Feltri, in prima pagina del Giornale (con seguito nella pagina delle lettere) di oggi, ammette che il "dossier" era una trappola: «Boffo non era implicato in vicende omosessuali: questa è la verità». «Ha saputo aspettare, nonostante tutto quello che è stato detto e scritto, tenendo un atteggiamento sobrio e dignitoso che non può che suscitare ammirazione».
del 04 dicembre 2009
Caro direttore,
ho letto nel suo fondo alcune considerazioni su Dino Boffo, il direttore di Avvenire che si dimise in seguito a una intricata vicenda di molestie. Devo dirle che mi sono sempre domandata perché una cosa così piccola sia diventata tanto grande al punto da procurare un fracasso mediatico superiore a quanto meritasse. Lei che ha acceso la miccia che ne dice a distanza di tre mesi?
Eva Cambra
 
Gentile signora,
quando abbiamo pubblicato la notizia, per altro non nuova (era già stata divulgata da Panorama sia pure con scarsa evidenza) eravamo consapevoli che non sarebbe passata inosservata. Ma non per il contenuto in sé, penalmente modesto, quanto per il risvolto politico. Infatti era un periodo di fuochi d'artificio sui presunti eccessi amorosi di Berlusconi. La Repubblica in particolare si era segnalata con servizi quotidiani su escort e pettegolezzi da camera da letto. Il cosiddetto dibattito politico aveva lasciato il posto al gossip usato come arma contro il premier anche in tivù, oltre che sulla stampa nazionale e internazionale.
Persino l'Avvenire, di solito pacato e riflessivo, cedette alla tentazione di lanciare un paio di petardi. Niente di eccezionale, per carità; data però la provenienza, quei petardi produssero un effetto sonoro rilevante. Nonostante ciò, personalmente non mi sarei occupato di Dino Boffo, giornalista prestigioso e apprezzato, se non mi fosse stata consegnata da un informatore attendibile, direi insospettabile, la fotocopia del casellario giudiziale che recava la condanna del direttore a una contravvenzione per molestie telefoniche. Insieme, un secondo documento (una nota) che riassumeva le motivazioni della condanna. La ricostruzione dei fatti descritti nella nota, oggi posso dire, non corrisponde al contenuto degli atti processuali.
All'epoca giudicammo interessante il caso per cercare di dimostrare che tutti noi faremmo meglio a non speculare sul privato degli altri, perché anche il nostro, se scandagliato, non risulta mai perfetto.
Poteva finire qui. Invece l'indomani è scoppiato un pandemonio perché i giornali e le televisioni si scatenarono sollevando un polverone ingiustificato. La «cosa», come lei dice, da piccola è così diventata grande. Ma, forse, sarebbe rimasta piccina se Boffo, nel mezzo delle polemiche (facile a dirsi, adesso), invece di segretare il fascicolo, lo avesse reso pubblico, consentendo di verificare attraverso le carte che si trattava di una bagattella e non di uno scandalo. Infatti, da quelle carte, Dino Boffo non risulta implicato in vicende omosessuali, tantomeno si parla di omosessuale attenzionato.
Questa è la verità. Oggi Boffo sarebbe ancora al vertice di Avvenire. Inoltre Boffo ha saputo aspettare, nonostante tutto quello che è stato detto e scritto, tenendo un atteggiamento sobrio e dignitoso che non può che suscitare ammirazione.
Vittorio Feltri
 
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Il cdr di Avvenire: riflettere sulla professione giornalistica
Riportiamo i comunicati del Comitato di Redazione di Avvenire e di Tg 2000 sul caso Feltri.
 
'Vittorio Feltri lo ha ammesso ieri: la ricostruzione dei fatti sulla vicenda che ha portato alle dimissioni di Dino Boffo dalla direzione di Avvenire, “non corrisponde al contenuto degli atti processuali”. Un buon giornalista avrebbe verificato la notizia prima di pubblicarla.
 
Le sue ammissioni rendono ancor più evidente la necessità di una seria riflessione sulla professione giornalistica,  sulla responsabilità dell’informazione, a tutela del lettore e di chi, questo mestiere, cerca ancora di onorarlo con onestà intellettuale e umano rispetto'.
Il Cdr di Avvenire
 
'Il cdr di “Tg2000”, a nome di tutta la redazione, esprime soddisfazione per la clamorosa retromarcia del direttore de Il Giornale in merito alla vicenda di Dino Boffo, costretto a lasciare la guida di Avvenire, TV 2000 e Radio InBlu, 3 mesi fa, proprio in seguito alla inqualificabile campagna mediatica che Il Giornale ha orchestrato, nascondendosi dietro al diritto di cronaca
 
Non avevamo dubbi sull’inconsistenza delle accuse rivolte a Dino Boffo e siamo sempre stati consapevoli che il tempo lo avrebbe dimostrato. Oggi Il Giornale torna sui suoi passi, ma resta l’amarezza per i danni che la campagna diffamatoria del suo giornale ha provocato, calpestando e violentando l’onorabilità, la dignità e la vita di Boffo, come uomo e come professionista, della sua famiglia e delle sue redazioni.
 
Come cdr di 'Tg2000' esprimiamo tutto il nostro affetto a Dino Boffo, confermandogli la nostra piena fiducia e stima'.
Il cdr di “TG 2000” e la redazione di Radio In Blu
 
 
Vittorio Feltri
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