È possibile mettere nello stesso mucchio la Polonia che non vuole istituire corsi scolastici per l'accettazione dell'omosessualità e l'Iran che gli omosessuali li impicca? Il buon senso, prima ancora che il senso della giustizia, dovrebbe consigliare risposta negativa. Non a tutti, a quanto pare...
del 03 dicembre 2008
È possibile mettere nello stesso mucchio la Polonia che non vuole istituire corsi scolastici per l’accettazione dell’omosessualità e l’Iran che gli omosessuali li impicca? Il buon senso, prima ancora che il senso della giustizia, dovrebbe consigliare risposta negativa. Non a tutti, a quanto pare. La dichiarazione per la “depenalizzazione universale dell’omosessualità” che la Francia – a nome dell’Ue – presenterà all’Onu il 10 dicembre prossimo, sessantennale della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, non convince il Vaticano, come ha spiegato monsignor Celestino
Migliore, responsabile dell’osservatorio della Santa Sede presso le Nazioni Unite, in un’intervista a un’agenzia di stampa francese. In discussione, ha detto Migliore, non è il rispetto e la tutela delle persone, “parte del nostro patrimonio umano e spirituale”, visto che “il catechismo della chiesa cattolica, dice, e non da oggi, che nei confronti delle persone omosessuali si deve evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione”. Il problema è che “si chiede agli stati e ai meccanismi internazionali di attuazione e controllo dei diritti umani di aggiungere nuove categorie protette dalla discriminazione, senza tener conto che, se adottate, esse creeranno nuove e implacabili discriminazioni. Per esempio, gli stati che non riconoscono l’unione tra persone dello stesso sesso come ‘matrimonio’ verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni”. Queste perplessità non sembrano affatto infondate, a leggere il testo integrale della dichiarazione proposta dalla Francia.
Alla ovvia condanna della negazione di basilari diritti umani si affiancano le solite, ambigue formulazioni fatte apposta per introdurre associazioni arbitrarie. Commetterà “violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali” il paese che non ammette il matrimonio gay? Sarà “discriminazione” da sanzionare l’opinione non “corretta” sull’omosessualità? Una volta lanciata, la dichiarazione francese nulla cambierà in Iran o in Egitto. Ma in altri contesti, per nulla persecutori contro i gay, la si potrà usare come una clava ideologica.
 
Il Foglio
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