CRONACHE DALLA SCOGLIERA - Storia di una pietra che imparò l’amicizia - giorno 3...

Vorrei fare un dono a Kyma… ma cosa si regala a un’onda?

CRONACHE DALLA SCOGLIERA

Storia di una pietra che imparò l’amicizia

 

Giorno 31

27 marzo 2020

 

Mi sono addormentata di nuovo serena, ieri notte, e non ho sentito i ragazzi andare via. Le parole continuavano a risuonare in me. È come se mi parlassero. Anche adesso le ricordo, soprattutto quelle dell’ultima preghiera: gementi e piangenti in questa valle di lacrime, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. Parlano proprio di quei ragazzi, così tristi. Credo che si sentano guardati e amati da quegli occhi per poter essere così pieni di fiducia, pieni di fede. La prossima volta che Ochin verrà, gli chiederò di spiegarmi questa storia di Gesù che ascolta le preghiere, dicono, ma che poi fa la sua volontà. Io non lo capisco. Intanto, per distrarmi, vorrei raccontarvi un’altra cosa che ho scoperto ieri sera su Carlo e Alberto. Dunque, Alberto era più grande di Carlo di due anni ed è stato suo animatore, o una cosa simile. Comunque, poi loro due sono diventati amici, ma di questo vi ho già parlato. Invece, ieri, ho scoperto che Alberto andava all’università e che anche lì aveva tanti amici. Non perché tutti andassero da lui, ma perché lui aveva imparato a farsi voler bene dagli altri. Creava le occasioni per stare con i suoi compagni di corso, li faceva sentire voluti bene perché a loro voleva davvero bene. I ragazzi raccontavano di un giorno, sotto Natale, in cui Alberto aveva nascosto dei biglietti di auguri in mezzo ai quaderni di tutti i suoi compagni. Durante la lezione, uno per volta, si erano girati e gli avevano sorriso. Era stato per tutti un regalo bellissimo, così semplice, inaspettato, ma fatto col cuore. Ho deciso che anch’io vorrei fare un regalo a Kyma, quando torna. Lo so, non se lo meriterebbe. Ma credo di aver imparato una cosa, sull’amicizia: che gli amici fanno così, si vogliono bene, nonostante i litigi e le incomprensioni. Non vuol dire passarci sopra come se non fosse successo niente; semplicemente, chiedere scusa e perdonare, cogliere il momento di difficoltà come un’opportunità per imparare a volersi bene di più e meglio. Ma cosa si regala a un’onda?

 


testi: Anita Marton 

grafiche: sr. Giulia Collodel 

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