Ed ecco la svolta: l'intuizione che la sua “infallibile” ragione “aveva fallito”, seguita dalla drammatica e tragica decisione: uccidersi o credere in Dio. Era però consapevole di non poter fingere di “credere”, e ha voluto domandare sinceramente aiuto: «Dio, tu sai che io non credo in Te, ma io sono nei guai e ho bisogno di aiuto. Se sei reale, aiutami».
del 17 aprile 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
 
          Devin Rose è un normale ragazzo, con una vita molto simile a quella che ognuno vive ai giorni nostri. Nasce in una famiglia cristiana, ma lo era solo di nome perché dirsi cristiani in fondo, ormai va di moda. Tutti si definiscono così per poi dimostrare la loro completa estraneità alla fede in Gesù Cristo.          E’ normale che con il passare degli anni Devin abbia deciso durante il liceo di professarsi non credente. Giunto all’università, Devin, nonostante la sua vita normale accompagnata anche da buoni voti, una fidanzata e una numerosa presenza di amici, ha cominciato a sentire che qualcosa non funzionava: “Ho iniziato a essere divorato dall’ansia … ero nervoso nelle aggregazioni sociali, nei cinema o nei ristoranti …”, afferma. Più i giorni passavano e più l’ansia aumentava, quasi a trasformarsi in veri e propri attacchi di panico, perlopiù senza un apparente motivo, fino ad arrivare al desiderio di morire.          In questa drammatica situazione si è sentito solo, nonostante l’immenso amore dimostratogli dalla sua famiglia e dagli amici. La decisione che prese fu quella di “affrontare” il suo ateismo, diventato secondo lui il sinonimo della sua situazione. Decise così di parlarne con sua madre, e assieme si sono rivolti ad uno psicologo. La terapia diede qualche risultato, ma in realtà era uno stato soltanto parzialmente positivo, venne aiutato solo in modo limitato: «Ero clinicamente depresso, soffrivo di attacchi di panico frequenti, e combattevo una lotta titanica con le mie angosce infinite», racconta. Ed ecco la svolta: l’intuizione che la sua “infallibile” ragione “aveva fallito”, seguita dalla drammatica e tragica decisione: uccidersi o credere in Dio.          Era però consapevole di non poter fingere di “credere”,  e ha voluto domandare sinceramente aiuto: «Dio, tu sai che io non credo in Te, ma io sono nei guai e ho bisogno di aiuto. Se sei reale, aiutami». Dio risponde sempre, spesso non come pensiamo noi (“i miei pensieri non sono i vostri pensieri, nè le vostre vie sono le mie vie”, Is55, 1-11) e questo ci porta a lamentarci piuttosto che aprire meglio gli occhi. Non accadde nulla, infatti, ma Devin ha persistito a domandare e infine una risposta è arrivata: «È stato qualcosa che non avevo mai sperimentato», racconta oggi. «Mi ha dato il coraggio e la forza di affrontare le mie ansie paralizzanti e cominciare a superarle». Molto è servita l’amicizia con il suo compagno di stanza al college, di fede Battista: è sempre attraverso un altro che si può incontrare il cristianesimo. Ma non si è fermato qui: ha voluto capire il motivo delle divisioni all’interno del cristianesimo e imbattendosi nella storia della Chiesa cattolica, ha capito dove stesse l’autenticità. Dopo una breve catechesi è stato battezzato nel 2001. Oggi è ingegnere informatico e afferma: «posso dire che, dopo aver vissuto la fede cattolica per dieci anni, la mia fiducia in Cristo e la Sua Chiesa è diventata sempre più forte».
Antonio Ballarò
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