Due mediatori culturali di area afghano-islamica-mediorientale-minori sono rientrati ieri da una spedizione a Patrasso... L'Iran e Patrasso rappresentano due importanti stazioni di transito della migrazione afghana, migrazione che parla ufficialmente e a grandi lettere di "rifugiati" già dal 1978-79 con l'invasione sovietica.
del 31 ottobre 2008
Cari amici,
i due mediatori culturali di area afghano-islamica-mediorientale-minori del Comune di Venezia sono rientrati ieri da una spedizione a Patrasso.
Il progetto autofinanziato e realizzato per volenterosa iniziativa personale, ha dato assolutamente buoni frutti.
Abbiamo realizzato numerose interviste con la videocamera professionale HD che potranno essere montate e tradotte-sottotitolate per ricavarne materiale formativo per scuole, centri, comunità, comuni, associazioni.
Data l'esperienza dei mesi scorsi trascorsi a mediare preconcetti imbarazzanti, pretese assurde, codici strampalati di relazione, abbiamo pensato potesse essere utile andare a recuperare alcune informazioni direttamente alla fonte.
A questo proposito ricordiamo che molto materiale era stato raccolto nella nostra scorsa spedizione in Iran, con 5 mesi di rilievi ed interviste tra i sobborghi delle principali città iraniane afflitte dalla piaga della emigrazione clandestina, delle seconde generazioni senza diritti di cittadinanza, degli afghani integrati e politicamente attivi per il riconoscimento dei diritti umani.
L'Iran e Patrasso (Grecia) rappresentano dunque due importanti stazioni di transito della migrazione afghana, migrazione che parla ufficialmente e a grandi lettere di 'rifugiati' già dal 1978-79 con l'invasione sovietica. L'Eco europea e Italiana è relativamente recente rispetto all'esperienza migratoria di un popolo che si può definire realmente in diaspora, disperso già negli altri Continenti prima ancora che in Europa. L'Europa come risponde? Con la Convenzione Dublino per evitare 'l'asilum shopping', entrando in diretto contrasto con le pratiche di sopravvivenza del network internazionale afghano sviluppato nei secoli scorsi (vedi al riguardo gli studi dell'antropologo Alessandro Monsutti); con l'ennesimo inserimento in 'campi' di seconde generazioni che dai campi (campi profughi del Pakistan soprattutto) erano uscite fuggendo in Iran; con una gestione omogenea di una tipologia di migrante oltremodo complessa e specifica, che include giovani, molti minori, di diversa provenienza e di diversa estrazione sociale, con attese, capacità e prospettive di inserimento molto differenti e una storia d'asilo che pesa, in diversi modo, su ogni singolo caso.
La rabbia, la sfiducia, la tendenza all'assistenzialismo, le altissime aspettative che abbiamo incontrato in questi mesi hanno a mio parere una radice più profonda e radicata di quel che può sembrare e per affrontarle non basta valutare una singola situazione o un singolo Paese. le informazioni circolano all'interno della rete anche troppo velocemente, e nel caso si tratti di mal-informazione i danni visibili non sono più di quelli non immediatamente osservabili.
Questi i motivi per cui abbiamo scelto di andare a Patrasso, la prima faccia dell'Europa e l'isola del non ritorno per molti 'Dublini' Europei.
 
Gli obiettivi di questo viaggio erano principalmente:
 
·        verificare la conoscenza di normative, diritti e doveri riguardo la richiesta d'asilo e la 'minore età' alla prima tappa di ingresso in Europa.
·        verificare la situazione al porto di Patrasso ormai tristemente leggendario per violazione dei diritti umani ecc...
·        verificare la situazione al campo 'profughi', nascita, storia, relazioni con le autorità, dinamiche interne, situazione igienico-sanitaria, motivi di tensione, sviluppi
·        intervistare i ragazzi riguardo le loro pratiche d'asilo aperte in Grecia
·        verificare la situazione dei ragazzi dichiarati Dublino dopo un soggiorno in Italia e di cui, si dice, le pratiche siano bloccate nello Stato Membro che dovrebbe esserne competente (per il 90% di loro la Grecia, appunto)
·        intervistare i ragazzi riguardo le aspettative, il sogno europeo e la leggendaria eco del network europeo afghano tra miti di sussidi, eldorado e documenti nei vari Paesi d'Europa.
·        sondare le diverse situazioni di partenza, i Paesi di provenienza, il grado di istruzione, le classi sociali presenti.
·        verificare il numero di minori presenti al campo (campo non inteso come lo intendiamo noi ovviamente! il che equivale a dire 'minori in strada')
·        intervistare i ragazzi riguardo le 'tratte', i costi ei rischi della traversata da Afghanistan a Europa.
 
 
Un primo report, soprattutto fotografico di questo viaggio lo potrete trovare all'indirizzo seguente:
 
http://corpidiconfine.splinder.com/?from=4
 
 
Francesca Grisot
 
Mediatore Culturale
Dr.ssa in Lingue e Culture dell'Eurasia e del Mediterraneo
e in Studi Antropologico Linguistici dell'Eurasia e del Mediterraneo
specializzata in Cultura Islamica e Lingua Farsi
 
Francesca Grisot
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