grandi sue iniziative, particolarmente la Società di S. Francesco di Sales, l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e la gran Famiglia salesiana, saranno viste da lui come fondazione voluta e curata dall'Ausiliatrice.

«Penso si possa affermare che l'esistenza del Santuario sia diventata, per l'esperienza viva di tante grazie concrete, più significativa di quanto forse pensava inizialmente lo stesso don Bosco; la luce che irradia dal tempio di Valdocco trascende le preoccupazioni pastorali di quartiere e la storia stessa del titolo per farne una realtà in parte nuova e più grande: un luogo privilegiato dalla presenza materna e soccorritrice di Maria» (E. Viganò).

Un Santuario - luogo che offre, per sua natura, una presenza incisiva di Dio, di Cristo, come anche di Maria - di risonanza non solo cittadina, dunque, ma nazionale e mondiale; aperto alle esigenze spirituali ed apostoliche della Chiesa universale. Raramente è avvenuto che un titolo mariano si diffondesse con tanta rapidità, tra i cattolici, come quello di Maria Ausiliatrice. Lo provano gli innumerevoli quadri, altari e chiese dedicate al suo culto in tutto il mondo.

 

Il quadro ideato da don Bosco.

La «Madonna di don Bosco» ha, nel quadro del Lorenzone che sovrasta l'altare maggiore, la sua espressione classica. È questa la Madonna che esprime bene il sentimento intimo del Santo e lo stato d'animo dei cattolici in lotta e bisognosi di sicurezza, di protezione da parte di «Maria Regina e Madre della Chiesa».

Nella sua mente il Santo vagheggiava qualche cosa di più splendido e grandioso. Quando ne parlò col pittore, come di cosa già da lui a lungo contemplata, lo sbalordì per l'arditezza del suo proposito.

Espresse così il suo pensiero: «In alto Maria SS. tra i cori degli Angeli; intorno a Lei, più vicini gli Apostoli, poi i cori dei Profeti, delle Vergini, dei Confessori. In terra gli emblemi delle grandi vittorie di Maria e i popoli delle varie parti del mondo in atto di alzar le mani verso di Lei chiedendo aiuto».

La sua concezione della storia della salvezza lo portava a collocare la Chiesa nel cuore del mondo, e nel cuore della Chiesa egli contemplava Maria Ausiliatrice - lo sboccio della Chiesa prima della Chiesa - la Madre onnipotente, la vincitrice del male, sempre in dipendenza da Cristo suo Figlio. Il quadro fu ridotto a proporzioni possibili, ma l'idea ispiratrice è rimasta.

Ed è idea pregnante di significato ecclesiale: esprime, attraverso l'immagine, il modo proprio di don Bosco di sentire e vivere la sua appartenenza alla Chiesa di Cristo. La sua ecclesiologia, figlia del tempo, sottolinea, è vero, troppo unilateralmente l'aspetto giuridico-istituzionale a svantaggio di quello misterico di comunione; ma la sua vocazione di prete consacrato alla salvezza delle anime, il suo carisma di fondatore, dono di Dio a tutta la Chiesa, danno risalto al suo vivere «cum ecclesia et pro ecclesia» in prospettiva universale. In quest'ottica infatti «l'ansia tutta sacerdotale di don Bosco per la salvezza delle anime si connette intimamente e si prolunga in un ardente amore per la Chiesa che è strumento di tale salvezza. Un amore che è intima solidarietà alla sua vita (alle sue ansie e alle sue gioie, alle sue lotte e ai suoi trionfi), ma che è soprattutto in don Bosco fattiva e creativa collaborazione alla sua azione: niente di più congeniale a don Bosco, l'uomo del concreto e dell'azione, che il tradurre il suo amore per la Chiesa in azioni e in opere che rispondano ai suoi bisogni e alle sue esigenze» (C. Colli). La prova: «son l'opere seguite».

 

 

Pietro Brocardo

Versione app: 3.25.0 (fe9cd7d)