«Così noi, monache di clausura, abbracciamo il mondo»

Cosa c'entra la preghiera di una quarantina di monache trappiste con il dramma dei cristiani iracheni? Può la preghiera abbracciare il mondo intero?

«Così noi, monache di clausura, abbracciamo il mondo»

da Teologo Borèl

del 22 novembre 2010

         

          Cosa c’entra la preghiera di una quarantina di monache trappiste con il dramma dei cristiani iracheni? Può la preghiera abbracciare il mondo intero?

          Domani è la solennità di Cristo Re, e insieme è la Festa della Presentazione di Maria al Tempio e la giornata di preghiera per le claustrali. Per la nostra piccola comunità è anche il quarantaduesimo anniversario della 'stabilità' qui a Valserena: eventi per diversi motivi convergenti nella preghiera.

          Cristo sommo sacerdote è in realtà l’unico mediatore 'abilitato' ad essere il pontefice tra la terra e il cielo, l’intermediario, il vero intercessore, l’Unico che essendo vero Dio e vero uomo può essere contemporaneamente dalla parte del Padre e dalla parte dei fratelli.

          Come Sacerdote e insieme Agnello sacrificato, è anche origine della preghiera e mediatore della stessa, è il celebrato e il celebrante principale. A questa liturgia che unisce cielo e terra partecipiamo anche noi, il monastero di Valserena, nel grande mondo delle claustrali, nella memoria di Maria presentata al Tempio, figura della Chiesa. La preghiera di tutti questi 'celebranti' attorno al celebrante principale domenica è indirizzata a Dio per i fratelli sofferenti dell’Iraq.

          1. Una comunità particolare e il suo voto di stabilità. Il primo gesto con cui una nuova fondazione si radica nel territorio e nella chiesa dove è destinata a rimanere è il rinnovo in forma comunitaria e solenne del voto di stabilità che ciascuna ha promesso al momento della sua professione personale.

          Il voto di stabilità insieme a quello di conversione e agli altri tre voti (obbedienza, castità, povertà) è un pilastro dell’identità della monaca ed è profondamente legato alla preghiera. La stabilità è l’espressione di un’alleanza con Dio significata dal dimorare in uno stesso luogo e dal legarsi fisicamente a un gruppo preciso di persone così da creare nel mondo uno spazio di preghiera e di pace, un patto di vita comune e di comunione.

          I fratelli di Thibhirine, parte della schiera dei testimoni della chiesa in Oriente, ci hanno insegnato che il senso profondo della stabilità monastica sta nel perseverare insieme, cum-stare, fino e oltre la morte.

          2. La giornata di preghiera per le claustrali. Non siamo sole in quest’ufficio: oltre alle altre comunità del nostro ordine, una vera rete di preghiera avvolge il mondo, abbellita dai più vari colori dei carismi che lo Spirito ha regalato alla Chiesa: c’è la preghiera cistercense, certosina, carmelitana, la preghiera degli eremiti ed eremite, la preghiera degli antichi monasteri benedettini e tanti altri. Dio voglia che la nostra preghiera sia come le preghiere dei santi che come coppe colme di profumo salgono alla presenza del trono di Dio.

          3. La Presentazione al Tempio di Maria, l’Orante perfetta, figura della Chiesa, ci parla di una preghiera che ha due caratteristiche precise: è la preghiera dei Salmi, che è per sua natura la preghiera di un popolo, ed è anche una preghiera cantata. Il silenzio e il canto sono le due espressioni che l’uomo moderno ha disimparato, la prima caratteristica degli abissi silenziosi del mare, la seconda caratteristica dei cieli: all’uomo abitante della terra è rimasto solo il gridare. Ma il salmo ci conduce dalle profondità del silenzio alla musica celeste e al canto nuovo.

          4. I vescovi italiani hanno invitato a pregare per i cristiani iracheni perseguitati e per i loro persecutori. Accanto al trono dell’Agnello ci sono quest’anno dei sacerdoti e dei fedeli, che hanno unito il loro sangue al sangue eucaristico di Cristo e insieme al Figlio si possono presentare al Padre. Pregare per i cristiani dell’Iraq significa stare dalla parte del Figlio e con Lui e con loro offrire al Padre la loro sofferenza e la loro preghiera.

          Ma significa anche intercedere per i persecutori, mettendosi dalla parte degli uomini, in un certo senso, contro l’ira di Dio. Pregare per i persecutori significa prendere sul serio il problema del male, vagliarlo tramite le stesse parole infuocate dei salmi così che la rete della preghiera che avvolge il mondo, fatta dalle coppe colme delle preghiere dei santi, e dal sangue dei martiri, diventi una corona di fuoco, una barriera di fuoco contro il padre della menzogna.

          La preghiera d’intercessione, la preghiera liturgica dei salmi, cantata da un popolo che si fa voce del cosmo, e voce del mondo, in particolare dal popolo delle claustrali, che servono nel Tempio come Maria: sono alcune delle dimensioni della preghiera di una singola comunità monastica, come la nostra, che fa memoria in quello stesso giorno del suo primo radicarsi in una chiesa, 42 anni fa, in un territorio, in un corpo di sorelle Ma lo sono perché la loro povera preghiera, 'povera voce di un uomo che non c’è', entra nella preghiera che il Figlio, eterno Sacerdote, da sempre rivolge al Padre, restituendogli l’universo e il mondo in offerta redenta e purificata.

          suor Maria Francesca Righi          monaca dell’ordine cistercense della stretta osservanza          Monastero di Valserena (Pisa)

sr Maria Francesca Righi

http://www.avvenire.it

Versione app: 3.25.0 (f932362)