Che dobbiamo fare? (Lc 3, 10-18) SERIE: Dio non ci abbandona mai

Che dobbiamo fare? E' una domanda che spesso sale alle nostre coscienze di fronte ai fatti che accadono, alla scoperta che c'è qualcosa da cambiare, alla consapevolezza che dobbiamo dare il nostro contributo a cambiare dopo aver sperimentato che siamo giunti al capolinea.

Che dobbiamo fare? (Lc 3, 10-18) SERIE: Dio non ci abbandona mai

da L'autore

del 02 gennaio 2007

 

 

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Che dobbiamo fare? E’ una domanda che spesso sale alle nostre coscienze di fronte ai fatti che accadono, alla scoperta che c’è qualcosa da cambiare, alla consapevolezza che dobbiamo dare il nostro contributo a cambiare dopo aver sperimentato che siamo giunti al capolinea. Ci capita di avere la gioia di incontrare qualcuno che ha la vista lunga, che ha esperienza nella vita; perché non ricorrere a lui, che ci vede bene, che non è invischiato nelle nostre preoccupazioni, negli assilli della nostra quotidianità: spesso è un prete, un monaco, una suora di clausura che nella loro semplicità ci dicono che occorre riprendersi in mano la vita, perché così non si può vivere. Hanno serenità, tranquillità, pace, fiducia. Non sono fattucchieri che andiamo a cercare per tentare ancora un altro inganno, non sono opinionisti che interroghiamo per farci dar ragione. Sono frecce puntate verso la vita vera.

Così andavano da Giovanni il Battista nel deserto tutti coloro che avevano intuito la necessità di un cambiamento, coloro che volevano un cuore nuovo, uno stile di vita diverso, una risposta alla sete di bontà che ognuno ha nel cuore. Che dobbiamo fare noi che tutti i giorni siamo presi da mille cose, da preoccupazioni inutili, che ci siamo infoiati in esperienze stupide, che abbiamo perso la bellezza della vita pulita e sognatrice? La tua parola sferzante ci rimprovera, ma ci dà pace; le tue invettive ci fanno paura, ma vediamo che ci fanno guardare con verità nella vita. Ebbene Giovanni il Battista richiama ciascuno ad essere se stesso.

Sei un amministratore della cosa pubblica? Lavora per il bene comune e non per te stesso. Non piegare ai tuoi interessi il tuo incarico che è per tutti. La gente ha posto fiducia in te. Tu non ingannarli. Stai bene economicamente? Non credere che tutto ciò che hai sia tuo. Il Signore ti ha dato per farti in quattro per chi non ha niente.

E di questi tempi c’è proprio bisogno che ciascuno condivida, che aiuti l’altro a vivere meglio, stia dalla parte del povero per dargli fiato e voglia di ripresa, forza e sostegno perché non si lasci irretire dal vizio in cui è caduto. Hai compito di vigilanza? Devi far rispettare le leggi, l’ordine pubblico? Hai da amministrare i beni di tutti? C’è una parola che devi scolpirti in cuore: non arricchire con i soldi degli altri e con il favore della tua posizione. Alla fine della tua carriera devi avere gli stessi soldi che avevi quando hai cominciato. Il resto lo hai tolto a qualcuno.

L’attesa del popolo intanto cresceva. Certo quando la vita si rinnova nei suoi comportamenti che diventano onesti, comincia a prendere corpo la promessa di Dio, che non ci abbandona mai.

 

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