[...] abbiamo unito le forze, creato un progetto che potesse attirare questo tipo di ragazzi ed è nata la “Special Summer”
Quand’ero alle elementari, nella mia parrocchia nella periferia più lontana di San Donà di Piave, venivano ogni tanto le “missioni” ed era una festa, ci si incontrava, si ascoltava un sacerdote molto bravo, gli adulti “diventavano più buoni” e noi più piccoli ci divertivamo.
Quando poi, sono diventata più grande, ho capito che la parola “missione” era legata alle persone che decidevano di andare dai popoli del 3° mondo, così si diceva, dove e come fossero gli altri mondi non me lo sono mai chiesto più di tanto, ho solo capito che ad un certo punto per una forma di rispetto si è cambiato il modo di parlare e si è cominciato a dire … missione ai popoli in via di sviluppo. Forse ci si è accorti nel frattempo che anche nei nostri quartieri, nelle periferie delle nostre belle città esistevano “persone in via di sviluppo”, persone che per i motivi più diversi vivevano in situazioni di disagio con più o meno dignità.
Questa realtà, è molto famigliare alla nostra comunità di F.M.A. che vive nella città di Trieste, dove il disagio del mondo giovanile è molto alto. Guardando al nostro quotidiano, ai ragazzi , ai giovani e alle “famiglie” che incontravamo, riflettendoci un po’, abbiamo visto che molti ragazzi tra gli 11 e i 14/15 anni nel periodo estivo vivevano più o meno nell’ozio e in balia a sé stessi, perché l’unico genitore con cui vivevano doveva andare al lavoro o non aveva molte possibilità nel prendersi cura degli stessi.
La domanda del territorio ci è apparsa subito chiara, ma come sempre non è facile trovare le forze per partire. Mentre si pensava ad un progetto sostenibile, la cosa bella è stata accorgersi che non eravamo solo noi F.M.A. a porci questo problema, c’erano anche un altro parroco che casualmente ci ha incontrato e le suore della Carità dell’Assunzione e così abbiamo unito le forze, creato un progetto che potesse attirare questo tipo di ragazzi ed è nata la “Special Summer”, ovvero una serie di attività da fare in piccoli gruppi, non singolarmente, con uno sfondo socialmente utile.
Un esempio: andare a riordinare il magazzino di un “Centro aiuto alla vita”, così lo si conosce, si incontrano dei bambini, si riflette su come, alcune volte i poveri non vengono trattati con dignità perché si riserva loro gli scarti, quando puliamo i nostri armadi oppure raccogliere la lavanda e fare dei piccoli mazzi da regalare alle persone anziane della parrocchia o a chi si incontrava per fare in modo che la “gentilezza si moltiplicasse”.
Un’altra attività è stata creare con le nostre mani un grande gioco per poi regalarlo ad uno dei tre centri.
Non sono mancate anche attività con un pizzico di “cultura”, siamo andati a visitare i sotterranei di una chiesa antica che erano state dei luoghi di protezione durante le guerre e delle prigioni in un secondo tempo. Abbiamo lavorato puntando molto sulla responsabilità di ciascuno, dove gli adulti erano chiaramente di supporto, condividendo tutta la giornata assieme ai ragazzi, perfino il pranzo era preparato dai ragazzi, a turno un gruppo cucinava per gli altri.
È chiaro che c’era anche spazio per il gioco, per qualche momento di “relax” e uno spazio di festa, infatti il venerdì facevamo un orario speciale cominciavamo nel primo pomeriggio per poi arrivare fino alle 22.00, che poi scivolavano sempre in avanti, dove assieme si giocava con gli scout o con qualche ragazzo della formazione professionale che ci ha insegnato a giocare a cricket, invece che il solito calcio, basket o pallavolo. Conoscendo più da vicino la simpatia, le capacità e la generosità di chi proviene da un’altra cultura. Il risultato finale è stato molto positivo, i ragazzi si sono molto divertiti, sono aumentati di numero nel corso delle settimane, quasi a provare che “assieme si stava bene”.
Terminata l’esperienza è partito spontaneamente sul gruppo whatsapp una catena di ringraziamenti molto mirati da parte dei genitori, ognuno con le proprie modalità, sottolineando che avevano toccato con mano la “felicità dei loro figli”.
Chiudo con un “leitmotive” che mi ha accompagnato, anzi ci ha accompagnato in questa estate … “crea le condizioni perché cresca il bene, ti stupirai cosa quanto ne scoprirai dentro a ciascun ragazzo”.
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