Domenico Sigalini riflette sulla figura del giovane cristiano partendo dall'esperienza dell'Agorà dei giovani a Loreto.-Mi immagino un giovane che in un giorno qualsiasi prende in mano il giornale per informarsi di quello che capita e che tenti di reagire da cristiano a quello che legge. Prima parte dalle cose che gli interessano di più: può essere lo sport, la musica, i concerti, le proposte di aggregazione per il tempo libero...-
del 17 settembre 2007
 
Una delle mete che ci proponiamo in questa esperienza nazionale di Agorà è anche la ridefinizione della nostra identità cristiana. Chi è un giovane cristiano?
 
 
1. Mi immagino un giovane che in un giorno qualsiasi prende in mano il giornale per informarsi di quello che capita e che tenti di reagire da cristiano a quello che legge. Prima parte dalle cose che gli interessano di più: può essere lo sport, la musica, i concerti, le proposte di aggregazione per il tempo libero…, poi affronta le questioni più chiacchierate, spesso solo imposte all’opinione pubblica, dai persuasori; anche in questo campo inizia con i fatti di cronaca e poi approda a quanto gli interessa per la sua sensibilità. E’ qualcosa che lentamente diventa una sua scelta, su cui ha bisogno di conferme, di sapere di più, di approfondire. Alla fine uno sguardo sornione all’oroscopo. Non ci crede, ma fa sempre piacere sapere come andrà a finire anche quest’oggi, o, meglio, se ci sarà qualcosa che gli verrà incontro senza averlo meritato.
Ebbene se il punto di vista con cui legge il giornale, se, cioè, l’atteggiamento di partenza è di porsi al cospetto di Dio, nella fatica del suo credere, per offrire a ciò che gli passa sotto gli occhi un giudizio di adesione, uno slancio di condivisione, un inizio di assunzione di una qualche responsabilità, allora ha bisogno di far cantare nella vita tutto il vangelo che si porta dentro, tutta la luce della fede, tutte la capacità di meditazione che si è fatta.
Che elementi sono necessari?
• Una sensibilità evangelica alla globalità della vita, capace di giudicare solo dopo una accoglienza aperta, non prevenuta di quello che accade.
• La riflessione approfondita e la conoscenza della posta in gioco in alcune esperienze 'nuove'
• L’istinto a giocarsi dentro i fatti
• La possibilità di ascolto delle opinioni di altri, di condivisione e di approfondimento sia personale che comunitario
• La forza di un giudizio di merito
• Il bisogno di comunicare il proprio patrimonio e la propria scelta rispetto alle esperienze e ai fatti
Si tratta alla fine di vivere da credente nella realtà concreta al cospetto del mondo
 
 
2. Nello stesso giorno però si prende in mano anche la sua vita, oltre che il giornale: il suo presente spesso poco entusiasmante, il suo futuro prossimo che si concentra adagiandosi al prossimo week end, il futuro più vicino che può essere la sua esperienza affettiva, il futuro d’orizzonte che è la fine degli studi, il posto di lavoro, una professione diversa, le domande inevitabili sul senso dell’esistere. E’ l’ambito
maggiormente in espansione nel giovane d’oggi. Non è rifugio nel privato, ma è centralità del proprio essere nell’esistenza.
A questo riguardo può darsi che abbia lasciato l’anima sul comodino la mattina e se la riprenda stassera quando va a dormire oppure ha l’attitudine a dare risposte, a lasciar esprimere dei flash sulla sua vita che possono essere imparentati con preghiere, sentimenti, o soltanto degli sms agli amici. I sogni sono un capitolo particolare di questa sezione della vita, bucano il futuro, destabilizzano e danno ossigeno, aiutano a vivere e incantano, offrono ancore di salvezza e isole di individualità nell’appiattimento degli amici o nella progettata livellazione degli adulti. I sogni sono imparentati con la radicalità, non sono da disprezzare. A questo riguardo, la fuga nel virtuale attutisce talvolta la carica dei sogni. Deve mettere in atto un continuo voler star bene con se stessi e con gli altri contigui a sé, di essere contenti di vivere, di vivere nel reale.
 
3. Ancora nell’arco della giornata viene a contatto con l’imprevedibile fatto di gioia o di dolore, di sorpresa e di apertura insperata o di sofferenza ingiusta, subita, non facilmente superabile. L’altro, l’altra, gli altri, la vita entrano di forza nei suoi percorsi, nelle sue fantasie, nei suoi impegni. A questo spesso non si è attrezzati: gioia, smarrimento, dolore, ribellione, alla lunga menefreghismo, adattamento, disperazione momentanea, incapacità di elaborare il lutto, di dare un posto alla sofferenza, la percezione di essere perseguitati dalla sfortuna, ma anche una saggezza nuova. L’imprevedibile è fatto anche da qualche sogno che si realizza e allora ecco che si innesca una nuova voglia di futuro.
Si tratta di reggere il nuovo che caratterizza l’umano.
Gli si para davanti una serie di esigenze da affrontare con coraggio e continuità.
• Ha bisogno di essere attivo e responsabile nel costruire luoghi umani e umanizzanti nel continuo suo abitare 'non luoghi' nello studio, nel lavoro, nel tempo libero, nei tempo dello svago e dell’amicizia. Dare umanità agli spazi di vita, al mondo delle relazioni, ai tessuti della convivenza, alle piccole e grandi storie di vita che ciascuno si ritaglia, contro l’insignificanza, l’automazione e la costruzione in serie di parole e sentimenti, l’abitudine agli altri come al colore delle pareti
• Deve tessere modalità nuove di relazione vincendo la comoda fuga nel virtuale. La vita parte dai sogni, ma non si realizza nelle immagini; è una poesia, un mistero, non una sequenza di fotografie; è fatta di volti non di indirizzi elettronici
• per vincere la prigionia nel presente, deve ridefinire la propria identità nel recupero della memoria e delle radici, ma anche camminare verso il futuro. Il tempo è una linea continua: ogni uomo è un punto di essa che ne ha infiniti che lo precedono e altrettanti che lo seguono. Qualcuno ha segnato questo tempo, ha dato una direzione alla linea, ha stabilito un prima e un dopo: è Gesù. Lui è il Signore del tempo e sa darcene la dimensione.
• È chiamato a fare della sua vita una storia e non una accozzaglia di episodi; 'se le nostre vite non diventano storie, non c’è modo al mondo di viverle'(Coupland). C’è un filo che collega ogni evento all’altro che ci capita nella vita, non siamo una successione disordinata di avventure, di tensioni, di ansie e di piccole o grandi soddisfazioni, ma una storia con un disegno originale e misterioso da scoprire e realizzare.
• Sa di dover affrontare la solitudine del credente formandosi una coscienza forte nella verità. Ogni giovane si sente solo e ogni credente viene isolato. Il valore della verità non dipende dal numero di quelli che la sostengono, ma dalla verità che essa è.
• Si assume piccole o grandi responsabilità personali e collettive. E’ impossibile vivere con la testa nei nostri quattro spazi e pensare che il mondo attorno a noi si debba arrangiare.
• acquisisce una capacità di discernimento mentre non fugge dalle informazioni e dall’esposizione ai massmedia. La comunicazione e i suoi mezzi decidono le sorti delle democrazie, dei mercati, degli spostamenti di uomini e capitali, dei sentimenti e delle
decisioni personali. O ci si attrezza o si è sempre vittime dell’ultimo fotogramma, magari montato ad arte.
Tutto questo non scatta automaticamente se gira negli spazi della parrocchia, se mette in ordine i tempi forti. La tentazione più pericolosa è quella dell’automatismo cui affidiamo gli esiti di una vita credente. Occorre mettere in atto metodicamente delle esperienze che ti permettono di dare aria fresca alla routine di ogni giorno.
L’incontro con il Papa che concluderà il pellegrinaggio di questa settimana aiuta a camminare nella direzione di una ridefinizione operativa della figura di giovane credente
Si tratta di mettere nuovamente al centro al scelta di Ges√π. Il papa ci fa capire la differenza tra una scelta di vita basata sulla fede e un semplice insieme di norme di condotta finalizzate allo star bene.
All’interno della coscienza di ciascuno lui vuole che si realizzi una continua mistica dell’incontro con Gesù, perché ogni giovane con creatività sappia ridire per la cultura e la vita di tutti i giovani d’oggi la bellezza della figura di Gesù.
Quel fascino che Gesù già esercitava su Pietro e i suoi amici, quella simpatia, che creava attorno a sé, quell’amicizia che ti prendeva, quel sentirti guardato con amore, con sincerità, con trasporto è possibile ancora oggi. E noi lo possiamo fare assieme, di nuovo, per noi e per tutti.
 
 
Il contesto
 
Il contesto geografico in cui si colloca il Pellegrinaggio è la riviera adriatica, nota nel mondo giovanile, ma anche nella mentalità della gente come il luogo del divertimento e dello svago, delle ferie e del tempo libero. Il tempo libero per i giovani è tempo forte, spensierato, felice, semplice e capace di ricostruire amicizia, sentimenti, affetti, gratuità, avventura, fascino, gioia di vivere, umorismo e arte, sport e sfida dei limiti, allegria e scherzo, racconto di prodezze vere e più spesso millantate, ma anche purtroppo diventa luogo dove si consuma la solitudine della vita, dove la voglia di interiorità non sfocia nella dignità di una coscienza, ma nello stordimento dell'incoscienza.
Ebbene proprio qui dove la giovinezza cerca il massimo per sè il Pellegrinaggio chiede il massimo per gli altri alla scuola di Maria, giovane ragazza ebrea che fa scoppiare la sua gioia di vivere in un sì totale di fiducia nel futuro di Dio.
Il pellegrinaggio è
luogo della fratellanza
luogo della rinascita
luogo del passaggio da una terra senza Dio, a una terra secondo Dio
non fuga,
non alternativa
non isola felice o momento romantico,
ma ricerca in profondità delle proprie radici,
allenamento ad accogliere il nuovo che Dio porta
nelle maglie della vita quotidiana.
 
 
A Loreto per ritrovare la freschezza del Vangelo.
 
A Loreto si va alla scuola di Maria per accogliere con inalterata disponibilità il vangelo che è Gesù. Nel mondo giovanile non è raro imbattersi in serie ricerche di ideali alti, in progetti forse ingenui, ma capaci di inventare un futuro nuovo. La vita ha bisogno di fantasia, di cuori liberi, di utopie per poter mantenere il suo fascino e i giovani hanno
tutto questo. Solo che spesso questa riserva di energie si trasforma in una valanga che si abbatte sulla realtà senza finalità, come energia cieca, libertà formale, utopia orientata dai furbi, perché mancano luoghi, relazioni, persone che li aiutino a trovare strade, a misurarsi con coraggio, a inventare percorsi , a diventare esperienza per tutti.
Il Papa si pone in semplicità come guida, si lascia trascinare dalla loro voglia di incontrarsi, di sperare, di offrire i propri sogni. Li guida incontro a Cristo, ma anche sulle strade di un impegno più serio, di una condivisione di valori, beni e vangelo. Alcuni anni fa Giovanni Paolo II aveva convocato i giovani a Loreto in un momento difficile di guerra per l’Europa, oggi convoca ancora per alimentare passione per il vangelo, gioia di vivere in Gesù Cristo, relazioni tra coetanei fondate sugli ideali alti della vita cristiana.
 
 
Il segno della casa di Nazareth
 
Il segno scelto è la Casa di Nazareth, quell'ambiente sconosciuto ai più, che nel nascondimento è stato testimone della presenza della vergine Maria e ha visto maturare il suo sì definitivo al piano di Dio sull'umanità. In un tempo di fondamentalismi, che offendono l'intelligenza che il Creatore ha dato all'uomo, e di annacquamenti del vangelo che lasciano l'uomo nella sua invincibile povertà, ai giovani viene proposta la legge dell'Incarnazione; viene offerto il fascino di un Vangelo che si fa storia, di una disponibilità umana alla potenza di Dio che fa avverare il sogno della salvezza. Questo significa che i giovani sono invitati a offrire al vangelo la propria intelligenza perché possa impregnare le relazioni umane personali e pubbliche, la stessa cultura e la convivenza dei popoli di apertura e rispetto alla vita. I giovani devono poter mettere a disposizione la loro fantasia per aprire nuove strade di solidarietà, il loro slancio giovanile perché il futuro non sia come il passato di cultura di morte e il triste presente di ancora troppe guerre, viste come soluzione ai problemi dell’uomo, mentre ne disprezzano la vita e con essa ogni dignità. Incarnazione significa rimettersi ex novo alla scuola del vangelo, ritrovarne la bellezza e la freschezza spesso sotterrata dai nostri schemi incartapecoriti. Il Vangelo, ridotto a ideologia, ci ha fatto pensare che non avesse più nulla da insegnarci, che tutto si potesse riportare al già sentito e visto, come a una vecchia lezione di catechismo mandata a memoria per soddisfare qualche piccolo ricatto. Invece è sempre molto di più quello che vi possiamo scoprire di vita, di futuro, di ideali, di prospettive, di speranze perché il vangelo è Gesù e se lo si accoglie, lo Spirito sa delineare con arte i suoi contorni nella vita di tutti gli uomini. I giovani a Loreto lo fanno per sè, per essere portatori incoercibili nell’agorà di ogni popolo.
'Alcuni anni fa Giovanni Paolo II aveva convocato i giovani a Loreto in un momento difficile di guerra per l’Europa, oggi Benedetto XVI convoca ancora per alimentare passione per il vangelo, gioia di vivere in Gesù Cristo, relazioni tra coetanei fondate sugli ideali alti della vita cristiana. Oggi i giovani sono chiamati a mettersi al servizio dei criteri del vangelo, per costruire vita cristiana, relazioni di giustizia, mondi di solidarietà
 
 
 
 
 
mons. Domenico Sigalini
Versione app: 3.25.0 (f932362)