E' opportuno richiamare la definizione di contraccettivo: metodo che impedisce temporaneamente il processo fisiologico della riproduzione interferendo con i fattori di fertilità maschili e femminili.
del 13 aprile 2010
 
          La storia del controllo della fertilità, ovvero della contraccezione, è molto antica. Le prime testimonianze risalgono alla Cina del 2500 a.C. Così il papiro di Kalun in Egitto, risalente al 1900 a.C., e quello successivo del 1600 a.C. di Ebers descrivono pessari e tamponi variamente “medicati” con escrementi di coccodrillo e miele, o con acacia e miele così da produrre acido lattico sfavorevole alla mobilità degli spermatozoi.
 
          Sarebbe troppo lungo elencare tutti i successivi passi che hanno segnato l’evoluzione della contraccezione. Preferirei, invece, indicare quello che ha rappresentato lo step davvero storico: l’introduzione della pillola di Pincus. Siamo nel 1956. Usufruendo degli studi precedenti, che avevano evidenziato come l’ovulazione è soppressa durante la gravidanza e ricorrendo agli ormoni ovarici è possibile controllare la fertilità, si dimostra che somministrando per via orale determinati ormoni (estrogeni e progestinici) si inibisce l’ovulazione. E non solo.
          E’ opportuno richiamare la definizione di contraccettivo: metodo che impedisce temporaneamente il processo fisiologico della riproduzione interferendo con i fattori di fertilità maschili e femminili. La pillola estro-progestinica, la classica “pillola”, agisce a vari livelli: sull’ovaio ostacolando l’ovulazione; sulle tube alterando il meccanismo di trasporto dei gameti (ovocita e spermatozoo) o dell’embrione; sull’utero alterando la mucosa così da impedire l’annidamento dell’embrione qualora si sia ugualmente formato; infine sulla cervice uterina modificando le caratteristiche del muco così da ostacolare il passaggio degli spermatozoi. Si evince, pertanto, un’azione combinata che non è solo rappresentabile dall’impedimento della fecondazione sebbene prevalente.
          Definiamo anche gli intercettivi e i contragestativi. Intercettivi sono i metodi ormonali o meccanici che impediscono l’impianto dell’embrione nell’utero. Quindi sono abortivi. Parimenti i metodi ormonali contragestativi che provocano il distacco dell’embrione già annidato.
          Ciò nonostante assistiamo alla mistificazione dell’intercezione a contraccezione, per quanto quest’ultima dovrebbe essere intesa rigorosamente come da definizione sopra riportata e scientificamente condivisa.
          Per introdurci nell’attualità e rappresentare quanto si va concretizzando lungo un percorso già preordinato, richiamo Étienne-Émile Baulieu che – relazionando per la prima volta sull’Ru486 all’Accademia delle Scienze di Francia nel 1982 – affermava “[…] la somministrazione orale induce l’interruzione della fase luteale del ciclo mestruale e la gravidanza nella fase iniziale (ndr. uso dell’Ru486 per la c.d. “contraccezione di emergenza” e per l’aborto chimico). E’ un metodo che ha le capacità di rappresentare una nuova metodologia per la regolazione del ciclo mestruale e per la regolazione della fertilità (ndr. uso dell’Ru486 nella formulazione delle future pillole contraccettive)”. E questa è anche narrazione scientifica dei nostri giorni. Detto in altri termini: si va segnando il passaggio dall’utilizzo dell’Ru486 come abortivo chimico all’impiego come “contraccettivo”. Ovvero, l’abortivo che verrà presentato come contraccettivo suffragato dai falsificati concetti di “salute e diritti riproduttivi”.
          Argomentiamo più dettagliatamente. Si potrebbe dire che tutto ciò rappresenta solo la naturale e prevedibile evoluzione di una molecola, in altri termini il progresso nel controllo della fertilità mediante la disponibilità di nuovi ormoni. Non è proprio così e ci è di aiuto a tal proposito l’attualità. E’ di questi giorni il dibattito sull’introduzione di una nuova molecola (ulipristal acetato, EllaOne®) che, somministrata entro 5 giorni dal rapporto ritenuto fecondante, viene propagandato come nuovo “contraccettivo” di emergenza. EllaOne® è un antagonista dell’ormone progesterone, essenziale per la gravidanza. EllaOne® non può essere certamente un contraccettivo perché la somministrazione a 5 giorni non impedisce certamente la fecondazione – quindi non è classificabile come contraccettivo - ma inibisce l’annidamento svolgendo, pertanto, un’azione intercettiva abortiva. E la molecola di EllaOne® appartiene alla stessa famiglia dell’Ru486! Con l’introduzione di EllaOne®, quindi, ci si prepara anche all’introduzione d’uso dell’Ru486 – tra qualche anno – come “contraccettivo” di emergenza, e le cui finalità e meccanismi di azione contraccettive non sono.
          Immediatamente evidente le risultanze sia in ambito procedurale che soprattutto culturale: l’aborto si fa “contraccezione”. Riducendosi – nella insignificanza indotta dalla manipolazione scientifica, concettuale e semantica – a mero intervento di impedimento temporaneo della fecondazione, si annulla il valore proprio e relazionale del procreare; si svilisce il senso della vita umana sin dal suo incipit (concepimento); si banalizza la procedura fino a negare anche il palese riduzionismo antropologico ed etico conseguenti.
Lucio Romano
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