Le cose che sono per raccontare posso es¬≠porle con maggior corredo di circostanze, perché sono quasi tutte avvenute sotto gli occhi miei, e per lo più alla presenza di una moltitudine di giovani che tutti vanno d' accordo nell'asserirle. Correva l'anno 1854...
del 05 maggio 2009
Prima conoscenza fatta di lui. Curiosi episodi in questa congiuntura.
 
Le cose che sono per raccontare posso es­porle con maggior corredo di circostanze, perché sono quasi tutte avvenute sotto gli occhi miei, e per lo più alla presenza di una moltitudine di giovani che tutti vanno d' accordo nell’asserirle. Correva l’anno 1854 quando il nominato D. Cugliero venne a parlarmi di un suo allievo per ingegno e per pietà degno di particolare riguardo. Qui in sua casa, egli diceva, può avere giovani uguali, ma difficilmente avrà chi lo superi in talento e virtù. Ne faccia la prova e tro­verà un s. Luigi. Fummo intesi che me lo avrebbe mandato a Murialdo all’occasione che sono solito di trovarmi colà coi giovani di questa casa per far loro godere un po’ di cam­pagna, e nel tempo stesso fare la novena e celebrare la solennità del Rosario di Maria  Santissima.
Era il primo lunedì d’ottobre di buon mattino, alloraché vedo un fanciullo accom­pagnato da suo padre che si avvicina per parlarmi. - Il volto suo ilare, l’aria ridente, ma rispettosa, trassero verso di lui i miei sguardi.
Chi sei, gli dissi, onde vieni?
Io sono, rispose, Savio Domenico, di cui le ha parlato D. Cugliero mio maestro, e ve­niamo da Mondonio.
Allora lo chiamai da parte, e messici a ragionare dello studio fatto, del tenor di vita fino allora praticato, siamo tosto entrati in piena confidenza egli con me, io con lui.
Conobbi in quel giovane un animo tutto se­condo lo spirito del Signore e rimasi non poco stupito considerando i lavori che la grazia divina aveva già operato in cosi tenera età.
Dopo un ragionamento alquanto prolun­gato, prima che io chiamassi il padre, mi disse queste precise parole: ebbene che gliene pare? mi condurrà a Torino per istudiare? - Eh! mi pare che ci sia buona stoffa.
- A che può servire questa, stoffa?
- A fare un bell' abito da regalare al Si­gnore.
- Dunque io sono la stoffa; ella ne sia il sarto; dunque mi prenda con lei e farà un bell’abito pel Signore.
- Io temo che la tua gracilità non regga per lo studio.
- Non tema questo; quel Signore che mi ha dato finora sanità e grazia, mi aiuterà anche per l’avvenire.
- Ma quando tu abbia terminato lo studio del latino, che cosa vorrai fare?
- Se il Signore mi concederà tanta grazia, desidero ardentemente di abbracciare lo stato ecclesiastico.
- Bene: ora voglio provare se hai bastante capacità per lo studio: prendi questo libretto (era un fascicolo delle Letture Cattoliche), di quest’oggi studia questa pagina, domani ritornerai per recitarmela.
Ciò detto lo lasciai in libertà d’andarsi a trastullare con altri giovani, indi mi posi a parlare col padre. Passarono non più di otto minuti, quando ridendo si avanza Domenico e mi dice: se vuole, recito adesso la mia pagina. Presi il libro e con mia sorpresa co­nobbi che non solo aveva letteralmente stu­diato la pagina assegnata, ma che compren­deva benissimo il senso delle cose in essa contenute.
Bravo, gli dissi, tu hai anticipato lo studio della tua lezione ed io anticipo la risposta. Sì; ti condurrò a Torino e fin d’ora sei an­noverato tra i miei cari figliuoli, comincia anche tu fin d’ora a pregare Iddio, affinché aiuti me e te a fare la sua santa volontà.
Non sapendo egli come esprimere meglio la sua contentezza e la sua gratitudine, mi prese la mano, la strinse, la baciò più volte e infine disse: spero di regolarmi in modo che non abbia mai a lamentarsi della mia condotta.
 
san Giovanni Bosco
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