Nel frequentare questa scuola, egli co¬≠minciò ad imparare il modo di regolarsi co' suoi compagni. Se egli vedeva un compagno attento alla scuola, docile, rispettoso, che sapesse bene le lezioni, che facesse i suoi lavori, e che fosse lodato dal maestro, questi diveniva tosto l'amico di Domenico.
del 05 maggio 2009
Sua condotta nella scuola di Castelnuovo d’Asti. - Parole del suo maestro.
 
Nel frequentare questa scuola, egli co­minciò ad imparare il modo di regolarsi co’ suoi compagni. Se egli vedeva un compagno attento alla scuola, docile, rispettoso, che sapesse bene le lezioni, che facesse i suoi lavori, e che fosse lodato dal maestro, questi diveniva tosto l’amico di Domenico. Eravi un discolo, un insolente, che trascurasse i suoi doveri, parlasse male o bestemmiasse? Domenico lo fuggiva come la peste. Quelli poi che erano un po’ indolenti ei li salutava, loro rendeva qualche servizio, qualora ne fosse caso, ma non contraeva seco loro alcuna famigliarità.
La condotta da lui tenuta nella scuola di Castelnuovo d’Asti può servire di modello a qualsiasi giovane studente, che desideri progredire nella scienza e nella pietà. Su tal proposito io trascrivo la giudiziosa relazione scritta dal suo maestro D. Allora sac. Ales­sandro, tuttora maestro comunale di questo capoluogo di mandamento. - Eccone il te­nore: -
«Molto mi compiaccio di esporre il mio giudicio intorno al giovinetto Savio Domenico che in breve tempo seppe acquistarsi tutta la mia benevolenza, sicché io l’ho amato colla tenerezza di padre. Aderisco di buon grado a questo invito, perché conservo an­cora viva, distinta e piena memoria del suo studio, della sua condotta e delle sue virtù.
«Non posso dire molte cose della sua condotta religiosa, perché dimorando assai distante dal paese era dispensato dalla con­gregazione, a cui se fosse intervenuto a­vrebbe certamente fatto risplendere la sua pietà e divozione.
«Compiuti gli studi di 1a elementare in Murialdo, questo buon fanciullo chiese ed ottenne distintamente l’ammissione alla mia scuola di 2a elementare, propriamente il 21 giugno 1852; giorno dagli scolari dedicato a s. Luigi protettore della gioventù. Egli era di una complessione alquanto debole e gracile, di aspetto grave misto al dolce con un non so che di grave e piacevole. Era d’indole mitissima e dolcissima, di un u­more sempre uguale. Aveva costantemente tale contegno nella scuola e fuori, in chiesa ed ovunque, che quando l’occhio, il pensiero od il parlare del maestro volgevasi a lui, vi lasciava la più bella e gioconda impres­sione. La qual cosa per un maestro si può chiamare uno de’ cari compensi delle dure fatiche, che spesso gli tocca di sostenere in­darno nella coltura di aridi e mal disposti animi di certi allievi. Laonde posso dire che egli fu Savio di nome e tale pur sempre si mostrò col fatto, vale a dire nello studio, nella pietà, nel conversare co’ suoi compagni ed in ogni sua azione. Dal primo giorno che entrò nella mia scuola sino al fine di quell’anno scolastico e ne’ quattro mesi dell’anno successivo ei progredì nello studio in modo straordinario. Egli si meritò costante­mente il primo posto di suo periodo, e le altre onorificenze della scuola e quasi sem­pre tutti i voti di ciascuna materia, che di mano in mano si andava insegnando. Tal felice risultato nella scienza non è solo da attribuirsi all’ingegno non comune, di cui egli era fornito, ma eziandio al grandissimo suo amore allo studio ed alla sua virtù.
«E poi degna di speciale ammirazione la diligenza con cui procurava di adempiere i più minuti doveri di scolaro cristiano e segnata­mente l’assiduità e la costanza mirabile nella frequenza della scuola. Di modo che, debole quale egli fu sempre di salute, percorreva ogni giorno oltre 4 chilometri di strada, il che ripeteva pur quattro fiate tra l’andata ed il ritorno. E ciò faceva con maravigliosa tranquillità d’animo e serenità di aspetto anche sotto l’intemperie della stagione in­vernale, per crudo freddo, per pioggia o neve, cosa che non poteva a meno di essere riconosciuta dal proprio maestro per prova ed esempio di raro merito. Ammalando frat­tanto sì degno alunno nel corso dello stesso anno 1852-53, ed i parenti di lui mutando successivamente domicilio, fu cagione che con mio vero rincrescimento non ho più potuto continuare l’insegnamento ad un sì caro al­lievo, le cui grandi e bellissime speranze andavano scemando col crescere de’ timori, ch’io aveva che non potesse più proseguire gli studi per mancanza di salute o di mezzi di fortuna.
«Mi riuscì poi di grande consolazione quando seppi che egli era stato accolto fra i giovani dell' Oratorio di S. Francesco di Sales, essendogli tosi aperta la via alla coltura del raro suo ingegno e della sua lumi­nosa pietà.» (Fin qui il maestro di scuola).
 
san Giovanni Bosco
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