Il calcio è una sorta di metafora della vita. Siamo tutti calciatori di un grande match quotidiano. Ci muoviamo e corriamo tra le grida che arrivano da fuori, ma anche da dentro di noi. In questo stadio infuocato, percorso da voci contrastanti, spesso siamo distolti dai nostri veri obiettivi e valori...
del 22 dicembre 2010
          Molti, come il sottoscritto, si ricordano di lui come eccellente telecronista della nazionale. Lo ammiravo per la sua professionalità, ma ora che sono venuto a conoscenza della sua strordinaria testimonianza di fede nutro nei suoi confronti una stima ancor più grande. Si chiama “Il mio psicologo si chiama Gesù” è la sua ultima fatica giornalistica, lui naturalmente è Carlo Nesti. Eccovi un estratto tratto dalla presentazione del libro.
 
         '(...) La mia è una testimonianza personale di come, leggendo il Vangelo, si possano trovare frasi di Gesù capaci di trasmettere indicazioni precise per vivere più serenamente. In ogni capitolo viene analizzata una di queste frasi: 22 frasi per 22 argomenti diversi, 22 strade da percorrere verso la serenità. In troppi credono che, seguendo Dio, si viva male, con il tormento dei doveri terreni, mentre invece si vive meglio, con la gioia dei diritti, fra i quali quello alla Felicità Eterna.
         E' la sintesi del percorso che ho intrapreso da 2 anni e mezzo, e che ha portato me, credente e cattolico, ma, come tanti, senza il necessario trasporto, a sentire sempre la presenza di Dio all'interno della mia coscienza. Si parte da una premessa: ciascuno di noi, prima o dopo, ha bisogno di 'dare un senso' alla vita, che è come possedere un paio di lenti, nuove di zecca, per vedere in modo corretto qualsiasi cosa.
         Anche se può apparire un paradosso, è soltanto il senso che si dà alla morte a garantire un senso alla vita. Se per noi la morte è un punto di arrivo, e dopo non c'è nulla, tutto dovrà essere, affannosamente, ottenuto subito, e la sconfitta non avrà nessun altro significato se non la 'caduta'. Se per noi, al contrario, la morte è un punto di partenza, verso la Felicità Eterna, allora tutto quello che c'è prima andrà relativizzato, e la sconfitta avrà sempre un significato di 'crescita', in vista del premio finale.
         Per ora mi fermo qua, perché il resto è nel libro, con la speranza di potere offrire un contributo prezioso a chi, spesso, si guarda intorno, e si guarda dentro, senza capire esattamente 'come pensare' e 'come agire'. Chissà che anche questo apporto, con la massima umiltà, possa ricordare ai lettori da dove veniamo, e dove siamo destinati a tornare, condizione indispensabile per vivere meglio. Di sicuro, il libro vale più di un miliardo di telecronache: è la cosa più importante che ho scritto nella mia vita, perché è la vita stessa.»
 
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