Attacchi terroristici, condizioni al limite della sopravvivenza secondo le Nazioni Unite, un paese di cui, molto spesso, il mondo considera solo le risorse naturali. Secondo il Rapporto sullo sviluppo umano 2011 dell'Undp, la Repubblica Democratica del Congo è l'ultima classificata delle 187 nazioni analizzate.
Vivevano a Ufamando Biriko, un piccolo villaggio nei dintorni di Goma. Hanno udito degli spari. Il papà è andato in paese, per informarsi su cosa stava accadendo, e ha lasciato a casa la moglie e i quattro figli. Quando è tornato, la tragedia: l'edificio era in fiamme, la moglie e due bambini barbaramente assassinati a colpi di macete e lance. Gli altri due figli, vivi per miracolo, avevano assistito al massacro. Il padre li ha presi con sé e l'unico appoggio che ha trovato è stato quello della missione don Bosco Ngangi, a Goma.
Si rischia una nuova emergenza umanitaria nella regione dei Grandi Laghi, a nord della Repubblica Democratica del Congo. Il prezzo del cibo è in costante aumento, la gente ha sempre più difficoltà a nutrirsi e la città (un milione di abitanti) continua ad essere circondata da campi profughi che ospitano almeno 300mila persone.
L'ennesima formazione di guerriglieri (M23) avrebbe minacciato di attaccare il centro urbano nei giorni scorsi, ma almeno questo rischio sembra scongiurato, per il momento. Una dozzina di Paesi della regione, fra cui RD Congo e Ruanda, giovedì 12 luglio hanno deciso di inviare una forza militare per combattere contro le formazioni dei ribelli.
In un comunicato del 6 luglio , i vescovi della Conferenza Episcopale del Congo denunciano un piano di balcanizzazione del Paese: “Sul piano economico, attraverso la presenza di reti di sfruttamento illegale delle risorse naturali. Sul piano politico, attraverso un'intensificazione della presenza inaccettabile delle milizie e dei gruppi armati stranieri che uccidono, violentano e saccheggiano, provocando la migrazione delle popolazioni congolesi ed un'occupazione illegale del nostro territorio”. I vescovi quindi: “Esprimono la loro compassione alle popolazioni sinistrate, vittime dei tormenti di una guerra ingiusta ed ingiustificabile”.
La missione salesiana di don Bosco Ngangi, a Goma, è un indicatore fedele della situazione di quest'area. Si tratta infatti dell'unico centro con una grande scuola e vari servizi per i minori in difficoltà: ragazze madri, bambini denutriti, vittime di violenze, ex bambini soldato. Don Piero Gavioli, il parroco, denuncia l'aggravamento della situazione: “Curavamo sessanta bambini denutriti, in pochi giorni sono raddoppiati. E, vista la situazione della regione, temiamo che il loro numero sia destinato ad aumentare”.
Secondo il Rapporto sullo sviluppo umano 2011 dell'Undp (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo), la Repubblica Democratica del Congo è l’ultima classificata delle 187 nazioni analizzate. Ma anche qui l'aiuto delle organizzazioni umanitarie è sempre più scarso. Da giugno il Pam (Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite) non garantisce più il cibo per la missione. “Diamo vitto e alloggio a 400 persone in difficoltà. A settembre poi, con la ripresa della scuola, torneranno i tremila bambini che mangiano qui l'unico pasto della giornata”. Don Piero non sa come fare a riempire gli enormi pentoloni che fino a un mese fa sfornavano 3500 pranzi, tutti i giorni.
Davide Demichelis
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