Sembra che dall'estate e dalle vacanze si ritorni più stanchi di prima a volte persino meno contenti. I giornali scrivono delle follie adolescenziali e giovanili vissute cambiando il giorno con la notte, tra un estremo e l'altro. Tanti pensieri vengono fissati sui post in queste ore...tra questi, quelli più alternativi, sembrano proprio quelli di chi le vacanze le ha vissuto serenamente in famiglia, con gli amici di sempre, tra svago e cultura, tra musica e libri.
del 10 settembre 2010
         
          Le vacanze estive si stanno concludendo ed è dunque tempo di bilanci, di verifiche, di vedere se le aspettative hanno avuto risposta e si può riprendere l’anno con serenità e senza rimpianti inutili.
          Sembra che non si sia abituati a fare un po’ di revisione e che i giorni passino indifferenti e così pure le stagioni; poi arriva un altro anno e di nuovo l’estate, e così tutto ricomincia con il rischio di aver fatto pochi progressi, che tutto sia rimasto com’era non perché è davvero così, ma perché non ci si è fatto caso.
          In realtà si cresce e si cambia, non solo perché ci si abbronza, ma soprattutto in virtù delle esperienze e degli incontri fatti, anche quando tutto ciò ci ha fatto soffrire.
          A settembre si ritorna in qualche modo rinnovati e i giovani sono coloro che più vivono questa realtà di cambiamento per ragioni anagrafiche, per questioni di natura, perché sono maggiormente soggetti all’influenza di ciò che li circonda. Gli insegnanti, quelli più attenti e desiderosi di tornare a scuola, sono coloro che più si accorgono delle differenze degli alunni a distanza di tre mesi, sì tre mesi ma sembrano un intero anno, sia fisicamente che mentalmente.
          Molti adolescenti e giovani vivono in pieno l’estate, si buttano in tutte le “avventure”, cambiano il giorno con la notte, creano decine e decine di quelle che chiamano “situazioni”, si “ubriacano” di sole (e non solo purtroppo), fanno un gran numero di nuove conoscenze, si fidanzano e “sfidanzano” a tempo di record.
          Sarà stata un’estate felice? Se sì, quale felicità? Leggendo i pensieri nei blog si trovano spesso estati deludenti come Mara che scrive: “Questa estate è stata esattamente come non la volevo! Ma perché sempre a me, mi chiedo spesso? Tutti i miei amici sono svaniti nel nulla e non gliene importa un fico secco della mia esistenza. Tutti voi vi chiederete perché non vai in vacanza con i genitori? Ma chi ne ha voglia? Voglio i miei amici, ma lo so che non verranno; sono occupati con la loro vita personale, ma allora che amici sono?”.          Già, chissà cosa desiderava Mara all’inizio dell’estate, ma i desideri rischiano di restare tali se non ci si mette all’opera, se non ci si scommette nelle cose, specialmente nelle amicizie vecchie e nuove. C’è chi – come Carlo – scrive: “Questa estate è stata uno spettacolo, mi sono lasciato con la mia ragazza verso l’inizio di agosto, giusto in tempo per organizzarmi la vacanza insieme ad un amico. Non posso lamentarmi!”. Sì, un vero spettacolo, quasi da giornale scandalistico da spiaggia, perché i modelli propinati sono per lo più questi e ciò che conta veramente per un certo mondo mediatico è vivere sull’onda delle emozioni comunque e sempre.
          Non per calcare la mano in negativo ma anche il pensiero di Alessandro non è il massimo: “Devo dire che questo è il primo anno che davvero ho passato un’estate pessima. Non sono riuscito ad andare al mare, non mi sono abbronzato, non ho fatto niente! Insomma la mia estate è da voto 4”. Come lui Carla afferma: “Questa è stata l'estate peggiore da quando sono nata, solo litigi, errori e problemi; porto con me solo molti rimpianti, una gran voglia di dimenticare e troppa voglia di riscatto”.
          Tra i pensieri più gettonati ci sono quelli simili al seguente anonimo: “E’ volata anche questa! Dura troppo poco! Al mare non c’è più nessuno e le giornate si stanno accorciando! Giovedì inizio anche a lavorare, che tristezza!”. Ho sempre pensato che l’estate dovesse essere il tempo del ricrearsi, del riposo dopo le fatiche di un anno, del prendersi cura di sé e degli altri, e che porti grinta e fortezza per iniziare un nuovo anno sociale, scolastico, lavorativo.
          Fortunatamente non sono solo io a pensarlo e, se molti giovani blogger scrivono pensieri “tristi” come quelli citati sopra, ve ne sono altri che danno un po’ di speranza: “Non voglio lamentarmi. C’è chi non sa neanche cosa siano le vacanze e io non sono nessuno per disprezzare o fare lagne. Chi fa grandi cose non riesce ad apprezzare i piccoli gioiosi momenti.
          Io il ferragosto l'ho passato con mio fratello, in terrazza a parlare e con il mio cane, e non credo possa esistere miglior ferragosto di questo”. Diversi adolescenti e giovani, senza essere extraterrestri, passano l’estate non in pieno ma “in pienezza”, mantenendo ritmi più umani, viaggiando anche per cultura, rilassandosi con un buon libro, godendosi mare e sole, non perdendo di vista la famiglia e i vecchi amici, creando nuove relazioni significative, dedicandosi agli altri con attività di volontariato, pensando a se stessi con tempi di ritiro e campi di formazione.
          State pensando che non si sappiano divertire? Che non sappiano godersi la giovinezza? Niente di più falso! Direi che in loro prevalgono le dimensioni della gioia, della festa, della solidarietà, della compagnia, dell’impegno, della musica, del canto; tutte cose che sono giovanili ed entusiasmanti davvero se ci si lascia coinvolgere. Si tratta non solo, dunque, di aver vissuto un’estate bella ed intensa, ma di aver scelto il cambiamento, di aver tenuto d’occhio un progetto o almeno un’idea guida, di essere stati se stessi con tutti i pregi e i difetti, le gioie e i dolori, le paure e le attese.
          Così una “storia” si incontrerà con mille altre, note e sconosciute, ma tutte straordinariamente e unicamente significative. E perché non si dica che ho scelto solo i pensieri negativi, ecco una riflessione di Cinzia: “Grazie a chi ha voluto condividere con me una parte importante della sua vita, grazie a chi mi ha ascoltato, grazie a chi ha visto le mie lacrime e a chi ha visto in me “germi di qualcosa di più”, grazie a chi ci ha ascoltate per strada, grazie a chi mi prendeva un po’ in giro e a chi ho preso in giro, grazie a chi mi ha regalato un sorriso o una risata, grazie a chi ha cantato e suonato con me”.
Marco Pappalardo
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