Si chiude oggi l'annuale Convegno ecumenico internazionale che il Monastero di Bose organizza in collaborazione con le Chiese ortodosse, dedicato quest'anno al tema quanto mai attuale della «Lotta spirituale».E, come è ormai tradizione, la giornata di chiusura è anche l'occasione in cui vengono presentati gli Atti del Convegno precedente.
del 18 settembre 2009
Si chiude oggi l'annuale Convegno ecumenico internazionale che il Monastero di Bose organizza in collaborazione con le Chiese ortodosse, dedicato quest'anno al tema quanto mai attuale della «Lotta spirituale».
 
E, come è ormai tradizione, la giornata di chiusura è anche l'occasione in cui vengono presentati gli Atti del Convegno precedente. Nelle pagine curate da Sabino Chialà, Lisa Cremaschi e Adalberto Mainardi si possono cogliere le diverse sfaccettature della difficile arte di generare alla vita interiore, di aiutare una persona a prendere consapevolezza di se stessa, dei propri rapporti con Dio e con gli altri e a crescere nella libertà e nell'autonomia.
 
Ora, la prassi della paternità spirituale è il terreno in cui le Chiese misurano la comune, costante preoccupazione della trasmissione della vita di fede come il bene più prezioso, che ha bisogno di padri e madri spirituali i quali, con fedeltà e intelligenza, con pazienza e misericordia, con umiltà e discernimento, sappiano farsi interpreti della paternità di Dio, quella paternità che Gesù di Nazaret ha narrato nella sua vita pienamente umana. È un discorso, questo, che potrebbe apparire di interesse limitato ai credenti e, in particolare, a quanti si professano cristiani, ma che in realtà contiene preziosi insegnamenti per chiunque si interroghi sul senso della propria vita, sulla direzione che può assumere la propria esistenza e quella delle persone con cui condivide non solo gli affetti ma anche l'orizzonte etico e le prospettive sociali. La relazione di paternità spirituale, del resto, è un fenomeno antropologico che il cristianesimo condivide, e non certo da tempi recenti, con altre religioni. Così, le questioni che solleva sono quanto mai attuali ancora oggi, in una società e una cultura moderna - o postmoderna - in preda a una crisi dell'autorità e, in particolare, dell'autorità paterna. Ora, potremmo chiederci se e in quale misura questa crisi tocca anche la paternità spirituale, quali insegnamenti la paternità naturale ha saputo e può ancora dare alla paternità spirituale. E, reciprocamente, in questa crisi della paternità naturale, il riflettere sui modelli della paternità spirituale - e, al di là di questa, della sua fonte, la paternità di Dio - non potrebbe costituire occasione di rinnovamento e di recupero di un cammino smarrito? La ventina di contributi raccolti nel volume cercano di sondare tutti gli aspetti di quest'arte antica quanto la dimensione spirituale dell'essere umano, non tacendone i pericoli - dall'abuso sulle coscienze più deboli allo sconfinamento nel culto della personalità - ma soprattutto evidenziandone le enormi potenzialità, anche attraverso l'analisi di concrete figure di padri spirituali e dei benefici influssi esercitati non solo sui loro discepoli ma sull'insieme della comunità cristiana e della stessa convivenza umana.
 
Del resto, già Tertulliano alla fine del II secolo d. C. ricordava che «cristiani non si nasce ma si diventa» grazie alla mediazione di un padre o di una madre esperti nell'arte dell'accompagnamento spirituale. Anche uomini e donne adulti e maturi non si nasce ma lo si diventa, e non da soli, ma grazie a quanti sanno dare un nome e un senso alle potenzialità nascoste che ci abitano, a quanti sanno destare e far emergere la dimensione interiore che fa pulsare il nostro cuore e ossigena la nostra mente.
 
Enzo Bianchi
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