Non è che vogliamo scansare la fatica di impegnarci in prima persona. Se chiediamo che vada bene un esame non è che non studiamo, ma ce la mettiamo tutta e poi ci affidiamo a Dio. Anzi la preghiera ti permette pure di avere la calma di chi sa che non gli può accadere nulla di male, che Dio sicuramente lo ritiene sempre un figlio.
del 13 novembre 2006
 
Molta gente dice che non è corretta nel pregare perché si rivolge a Dio solo per chiedergli qualcosa. Io purtroppo prego solo quando ho bisogno, poi quando ho ottenuto quello che ho chiesto non prego più, fino alla volta successiva, sempre perché ho qualcosa da chiedere. Che cosa penserà Dio di me? Bell’amico sei! vieni da me solo per interesse!
Dal punto di vista umano è un discorso che fila, ma per il Signore non è questo il problema. Lui non è un calcolatore, uno che segna tutte le cose che ci dà per poi presentarci il conto. Dio ama gli uomini che sanno fare progetti, che hanno a cuore la loro vita, che sanno sognare. E che cosa è una preghiera di domanda a Dio se non dirgli che abbiamo qualcosa cui teniamo tanto, che per noi è importante, di fronte alla quale ci sentiamo impotenti, e vogliamo che sia Lui a darci quella forza che da noi non siamo capaci di avere. Abbiamo un sogno da realizzare e lo vogliamo affidare a Lui.
Non è che vogliamo scansare la fatica di impegnarci in prima persona. Se chiediamo che vada bene un esame non è che non studiamo, ma ce la mettiamo tutta e poi ci affidiamo a Dio. Anzi la preghiera ti permette pure di avere la calma di chi sa che non gli può accadere nulla di male, che Dio sicuramente lo ritiene sempre un figlio. E se le cose non vanno per il verso che diciamo noi, non è detto che siano un male. Forse lo è per quel momento che stiamo vivendo. Ma Dio ha la vista lunga, se ti affidi a Lui non sbagli mai. La preghiera ha sempre una risposta anche se non è quella che tu vuoi. Lascia fare a Dio che ha in mano la storia del mondo e di ciascuno di noi. La preghiera è chiedere, cercare, bussare, non è importunare Dio per estorcergli ciò che vogliamo. E’ l’atteggiamento del figlio; chiediamo non per forzare la mano, ma per aprire la nostra a quello che lui ci vuol donare.
Ma noi faremo così con quelli che ci chiedono qualcosa o siamo della serie di quelli che non ascoltano nessuno, che anziché dare qualcosa, offrono con una mano e portano via con l’altra? Siamo una speranza per quelli che ci incontrano oppure siamo sempre e solo dei profittatori?
Dove troviamo la forza di essere per tutti una vera speranza?
mons. Domenico Sigalini
Versione app: 3.25.0 (fe9cd7d)