Ma davvero i giovani sono una sommatoria di problemi? Tra i tanti, letti e commentati, mi pare di cogliere un aspetto come vero e presente: la solitudine. Molti giovani si sentono soli, abbandonati e spinti a cercarsi e crearsi autonomamente una identità e un ruolo da giocare nella società. Sembrano distanti e disinteressati al mondo, ma...
del 05 ottobre 2009
In tempo di crisi economica e sociale, in cui è difficile pensare ad un futuro anche prossimo, perché i giovani non sono più visti come “speranza del mondo”? Eppure sono loro che trovano il coraggio di sognare in grande! ... e di cambiare il mondo!  
 
Il mondo, come vede i giovani?
 
Ho provato, nel corso delle ultime settimane, a raccogliere dai giornali nazionali le principali notizie riguardanti i giovani, per cercare di capire cosa e come si racconta di loro in questo periodo in cui tutto parla di crisi: economica, sociale, di relazioni, della famiglia, dell’educazione, dell’istruzione... Il mio desiderio era semplice, riuscire a regalarvi un po’ di notizie in cui venissero messi in luce desideri, volontà e potenzialità dell’agire dei giovani: le loro idee, i loro interessi, i desideri, i sogni, le cose belle che fanno in giro per il mondo. Purtroppo, sono rimasto abbastanza sorpreso e deluso dagli esiti della mia ricerca: quantomeno per ciò che emerge dai giornali, sembra che i giovani siano per lo più un problema, piuttosto che una risorsa. In molti di questi articoli ci sono lamentele verso il comportamento dei giovani (chiasso, maleducazione, bullismo...) o sono riportati fatti di cronaca, di criminalità o di violenza generata e subita (spesso entrambe). In altri, sono analizzate le “nuove” capacità relazionali che hanno sviluppato i giovani, sfruttando le moderne tecnologie, e pur riconoscendone possibilità e potenzialità, sono messe in risalto maggiormente le situazioni di dipendenza nei loro confronti e le manifestazioni negative che in alcuni casi ne derivano (incapacità di relazione e di sviluppare un pensiero critico, solitudine, distanza dal reale, squilibri, disinteresse...). Sembra esistere una distanza profonda tra la vita dei giovani e quella di coloro che la raccontano. Soggetti diversi che, pare, parlino anche lingue diverse: due culture, due modi di intendere la vita e le relazioni in cui spesso si generano malintesi e problemi di comunicazione.  
 
Un cambio di prospettiva
 
Ma davvero i giovani sono una sommatoria di problemi? Tra i tanti, letti e commentati, mi pare di cogliere un aspetto come vero e presente: la solitudine. Molti giovani si sentono soli, abbandonati e spinti a cercarsi e crearsi autonomamente una identità e un ruolo da giocare nella società. Sembrano distanti e disinteressati al mondo, ma forse perchè avvertono che esso non ha grandi aspettative nei loro confronti, non lo sentono come un luogo proprio, in cui vivere e per cui impegnarsi. Ecco che allora la tentazione è quella di spegnere i contatti, diventare invisibili, allontanare tutti coloro che non sono momentaneamente (o permanentemente) graditi. Così facendo però non c’è un cambio di prospettiva verso orizzonti più ampi: chiudendo tutte le barriere con chi forse non ci capisce (e magari ci critica) o ci sembra lontano dal nostro modo di vivere, non si creano occasioni di chiarimento e di confronto. A nostra volta prenderemmo le distanze senza il desiderio di capire e accogliere l’altro. Il rischio è quello di concentrarsi sempre sul negativo delle cose, come magari fanno in questo momento i giornali, individuando sempre nell’altro ciò che ci separa da lui, piuttosto che riconoscere e mettere in luce tutte le caratteristiche e i desideri che uniscono. Si chiudono così le strade che portano all’incontro e al confronto, sfociando solo in una solitudine ancora più profonda e disperante: una sfiducia verso tutti e, infine, verso se stessi.
 
Controcorrente
 
I giovani non possono accontentarsi di uno spazio ristretto entro cui muoversi a fatica, dovendo sgomitare per farsi largo: la gioventù è proprio il tempo in cui crescere nelle idee, nelle relazioni e nella propria personalità e in cui scoprire, ed iniziare a costruire, un grande progetto di vita. Semplicemente: la loro realizzazione, unica, personale, autentica. Vogliono vita vera, vita in abbondanza: tutto il resto non può che andare stretto! Gli orizzonti dei giovani sono sempre ampi, anche se può capitare che nessuno lo dica loro; un mondo in cui ognuno pensa a se stesso, al recinto dei propri problemi e dei propri piccoli interessi, non può certo essere vissuto come qualcosa che si condivide con altri. Solo se sento che il mondo è mio, che è il terreno in cui mi gioco la vita e posso costruire relazioni, non ho paura ad impegnarmi per renderlo un posto migliore per me e anche per gli altri. La crisi, cantava Morgan (con i Bluvertigo) qualche anno fa, è un eccesso di lucidità. Mi ha sempre colpito questa espressione: significa che può diventare occasione per far chiarezza, per intuire ciò che è più autentico, può ordinare la vita e le scelte. Una occasione, non solo per i giovani, di riscoprire l’apertura, il confronto e il farsi incontro.
 
Un grande sogno...
 
In questo momento di crisi globale, tutta l’umanità ha bisogno di essere sostenuta: per accogliere il mondo e custodirlo, è necessario sentirlo come proprio, come qualcosa che ci appartiene, che ci è affidato, qualcosa di cui non possiamo fare a meno: accogliere per voler bene e custodire! Sarà un’impresa dei giovani quella di riuscire a riaprire i rubinetti del contatto, riavvicinare le persone, rinnovare l’amicizia, l’entusiasmo e la condivisione. Loro sanno ancora cos’è l’amicizia e quanto sia bello voler bene ai propri amici, essere loro vicini ed avere sempre un riferimento sicuro. Non con la presunzione di chi “ha capito tutto e sa come si fa”, ma con la certezza, la concretezza e la gioia di vivere in modo sereno nel contatto vicino, nella relazione accogliente e solidale con le persone. Senza dimenticare il sorriso: essere contenti di ciò che si è!
 
Sarà un momento di crisi per molte cose, ma ai giovani basta poco: qualcosa per cui valga davvero la pena spendersi, in cui investire per realizzare completamente la propria vita. Voi direte: ti pare poco? No, è vero, non è poco: è ciò che conta davvero. Forza allora, c’è un mondo che ha bisogno di grandi sognatori!  
 
 
Luca Magarotto
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