Como. Suor Maria Laura Mainetti beata: «Morì perdonando chi la uccideva»

La liturgia sarà presieduta dal cardinale Semeraro alle 16 a Chiavenna dove la religiosa fu assassinata da tre minorenni in un rito satanico. Il vescovo Cantoni: donna eucaristica e delle beatitudini

La liturgia sarà presieduta dal cardinale Semeraro alle 16 a Chiavenna dove la religiosa fu assassinata da tre minorenni in un rito satanico. Il vescovo Cantoni: donna eucaristica e delle beatitudini

«Un modello credibile di vita cristiana, che affascina e attrae perché vissuto nello scorrere dei giorni feriali». Il vescovo di Como, Oscar Cantoni, così descrive suor Maria Laura Mainetti che oggi, a Chiavenna (Sondrio), negli spazi dello Stadio comunale (per accogliere i fedeli nel rispetto delle normative anti-Covid) sarà proclamata beata. Il rito, in programma alle 16, sarà presieduto dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi.


Suor Maria Laura, religiosa delle Figlie della Croce di Sant’Andrea Fournet, sarà beata perché martire. Proprio il 6 giugno di ventuno anni fa fu uccisa da tre giovani, all’epoca dei fatti minorenni, nel contesto di un rituale satanico. Le ragazze la attirarono, di sera, in una zona poco frequentata della cittadina. Un piano preparato da giorni, nei minimi dettagli, a partire dall’inganno con cui richiamare l’attenzione della suora, che dedicò tutta la sua vita alle persone in difficoltà, soprattutto ai giovani. Una delle tre disse di aspettare un bambino e di essere pronta a interrompere la gravidanza perché sola e perché vittima di una violenza. Suor Maria Laura non si trasse indietro e fu subito pronta ad accogliere quella richiesta di aiuto che pensava vera. Uscì e andò incontro alla morte. Fu uccisa perché suora, perché donna completamente donata a Dio. Mentre veniva colpita mortalmente, fu capace di un estremo gesto di amore e misericordia: guardò le giovani negli occhi, una a una, e pregò Dio perché le perdonasse.
«Maria Laura, non ha cercato il martirio in sé, ma lo ha assunto come conseguenza della sua fedeltà a Gesù Cristo – afferma con convinzione il cardinale Semeraro –. Il segno distintivo del martirio cristiano è la testimonianza luminosa della vittoria dell’amore sull’odio e sulla morte. Maria Laura muore perdonando».


Per monsignor Cantoni, la suora «ha respirato la fede in famiglia e nella sua comunità, perché non siamo cristiani da soli». Conquistata dalla certezza, maturata da giovanissima al termine di una confessione, di «voler fare qualcosa di bello per Dio e per gli altri», nella famiglia religiosa delle Figlie della Croce «suor Maria Laura ha trovato la scintilla ideale per sviluppare e portare a compimento il suo santo proposito» dice ancora il vescovo di Como. La croce, sottolinea, «è l’espressione massima dell’amore di Cristo per ogni uomo, segno di una vita che è un continuo uscire da sé, per essere protesi verso i fratelli, in piena gratuità». «Maria Laura – riflette il cardinale Semeraro – si è esercitata nel vedere l’Altro negli altri. Quando bussavano alla sua porta, lei sapeva chi era: “È il mio Gesù!”, un’espressione dal vero sapore evangelico. Anche a chi era solito dirle “Vedo che hai tanti amici”, lei replicava: “No, no, è il mio Gesù”. Questo è il vero modello di un cristianesimo contemplativo, comunionale, incarnato nelle relazioni e nelle attività, missionario, gioioso per la gioia di essere amati da Dio in Cristo e di amare Cristo negli altri, specialmente i poveri».


Proprio per questo suor Mainetti è stata, per il vescovo Cantoni, «sorella e madre di tutti, donna delle beatitudini e donna eucaristica. La testimonianza della nostra beata non deve essere solo un tesoro da custodire e di cui gloriarci, ma uno stimolo eloquente perché anche noi, attraverso il Corpo e il Sangue del Signore risorto, viviamo in comunione con Lui, capaci perfino di giungere, proprio come suor Laura, al dono supremo del perdono». Una figura come Maria Laura, ci dice Semeraro, ricorda «che la santità è urgente, necessaria, ma è anche possibile, attraente, vicina. Così la intende papa Francesco quando la chiama “della porta accanto… di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio”. Quando la vita di un cristiano si fa luce, questa illumina tutti, credenti e non credenti, persino gli uccisori».


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