Per prima cosa va chiarito che si parla, appunto, di pena e non di colpa. La chiarificazione è importante perché per colpa s'intende l'offesa fatta a Dio; per pena la conseguenza della colpa; la quale pena resta anche dopo la remissione della colpa. La pena del purgatorio consiste essenzialmente nell' impossibilità di vedere subito Dio, attraverso lo "splendore della gloria", cioè la Luce della beatitudine .
del 07 giugno 2011
 
 
L'impossibilità di vedere subito Dio          Per prima cosa va chiarito che si parla, appunto, di pena e non di colpa. La chiarificazione è importante perché, purtroppo, anche in qualche espressione di testi di preghiera si sente ancora implorare che il nostro caro defunto sia liberato da ogni colpa.
          L'espressione, chiaramente, si colloca nel modo di parlare usuale. Ma quando si vuole essere esatti, bisogna ricordare che la teologia della Chiesa è esplicita: per colpa s'intende l'offesa fatta a Dio; per pena la conseguenza della colpa; la quale pena resta anche dopo la remissione della colpa. Per non allargare di troppo il discorso, e limitarci a quanto andiamo dicendo, questa stessa teologia insegna che per colpa, in senso stretto, s'intende solo il peccato mortale. In ogni caso, il peccato veniale viene annullato dalla stessa morte, quando è accettata cristianamente. Per cui, dopo la morte, se ci fosse ancora la colpa, perché non pentiti, non resterebbe che la condanna, cioè l'inferno.
          Precisato questo, ci resta da vedere in che consista questa pena. E avvertiamo, anche qui, come altro preambolo, che una vita virtuosa è il miglior modo di ridurre la pena dovuta alla colpa.
          Comunque, la Chiesa è persuasa che, tolti casi eccezionali (che non è dato a noi di conoscere), qualcosa di questa pena resta sempre, anche dopo la morte. E si sconta in purgatorio.
           Purgatorio deriva da purga, lavaggio, detersione. Per questa purificazione c'è il fuoco?... I nostri antichi lo hanno pensato e predicatori e teologi di altri tempi non trovavano molta difficoltà ad ammettere l'esistenza di quelle fiamme. Non si erano domandati se una realtà fisica/chimica, cioè naturale, come il fuoco, potesse esistere in un mondo e un in ordine soprannaturale, com'è tutto ciò che troveremo al di là delle soglie della morte.
          Molto meno avevano sospettato che quel fuoco fosse da attribuirsi all'immagine del mondo che avevano i nostri primi padri nella Fede, per i quali il tormento più spaventoso era il fuoco (non conoscevano i supplizi inventati dalla tecnologia moderna, quando è a servizio della violenza e dell'oppressione socio-politica).
          Tutto considerato, resta certo che la pena del purgatorio consiste essenzialmente nell' impossibilità di vedere subito Dio, attraverso lo 'splendore della gloria', cioè la Luce della beatitudine (il Lumen gloriae dei teologi).
          Le anime del purgatorio Dio lo vedono già, perché sono nella sua grazia e nel suo amore; ma hanno bisogno di quell' ultima purificazione, prima di raggiungere perfettamente il traguardo. E diciamo subito, per non dimenticarlo, che non è affatto vero quanto si leggeva su qualche libretto di pietà di altri tempi, o che diceva qualche predicatore di novene per defunti: che la pena del purgatorio è uguale a quella dell'inferno; solo che quella è eterna e questa no! Simili espressioni sono di una ingenuità deplorevole.
          A parte che già fra una pena eterna e una temporanea, la differenza è abissale, il fatto essenziale è un altro: che la pena dell'inferno è un castigo terribile, per chi si è ribellato a Dio; quella del purgatorio è una sofferenza provvidenziale, un atto di amore di Dio,per un figlio suo, che non potrebbe diversamente godere della beatitudine del Suo volto, se non fosse del tutto purificato il suo sguardo.
 
Padre Bernardino Bordo
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