Cristiani chiamati ad una vita di servizio

Per i credenti la vocazione proviene da un'iniziativa di Dio, libera e gratuita, inserita in un piano provvidenziale che tocca la persona nel suo profondo e la colloca nel contesto di una comunità nella quale può offrire una testimonianza e una proposta di senso ulteriore e trascendente.

Cristiani chiamati ad una vita di servizio

da Quaderni Cannibali

del 28 aprile 2011

 

1.      La vocazione: realtà umana e divina

          La chiamata può essere risignificata attraverso una parola che ha una valenza molto ampia e significativa, ed è la “vocazione”. Chiamata dunque equivale a vocazione. Notiamo subito che la vocazione è un tema complesso, estremamente attuale, anche se spesso viene ridotto a vocazioni che non hanno nulla a che fare con impegni di donazione e di servizio, come la vocazione turistica, la vocazione economica di certe zone, ecc.

          In un mondo in cui le persone rischiano di essere livellate dentro un orizzonte piuttosto angusto del solo mestiere o di una professione vissuta in modo abitudinario, l'appello alla vocazione reca un significato più elevato, confrontando il mestiere e la professione con un quadro di valori essenzialmente riferito al disegno che Dio Creatore e Redentore ha sull'uomo.

          Infatti per i credenti la vocazione proviene da una iniziativa di Dio, libera e gratuita, inserita in un piano provvidenziale che tocca la persona nel suo profondo e la colloca nel contesto di una comunità nella quale può offrire una testimonianza e una proposta di senso ulteriore e trascendente.

          Vocazione e progetto di vita sono due aspetti di un dialogo che avviene da parte di Dio con la chiamata e da parte dell'uomo con la risposta. Per usare parole umane Dio parla, suggerisce, propone, attraverso segni, mediazioni suggerisce il suo disegno su ciascuno.

          L'uomo intuisce, presta attenzione, scopre, elabora, risponde. Il dialogo con il Signore è un punto di riferimento misterioso, profondamente umano e aperto alla trascendenza.

          La chiamata è inserita nel contesto della personalità delle sue libere scelte e in rapporto alla fede fa appello all'intervento di Dio e al mistero della salvezza.

Di qui comprendiamo che il concetto di vocazione si presenta sotto 3 punti di vista:

- Anzitutto un dialogo e una relazione, in quanto entrano in gioco Dio e l'uomo su una duplice sponda;

- Una crescita ed una evoluzione, in particolare per i giovani che si pongono per la prima volta il problema del senso e del progetto di vita;

- Una storia e una cultura, in quanto la vocazione avviene nel corso dell'esistenza storicamente situata e datata.

          La vocazione si realizza in molteplici modi secondo i doni che Dio ha dato, le mediazioni umane, le situazioni di vita, gli appelli misteriosi della grazia di Dio nel cuore umano, le chiamate esistenziali in particolari momenti della storia. 

 

2.        Tutti hanno una vocazione

          Prima del Concilio la vocazione e le vocazioni erano ristrette esclusivamente ai candidati dal sacerdozio e alla vita religiosa. Erano dette vocazioni sacre, da svolgersi in contesti ben definiti, dentro determinati comportamenti ecclesiali.

          Dopo il Concilio Vaticano II la vocazione è riferita essenzialmente alla chiamata di ciascuno a scoprire il modo personale con cui può entrare in rapporto con Dio e realizzare il suo disegno.

          Perciò tutti hanno la vocazione, anche se con diversificazione e pluriformità di chiamate. Nella vocazione c'è anzitutto la chiamata alla vita, la chiamata all'amore, la chiamata all'impegno e alla responsabilità, e quindi la vocazione cristiana, che è una riposta di fede dentro la liberazione recata da Cristo realizzando il progetto del Padre per la salvezza dell'umanità.

          All'interno della vocazione cristiana ci sono diverse chiamate particolari, segnate da doti specifiche o appelli particolari, come il sacerdozio, la vita religiosa, carismi collegati a particolari tipi di servizio che vengono svolti all'interno della missione della Chiesa e della sua presenza nella società.

          In particolare, oggi, diviene importante che il laicato assuma questo progetto di vocazione e che lo realizzi con protagonismo e creatività, arricchendo l'impegno ministeriale del sacerdozio e della vita religiosa con ministeri laicali essenziali per l'evangelizzazione.

 

3.        Cos’è la 'vocazione'

          La vocazione viene percepita come una risposta ad un impulso, ad un appello interiore variamente articolato e diversificato, vissuto sotto il profilo umano con un coinvolgimento emotivo che distingue l'impegno vocazionale dal vivere un mestiere e dallo svolgere una professione. In particolare nei credenti e in coloro che hanno fatto una scelta di fede questo impulso interiore viene sentito in maniera profonda, tale che coinvolge la persona all'ascolto del Signore che parla, per cui la persona si rende disponibile come la Vergine Maria, colei che ha detto: 'Si faccia di me secondo la tua parola'.

          La vocazione è un progetto di vita propulsivo e creatore. Il progetto di vita non è fatto una volta per sempre ma si estende a tutte le età della vita e coinvolge l’autonomia, la libertà, il superamento di crisi, di cambiamento in vista di ulteriori domande che io Dio pone alla persona.

          E' importante che la persona sia fedele a Dio, capace di adattarsi, di fidarsi di Lui e orientare le proprie scelte in rapporto al divenire personale nella storia.

          La vocazione è un dinamismo essenzialmente affettivo-oblativo, cioè fatto di amore e di servizio. In fondo la vocazione coglie le dimensioni più profonde della personalità, quelle che fanno riferimento alle emozioni e agli affetti, alla capacità di amare, alla disponibilità a servire. Secondo le Costituzioni Salesiane la vocazione è 'una via che conduce all'amore'. Pertanto la vocazione si oppone all'egocentrismo, è aperta al dono gioioso di sé agli altri e al servizio.

          In altri termini la vocazione diviene in tal modo una esistenza interamente spesa in pienezza e piena gratuità. E per questo che Don Bosco educando i giovani ha voluto che essi non solo imparassero un mestiere e svolgessero una professione dignitosa al servizio della propria realizzazione nella famiglia e nella società, ma innalzassero il livello della proposta, in un orizzonte più ampio dove ciascuno cerca di rispondere alla volontà di Dio, al suo appello di grazia, in modo che ciascuno sentisse di poter donare la propria vita anche per gli altri, vivendo il dono dell'amore e della carità.  

 

4. La vocazione educativa salesiana

          In questo contesto il Sistema Preventivo di Don Bosco, che si basa su ragione, religione e amorevolezza, è dentro un orizzonte vocazionale dove le attività umane vengono innalzate ad un livello di significato che dà dignità alla persona e la colloca in un rapporto autenticamente arricchente e gioioso con il Signore.

          Il carisma di Don Bosco è infatti l'educazione vocazionale. Don Bosco è stato chiamato per aprire ai giovani del suo e del nostro tempo la via dell'educazione.

          E' la più necessaria anche oggi per costruire personalità autentiche, sviluppare attitudini, chiarire motivazioni e sostenere l'impegno.

          Il carisma salesiano è pertanto l'educativo della fede, l'educativo dell'orientamento, l'educativo delle vocazioni.

          Nella vita adulta l'educazione diviene formazione permanente per consolidare percorsi conseguiti durante il periodo giovanile. Infatti il carisma salesiano privilegia l'educazione e la formazione e lo sviluppo di autentiche vocazioni in tutte le età della vita.

          La cosa più interessante della pedagogia di Don Bosco è che egli non ha collocato la vocazione soltanto nella fanciullezza e nell'adolescenza, ma l'ha estesa a tutte le età della vita. Questa è la prospettiva oggi più sentita, più attuale nel contesto antropologico. Infatti sempre di più oggi la vocazione viene realizzata non solo agli inizi della giovinezza e dell'adolescenza ma si estende a tutto l'arco della vita.

          Nella vita adulta viene a connotarsi soprattutto come una capacità specifica di sviluppare alcuni obiettivi e compiti di sviluppo tipici. Infatti nell'età matura due sono i compiti che devono essere conseguiti per tutte le vocazioni sia comuni che di speciali consacrazioni: la generatività e la fedeltà.

          Secondo Erikson la generatività è la capacità di creare altri diversi da sé, la paternità fisica e spirituale, e il compimento dell'identità costruita nel periodo adolescenziale giovanile. E' per questo che oggi si pone il problema di una formazione continua. Si parla infatti di formazione permanente, rivolta allo sviluppo delle competenze e al raggiungimento dei traguardi di sviluppo della maturità.

          Nella vita adulta c'è bisogno di affrontare trasformazioni importanti che avvengono nel mondo con nuovi apprendimenti e nuove competenze.

          E' per questo che la vocazione in età adulta richiede la presa di consapevolezza di nuovi compiti di crescita e la costruzione di una identità matura.

          Si tratta sempre di una identità mobile, in transizione, che richiede responsabilità e capacità critica. Occorre spesso ristrutturare l'esperienza passata rispetto ai nuovi obiettivi e tenere vigile la persona per raccordare il progetto di vita con le tappe di crescita in età adulta.

          E' importante nella vocazione in età adulta curare la riflessione, lo studio, l'informazione, l'apprendimento di nuove metodologie, per affrontare la realtà, risolvere i conflitti, realizzare le innovazioni richieste dal progresso.

          L'ambito più delicato in età adulta è la maturità affettiva, cioè una autentica capacità di amare che mette tutte le pulsioni al servizio dei valori e alla costruzione di una identità di sé più stabile e più matura nell'ambito della capacità lavorativa oppure professionale.

          Sotto questo profilo nella vita adulta è essenziale la capacità di relazione, di apertura alla socialità e l'attenzione ai problemi esistenziali.

          Sotto questo profilo è importante che nella vita adulta le persone, sia nelle vocazioni di speciale consacrazione che in quelle educative e sociali, si impegnino a consolidare l'identità per divenire effettivamente se stessi, incrementando l'interiorità e la capacità di discernimento.

          E' l'età in cui si assume l'impegno di prendersi cura delle generazioni più giovani e ci si coinvolge nello sviluppo della società e della Chiesa. E' l'età che comporta l'accettazione e l'adeguamento ai cambiamenti fisici, psicologici e sociali, contrastando la tendenza al pessimismo, la critica al negativo, lo sviluppo di una coscienza etica più matura.

          Nel carisma di Don Bosco, dove è importante l'educazione vocazionale, occorre cogliere il tipo di uomo e di donna che egli pensava di formare.

          Egli ha posto l'accento non tanto sulla conformazione di persone fatte quasi in uno stampo ma su livelli di qualità, richiesti a ciascuno, onesto cittadino, e buon cristiano. Una persona deve essere preparata per essere un onesto cittadino, cioè una persona disposta ad imparare, vivere secondo l'educazione autentica, rispettare gli altri, sapersi mantenere, lavorare, costruire la società, vivere un progetto di qualità. Se poi ha il dono della fede può diventare anche un buon cristiano.

          Faceva una proposta di vivere nella fede ma si preoccupava che tutti potessero sviluppare, anche in senso chiaramente laico, un buona educazione in quanto cittadini.

 

 

5.        Il carisma salesiano per l’emergenza educativa

          Oggi il carisma salesiano è profondamente chiamato ad affrontare una stagione critica Infatti nel momento attuale viviamo In un periodo di 'emergenza educativa', segnato anche in modo intelligente dal cammino dalla Conferenza Episcopale Italiana che ha destinato 10 anni per affrontare questo problema del vuoto vocazionale e della necessità di tornare ad educare.

          Per noi tornare ad educare significa tornare a Don Bosco, capire che l'educazione può presentare il capovolgimento di una società malata, dequalificata dal punto di vista dei valori, una società egoistica e materialistica. Per Don Bosco è importante infatti, nell'appello vocazionale, dare una risposta ampia e multiforme all'educazione. Nella Comunità educativa salesiana abbiamo i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, i cooperatori, i laici che vivono l'appello vocazionale all'interno di un progetto di vita e mettono a disposizione le proprie capacità, le proprie competenze nell'ambito della missione educativa salesiana.

          Educare è dire di sì alla vita, educare è un atto di speranza, educare è essere per la persona nella sua globalità, educare è parlare alla vita reale dell'uomo e della donna, educare è testimonianza personale, educare è elaborazione culturale; soprattutto educare è formazione educativa di tutta la Comunità attraverso il coinvolgimento corale di tutti i suoi soggetti in una priorità di responsabilità.

          Il Rettor Maggiore dei salesiani, Don Pascual Chiavez, chiede all'educatore serietà nel proprio lavoro, vigilanza mentale. L'educatore deve prendere atto di tutte le correnti che influiscono sui giovani e aiutarli a valutare e a scegliere. Non basta il sapere, avere competenze, occorre che sappia comunicare e soprattutto testimoniare. Chi fa l'educatore per vocazione compie un ministero che ha quasi quasi la qualità di un sacramento. Infatti l'atto educativo è il luogo privilegiato dell'incontro con Dio.

          Non si tratta quindi di un momento marginale della vita dei giovani. Lo stare con i giovani è lo spazio spirituale e il centro pastorale dell'educatore secondo il cuore di Don Bosco.

          Se questo centro di unità si sgretola rimane aperto lo spazio ai protagonismi, agli attivismi, o agli intuizionismi che costituiscono una tentazione insidiosa per le istituzioni educative.

          La carità pastorale è il motore della spiritualità educativa salesiana, che è frutto di sforzo, di dedizione, di riflessione, di ricerca e di cura continua e vigilante, che affonda le sue radici nell'unione con Dio. Non è tanto un servizio, è una missione, è condurre se stessi e i giovani in un cammino di santità.

          La missione salesiana si realizza in una pluralità di forme, secondo determinati bisogni di coloro cui ci si dedica. Sensibili ai segni dei tempi e attenti alle esigenze del territorio e della Chiesa, rinnoviamo le nostre strutture, i nostri progetti e le nostre metodologie, con creatività e flessibilità costanti, cercando di essere dappertutto 'missionari dei giovani', portatori del Vangelo alla gioventù e alla società d'oggi.

 

 

Don Severino De Pieri

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