Il tempo del dolore è un tempo di verità. Come si è vissuto così si sa soffrire;
Il tempo del dolore è un tempo di verità. Come si è vissuto così si sa soffrire; Maria, tanto era ricca di carità e di attenzione all’altro quando stava bene, tanto è radicata in Dio e attenta ai fratelli nella prova
Che slanci fervorosi! Che ringraziamenti raccolti! Che pace nella certezza di una prossima dipartita per l’eternità! La sua non era rassegnazione al divino volere, era gioia di avere qualcosa da offrire al suo Dio, come pegno della propria fedeltà; era desiderio del cielo. Un giorno udì che i genitori si dolevano, piangendo, di averle concesso di assistere gli zii, accusandosi di averla messa nel pericolo; ed ella, prontamente: « Perché volete credere che il male mi sia venuto per quello? Oh, fosse pur vero, che morirei martire di carità. Ma non ne sono degna. Martire! Sarei ben fortunata! Non piangete. Facciamo tutti con merito la volontà di Dio. Egli ci premierà, vedrete! ».
E, per timore che i parenti potessero prendersela con don Pestarino, ripeteva spesso: « Quanto bene mi ha fatto don Pestarino! A tutta Mornese ha giovato e tutti gli dobbiamo essere grati; ma io più di ogni altro. Oh, che il Signore lo conservi ancora per molti anni alla salvezza delle anime: e lo lasci qui a Mornese ».
Faceva molto caldo: eppure Maria sopportava con pazienza ogni disagio senza venir meno alla compostezza abituale.
Un giorno, mentre era in delirio, non permise neppure che la mamma la alleggerisse un po’ delle coperte durante un accesso di abbondante sudore.
Le Figlie dell’immacolata, per sollevare un po’ sua madre, si avvicendavano nell’assisterla di giorno e nel vegliarla di notte. Capivano sempre meglio quale tesoro di virtù si [pp. 89] nascondesse in lei, giacché udivano le sue ardenti invocazioni al Signore, alla Vergine santa, la sua gioia di andare in cielo, le sue raccomandazioni ai fratelli e alle sorelle che, di quando in quando, ad ogni costo, volevano salutarla; raccomandava di essere buoni, obbedienti, di fuggire il peccato, la vanità, le cattive compagnie. Una sua compagna riferisce: « Zelante era sempre stata e noi lo sapevamo: ma bisognava sentirla da ammalata! Che consigli sapeva dare! ». E un’altra: « Era un esempio di mortificazione che stupiva persino il medico. Mai niente da chiedere, mai niente da rifiutare, per cattivo che fosse. Anzi un giorno gli disse, con la franca energia della sua natura: — Non mi parli più di medicine. Io non ho più bisogno di nulla e non desidero che di andarmene in Paradiso. — Allora il medico, che l’aveva sempre curata con affetto, disperò di salvarla ».
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