Che cosa vuol dire “nuova evangelizzazione”?

Chi è il soggetto della nuova evangelizzazione?”, si è chiesto monsignor Fisichella. “Quali contenuti peculiari possiede la nuova evangelizzazione? Chi è il destinatario? Come rapportarci alle diverse culture e tradizioni ecclesiali in cui si compie la nuova evangelizzazione?”.

Che cosa vuol dire “nuova evangelizzazione”?

da Quaderni Cannibali

del 14 marzo 2011

  

 

           Per poter realizzare bene il compito che Papa Benedetto XVI ha affidato al nuovo Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che ha istituito il 21 settembre 2010, questi venerdì e sabato sono state organizzate due giornate di studio sugli orizzonti storici, epistemologici e pastorali della nuova evangelizzazione.

          In un articolo pubblicato su “L’Osservatore Romano”, il Presidente del nuovo dicastero, monsignor Rino Fisichella, sottolinea l’importanza di questo incontro e si chiede che cosa voglia dire effettivamente “nuova evangelizzazione”.

          “Uno sguardo veloce ai Lineamenta che sono stati presentati in questi giorni, infatti, mostra con tutta evidenza almeno venti ‘definizioni’ diverse di nuova evangelizzazione”, ha riconosciuto il presule.

          “Se questo serve per il dibattito nelle comunità ecclesiali in modo da giungere a verificare le diverse esperienze in corso, può essere positivo”, ha commentato, indicando tuttavia che se l’estensione è troppo vasta non crede possa aiutare a “focalizzare al meglio il lavoro del dicastero e, per alcuni versi, della stessa Chiesa quando vuole impegnarsi a sviluppare la sua missione con maggior spirito missionario”.

          Per monsignor Fisichella, bisogna “superare un’ambiguità che si è venuta a creare nel corso dei mesi passati quando, soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione, si è voluto identificare tout court la nuova evangelizzazione con esperienze quali il ‘cortile dei gentili’”.

          “Sono due ambiti distinti e diversi”, ha avvertito, “non solo per le competenze differenti dei dicasteri, ma per le finalità e i destinatari che si prefiggono”.

          Il Papa, infatti, indica per il nuovo dicastero “il compito di una missione da svolgere presso i credenti che si sono allontanati dalla fede o sono indifferenti”.

          “Nuova evangelizzazione, quindi, non è come tale ‘prima evangelizzazione’ e neppure ‘rievangelizzazione’”.

          Come affermava Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica Christifideles laici, essa è piuttosto la capacità di “rifare il tessuto cristiano della società umana. Ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali che vivono in questi Paesi e in queste Nazioni”.

Occidente

          Lo sguardo del Papa, ha osservato monsignor Fisichella, è quindi rivolto a quei Paesi “che conosciamo come l’Occidente, o il primo e secondo mondo dove il progresso economico, scientifico e tecnologico hanno messo in crisi il senso stesso di Dio e del suo valore per l’esistenza personale, vittima di quel processo di secolarismo che spinge a vivere nel mondo etsi deus non daretur”.

          “Anche se permane in molte Chiese un profondo senso religioso che si esprime in una vita di fede e di tradizioni religiose”, ha riconosciuto, “queste non sono accompagnate da un altrettanto profondo sostegno dell’intelligenza in grado di comunicare la ricchezza dell’esperienza e del patrimonio della fede, verificando spesso allergia per queste forme e passaggio alle sette dove l’emotività e il fondamentalismo hanno la meglio”.

          In questo contesto, diventa ancor più necessario “focalizzare al massimo lo sforzo per l’individuazione più precisa dell’espressione” “nuova evangelizzazione”, “per renderla maggiormente efficace e coerente”.

          “Chi è il soggetto della nuova evangelizzazione?”, si è chiesto monsignor Fisichella. “Quali contenuti peculiari possiede la nuova evangelizzazione? Quali metodologie appronta la nuova evangelizzazione? Chi è il destinatario della nuova evangelizzazione? Come rapportarci alle diverse culture e tradizioni ecclesiali in cui si compie la nuova evangelizzazione?”.

          “Sono ben consapevole che gli interrogativi non possono trovare risposta immediata con l’esaustività che vorremmo – ha ammesso –. Questo, comunque, è l’inizio di un cammino, non la fine”.

Passato e futuro

          Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione è stato istituito da Papa Benedetto XVI con la Lettera Apostolica in forma di Motu proprio Ubicumque et semper per “offrire delle risposte adeguate perché la Chiesa intera, lasciandosi rigenerare dalla forza dello Spirito Santo, si presenti al mondo contemporaneo con uno slancio missionario in grado di promuovere una nuova evangelizzazione”.

          Già Papa Giovanni Paolo II aveva chiesto una “nuova evangelizzazione”, per la prima volta il 13 giugno 1979 a Nowa Huta (Polonia), e il suo successore ha ribadito questa esigenza con il suo Motu proprio.

          La questione sarà fondamentale anche nel prossimo futuro, visto che il Sinodo convocato per l’ottobre 2012 avrà come tema proprio “Nova evangelizatio ad christianam fidem tradendam”.

          Il dibattito dei Padri sinodali, le Propositiones che saranno formulate e l’Esortazione apostolica del Santo Padre saranno inevitabilmente la tabella di marcia per il lavoro del nuovo Pontificio Consiglio, ha concluso monsignor Fisichella.

 

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