Comunione e Liberazione è un movimento ecclesiale il cui scopo è l'educazione cristiana matura e la collaborazione alla missione della Chiesa in tutti gli ambiti della società contemporanea. È nato in Italia nel 1954 quando don Luigi Giussani diede vita a un'iniziativa di presenza cristiana chiamata Gioventù Studentesca...
del 28 luglio 2011
 
          Comunione e Liberazione è un movimento ecclesiale il cui scopo è l’educazione cristiana matura dei propri aderenti e la collaborazione alla missione della Chiesa in tutti gli ambiti della società contemporanea.È nato in Italia nel 1954 quando don Luigi Giussani diede vita,a partire dal Liceo classico «Berchet» di Milano, a un’iniziativa di presenza cristiana chiamata Gioventù Studentesca (GS). La sigla attuale, Comunione e Liberazione (CL), compare per la prima volta nel 1969.
          Essa sintetizza la convinzione che l’avvenimento cristiano, vissuto nella comunione, è il fondamento dell’autentica liberazione dell’uomo. Attualmente Comunione e Liberazione è presente in circa settanta Paesi in tutti i continenti.Non è prevista alcuna forma di tesseramento, ma solo la libera partecipazione delle persone. Strumento fondamentale di formazione degli aderenti al movimento è la catechesi settimanale denominata «Scuola di comunità».
Il carisma di CL          «Un carisma – ha scritto don Giussani – si può definire come un dono dello Spirito dato a una persona in un determinato contesto storico, affinché quell’individuo dia inizio a una esperienza di fede che possa risultare in qualche modo utile alla vita della Chiesa. Sottolineo il carattere esistenziale del carisma: esso rende più convincente, più persuasivo, più “abbordabile” il messaggio cristiano proprio della tradizione apostolica. Un carisma è un terminale ultimo dell’Incarnazione, cioè una modalità particolare attraverso la quale il Fatto di Gesù Cristo uomo-Dio mi raggiunge e, per il tramite della mia persona, può raggiungere altri».  
L’essenza del carisma dato a Comunione e Liberazione può essere indicato da tre fattori:
- prima di tutto l’annuncio che Dio è diventato uomo (lo stupore, la ragionevolezza e l’entusiasmo di questo): «Il Verbo si è fatto carne e abita in mezzo a noi»;
- in secondo luogo l’affermazione che questo uomo – Gesù di Nazareth morto e risorto – è un avvenimento presente in un «segno» di «comunione», cioè di unità di popolo guidato come garanzia da una persona viva, ultimamente il Vescovo di Roma;
- terzo fattore: solo nel Dio fatto uomo, perciò solo nella Sua presenza e, quindi, solo attraverso – in qualche modo – la forma sperimentabile della Sua presenza (quindi, ultimamente solo dentro la vita della Chiesa), l’uomo può essere uomo più vero e l’umanità può essere veramente più umana. Scrive san Gregorio Nazianzeno: «Se non fossi tuo, mio Cristo, mi sentirei creatura finita». È quindi dalla Sua presenza che scaturiscono con sicurezza moralità e passione per la salvezza dell’uomo (missione).
          «Fin dalla prima ora di scuola al Liceo “Berchet” di Milano – ricorda don Giussani – ho cercato di mostrare ai ragazzi che cosa mi muoveva: non la volontà di convincerli che avevo ragione, ma il desiderio di mostrare loro la ragionevolezza della fede; cioè che l’adesione della loro libertà all’annuncio cristiano era richiesta in forza della scoperta corrispondenza di ciò che dicevo alle esigenze proprie del loro cuore così implicate nella definizione di ragionevolezza. Solo questa dinamica di riconoscimento fa diventare chiunque aderisca al nostro movimento creativo e protagonista, e non ripetitore di formule e discorsi. Per questo, mi pare, il carisma genera un fatto sociale non come progetto, ma come movimento di persone cambiate da un incontro, che rendono tentativamente più umano il mondo, l’ambiente e le circostanze che incontrano. La memoria di Cristo vissuta tende inevitabilmente a generare una presenza nella società, a prescindere da qualunque esito programmato».
          Nella lettera a don Giussani per i 20 anni della Fraternità di CL, Giovanni Paolo II ha scritto: «Riandando con la memoria alla vita e alle opere della Fraternità e del movimento, il primo aspetto che colpisce è l’impegno posto nel mettersi in ascolto dei bisogni dell’uomo di oggi. L’uomo non smette mai di cercare… Il movimento, pertanto, ha voluto e vuole indicare non una strada, ma la strada per arrivare alla soluzione di questo dramma esistenziale. La strada, quante volte Ella lo ha affermato, è Cristo».
          Nella lettera a Giovanni Paolo II per i 50 anni di CL, don Giussani ha scritto: «Non solo non ho mai inteso “fondare” niente, ma ritengo che il genio del movimento che ho visto nascere sia di avere sentito l’urgenza di proclamare la necessità di ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta».> La lettera di Giovanni Paolo II indirizzata a don Giussani in occasione del ventesimo anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione (11 febbraio 2002).> La lettera di Giovanni Paolo II a don Giussani in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita di Comunione e Liberazione (22 febbraio 2004).
 
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